IL "LIBERISMO" secondo il caro SILVIO...
Gli affitti sono cari? Non abbastanza, diamogli una spinta per farli crescere di più. I proprietari che non registrano i contratti di locazione per non pagarci le tasse sono tanti? Non abbastanza. Diamogli una mano per incoraggiarli a moltiplicarsi. Non è una barzelletta.
È un paradosso che, cifre alla mano, i sindacati degli inquilini (Sunia, Sicet, Uniat) denunciano come sadico effetto della Finanziaria 2005 per la parte che riguarda la disciplina fiscale degli affitti (comma 341, “Limite di accertamento per la redditività delle locazioni”). Il tutto, mentre la commissione casa dell’Onu sbarca in Italia, come se il nostro fosse un Paese del Terzo mondo, sollecitata da un’emergenza sfratti che è provocata appunto dai livelli esosi degli affitti e che coinvolge decine di migliaia di famiglie (30 mila solo a Roma).
Che cosa prevede il comma della Finanziaria messo sotto accusa dai sindacati? La norma incriminata dice che se un padrone di casa denuncia come reddito dell’appartamento affittato una somma pari dal 10 per cento del suo valore catastale, non è soggetto ad accertamenti da parte della Finanza: il fitto dichiarato viene preso per buono e diventa credibile per il fisco.
Di per sé, in via teorica, una disposizione del genere non ha nulla di peccaminoso, in quanto potrebbe rappresentare una garanzia di trasparenza e di certezza tanto per il cittadino-proprietario quanto per lo Stato. Nei fatti, in una situazione di crisi endemica del mercato abitativo, le cose assumono un valore diverso e trasformano il sano assunto teorico in un perverso meccanismo di incentivo all’evasione per il proprietario o, in alternativa, di potenziale angheria esercitabile dal proprietario medesimo nei confronti dell’inquilino.
Facciamo un esempio concreto riferito ad un appartamento medio di 70 metri quadrati (due stanze e servizi), di categoria catastale economica (A3), situato in una zona periferica di una grande area urbana. Il valore catastale di un appartamento di questo tipo si aggira mediamente (ragioniamo in lire) sui 170-180 milioni. Di conseguenza, secondo il comma 341 della Finanziaria, il proprietario se vuole evitare una mai gradita visita della Finanza deve registrare il contratto di affitto per una somma pari a 17-18 milioni l’anno, circa un milione e mezzo al mese, e deve ovviamente chiedere tale cifra all’inquilino, cioè una cifra più alta di quella del mercato.
Caro-affitto obbligatorio per legge, dunque, oppure - l’altra faccia della medaglia - niente registrazione del contratto, niente tasse per il padrone di casa, niente giustizia fiscale. Una palude. Come se ne viene fuori, considerato anche che la situazione è destinata a peggiorare notevolmente nella prospettiva programmata dal governo di una revisione al rialzo degli estimi catastali?
ALFONSO TESTA.