Mettiamo il caso che vi sia una pianura, particolarmente fertile. In questa pianura vi è un appezzamento di terreno, adattissimo per farvi pascolare le pecore. Mettiamo il caso che il proprietario di questo appezzamento lo faccia stimare da uno stimato agronomo e gli dica che quel pezzo di terra può sostenere il nutrimento di 500 pecore. Il proprietario dunque sparge in giro la voce che darà in affitto quel pezzo di terra per farvi pascolare i lanosi animali. Si presentano da lui 5 allevatori, allora lui decide di dare in affitto quel terreno a tutti e 5, avvertendoli dei limiti agronomici di quel terreno.

Va da sè dunque che ogni allevatore possa portare al massimo 100 capi di bestiame. Il proprietario non pone limiti o leggi, non sapendo quanti capi di bestiame ha ogni allevatore e contando sul fatto che troveranno un accordo. I 5 allevatori si accordano per portare 100 capi di bestiame, ma ognuno decide di fare il furbo, vista la mancanza di controlli. Così il primo giorno portano tutti 105 capi di bestiame. Il secondo giorno ne portano 110. Nessuno se ne accorge, così ben presto arrivano a 120 capi di bestiame a testa. All'improvviso però si accorgono che il terreno non riesce a soddisfare le esigenze di 600 pecore, poichè era strutturato per soli 500 animali.

Il proprietario è così costretto a imporre ad ogni allevatore di portare solamente 80 pecore al pascolo. Ogni allevatore, che voleva fare il furbo, ha dunque perso il 30% del suo reddito massimo e il 20% del reddito che gli spettava inizialmente. Cos'è successo? I 5 non hanno rispettato i patti, vista la libertà estrema di cui godevano, hanno portato il terreno a superare il picco di sostenibilità, hanno creato quella che oggi si definirebbe una "bolla" e, allo scoppio di questa bolla, ne hanno pagato seriamente le conseguenze.

Poniamo ora il caso che vi sia una zona del pianeta nella quale il prezzo delle case si alzi in maniera costante e continuativa. Poniamo che diverse famiglie, a causa dei debiti contratti per acquistare un'auto più grande, degli elettrodomestici più belli o altre beni di cui pensavano di aver bisogno, decidano di vendere la propria casa, guadagnando, ad esempio, il 15% sul prezzo inizialmente pagato per acquistare la propria dimora. Incassato il denaro potrebbero così comprare una nuova casa più grande oppure pagare i debiti.

Capito il trucchetto lo rifanno un'altra volta e un'altra ancora, fino a quando il prezzo delle case smette di salire, anzi, crolla, la gente non le acquista più aspettando che si abbassino sempre di più. Questo crea una spirale negativa per l'economia di quella zona, che casualmente (ma non troppo) è la zona più ricca e più economicamente dinamica del mondo. La crisi finanziaria così si espande in tutto il mondo, mettendo nei guai diverse economie e milioni di lavoratori e di imprese del pianeta. Anche in questo caso si è raggiunto un picco di sostenibilità dell'acquisto di immobili, si è creata una bolla (prezzi gonfiati rispetto al reale valore) e, una volta scoppiata, ecco il disastro economico.

Mettiamo ora che una società si basi sui trasporti a basso costo, permessi dall'elaborazione del petrolio. Mettiamo il caso che di petrolio ve ne sia un'enorme quantità e che dunque si faccia a gara per estrarne il più possibile. I governi fanno il possibile per mantenere bassi i costi di quest'oro nero e la società prospera: aerei, automobili, elettrodomestici, utensili, cibo. Ognuna di queste cose (e molte altre) si può produrre e trasportare in tutto il mondo grazie al petrolio. E' l'era della prosperità.

Mettiamo ora che il petrolio non sia infinito e che, prima o dopo, esso si raggiunga un picco della sua estrazione. Da quel momento in poi la sua disponibilità calerà sempre di più, il suo prezzo aumenterà, la bolla (questa volta una sottovalutazione del suo reale valore) scoppierà e questo scoppio avrà delle conseguenze.

Nei primi due esempi la società non era pienamente organizzata per far fronte allo scoppio delle bolle. Non ci si aspettava nemmeno che vi fossero davvero queste bolle, questi picchi. Non ci si curava dei problemi che un loro eventuale scoppio avrebbe creato. In nessuno dei due casi la società ha ricevuto il colpo di grazia, ma in entrambe vi sono state forti perdite di denaro. Il benessere è calato, la preoccupazione è salita e si sa cosa fa l'uomo quando ha paura. Sarebbe cambiato qualcosa se la società avesse in qualche modo previsto lo scoppio delle bolle, preparandosi a fronteggiare il problema? Certamente si, i danni sarebbero stati minori, l'aspetto della società sarebbe cambiato, ma gradualmente, senza rivoluzioni e senza destabilizzazioni.

La domanda ora sorge spontanea: quando oltrepasseremo il picco del petrolio? Quando scoppierà quella bolla? E i danni che causerà, saranno governabili come è stato possibile fare per la crisi finanziaria? O saremo in balia degli eventi? Sono domande difficili da affrontare. Il picco forse è stato oltrepassato due anni fa, ma non è detto che sia davvero così, e comunque la bolla non scoppierà causando un frastuono, avrà degli effetti che verranno misurati lentamente, ma che non potranno essere ignorati. I governi potranno governare questa rivoluzione sociale solamente riadattando le nostre società, i nostri usi e consumi, la nostra mentalità.

Di certo però non si può aspettare ancora a lungo. Il futuro è ora, adesso. La ricerca di nuove forme di accumulazione e di trasporto dell'energia è la base per costruire il nostro futuro, così come la razionalizzazione delle risorse e un cambiamento del nostro stile di vita e delle nostre abitudini. Volenti o nolenti prima o poi saremo costretti a questo cambiamento, dunque è bene che i governi comincino ad abituare la popolazione all'ennesima rivoluzione sociale. Per evitare disordini sociali e guerre essa dovrà essere graduale e attuata esponendo i lati positivi di questo cambiamento. Il come e il perchè è stato esposto in numerosi libri e saggi di esperti, economisti, scienziati. Resta solo da capire il quando, ma sopratutto, chi inizierà questo percorso.

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