Domani a Roma manifestazione al Pantheon
organizzata dall'Agis per protestare contro la Finanziaria
Artisti in piazza contro i tagli
"La cultura è un investimento"
Lo slogan: "La cultura costa...l'incultura costa di più"
Negli ultimi 20 anni i fondi per lo spettacolo hanno perso il 36%
di ROSARIA AMATO
Il violinista Salvatore Accardo è fra gli artisti in prima fila nella vertenza dello spettacolo contro i tagli della finanziaria
ROMA - In piazza del Pantheon domani alle 11 per difendere la cultura contro i tagli della Finanziaria. La 'vertenza dello spettacolo' voluta dall'Agis (Associazione generale dello spettacolo) conta ormai un numero di adesioni tale da poter dire che la protesta è corale, e unisce tutti i settori, dalla danza al cinema alla musica al circo. Con lo slogan "La cultura costa ...l'incultura costa di più", lunedì a Roma ci saranno Carla Fracci, Emmio Morricone, Carlo Verdone, Maurizio Scaparro, Gabriele Lavia, Ettore Scola, Gillo Pontecorvo, Felice Laudadio, Ettore Scola, Giuliana De Sio, Carlo Lizzani, Alessandra Ferri, Gillo Pontecorvo e moltissimi altri artisti. "E' una vertenza contro una politica sempre più disattenta e lontana dal mondo dello spettacolo - denuncia il presidente dell'Agis, Alberto Francesconi - noi vogliamo affermare con forza il principio che nello spettacolo s'investe, non si spende".
Il Fondo Unico dello Spettacolo, denuncia l'Agis, ha perso negli ultimi 20 anni il 36 per cento della sua originaria consistenza. Se nel 1985 venivano stanziati per musica, teatro di prosa, cinema, danza, lirica e spettacoli circensi l'equivalente di oltre 683 milioni di euro, nel 2005 si è scesi a poco più di 492 milioni. I tagli della finanziaria 2004 sono pari a 35 milioni di euro, e, spiega ancora l'Agis, "sono sopravvenuti a danno di un'attività ormai programmata e per lo più svolta". Inoltre, considerato che a carico del Fus ci sono quest'anno enti e istituzioni che prima venivano finanziati in altro modo, in effetti mancano 60 milioni.
Tant'è vero che la protesta ha superato le tradizionali rivalità tra settori. Forse sottovoce si dice ancora che la lirica assorbe una fetta eccessiva del Fus (222 milioni di euro contro gli 83 del cinema, i 73 della prosa, i 75 della musica e gli appena otto della danza), ma gli artisti si presentano uniti contro il governo, e uniti domani lanceranno un appello a tutti i cittadini.
E lo faranno usando proprio quello che intendono difendere, custodire e promuovere: la cultura. Al Teatro Argentina, punto di arrivo della manifestazione, Gabriele Lavia leggerà l'appello al pubblico, Giorgio Albertazzi reciterà un brano tratto dalle 'Memorie di Adriano', e il maestro Gianluigi Gelmetti dirigerà, in chiusura, un'orchestra di oltre sessanta professori delle orchestre regionali dell'Abruzzo e del Lazio, di Santa Cecilia e del Teatro dell'Opera di Roma.
Se questa è la manifestazione più significativa della vertenza, molte altre ne sono in programma in tutta Italia. Da mesi è stata promossa l'iniziativa 'Teatri aperti: 100 città della Cultura', che prevede manifestazioni a ingresso gratuito in sale teatrali, da concerto, cinema, con l'obiettivo di sensibilizzare il pubblico. Sul sito dell'Agis è stata inoltre lanciata una raccolta di firme a sostegno della vertenza.
Non si sta chiedendo la carità, sottolinea il presidente dell'Agis Francesconi: "Lo spettacolo, così come i beni culturali, è una grossa opportunità di crescita per il nostro Paese. Il melodramma è nato in Italia, Visconti, Fellini, De Sica sono italiani. Appena sei mesi fa gli artisti italiani si sono affermati anche al Festival Mondiale del Circo a Montecarlo. L'Italia vanta una tradizione di eccellenza, e anche se a lungo c'è stata una disaffezione nei confronti dello spettacolo, rispetto agli anni '60 e '70, adesso il pubblico si sta riavvicinando. Nel cinema, per esempio, si è risaliti dagli 80 milioni di spettatori del '90, ai 115-116 milioni di oggi. Noi siamo disposti a fare autocritica, a cercare e a tagliare gli sprechi, ma vogliamo ricordare che questo Paese ha una tradizione culturale forte".
Nelle ultime settimane artisti, politici, sindacalisti hanno lanciato appelli perchè non si abbandoni il mondo dello spettacolo al suo destino. "Se si continua di questo passo - ha detto lunedì scorso Carla Fracci, intervenendo a una manifestazione di protesta che si è tenuta al Teatro Eliseo - non c'è speranza per nessuno. Una condizione drammatica che vede tutto lo spettacolo italiano alla mercè di una impressionante precarietà". Il violinista Salvatore Accardo ha parlato di "un orizzonte cupo che compromette un'intera civiltà". L'attore Stefano Accorsi ha scritto sul Giornale dello Spettacolo: "Credo che uno Stato degno di questo nome debba necessariamente sostenere la cultura. Il cinema fa parte della cultura di questo Paese, e quindi va aiutato".
"Il vuoto normativo da una parte e i tagli consistenti operati dal governo di centrodestra dell'altra - ha denunciato il sindaco di Bologna Sergio Cofferati, noto appassionato di lirica - sono due condizioni che ingessano la produzione culturale, frustrano la ricerca di qualità e incentivano la precaritetà dei lavoratori, soprattutto giovani, sempre più esposti a situazioni di estremo disagio". Tra le adesioni, quelle di numerosi esponenti sindacali, tra i quali il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, e dell'Anci (associazione nazionale comuni italiani).
(20 febbraio 2005)