ACCIAIERIE DI TERNI: VITTIME, COMPLICI E CARNEFICI

PRODI E L’UNIONE RACCOLGONO FINANZIAMENTI DALLA GERMANIA PER CONQUISTARE IL GOVERNO, SACRIFICANDO CINICAMENTE AI LORO INTERESSI UN’INTERA CITTA’.


Un’intera città, Terni, si è mobilitata in queste settimane contro la decisione della multinazionale tedesca Thyssenkrupp di chiudere il reparto magnetico delle Acciaierie di Terni e di procedere ad un progressivo smantellamento dell’intera struttura produttiva, spostando la produzione altrove (principalmente in Germania e in Francia), dopo aver ottenuto i brevetti in precedenza in mani ternane.
Vorrei analizzare la questione da un punto di vista non strettamente economico, bensì geopolitico: va detto quindi che, almeno in questa sede, non parlerò dei modi nei quali portare avanti le lotte e le rivendicazioni con le quali ho solidarizzato, ma voglio dare tuttavia, mettendo la pulce nell’orecchio, un pur piccolo contributo alla riflessione sull’opportunità di continuare a fidarsi, per forza d’inerzia, dei soggetti che tradizionalmente fanno il bello e il cattivo tempo, in una città in cui fuori da “lu partito” o da “lu sindacato” poco è riuscito a trovare espressione in forme di autorganizzazione dal basso. In tale contesto saluto positivamente la nascita del Movimento Spontaneo Operaio.

Arrivando all’oggetto della discussione, è da notare che il problema dell’Ast risale al 1994, quando quell’imbecille di Enrico Micheli, supportato dall’altro imbecille di Romano Prodi, fa in modo che l’AST non solo sia venduta, cosa già non condivisibile, ma che venga per giunta svenduta (cioè ceduta ad un prezzo inferiore al reale valore economico) alla Thyssenkrupp. Non solo fa in modo che sia svenduta, ma nel contratto di vendita non fa inserire neppure una clausola contrattuale che impedisca lo smantellamento o la dismissione dell’impianto, perlomeno che sia abbastanza chiara da non poter essere sottoposta a dubbi d’interpretazione e in modo da essere vincolante, così come, nei fatti, non è avvenuto.
Viene ora da chiedersi se la dismissione dell’impianto industriale, e il trasferimento del grosso della produzione in Francia e in Germania, connesso anche alla politica di “rientro” dei capitali e delle imprese in patria promossa dal cancelliere tedesco Schröder, non sia stato voluto e indotto fin dall’inizio dagli stessi Prodi e Micheli.
Nello scenario europeo del cosiddetto “Asse franco-tedesco” al quale l’Unione e il suo leader Romano Prodi fanno riferimento, è molto plausibile pensare che insomma fin da allora i due si siano impegnati affinché le Acciaierie divenissero di proprietà tedesca, così che capitali affluissero in Germania e in Francia, i cui Stati oggi restituiranno il favore al loro amico Prodi usando una parte degli stessi capitali (accresciuti dagli interessi maturati in questi anni) per finanziare L’Unione (la coalizione di centrosinistra guidata da Prodi) la quale, se vincesse le elezioni, porterebbe un successo all’asse franco-tedesco, dato che strapperebbe un importante tassello, l’Italia, al socio-“rivale” britannico.
Certo, qualcuno obietterà dicendo che sia impossibile che fin da allora (dieci anni fa) si fosse saputo cosa sarebbe accaduto oggi, quale sarebbe stato il quadro geopolitico odierno, e che si riesca a portare avanti un progetto a così lungo termine senza che nulla vada storto, ecc.
Faccio allora presente come disponendo di ampie risorse finanziarie, conoscenze politiche da sotterrarci a noi gente comune, nulla sia impossibile… specie attraverso le massonerie e quant’altro… sì, dico che sia possibile progettare e portare a termine piani a così “lungo”termine.

Non vanno sottovalutate d’altro canto le responsabilità dell’attuale governo e della CdL: intanto va osservato il fatto che molti europarlamentari di Forza Italia, tra cui l’on. Tajani, al Parlamento Europeo abbiano votato contro la cosiddetta “mozione Thyssenkrupp” che prendeva posizione sul fatto che le imprese debbano salvaguardare la produzione e i livelli occupazionali nei paesi europei (quindi, in parole semplici, Forza Italia ha votato contro i lavoratori dell’Ast e a favore della multinazionale tedesca). Poi c’è da costatare la mancanza della più che minima volontà politica da parte del Governo di risolvere la questione a favore dei lavoratori, indi dell’intera collettività: dietro il paravento dei “fenomeni di globalizzazione”, degli accordi del WTO e della CE, il Governo difende gli interessi dei pochi, ossia dei dirigenti della Thyssenkrupp (ma vi pare che non ci sia nessuna personalità del Governo in rapporti di “amicizia” con dirigenti della Thyssenkrupp ?) fregandosene dei destini di un’intera comunità cittadina.
Se veramente vi fosse stata una qualche volontà politica, anziché pavoneggiarsi in propagandistici incontri Governo - parti sociali, si sarebbe proceduto, senza scaricare colpe sui “fenomeni di globalizzazione”, e senza accordi del WTO e della CE che tengano, alla semplice applicazione dell’art. 42 Cost. il quale, testuali parole, afferma al comma III che “La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale”, dove l’indennizzo, essendo potenzialmente deciso dallo Stato, potrebbe benissimo letteralmente essere di € 0,50 , con a seguito altrettanta letterale zampata nel fondoschiena dei dirigenti della Thyssenkrupp. Ma tutto questo non si fa, anzi, al Parlamento Europeo come ho già detto si vota a favore della Thyssenkrupp e contro gli interessi generali della città.

In definitiva, tra il disinteresse e la complicità dell’attuale Governo, ecco come tutti vissero felici e contenti: Germania e Francia spostano da loro la produzione, PRODI E L’ UNIONE RACCOLGONO FINANZIAMENTI DALLA GERMANIA PER CONQUISTARE IL GOVERNO, SACRIFICANDO CINICAMENTE AI LORO INTERESSI UN’INTERA CITTA’.
D’altronde, pur non significando che il resto d’Italia sia il paese di Bengodi, l’Umbria (e ancora di più l’Umbria meridionale, il Ternano) è zona di sfruttamento, terra di saccheggio e di bottino per gli interessi d’altri, tanto che non sarebbe troppo improprio parlare quasi di “colonialismo interno”. Si parli di inceneritori, di aziende dell’acqua affidata a consorzî pubblico-privati gestiti da qualche consorte di qualche uomo illustre, o di elezioni nelle quali nella nostra terra sono catapultati candidati dall’esterno, che meno di niente hanno a che spartire con i nostri problemi.
Solo una cosa non riesco a capire: con quale faccia intramezzata da linea divisoria CdL e Unione tra meno di un mese presenteranno qui in Umbria e a Terni candidati alla presidenza della regione.

S.