gianluigi paragone
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Manca poco più di un mese alle elezioni regionali. Un anno alle politiche. Cosa è cambiato per le nostre genti, i nostri imprenditori, le nostre famiglie in questi anni di governi di centrodestra a forte trazione padana? Non basta un editoriale per dare le risposte del caso. Ci vuole di più: ci vuole un giornale che ogni giorno si interroghi circa le ragioni che dal duemila a oggi hanno portato gli elettori padani a dare fiducia alla Casa delle Libertà. Ora si tratta di analizzare i resoconti. E maturare una scelta per il futuro.
La Padania che da oggi prendo in mano vuole fare questo. Non si accontenterà delle mezze risposte. Non s'accoderà a quel politically correct che mi sa tanto di inchino da educande. La Padania che poco alla volta prenderà nuova forma sarà un giornale eretico. Sarà un giornale di idee e di identità. E ci perdonino quindi i nostri politici leghisti se qualche volta daremo fastidio agli equilibri che la politica romana impone: la Padania è la voce del Nord e al Nord siamo fatti così, che ci volete fare...
Siamo sempre gli stessi che negli anni Novanta, dando fiducia a Umberto Bossi, maciullarono quella Prima Repubblica impunturata di tradimenti e traditori. E siamo pronti a rifarlo anche oggi contro chi tradisse il Vento del Nord. Che è un Vento di riforme, non di restaurazioni democristianoidi.
Le istanze federaliste per cui abbiamo accettato di stringere accordi sono sempre le stesse: vogliamo più libertà nelle nostre regioni. Lo ricordiamo a Berlusconi dal quale ci aspettiamo riforme, riforme, riforme. Questo governo conta tanti ministri del Nord; parliamo lo stesso linguaggio. Bene, fatevi un giro dalle nostre parti e vi diremo che è ora di cambiare passo.
C'era il tempo dei miracoli economici. I nostri piccoli imprenditori, quella ricetta miracolosa, la conservano ancora; è scritta nel loro dna: lavorare, sacrificarsi e poi lavorare ancora. Ma le regole devono essere uguali per tutti. I nuovi mercati asiatici non possono fare gol anche con le mani: alcuni distretti industriali sono al collasso proprio per questo gioco anarchico.
Con Prodi e la sua Unione Euro-Sovietica non abbiamo nulla a che spartire. Non facciamo neanche in tempo a liberarci dalle catene romane che a Bruxelles ci stanno mettendo collare, guinzaglio e museruola. Scendemmo nelle piazze per rivendicare la dignità delle nostre genti, per affermare la Padania, le sue priorità, le sue esigenze e ora che per tutti la Padania è una realtà, Bruxelles ci indica il canile dove restare accucciati...
Nessuno ne parla più? Per tutti l'Europa è una questione chiusa? Per noi no, abbiamo ancora alcune cosette da dire. Non contate sulle nostre genti se avete intenzione di consegnarci nelle mani di una Europa irriguardosa verso la dignità dei popoli, di una Europa in deficit di democrazia, di una Europa in ritardo rispetto alle storture che la globalizzazione imprime ai mercati e alle società. Una Europa che si irrigidisce sul Patto di Stabilità e che fa finta di niente se gli Stati ex comunisti, per rilanciare la loro economia, non accettano le regole minime in tema di sicurezza, ambiente e welfare.
Non contate su di noi per una Europa che baratta il crocifisso in nome del capitale, per una Europa Superstato, di matrice marxista, che poco alla volta dirà che siamo tutti uguali. Al contrario diremo sì ad una Europa che si formi dal basso, che si sviluppi per esigenze dei popoli e non dei banchieri. Ad un'Europa forte contro l'islamismo.
Grandi battaglie ancora ci aspettano, cari lettori. Battaglie per cui c'è bisogno di un giornale libero veramente, che non teme le posizioni di nessuno. Un giornale eretico. Lo dico a Voi che ogni giorno ci vorrete seguire, a Umberto Bossi e ai vertici della Lega che mi hanno scelto per la direzione de la Padania, ai colleghi della redazione, al cda e a Giuseppe Leoni che ora potrà riprendere a volare alto nel cielo della politica dopo avere accompagnato il giornale fin qui, in un momento di grandissima difficoltà.
In Piedi, Padania! Come un tempo…


[Data pubblicazione: 01/03/2005]