Subito dopo il liceo classico, matricola in Architettura, rimasi come fulminata dalla definizione detta di Vitruvio (età augustea):In Origine postato da LIBERAMENTE
Sull'utilità del latino posso concordare, anche perchè lavoro in un doposcuola e tra le altre cose insegno ai ragazzi anche e soprattutto il latino, che comunque al liceo era la mia materia preferita e ho continuato a studiare anche dopo il diploma. Ma da studente di giurisprudenza non riesco a concepire una legislazione in latino: non tutti lo comprendono, non tutti lo hanno studiato, non tutti potrebbero essere in grado di osservare la legge.
"architectura est frmitatis utilitatis venustatis ratio"
Dopo vent'anni di esperienze sul campo, ho proposto d'integrare la tradizione scritta con quella orale, e iniziare ad insegnare:
"architectura est firmitatis utilitatis venustatis pia ratio in bonum".
I più interessati finora sono alcuni docenti americani, che partendo dall'aggettivo "pia" si sono accorti di non conoscere la "pietas" romana, e Virgilio, con il nostro pater patriae, il "pio Enea".
Cardo e decumano, e dalla loro intersezione la piazza; il castrum, e la centuriazione in pianura...poi, nelle generazioni dei secoli, la potenza evocativa della civilizzazione romana.
Forse è questo seme che temo vada perduto, se non accettiamo il paradosso di continuare a studiare i filosofi greci in greco, e le definizioni legislative (anche aggiornate per sintetizzare tradizione scritta e tradizione orale) in latino.
Ricordo che, anche senza sapere altro di latino, noi studenti usavamo Vitruvio come parametro, per giudicare le opere d'architettura della nostra storia europea...ed il parametro funzionava.
Comunque, non credo sia importante cercare di essere accessibili a tutti, quanto il contrario: incuriosire, per cercare di fare in modo che ognuno desideri capire di più.