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    28 Febbraio - Venerabile Carlo Gnocchi, Sacerdote e Fondatore



    Venerabile Carlo Gnocchi Fondatore

    28 febbraio

    S. Colombano al Lambro (MI), 25 ottobre 1902 - 28 febbraio 1956

    Un’altra grande figura della santità e operosità milanese; fu chiamato l’apostolo dei mutilatini. Nacque a S. Colombano al Lambro (MI) il 25 ottobre 1902 dal padre Enrico marmista e da Clementina Pasta sarta.
    A 2 anni divenne orfano di padre e la famiglia si trasferì prima a Milano e poi a Besana di Brianza; studiò nel seminario milanese e venne ordinato sacerdote il 6 giugno 1925; le sue prime esperienze d’apostolato le fece nelle parrocchie di Cernusco sul Naviglio e in quella di S. Pietro in Sala a Milano.
    Nel contempo divenne cappellano all’Istituto Gonzaga, dove ebbe l’opportunità di conoscere meglio l’uomo inquadrato nella società, i giovani, ma anche le loro famiglie e l’ambiente, affinando così la sua passione e la sua sensibilità come educatore.
    Ebbe anche dal cardinale arcivescovo beato Schuster, l’incarico di assistente spirituale del GUF (Gruppo Universitari Fascisti) di Milano. Il 22 settembre 1936, fu nominato direttore spirituale dell’Istituto Gonzaga di cui era stato cappellano, diretto dai Fratelli delle Scuole Cristiane e inoltre insegnante di religione all’Istituto Commerciale Schiapparelli di Milano.
    Il 10 giugno 1940, l’Italia entrò in guerra e don Carlo Gnocchi si arruolò volontariamente come cappellano militare del Battaglione degli Alpini ‘Val Tagliamento’, che partecipò alla campagna di Grecia.
    Di ritorno dalla Grecia, volle pure partecipare da ‘sacerdote’ alla campagna di Russia, come cappellano degli Alpini della Divisione Tridentina; la disastrosa ritirata del gennaio 1943, che vide la morte di numerosi soldati, lo colpì profondamente, provocandogli una forte crisi spirituale sulla bontà di Dio, crisi che superò con la sua immensa fede e facendogli intuire il significato e il valore della sofferenza degli innocenti. Maturò il lui il desiderio di provvedere all’assistenza degli orfani dei suoi alpini, dei mutilatini di guerra, vittime dei bombardamenti e degli ordigni bellici scoppiati fra le loro mani e degli handicappati di ogni genere.
    Decorato con medaglia d’argento al valor militare, negli anni 1944-45 partecipò alla Resistenza subendo anche il carcere per alcuni giorni e liberato per l’intervento del cardinale Schuster.
    Nel 1945 lasciò l’incarico di direttore spirituale all’Istituto Gonzaga, prendendo quello di assistente ecclesiastico degli studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, restandoci tre anni, intanto nel 1947 aveva fondato l’Istituzione ‘Pro infantia mutilata’ riconosciuta con D.P.R. del 26 marzo 1949.
    Nel 1953 l’istituzione cambiò denominazione in ‘Fondazione Pro Juventute’ riconosciuta come Ente Morale. Don Carlo Gnocchi fu il “don Bosco” di Milano, la sua vita ebbe due fasi, divise dalla Seconda Guerra Mondiale, la prima lo vide come educatore, intento alla riflessione e alla ricerca spirituale e culturale, la seconda come uomo d’azione, rapido, instancabile, ansioso di creare e realizzare le sue idee e opere, prima che il tempo si concludesse per lui.
    Si fece propagandista itinerante in Italia e all’Estero per le sue istituzioni, che ormai si erano ramificate, aumentando con ritmo veloce, in Lombardia e in altre regioni italiane.
    Come atto supremo dell’amore che portava verso i suoi mutilatini e disabili, volle che alla sua morte, avvenuta il 28 febbraio 1956, le sue cornee venissero espiantate per donarle a due ragazzi ciechi, operazione felicemente riuscita ad opera del professor Cesare Galeazzi; si era agli albori della cultura dei trapianti d’organi.
    Fu scrittore fecondo di spiritualità, educazione, pedagogia. La sua salma, il 3 aprile 1960 fu traslata dal Cimitero Monumentale alla Cappella del Centro Pilota di Milano.
    Sono in corso i processi canonici per la sua beatificazione, iniziati il 3 dicembre 1986, con la formale richiesta alla S. Sede da parte dell’arcivescovo di Milano, card. Martini.
    Il 20 dicembre 2002 il Papa lo ha dichiarato venerabile.

    Autore: Antonio Borrelli

    Tratto dal sito: SANTI E BEATI

  2. #2
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    Galleria Fotografica sul Venerabile Carlo Gnocchi






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    “CIAO, SAN CARLO”. QUARANTANOVE ANNI FA LA MORTE DI DON GNOCCHI, UNA MISSIONE CHE CONTINUA NELL’OPERA DELLA SUA FONDAZIONE

    Milano, 23 febbraio 2005. Quattro alpini a sorreggere la bara, altri a portare sulle spalle i piccoli mutilatini in lacrime. Poi la commozione degli amici e conoscenti, centomila persone a gremire il Duomo e la piazza e l’intera città di Milano a tributargli onore ed affetto, saracinesche abbassate e chiese listate a lutto. Così il 1° marzo ’56 l’arcivescovo Montini – poi Papa Paolo VI – celebrava i funerali di don Carlo Gnocchi, l’indimenticato cappellano della Tridentina nella disastrosa campagna di Russia e fondatore a guerra finita della “Pro Juventute”, l’opera che coordinò gli interventi assistenziali a favore delle vittime innocenti del conflitto e che gli valse il titolo meritorio di “papà dei mutilatini”.

    Il processo di canonizzazione di don Carlo, conclusosi nel ’91 in sede diocesana, è ora in fase di svolgimento presso la Congregazione delle Cause dei Santi a Roma. Lo scorso dicembre, a Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi ha chiuso la sessione pubblica del tribunale diocesano sul presunto miracolo in vista della beatificazione di don Carlo, dichiarato Venerabile dal Santo Padre nel dicembre del 2002.

    Don Carlo Gnocchi si spense nel tardo pomeriggio del 28 febbraio di 49 anni fa in una stanza della Clinica Columbus di Milano, dove era stato ricoverato per una grave forma di tumore. Solo il giorno prima aveva recitato il Rosario con due mutilatine, Antonina Tea e Marisa Ghezzi, e aveva dato loro la sua benedizione.

    «Era sotto la tenda a ossigeno – ricorda don Giovanni Barbareschi, amico fedele ed esecutore testamentario -. Parlava solo ogni tanto e solo a me. La mattina alle sei chiese il piccolo crocifisso che la mamma gli aveva regalato per la Prima Messa e volle che fosse appeso sulla tenda per vederlo sempre. Lo appendemmo con del nastro adesivo. Don Carlo lo guardava e gli parlava con gli occhi. L’ultima parola che disse fu: “Grazie di tutto…”. Verso sera si aggravò. Improvvisamente si appoggiò con i pugni al materasso; prese, strappando l’adesivo, il crocifisso, lo appoggio alle labbra, lo baciò e così morì».

    I funerali furono grandiosi per partecipazione e commozione. Tutti i testimoni ricordano che correva per la cattedrale una specie di parola d’ordine: “Era un santo, è morto un santo”. «Durante il rito – ricorda ancora don Barbareschi – Montini mi disse: “Io non parlo, fai parlare un bambino”. Fu preso un bambino e portato al microfono. Disse: “Prima ti dicevo: ciao don Carlo. Adesso ti dico: ciao, san Carlo”. Ci fu un’ovazione».

    L’ultimo dono di don Carlo ai mutilatini e al mondo fu la donazione delle cornee. Il magistero della Chiesa non aveva ancora espresso un parere definitivo sulla questione della donazione degli organi e il nostro Paese ancora non si era dato una legge in materia. Ci pensò don Gnocchi a spingere l’una e l’altro. Furono scelti Amabile Battistello e Silvio Colagrande. «Quasi sgomento – si legge nel diario del professor Cesare Galeazzi, il noto oculista che sfidando la legge eseguì i trapianti – pensavo alla prova che mi aspettava. Come un principiante andavo ripetendomi i tempi dell’intervento… Poi a tratti mi rasserenavo e mi dicevo: don Carlo mi aiuterà. La notizia era ormai su tutti i giornali. Il mio aiuto Celotti, recatosi alla Columbus, fu intercettato dalla polizia: “Qui non si tocca niente”. Non si fece intimorire: aggirò la posizione e compì il suo triste compito di asportare i bulbi oculari di don Gnocchi. All’uscita dalla clinica la sua auto fu per un tratto seguita da quella della polizia. Che poi fece volutamente finta di perderla».

    Amabile e Silvio sono cresciuti e oggi hanno famiglia. Da quasi cinquant’anni vedono grazie a don Carlo, il “santo” che credette nella forza nascosta del dolore innocente, che può divenire forza redentrice.

    Oggi la Fondazione Don Gnocchi, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, ha alle proprie dipendenze oltre 3400 operatori ed opera in regime di accreditamento con il Servizio Sanitario Nazionale in 25 Centri, distribuiti in 9 regioni. Riconosciuta Organizzazione Non Governativa, per un più diretto intervento nei Paesi in via di sviluppo, ha di recente aperto un Centro per disabili anche in Bosnia-Erzegovina. In questo mezzo secolo si è occupata soprattutto di ragazzi portatori di handicap, affetti da complesse patologie acquisite e congenite, ma anche di pazienti di ogni età che necessitano di interventi riabilitativi neurologici, ortopedici, cardiologici e respiratori. Dagli anni Ottanta l'attività si è estesa all'assistenza degli anziani non autosufficienti e negli ultimi anni anche ai malati oncologici terminali e ai pazienti con esiti di coma.

    «La storia della Fondazione – spiega il presidente, monsignor Angelo Bazzari - è sempre stata contrassegnata da questa fraterna condivisione, che utilizza la ricerca scientifica per umanizzarla; coniuga managerialità e solidarietà con l’intento di migliorare i servizi; diversifica gli interventi per non escludere alcuna forma di sofferenza; richiama la sanità alla centralità della persona, affinché la cura sfoci nel prendersi cura, la riabilitazione non si riduca alla meccanica applicazione delle protesi, l’assistenza non si sminuisca nel solo accudimento. In questo percorso dell’attenzione all’uomo coinvolge analoghe realtà istituzionali e di volontariato per allargare gli spazi di solidarietà, collabora con il servizio pubblico per affrontare le sfide del bene comune, destinate a migliorare la qualità della vita dei cittadini. Così facendo la Fondazione si concepisce ed opera come un permanente cantiere pedagogico e “un laboratorio di ricerca – sono parole di don Carlo - dei metodi più validi per recuperare ed elevare la vita”, configurando i suoi Centri, in Italia e all’estero, “come scuole protese ad alimentare le potenzialità del mistero d’amore che c’è nel piano di Dio”».

  5. #5
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    APPUNTAMENTI IN RICORDO DI DON CARLO GNOCCHI

    Lunedì 28 febbraio 2005
    Malnate (Va)
    Alle ore 10, nella cappella del Centro “S. Maria al Monte” di Malnate (via Nizza, 6), si terrà una santa messa in occasione del 49° anniversario della morte di don Carlo Gnocchi, presieduta da monsignor Luigi Stucchi, vicario episcopale di Varese. E’ inoltre previsto lo svolgimento della “Giornata della Memoria”, che prevede alle ore 15 un momento di festa e di ricordo don Gnocchi, con la proiezione del filmato “La Fondazione Don Carlo Gnocchi”. Sarà presente la signora Marisa Grezzi, ex-allieva di don Carlo, per un viaggio nella memoria.

    Lunedì 28 febbraio 2005
    Milano
    Alle ore 10.30, nella cappella del Centro IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano (via Capecelatro, 66), è in programma una santa messa in occasione del 49° anniversario della morte di don Carlo Gnocchi, celebrata da padre Valerio, sacerdote della parrocchia milanese di San Giuseppe Colasanzio. Parteciperanno alla funzione ospiti del Centro, familiari e dipendenti.

    Lunedì 28 febbraio 2005
    Milano
    Alle ore 16, al Centro “Girola” di Milano (via Girola, 30), è in programma una santa messa in occasione del 49° anniversario della morte di don Carlo Gnocchi, celebrata da don Franco Rusconi. Parteciperanno alla funzione ospiti del Girola, familiari, dipendenti del Centro e della direzione della Fondazione Don Gnocchi.

    Lunedì 28 febbraio 2005
    Marina di Massa (Ms)
    Alle ore 16.30, al Centro “S. Maria alla Pineta” di Marina di Massa (via Istriana, 24), è in programma una santa messa in occasione del 49° anniversario della morte di don Carlo Gnocchi. La celebrazione sarà presieduta dal vescovo di Massa, monsignor Eugenio Binini. Parteciperà una rappresentanza delle sezioni di Massa e Carrara dell’Associazione nazionale alpini.

    Lunedì 28 febbraio 2005
    Monza
    Alle ore 17.30, all’Hospice “S. Maria delle Grazie” di Monza (via Montecassino, 8), è in programma una santa messa in occasione del 49° anniversario della morte di don Carlo Gnocchi. La celebrazione sarà presieduta da monsignor Giuseppe Merisi, vicario episcopale della diocesi di Milano e vedrà come concelebrante il direttore dell’Hospice di Monza, don Sergio Didonè.

    Lunedì 28 febbraio 2005
    San Colombano al Lambro (Mi)
    Alle ore 21, nell’auditorium dell’oratorio San Giovanni Bosco di San Colombano al Lambro (Mi), si terrà un incontro pubblico in ricordo del 49° anniversario della morte di don Carlo Gnocchi, dal titolo “Don Gnocchi, un santo di casa nostra”. Interverranno monsignor Ennio Apeciti (responsabile dell’ufficio per le cause dei Santi dell’arcidiocesi di Milano e docente di Storia della Chiesa presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale) e Silvio Colagrande, (direttore del Centro “S. Maria alla Rotonda” Fondazione Don Gnocchi di Inverigo, che nel 1956 ricevette una delle cornee donate da don Carlo).

    tratto da dongnocchi.it

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