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    Predefinito 25 dicembre - Natale del Signore

    Dal sito SANTI E BEATI:

    Natale del Signore

    25 dicembre - Solennità

    Con il Natale tutti i cristiani celebrano la nascita del Figlio di Dio che si fece uomo. L’Incarnazione del Verbo di Dio segna l’inizio degli “ultimi tempi”, cioè la Redenzione dell’Umanità da parte di Dio. Rallegratevi, oggi è nato il Salvatore.

    Martirologio Romano: Trascorsi molti secoli dalla creazione del mondo, quando in principio Dio creò il cielo e la terra e plasmò l’uomo a sua immagine; e molti secoli da quando, dopo il diluvio, l’Altissimo aveva fatto risplendere tra le nubi l’arcobaleno, segno di alleanza e di pace; ventuno secoli dopo che Abramo, nostro Padre nella fede, migrò dalla terra di Ur dei Caldei; tredici secoli dopo l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto sotto la guida di Mosè; circa mille anni dopo l’unzione regale di Davide; nella sessantacinquesima settimana secondo la profezia di Daniele; all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade; nell’anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma; nel quarantaduesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto, mentre su tutta la terra regnava la pace, Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre, volendo santificare il mondo con la sua piissima venuta, concepito per opera dello Spirito Santo, trascorsi nove mesi, nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria, fatto uomo: Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne.

    Martirologio tradizionale (25 dicembre): Nell'anno cinquemilacentonovantanove dalla creazione del mondo, quando nel principio Iddio creò il cielo e la terra; dal diluvio, l'anno duemilanovecentocinquantasette; dalla nascita di Abramo, l'anno duemilaquindici; da Mosé e dalla uscita del popolo d'Israele dall'Egitto, l'anno millecinquecentodieci; dalla consacrazione del Re David, l'anno milletrentadue; nella Settimana sessantesimaquinta, secondo la profezia di Daniele; nell'Olimpiade centesimanovantesimaquarta; l'anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma; l'anno quarantesimosecondo dell'Impero di Ottaviano Augusto, stando tutto il mondo in pace, nella sesta età del mondo, Gesù Cristo, eterno Dio e Figlio dell'eterno Padre, volendo santificare il mondo colla sua piissima venuta, concepito di Spirito Santo, e decorsi nove mesi dopo la sua concezione (Qui tutti genuflettono), in Betlemme di Giuda nacque da María Vergine fatto uomo. Natività di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne (Qui tutti si alzano) (Anno a creatióne mundi, quando in princípio Deus creávit cœlum et terram, quínquies millésimo centésimo nonagésimo nono: A dilúvio autem, anno bis millésimo nongentésimo quinquagésimo séptimo: A nativitáte Abrahæ, anno bis millésimo quintodécimo: A Moyse et egréssu pópuli Israel de Ægypto, anno millésimo quingentésimo décimo: Ab unctióne David in Regem, anno millésimo trigésimo secúndo; Hebdómada sexagésima quinta, juxta Daniélis prophetíam: Olympíade centésima nonagésima quarta: Ab urbe Roma cóndita, anno septingentésimo quinquagésimo secúndo: Anno Impérii Octaviáni Augústi quadragésimo secúndo, toto Orbe in pace compósito, sexta mundi ætáte, Jesus Christus ætérnus Deus, æterníque Patris Fílius, mundum volens advéntu suo piíssimo consecráre, de Spíritu Sancto concéptus, novémque post conceptiónem decúrsis ménsibus (Hic vox elevatur, et omnes genua flectunt), in Béthlehem Judæ náscitur ex María Vírgine factus Homo. Hic autem in priori voce dicitur, et in tono passionis: Nativitas Dómini nostri Jesu Christi secúndum carnem)

    La Chiesa celebra con la solennità del Natale la manifestazione del Verbo di Dio agli uomini. E’ questo infatti il senso spirituale più ricorrente, suggerito dalla stessa liturgia, che nelle tre Messe celebrate oggi da ogni sacerdote offre alla nostra meditazione "la nascita eterna del Verbo nel seno degli splendori del Padre (prima Messa); l'apparizione temporale nell'umiltà della carne (seconda Messa); il ritorno finale all'ultimo giudizio (terza Messa)" (Liber Sacramentorum).
    Un antico documento, il Cronografo dell'anno 354, attesta l'esistenza a Roma di questa festa al 25 dicembre, che corrisponde alla celebrazione pagana del solstizio d'inverno, "Natalis Solis Invieti", cioè la nascita del nuovo sole che, dopo la notte più lunga dell'anno, riprendeva nuovo vigore.
    Celebrando in questo giorno la nascita di colui che è il Sole vero, la luce del mondo, che sorge dalla notte del paganesimo, si è voluto dare un significato del tutto nuovo a una tradizione pagana molto sentita dal popolo, poiché coincideva con le ferie di Saturno, durante le quali gli schiavi ricevevano doni dai loro padroni ed erano invitati a sedere alla stessa mensa, come liberi cittadini. Le strenne natalizie richiamano però più direttamente i doni dei pastori e dei re magi a Gesù Bambino.
    In Oriente la nascita di Cristo veniva festeggiata il 6 gennaio, col nome di Epifania, che vuol dire "manifestazione"; poi anche la Chiesa orientale accolse la data del 25 dicembre, come si riscontra in Antiochia verso il 376 al tempo del Crisostomo e nel 380 a Costantinopoli, mentre in Occidente veniva introdotta la festa dell'Epifania, ultima festa del ciclo natalizio, per commemorare la rivelazione della divinità di Cristo al mondo pagano. I testi della liturgia natalizia, formulati in un'epoca di reazione alla eresia trinitaria di Arlo, sottolineano con accenti di calda poesia e con rigore teologico la divinità del Bambino nato nella grotta di Betlem, la sua regalità e onnipotenza per invitarci all'adorazione dell'insondabile mistero del Dio rivestito di carne umana, figlio della purissima Vergine Maria ("fiorito è Cristo ne la carne pura", dice Dante).
    L'Incarnazione di Cristo segna la partecipazione diretta degli uomini alla vita divina. La restaurazione dell'uomo mediante la spirituale nascita di Gesù nelle anime è il tema suggerito dalla devozione e dalla pietà cristiana che, al di là delle commoventi tradizioni natalizie fiorite ai margini della liturgia, ci invita a meditare annualmente sul mistero della nostra salvezza in Cristo Signore.

    Autore: Piero Bargellini










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    Agostino, Discorsi, 184 (PL 38, 995-997)

    NATALE DEL SIGNORE

    Il mistero dell'incarnazione rimane nascosto ai superbi.

    1. 1. È spuntato per noi un giorno di festa, una ricorrenza annuale; oggi è il Natale del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo: la Verità è sorta dalla terra (Sal 84, 12), il giorno da giorno è nato nel nostro giorno. Esultiamo e rallegriamoci! (Sal 117, 24) Quanto beneficio ci abbia apportato l'umiltà di un Dio tanto sublime lo comprendono bene i fedeli cristiani, mentre non lo possono capire i cuori empi, perché Dio ha nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le ha rivelate ai piccoli (Mt 11, 25). Si aggrappino perciò gli umili all'umiltà di Dio, perché con questo aiuto tanto valido riescano a raggiungere le altezze di Dio; nella stessa maniera in cui, quando non ce la fanno da soli, si fanno aiutare dal loro giumento. I sapienti e gli intelligenti invece, mentre si sforzano di indagare sulla grandezza di Dio, non credono alle cose umili; e così trascurando queste non arrivano neanche a quella. Vuoti e frivoli, gonfi d'orgoglio, sono come sospesi tra cielo e terra in mezzo al turbinio del vento. Sono sì sapienti e intelligenti, ma secondo questo mondo, non secondo colui che ha creato il mondo. Se possedessero la vera sapienza, quella che è da Dio, anzi che è Dio stesso, comprenderebbero che Dio poteva assumere un corpo, senza per questo doversi mutare in corpo. Comprenderebbero che Dio ha assunto ciò che non era, pur rimanendo ciò che era; che è venuto a noi nella natura di uomo, senza essersi per nulla allontanato dal Padre; che è rimasto ciò che è da sempre e si è presentato a noi nella nostra propria natura; che ha nascosto la sua potenza in un corpo di bambino senza sottrarla al governo dell'universo. E come di lui che rimane presso il Padre ha bisogno l'universo, così di lui che viene a noi ha bisogno il parto di una Vergine. La Vergine Madre fu infatti la prova della sua onnipotenza: vergine prima del concepimento, vergine dopo il parto; trovata gravida senza essere resa tale da un uomo; incinta di un bambino senza l'intervento di un uomo: tanto più beata e più singolare per aver avuto in dono la fecondità senza perdere l'integrità. Quei sapienti preferiscono ritenere inventato un prodigio così grande anziché crederlo realmente avvenuto. Così nei riguardi di Cristo, uomo e Dio, non potendo credere alla natura umana, la disprezzano; non potendo disprezzare quella divina, non la credono. Ma quanto più essi lo disprezzano, tanto più noi accettiamo il corpo dell'uomo nell'umiltà del Dio; e quanto più essi lo ritengono impossibile, tanto più per noi è opera divina il parto verginale nella nascita del bambino.

    Il Natale è gioia per tutti.

    2. 2. Celebriamo pertanto il Natale del Signore con una numerosa partecipazione e un'adeguata solennità. Esultino gli uomini, esultino le donne: Cristo è nato uomo, è nato da una donna; ambedue i sessi sono stati da lui onorati. Si trasformi nel secondo uomo chi nel primo era stato precedentemente condannato (Cf. 1 Cor 15, 49). Una donna ci aveva indotti alla morte; una donna ci ha generato la vita. È nata una carne simile a quella del peccato (Cf. Rm 8, 3), perché per suo mezzo venisse mondata la carne del peccato. Non venga condannata la carne ma, affinché la natura viva, muoia la colpa. È nato Cristo senza colpa perché in lui possa rinascere chi era nella colpa. Esultate, giovani consacrati, che avete scelto di seguire Cristo in modo particolare e non avete cercato le nozze. Non tramite le nozze è venuto a voi colui che avete trovato per seguirlo (Cf. Gv 1, 45 ss.): e vi ha donato di non curarvi delle nozze, per mezzo delle quali siete venuti al mondo. Voi infatti siete venuti al mondo attraverso nozze carnali; mentre Cristo senza queste è venuto alle nozze spirituali: e vi ha donato di disprezzare le nozze, proprio perché vi ha chiamato ad altre nozze. Non avete cercato le nozze da cui siete nati, perché avete amato più degli altri colui che non è nato alla stessa maniera che voi. Esultate, vergini consacrate: la Vergine vi ha partorito colui che potete sposare senza perdere l'integrità. Non potete perdere il bene che amate né quando lo concepite né quando partorite. Esultate, giusti: è il Natale di colui che giustifica. Esultate, deboli e malati: è il Natale del Salvatore. Esultate, prigionieri: è il Natale del Redentore. Esultate, schiavi: è il Natale del Signore. Esultate, liberi: è il Natale del Liberatore. Esultate, voi tutti cristiani: è il Natale di Cristo.

    Le due nascite di Cristo.

    2. 3. Cristo, che nato dal Padre è l'autore di tutti i tempi, nato da una madre ci dà la possibilità di celebrare questo giorno nel tempo. Nella prima nascita non ebbe bisogno di avere una madre, in questa nascita non cercò nessun padre. Però Cristo è nato e da un Padre e da una madre; e senza un padre e senza una madre; da un Padre come Dio, da una madre come uomo; senza madre come Dio, senza padre come uomo. Chi potrà narrare la sua generazione? (Is 53, 8): sia la prima generazione che fu fuori del tempo, sia la seconda, senza intervento d'uomo? la prima che fu senza inizio, la seconda, senza modello? la prima che fu sempre, la seconda che non ebbe né un precedente né un susseguente? la prima che non ha fine, la seconda che inizia dove termina?

    3. 3. Giustamente perciò i Profeti hanno preannunciato la sua futura nascita, mentre i cieli e gli angeli lo hanno annunciato già nato. Colui che sostiene il mondo intero giaceva in una mangiatoia: era un bambino ed era il Verbo. Il grembo di una sola donna portava colui che i cieli non possono contenere. Maria sorreggeva il nostro re, portava colui nel quale siamo (Cf. At 17, 28), allattava colui che è il nostro pane (Cf. Gv 6, 35). O grande debolezza e mirabile umiltà, nella quale si nascose totalmente la divinità! Sorreggeva con la sua potenza la madre dalla quale dipendeva in quanto bambino, nutriva di verità colei dal cui seno succhiava. Ci riempia dei suoi doni colui che non disdegnò nemmeno di iniziare la vita umana come noi; ci faccia diventare figli di Dio colui che per noi volle diventare figlio dell'uomo.

  3. #3
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    Agostino, Discorsi, 185 (PL 38, 997-999)

    NATALE DEL SIGNORE

    La verità è sorta dalla terra.

    1. Chiamiamo Natale del Signore il giorno in cui la Sapienza di Dio si manifestò in un bambino e il Verbo di Dio, che si esprime senza parole, emise vagiti umani. La divinità nascosta in quel bambino fu tuttavia indicata ai Magi per mezzo di una stella e fu annunziata ai pastori dalla voce degli angeli. Con questa festa che ricorre ogni anno celebriamo dunque il giorno in cui si adempì la profezia: La verità è sorta dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo (Sal 84, 12). La Verità che è nel seno del Padre è sorta dalla terra perché fosse anche nel seno di una madre. La Verità che regge il mondo intero è sorta dalla terra perché fosse sorretta da mani di donna. La Verità che alimenta incorruttibilmente la beatitudine degli angeli è sorta dalla terra perché venisse allattata da un seno di donna. La Verità che il cielo non è sufficiente a contenere è sorta dalla terra per essere adagiata in una mangiatoia. Con vantaggio di chi un Dio tanto sublime si è fatto tanto umile? Certamente con nessun vantaggio per sé, ma con grande vantaggio per noi, se crediamo. Ridestati, uomo: per te Dio si è fatto uomo. Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà (Ef 5, 14). Per te, ripeto, Dio si è fatto uomo. Saresti morto per sempre se lui non fosse nato nel tempo. Mai saresti stato liberato dalla carne del peccato, se lui non avesse assunto una carne simile a quella del peccato (Cf. Rm 8, 3). Ti saresti trovato per sempre in uno stato di miseria se lui non ti avesse usato misericordia. Non saresti ritornato a vivere se lui non avesse condiviso la tua morte. Saresti venuto meno se lui non fosse venuto in tuo aiuto. Ti saresti perduto se lui non fosse arrivato.

    La giustizia si è affacciata dal cielo.

    2. Celebriamo con gioia l'arrivo della nostra salvezza e della nostra redenzione. Celebriamo solennemente il giorno in cui il grande ed eterno Giorno venne dal grande ed eterno Giorno in questo nostro tanto breve e temporaneo giorno. Qui egli è diventato per noi giustizia, santificazione e redenzione perché, come sta scritto: Chi si vanta, si vanti nel Signore (1 Cor 1, 30-31). Per non farci diventare superbi come i Giudei, i quali non volendo riconoscere la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio (Rm 10, 3), dopo aver detto: La verità è sorta dalla terra, il Salmo aggiunge subito: E la giustizia si è affacciata dal cielo (Sal 84, 12). Questo affinché l'uomo debole non se la rivendichi e non dica sue queste cose e, credendo che può giustificarsi da solo, cioè diventare giusto per merito proprio, non rifiuti la giustizia di Dio. La verità perciò è sorta dalla terra: Cristo, il quale ha detto: Io sono la verità (Gv 14, 6), è nato da una vergine. E la giustizia si è affacciata dal cielo: chi crede in colui che è nato non si giustifica da se stesso, ma viene giustificato da Dio. La verità è sorta dalla terra: perché il Verbo si è fatto carne (Gv 1, 14). E la giustizia si è affacciata dal cielo: perché ogni grazia eccellente e ogni dono perfetto discendono dall'alto (Gc 1, 17). La verità è sorta dalla terra, cioè ha preso un corpo da Maria. E la giustizia si è affacciata dal cielo: perché l'uomo non può ricevere cosa alcuna, se non gli viene data dal cielo (Gv 3, 27).

    Tutto è dono.

    3. Così, dunque, giustificati per virtù della fede, noi abbiamo pace con Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, per il quale abbiamo ottenuto l'accesso a questa grazia in cui siamo e ci gloriamo, nella speranza della gloria di Dio (Rm 5, 1-2). Mi piace, fratelli, confrontare queste poche parole dell'Apostolo, che insieme abbiamo richiamato alla memoria, con le poche parole del Salmo di cui stavamo parlando, e trovarne la concordanza. Giustificati per virtù della fede, noi abbiamo pace in Dio, perché la giustizia e la pace si sono baciate (Sal 84, 11) Per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo: perché la verità è sorta dalla terra. Per il quale abbiamo ottenuto l'accesso a questa grazia in cui siamo e ci gloriamo, nella speranza della gloria di Dio. Non dice: "Della gloria nostra", ma: Della gloria di Dio, perché la giustizia non è derivata da noi, ma si è affacciata dal cielo. Perciò chi si vanta si vanti non in se stesso ma nel Signore. Per questo, quando il Signore, del quale oggi celebriamo il Natale, è nato dalla Vergine, le voci angeliche annunziarono: Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà (Lc 2, 14). Perché pace in terra se non perché la verità è sorta dalla terra, cioè Cristo è nato da un essere umano? Ed egli è la nostra pace, colui che ha unito i due in un popolo solo (Ef 2, 14): affinché diventassimo uomini pieni di buona volontà, dolcemente legati con il vincolo dell'unità. Rallegriamoci per questa grazia, perché il nostro vanto sia la testimonianza della nostra buona coscienza (Cf. 2 Cor 1, 12): vantiamoci non di noi, ma del Signore. Perciò è stato detto: Tu sei il mio vanto, che rialzi la mia fronte (Sal 3, 4). Quale dono maggiore di questo poté Dio far risplendere ai nostri occhi: che il Figlio unigenito che aveva l'ha fatto diventare figlio dell'uomo affinché viceversa il figlio dell'uomo potesse diventare figlio di Dio? Di chi il merito? Quale il motivo? Di chi la giustizia? Rifletti e non troverai altro che dono.

    Anthony van Dyck, Adorazione dei pastori, 1631-32, Onze-Lieve-Vrouwekerk, Dendermonde

    Anthony van Dyck, Natività detta Madonna della paglia, 1625-27, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Corsini, Roma

    Anthony van Dyck, Madonna con Bambino, 1623-25, Galleria Nazionale, Parma


  4. #4
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    Questo è il luogo in cui è nato il Signore, a Betlemme







    Giotto di Bondone, Natività, dettaglio, 1304-06, Cappella Scrovegni (Cappella Arena), Padova

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    Fra Filippo Lippi, Madonna con Bambino , 1440-45, National Gallery of Art, Washington

    Fra Filippo Lippi, Adorazione del Bambino con Santi, 1460-65, Museo Civico, Prato

    Fra Filippo Lippi, Adorazione del Bambino con Santi, 1463, Galleria degli Uffizi, Firenze

    Fra Filippo Lippi, Madonna nella Foresta, 1460, Staatliche Museen, Berlino

    Fra Filippo Lippi, Madonna con Bambino, 1460 circa, Alte Pinakothek, Monaco

    Fra Filippo Lippi, Madonna con Bambino e due angeli, 1465, Galleria degli Uffizi, Firenze

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    Lorenzo Lotto, Natività, 1523, National Gallery of Art, Washington

    Correggio, Madonna in adorazione del Bambino, 1518-20, Galleria degli Uffizi, Firenze

    Ridolfo Ghirlandaio, Adorazione dei pastori, 1510, Museum of Fine Arts, Budapest

    Charles Le Brun, Sacra Famiglia in Adorazione del Bambino, 1655, Musée du Louvre, Parigi

    Filippino Lippi, Madonna in Adorazione del Bambino, 1483, Galleria degli Uffizi, Firenze

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    Fra Filippo Lippi, Adorazione del Bambino, 1455, Galleria degli Uffizi, Firenze

    Peter Paul Rubens, Vergine in Adorazione dinanzi al Bambino, 1615 circa, Rockox House, Antwerp

    Peter Paul Rubens, Vergine in Adorazione dinanzi al Bambino, 1620 circa, St.-Niklaaskerk, Bruxelles

  8. #8
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    Predefinito Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa (Disc. 1 per il Natale, 1-3; PL 54, 190-193)

    Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita.
    Il Figlio di Dio infatti, giunta la pienezza dei tempi che l'impenetrabile disegno divino aveva disposto, volendo riconciliare con il suo Creatore la natura umana, l'assunse lui stesso in modo che il diavolo, apportatore della morte, fosse vinto da quella stessa natura che prima lui aveva reso schiava. Così alla nascita del Signore gli angeli cantano esultanti: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2, 14). Essi vedono che la celeste Gerusalemme è formata da tutti i popoli del mondo. Di questa opera ineffabile dell'amore divino, di cui tanto gioiscono gli angeli nella loro altezza, quanto non deve rallegrarsi l'umanità nella sua miseria! O carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre per mezzo del suo Figlio nello Spirito Santo, perché nella infinita misericordia, con cui ci ha amati, ha avuto pietà di noi, e, mentre eravamo morti per i nostri peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo (cfr. Ef 2, 5) perché fossimo in lui creatura nuova, nuova opera delle sue mani.
    Deponiamo dunque «l'uomo vecchio con la condotta di prima» (Ef 4, 22) e, poiché siamo partecipi della generazione di Cristo, rinunziamo alle opere della carne. Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all'abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricordati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio. Con il sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo! Non mettere in fuga un ospite così illustre con un comportamento riprovevole e non sottometterti di nuovo alla schiavitù del demonio. Ricorda che il prezzo pagato per il tuo riscatto è il sangue di Cristo.


  9. #9
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    Predefinito EVANGELIUM SECUNDUM IOANNEM

    In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum.
    Hoc erat in principio apud Deum.
    Omnia per ipsum facta sunt, et sine ipso factum est nihil, quod factum est;
    in ipso vita erat, et vita erat lux hominum,
    et lux in tenebris lucet, et tenebrae eam non comprehenderunt.
    Fuit homo missus a Deo, cui nomen erat Ioannes;
    hic venit in testimonium, ut testimonium perhiberet de lumine, ut omnes crederent per illum.
    Non erat ille lux, sed ut testimonium perhiberet de lumine.
    Erat lux vera, quae illuminat omnem hominem, veniens in mundum.
    In mundo erat, et mundus per ipsum factus est, et mundus eum non cognovit.
    In propria venit, et sui eum non receperunt.
    Quotquot autem acceperunt eum, dedit eis potestatem filios Dei fieri, his, qui credunt in nomine eius,
    qui non ex sanguinibus neque ex voluntate carnis neque ex voluntate viri, sed ex Deo nati sunt.
    Et Verbum caro factum est et habitavit in nobis; et vidimus gloriam eius, gloriam quasi Unigeniti a Patre, plenum gratiae et veritatis.
    Ioannes testimonium perhibet de ipso et clamat dicens: “ Hic erat, quem dixi: Qui post me venturus est, ante me factus est, quia prior me erat ”.
    Et de plenitudine eius nos omnes accepimus, et gratiam pro gratia;
    quia lex per Moysen data est, gratia et veritas per Iesum Christum facta est.
    Deum nemo vidit umquam; unigenitus Deus, qui est in sinum Patris, ipse enarravit.

    *******

    In principio era il Verbo,
    il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
    Egli era in principio presso Dio:
    tutto è stato fatto per mezzo di lui,
    e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
    In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
    la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
    Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
    Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce,
    perché tutti credessero per mezzo di lui.
    Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
    Veniva nel mondo la luce vera,

    quella che illumina ogni uomo.
    Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
    eppure il mondo non lo riconobbe.
    Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.
    A quanti però l'hanno accolto,
    ha dato potere di diventare figli di Dio:
    a quelli che credono nel suo nome,
    i quali non da sangue,
    né da volere di carne, né da volere di uomo,
    ma da Dio sono stati generati.
    E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;
    e noi vedemmo la sua gloria,
    gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
    .
    Giovanni gli rende testimonianza e grida:

    «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me
    mi è passato avanti, perché era prima di me».
    Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
    Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
    la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
    Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito,
    che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

  10. #10
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    Agostino, Discorsi, 186 (PL 38, 999-1000)

    NATALE DEL SIGNORE

    Il parto verginale di Maria.

    1. Rallegriamoci, fratelli, gioiscano e si allietino le genti. Questo giorno per noi venne reso sacro non dall'astro solare che vediamo, ma dal suo Creatore invisibile quando, divenuto visibile per noi, lo partorì la Vergine Madre, feconda pur rimanendo integra, anche lei creata dal Creatore invisibile. Vergine nel concepirlo, vergine nel generarlo, vergine nel portarlo in grembo, vergine dopo averlo partorito, vergine per sempre. Perché ti meravigli di questo, uomo? Era conveniente che nascesse così Dio, quando si degnò di diventare uomo. Così l'ha creata colui che è stato fatto da lei. Prima che venisse formato nel seno materno già esisteva e, poiché era onnipotente, poté essere formato pur rimanendo ciò che era prima. Si formò una madre, mentre era presso il Padre; e mentre veniva fatto dalla madre, rimase sempre nel Padre. Come avrebbe potuto smettere di essere Dio quando cominciò ad essere uomo, se alla sua madre fece dono di non smettere di essere vergine quando lo partorì? Il Verbo si è fatto carne (Gv 1, 14), non significa che cessò di essere Verbo per divenire carne mortale, ma che la carne si unì al Verbo per non essere più mortale. Come l'uomo è formato di anima e di corpo, così Cristo è Dio e uomo. È uomo e insieme Dio; è Dio e insieme uomo: senza confusione della natura, ma nell'unità della persona. Colui che come Figlio di Dio è da sempre coeterno al Padre che lo genera, è lo stesso che cominciò ad essere dalla Vergine come figlio dell'uomo. E così alla divinità del Figlio si è aggiunta l'umanità; tuttavia non si è formata una "quaternità" di persone, ma rimane la Trinità.

    Contro il docetismo.

    2. Non fatevi ingannare pertanto dall'opinione di alcuni che non prestano sufficiente attenzione alla regola della fede e agli insegnamenti delle divine Scritture. Dicono costoro: il figlio dell'uomo è diventato Figlio di Dio; ma il Figlio di Dio non è diventato figlio dell'uomo. Hanno detto così per cercare di salvaguardare la verità; tuttavia non sono stati capaci di esprimere totalmente la verità. Hanno salvaguardato questa verità: la natura umana poté mutarsi in meglio, ma la natura divina non poté mutarsi in peggio. E questo è vero. Ma è vero anche che, pur non essendosi assolutamente la natura divina mutata in peggio, il Verbo si è fatto carne. Il Vangelo non dice: "La carne si è fatta Verbo", ma: Il Verbo si è fatto carne; e Verbo significa Dio, perché il Verbo era Dio (Gv 1, 14). E che cosa s'intende per carne se non l'uomo? Infatti in Cristo la carne dell'uomo non era senza anima; per cui dice: L'anima mia è triste fino alla morte (Mt 26, 38). Se dunque Verbo significa Dio e carne significa uomo, che cosa significa: Il Verbo si è fatto carne se non: "Colui che era Dio si è fatto uomo"? E perciò colui che era Figlio di Dio è divenuto figlio dell'uomo assumendo ciò che era inferiore, non mutando ciò che era superiore; prendendo ciò che non era, non perdendo ciò che era. Come potremmo affermare nella professione di fede di credere nel Figlio di Dio che è nato da Maria Vergine, se fosse nato dalla Vergine Maria non il Figlio di Dio, ma un figlio dell'uomo? Nessun cristiano nega che da quella donna fosse nato un figlio d'uomo; afferma però che Dio si è fatto uomo e che quindi un uomo è divenuto Dio. Il Verbo infatti era Dio e il Verbo si è fatto carne. La vera fede è che colui che era Figlio di Dio, per poter nascere dalla Vergine Maria, prese le sembianze di servo (Cf. Fil 2, 7), divenne figlio dell'uomo, restando ciò che era e assumendo ciò che non era. Cominciò ad essere nella natura umana, inferiore al Padre (Cf. Gv 14, 28), continuò a rimanere nella natura divina, nella quale lui e il Padre sono una cosa sola (Cf. Gv 10, 30).

    Il Verbo di Dio è divenuto uomo.

    3. Se non fosse diventata figlio dell'uomo la stessa persona che rimane sempre come Figlio di Dio, come poteva dire l'Apostolo: Egli, possedendo la natura divina, non pensò di valersi della sua eguaglianza con Dio, ma annientò se stesso, prendendo la natura di schiavo e diventando simile agli uomini e rivestendo la natura umana (Fil 2, 6-7)? Non un altro ma lui stesso, uguale al Padre nella natura divina, che è anche unigenito Figlio del Padre, annientò se stesso diventando simile agli uomini. Non un altro ma lui stesso, che nella natura divina è uguale al Padre, umiliò non un altro ma se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce (Fil 2, 8). Tutto questo il Figlio di Dio poté farlo perché ha assunto quella natura per cui è figlio dell'uomo. Ancora: se colui che è da sempre il Figlio di Dio non fosse lo stesso che è diventato figlio dell'uomo, come può dire l'Apostolo ai Romani: Consacrato al Vangelo di Dio, promesso già nelle sacre Scritture per mezzo dei Profeti, riguardante il Figlio suo, nato come uomo dalla stirpe di David (Rm 1, 1-3)? Il Figlio di Dio, esistente da sempre, è divenuto ciò che non era, nascendo come uomo dalla stirpe di David. Ancora: se colui che è Figlio di Dio non è lo stesso che è diventato figlio dell'uomo, in che modo Dio mandò suo Figlio nato da una donna (Gal 4, 4)? Usando il termine donna nella lingua ebraica non si nega in questo caso la prerogativa della verginità, si vuole intendere semplicemente il sesso femminile. Chi poté essere stato mandato dal Padre se non l'unigenito Figlio di Dio? Come è nato da una donna se non perché colui che era Figlio di Dio presso il Padre, una volta mandato, divenne figlio dell'uomo? Nato dal Padre al di fuori di ogni tempo, nato dalla madre in questo giorno. Ha scelto di nascere in questo giorno che lui stesso ha creato, come è nato da una madre che lui stesso ha fatto nascere. Infatti questo giorno, a cominciare dal quale la luce del giorno aumenta sempre più, è figura pure dell'opera di Cristo, dal quale il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno (2 Cor 4, 16). E giustamente l'eterno Creatore, nato nel tempo, non poteva non scegliere come suo giorno natalizio quello che veniva riferito al sole, creatura non eterna.

 

 
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