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  1. #11
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    Predefinito Rif: Per sostenere RUDRA BIANZINO nella sua battaglia per la VERITA', la LEGALITA'..

    Il Caso Bianzino. Una lettera ai compagni

    di Mario Staderini, Liliana Chiaramello, Francesco Pullia, Tommaso Ciacca

    Cari compagni,

    come saprai al VII Congresso di Radicali Italiani di Chianciano, Rudra Bianzino ci ha raccontato la drammatica vicenda che ha coinvolto lui e la sua famiglia. Rudra, studente liceale, sedicenne, è rimasto solo, senza padre, senza madre. Il padre, Aldo, nonviolento, artigiano, amante della natura, è morto nella notte tra il 13 e il 14 ottobre 2007 in circostanze ancora da chiarire, poche ore dopo l’arresto per coltivazione e detenzione di marijuana.



    Le cronache parlarono inizialmente di decesso per un malore naturale. Ben presto, si capì, però, che forse le cose erano andate diversamente. Va detto, tra l’altro, che Aldo era entrato sanissimo in carcere.



    Un primo esame autoptico, escluse patologie cardiache pregresse e mise, invece, in evidenza lesioni agli organi interni, presenza di sangue in addome e pelvi, lacerazione epatica, lesioni all’encefalo, a fronte di un aspetto esterno indenne da segni di traumi. Una seconda autopsia, del novembre 2007, accreditò la tesi della rottura di un aneurisma cerebrale. Furono sempre riscontrate lesioni epatiche e la presenza di sangue nell’addome. Pur accettando l’ipotesi del medico legale, si affermò che l’emorragia cerebrale potesse essere stata causata da un forte stress di tipo fisico con improvviso rialzo della pressione.



    Prima di ascoltare la testimonianza di Rudra, al congresso radicale è stato proiettato un video con un’intervista delle “Iene” alla madre, Roberta Radici. E’ probabilmente l’ultimo documento lasciatoci dalla compagna di Aldo. Il dolore ha, infatti, infierito sul suo corpo già malato. Roberta non ce l’ha fatta. Si è spenta affidando a noi l’impegno a chiedere verità e giustizia sulla morte di Aldo.



    Qualche settimana fa, il gup di Perugia ha rinviato a giudizio al prossimo 28 giugno, per omissione di soccorso e atti di ufficio e falso, l'agente della polizia penitenziaria in servizio durante la detenzione.



    Rudra ha deciso di iscriversi a Radicali Italiani, ci ha messo al corrente delle notevoli difficoltà che deve affrontare. E’ stato affidato alla tutela dello zio Ernesto Radici, giunto appositamente dalla Germania, è attualmente senza lavoro. Al Congresso ci ha chiesto di essere presenti all’udienza dell’11 dicembre. quando il Giudice dovrà pronunciarsi ancora una volta se archiviare o meno l’inchiesta.



    Come radicali abbiamo deciso di essere presenti, numerosi, a Perugia per manifestare fuori dal palazzo. Per questo motivo abbiamo organizzato alcune iniziative alle quali ti preghiamo di non mancare:



    Mercoledì 9 dicembre alle ore 11.30, a Perugia, conferenza stampa con Ernesto Radici, zio e tutore di Rudra Bianzino, Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani, Gianfranco Spadaccia, membro del Comitato di Radicali Italiani, Liliana Chiaramello, Segretaria dell’Associazione “Giovanni Nuvoli” radicaliperugia.org, Tommaso Ciacca, impegnato sin dal primo momento sulla vicenda Bianzino, rappresentanti dei grillini di Perugia e dell Comitato Verità su Aldo Bianzino.



    Venerdì 11 dicembre con Emma Bonino a Perugia davanti al Tribunale Via 14 Settembre a partire dalle ore 8,30 mobilitazione straordinaria dei radicali, degli amici di Beppe Grillo e del Comitato ‘Verità su Aldo Bianzino’ contro l’archiviazione del caso.



    Venerdì 11 dicembre a Perugia alle ore 15,30 all’Università di Perugia, presso la Facoltà di Scienze Politiche, dibattito aperto su Antiproibizionismo con Claudia Sterzi, Segretaria Ass. Radicale Antiproibizionista, Michele Rana, membro del Comitato di Radicali Italiani, Carla Cicoletti, Docente di Sociologia della devianza; Alvaro Fiorucci, giornalista Rai.



    Contiamo sul vostro prezioso apporto, sulla tua partecipazione,

  2. #12
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    Predefinito Rif: Per sostenere RUDRA BIANZINO nella sua battaglia per la VERITA', la LEGALITA'..

    Caso Bianzino: venerdì 11 dicembre mobilitazione dei Radicali davanti al tribunale di Perugia, con Ilaria Cucchi ed Emma Bonino

    9 dicembre 2009


    Venerdì prossimo, 11 dicembre, il Giudice dovrà pronunciarsi per la terza volta sull’opposizione presentata dai legali dalla famiglia Bianzino alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta sulla morte di Aldo.
    Contro l’archiviazione del caso, affinché sia fatta luce sulla vicenda e resa giustizia ad Aldo, come chiesto dal giovane figlio Rudra, venerdì mattina dalle ore 8.30, i Radicali terranno una mobilitazione straordinaria davanti al Tribunale di Perugia (via 14 settembre), alla quale prenderanno parte anche ILARIA CUCCHI, sorella di Stefano, e la Vicepresidente del Senato EMMA BONINO.

    LA VICENDA DI ALDO BIANZINO
    Aldo Bianzino, nonviolento, artigiano, amante della natura, è morto nella notte tra il 13 e il 14 ottobre 2007 in circostanze ancora da chiarire, poche ore dopo l’arresto per coltivazione e detenzione di marijuana.
    Le cronache parlarono inizialmente di decesso per un malore naturale. Ben presto, si capì, però, che forse le cose erano andate diversamente. Va detto, tra l’altro, che Aldo era entrato sanissimo in carcere.
    Un primo esame autoptico, escluse patologie cardiache pregresse e mise, invece, in evidenza lesioni agli organi interni, presenza di sangue in addome e pelvi, lacerazione epatica, lesioni all’encefalo, a fronte di un aspetto esterno indenne da segni di traumi. Una seconda autopsia, del novembre 2007, accreditò la tesi della rottura di un aneurisma cerebrale. Furono sempre riscontrate lesioni epatiche e la presenza di sangue nell’addome. Pur accettando l’ipotesi del medico legale, si affermò che l’emorragia cerebrale potesse essere stata causata da un forte stress di tipo fisico con improvviso rialzo della pressione.
    Aldo e la sua compagna Roberta Radici erano stato fermati in seguito al ritrovamento di alcune piante di marjiuana nel giardino della loro tenuta a Città di Castello, dove vivevano insieme al figlio Rudra e all’anziana madre. Rudra all’epoca aveva quattordici anni.
    Roberta Radici è morta nel giugno scorso e poco tempo dopo è venuta a mancare anche la nonna di Rudra che, rimasto solo, oggi vive con uno zio nominato suo tutore.

  3. #13
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    Predefinito Rif: Per sostenere RUDRA BIANZINO nella sua battaglia per la VERITA', la LEGALITA'..

    Carceri, Staderini: Cucchi e Bianzino vittime del proibizionismo

    Perugia, 9 dicembre 2009

    • Da note di agenzia lette a RadioRadicale

    C'e' un filo rosso che lega il caso di Aldo Bianzino a quello di Stefano Cucchi, entrambi morti in carcere a causa del proibizionismo. Lo ha detto questa mattina il segretario nazionale dei Radicali italiani, Mario Staderini, a Perugia per presentare il presidio organizzato venerdi' mattina davanti al tribunale della citta' umbra, cui prenderanno parte anche Emma Bonino e Ilaria Cucchi. La mobilitazione, fissata per le 80, e' stata indetta per chiedere che non venga archiviato il fascicolo per omicidio volontario nel caso del falegname 40enne che fu trovato senza vita il 14 ottobre 2007 nel carcere perugino di Capanne."Bianzino - ha ricordato Staderini - fu arrestato per la detenzione di alcune piante di marijuana cosi' come Cucchi e' finito in carcere per un reato legato alla droga. Entrambi i casi dimostrano come il proibizionismo sia il vero crimine di questo paese perche' affolla le carceri, crea vittime e lascia orfani come Rudra Bianzino che a 14 anni si e' trovato il padre morto senza sapere perche'". Sul caso Bianzino, Staderini vorrebbe che "questo caso locale diventasse nazionale per chiedere che si parli di proibizionismo, malagiustizia e sovraffollamento delle carceri" e ha ricordato come ci sia in Parlamento, in attesa di essere calendarizzata, una mozione dei Radicali che impegna il governo ad affrontare il tema carceri immediatamente.
    CASO BIANZINO: BONINO E ILARIA CUCCHI VENERDI' A PERUGIA =
    Ci saranno Emma Bonino e Ilaria Cucchi venerdi' mattina al presidio davanti al tribunale di Perugia per chiedere che venga fatta piena luce sulla morte di Aldo Bianzino, il falegname trovato morto il 14 ottobre 2007 in una cella del carcere di Capanne. Venerdi' il gip Massimo Ricciarelli dovrebbe pronunciarsi sull'opposizione, presentata dai familiari di Bianzino, all'archiviazione del fascicolo per omicidio volontario, chiesta dal pm Giuseppe Petrazzini dopo che una perizia ha stabilito che la morte fu dovuta a un aneurisma celebrale. Versione contestata dalla famiglia. La mobilitazione, fissata per le 80, e' organizzata dai Radicali italiani e dal comitato 'Verita' e giustizia per Aldo' con la partecipazione degli amici di Beppe Grillo di Perugia. In quella giornata i Radicali hanno indetto uno sciopero della fame di 24 ore. Sempre venerdi', Emma Bonino chiedera' di essere ricevuta dalla governatrice dell'Umbria, Maria Rita Lorenzetti, per cercare di sbloccare la legge regionale per l'istituzione del garante per i detenuti e il sostegno delle istituzioni per Rudra Bianzino, figlio del falegname, nel frattempo rimasto orfano anche della madre.
    MEREDITH: STADERINI, QUANTO HA SPESO RAI PER ATTENZIONE MORBOSA? = Quanto sono costati al servizio pubblico i casi Meredith, Cogne, Garlasco approfonditi in maniera morbosa sulla Rai anziche' discutere dei veri problemi della giustizia e delle carceri?. Lo ha chiesto il segretario nazionale dei Radicali italiani Mario Staderini, stamani a Perugia per presentare il presidio di venerdi' davanti al tribunale del capoluogo umbro sul caso della morte in carcere di Aldo Bianzino. "Il processo Meredith - ha spiegato - ha calamitato attenzione e spese enormi da parte della Rai, con servizi giornalistici quasi quotidiani per due anni e innumerevoli puntate di approfondimento a partire 'da Porta a Porta'. E' ora che iniziamo a chiederci quanto tutto cio' e' costato a noi cittadini". Riferendosi poi allo sviluppo di alcuni casi sotto la pressione dell'attenzione mediatica, Staderini ha affermato che "l'azione giudiziaria delle procure non puo' essere dettata da Porta a Porta".
    TV: RADICALI: QUANTO COSTANO PROCESSI MEZ-COGNE-GARLASCO?
    Quanto sono costati al sistema giudiziario italiano e a quello radiotelevisivo pubblico i processi Meredith, Garlasco e Cogne?': a chiederlo e' stato oggi il segretario dei Radicali Mario Staderini che a Perugia e' intervenuto alla presentazione di una mobilitazione sulla vicenda di Aldo Bianzino.L'esponente radicale ha parlato di 'approfondimenti morbosi' compiuti al posto di trasmissioni 'che dovrebbero affrontare invece problemi veri come quelli della malagiustizia'. 'Processi per reati piu' gravi per la convivenza civile come ad esempio le rapine - ha detto Staderini - non hanno fondi e milioni di famiglie sono vittime della malagiustizia solo perche' i media non se ne occupano'.'L'agenda giudiziaria delle procure - ha detto ancora Staderini - non puo' essere dettata dai salotti tv come quello di Porta a porta che gia' detta l'agenda politica italiana'.

  4. #14
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    Predefinito Rif: Per sostenere RUDRA BIANZINO nella sua battaglia per la VERITA', la LEGALITA'..

    Non archiviamo il caso Bianzino

    • da Europa del 8 dicembre 2009

    di Francesco Pullia

    “Brillante operazione di polizia, maxi piantagione di cannabis, arrestata coppia tifernate”. Questo il titolo che campeggiava domenica 14 ottobre 2007 su un quotidiano umbro a diffusione regionale, con tanto di foto, nell’articolo, delle piantine sequestrate. La “brillante operazione di polizia” aveva portato all’arresto, il 12 ottobre, di Aldo Bianzino, 43enne, tradotto nel carcere perugino di Capanne, e della sua compagna, Roberta Radici. Bianzino non era un narcotrafficante. Idealista, nonviolento, vegetariano, influenzato dalla spiritualità orientale, aveva scelto di vivere in montagna, sopra Pietralunga. Per campare faceva l’artigiano, il falegname, e, stando a quel che si dice, era anche molto bravo e stimato. Voleva stare appartato, con la sua compagna e il figlio Rudra, lontano dal clamore cittadino, in sintonia con la natura e con uno stile più consono alla sua indole. Chi conosce l’Umbria, sa benissimo che non sono pochi coloro che, stanchi della routine metropolitana, decidono di mollare tutto, ristrutturano casolari abbandonati accettando volentieri un po’ di stenti pur di dedicarsi alla ricerca interiore.
    Bianzino tutto era fuorché un individuo pericoloso, tale da giustificare un blitz in pompa magna. A renderlo, come milioni di italiani, un “delinquente” era ed è una legge probizionista sulla droga che continua a mietere vittime e a portare alla saturazione il sistema carcerario, una legge fuori di ogni logica che, con buona pace dei vari Giovanardi ma anche dello stesso Fini, ogni anno regala incalcolabili fortune alla criminalità organizzata. Il suo reato? Farsi in santa pace qualche canna, magari con qualche amico, senza ledere niente e nessuno. Quando, quella domenica del 2007, le locandine strillarono la “brillante operazione”, Aldo Bianzino era già morto in carcere e, in un primo momento, all’insaputa della sua compagna che era stata rilasciata per potere stare accanto al figlio allora quattordicenne. Cosa accadde realmente in quelle trentasei ore tra le mura del penitenziario? Le cronache inizialmente parlarono di morte per un malore naturale. Ben presto, si capì che forse le cose erano andate diversamente. Innanzitutto va detto che Bianzino entrò sanissimo in carcere.
    L’esame autoptico, effettuato il 16 ottobre dal dott.
    Luca Lalli, escluse patologie cardiache pregresse e mise, invece, in evidenza lesioni agli organi interni, presenza di sangue in addome e pelvi, lacerazione epatica, lesioni all’encefalo, a fronte di un aspetto esterno indenne da segni di traumi. Il 27 ottobre 2007 Sergio D’Elia e Bruno Mellano, allora parlamentari della Rosa nel Pugno, venuti a conoscenza del caso tramite i radicali umbri, e in particolare dal dott. Tommaso Ciacca, anestesista e dirigente del partito, rivolsero un’interrogazione al ministro della giustizia.
    Nel frattempo si costituì il comitato “Verità e giustizia per Aldo” e due giorni dopo, il 27 ottobre, Luigi Manconi, sottosegretario alla giustizia, si recò in visita al carcere di Capanne e privatamente da Roberta Radici, compagna di Bianzino, e dal figlio Rudra. Il 10 novembre, a Perugia si svolse una manifestazione nonviolenta con la partecipazione di numerosi giovani provenienti da varie parti d’Italia.
    Intanto, una seconda autopsia accreditò la tesi della rottura di un aneurisma cerebrale. Furono sempre riscontrate lesioni epatiche e la presenza di sangue nell’addome.
    Pur accettando l’ipotesi del medico legale, si affermò che l’emorragia cerebrale potesse essere stata causata da un forte stress di tipo fisico con improvviso rialzo della pressione.
    I dubbi prendevano, intanto, consistenza. Ci si chiese e ci si chiede, ad esempio, come mai le indagini relative al decesso fossero seguite dallo stesso magistrato che aveva ordinato l’arresto di Bianzino, come mai la cella dove l’artigiano era stato rinchiuso non fosse stata sigillata e sottoposta a controllo da parte della polizia scientifica, come mai si sia subito richiesta l’archiviazione del caso e, ancora, come mai Aldo e Roberta fossero stati portati in carcere nonostante si sapesse che, trattandosi di un fine settimana, non sarebbe stato possibile alcun incontro con il magistrato prima del lunedì successivo.
    Nell’aprile del 2008 i parenti di Aldo, alcuni esponenti dell’apposito comitato nonché i radicali rivolsero domanda affinché fosse consentito all’Associazione Nessuno Tocchi Caino di partecipare, in qualche modo, al processo. La richiesta venne respinta. Il 27 luglio Rita Bernardini, radicale nel gruppo del Pd, ha presentato un’altra interrogazione a risposta scritta con cui si è chiesto al ministro competente l’istituzione di «una commissione ministeriale per chiarire le eventuali responsabilità amministrative connesse con la morte del detenuto» nonché «un urgente ripensamento della politica fino ad oggi adottata per combattere il problema della diffusione delle droghe, ed in particolare sulla necessità che anche l’attività di coltivazione di sostanza stupefacente il cui ricavato sia destinato ad uso esclusivamente personale sia depenalizzata in conformità a quanto previsto dal referendum del 1993».
    Verso la fine di novembre, intanto, il gup di Perugia ha rinviato a giudizio al prossimo 28 giugno, per omissione di soccorso, omissione di atti di ufficio e falso, l’agente della polizia penitenziaria in servizio durante la detenzione di Bianzino. «A detta degli altri detenuti del reparto – ha denunciato il padre di Bianzino – durante la notte Aldo aveva suonato più volte il campanello d’allarme ed aveva invocato l’assistenza di un medico, sentendosi anche, pare, mandare al diavolo dall’assistente del corridoio». Adesso c’è il rischio che nell’udienza fissata a porte chiuse per venerdì 11 dicembre si tenti nuovamente la strada dell’archiviazione.
    Se ciò avvenisse sarebbe un ennesimo duro colpo alla giustizia nel nostro paese. Per questo i radicali, e non solo loro, si stanno mobilitando ed è previsto l’arrivo a Perugia di Emma Bonino. È evidente l’estrema gravità della vicenda ed è inammissibile che il parlamento, radicali e Luigi Manconi a parte, non ne prende atto. Il Pd, in particolare, non può ignorarla o prenderla sottogamba.
    Sarà il nuovo segretario, Pierluigi Bersani, a Perugia l’11 dicembre? Potrebbe essere un segnale di svolta.

  5. #15
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    Predefinito Rif: Per sostenere RUDRA BIANZINO nella sua battaglia per la VERITA', la LEGALITA'..

    Archiviato il caso Bianzino. Bonino, Pannella e Bernardini: la decisione è grave perché non sarà possibile fare luce su alcuni lati oscuri della vicenda

    Roma, 16 dicembre 2009

    • Dichiarazione di Emma Bonino, Marco Pannella e Rita Bernardini

    Con l'archiviazione dell'inchiesta, da parte del Tribunale di Perugia, del caso di Aldo Bianzino, morto in circostanze misteriose nel carcere di Perugia la notte tra il 13 e il 14 ottobre 2007 dopo 36 ore dal suo arresto, sarà praticamente impossibile fare luce su una vicenda che ha molti lati oscuri. A cominciare dagli esiti discordanti delle due autopsie che furono fatte immediatamente dopo il decesso: infatti il primo esame autoptico escluse patologie cardiache pregresse e mise invece in evidenza lesioni agli organi interni, presenza di sangue nell'addome e pelvi, lacerazione epatica, lesioni all'encefalo, a fronte di un aspetto esterno indenne da segni di traumi; un secondo esame autoptico, del novembre 2007, accreditò la tesi della rottura di un aneurisma cerebrale. Furono sempre riscontrate lesioni epatiche e la presenza di sangue nell'addome. Pur accettando l'ipotesi del medico legale, si affermò che l'emorragia cerebrale potesse essere stata causata da un forte stress di tipo fisico con improvviso rialzo della pressione. Le conseguenze di questo decesso in carcere sono state drammatiche per la famiglia di Aldo Bianzino, pochi mesi dopo la suocera di Aldo morì e da pochi mesi è morta di dolore anche la compagna Roberta. Il figlio Rudra, minorenne, rimasto solo con lo zio Ernesto, si trova ora senza nonna e genitori. Ci sorprende questa decisione del Tribunale di Perugia, cercheremo di capire cosa ha spinto i magistrati a questa decisione dell'archiviazione che era già stata proposta in altre due occasioni. Saremo al fianco del nostro compagno, iscritto a Radicali Italiani, Rudra Bianzino che al nostro ultimo Congresso ci chiese di aiutarlo nella ricerca della verità di quanto accaduto a suo padre Aldo.

  6. #16
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    Predefinito Archiviato il caso Bianzino. Bonino, Pannella e Bernardini: la decisione è grave

    Archiviato il caso Bianzino. Bonino, Pannella e Bernardini: la decisione è grave perché non sarà possibile fare luce su alcuni lati oscuri della vicenda

    Roma, 16 dicembre 2009

    • Dichiarazione di Emma Bonino, Marco Pannella e Rita Bernardini

    Con l'archiviazione dell'inchiesta, da parte del Tribunale di Perugia, del caso di Aldo Bianzino, morto in circostanze misteriose nel carcere di Perugia la notte tra il 13 e il 14 ottobre 2007 dopo 36 ore dal suo arresto, sarà praticamente impossibile fare luce su una vicenda che ha molti lati oscuri. A cominciare dagli esiti discordanti delle due autopsie che furono fatte immediatamente dopo il decesso: infatti il primo esame autoptico escluse patologie cardiache pregresse e mise invece in evidenza lesioni agli organi interni, presenza di sangue nell'addome e pelvi, lacerazione epatica, lesioni all'encefalo, a fronte di un aspetto esterno indenne da segni di traumi; un secondo esame autoptico, del novembre 2007, accreditò la tesi della rottura di un aneurisma cerebrale. Furono sempre riscontrate lesioni epatiche e la presenza di sangue nell'addome. Pur accettando l'ipotesi del medico legale, si affermò che l'emorragia cerebrale potesse essere stata causata da un forte stress di tipo fisico con improvviso rialzo della pressione. Le conseguenze di questo decesso in carcere sono state drammatiche per la famiglia di Aldo Bianzino, pochi mesi dopo la suocera di Aldo morì e da pochi mesi è morta di dolore anche la compagna Roberta. Il figlio Rudra, minorenne, rimasto solo con lo zio Ernesto, si trova ora senza nonna e genitori. Ci sorprende questa decisione del Tribunale di Perugia, cercheremo di capire cosa ha spinto i magistrati a questa decisione dell'archiviazione che era già stata proposta in altre due occasioni. Saremo al fianco del nostro compagno, iscritto a Radicali Italiani, Rudra Bianzino che al nostro ultimo Congresso ci chiese di aiutarlo nella ricerca della verità di quanto accaduto a suo padre Aldo.
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  7. #17
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    Predefinito Rif: Per sostenere RUDRA BIANZINO nella sua battaglia per la VERITA', la LEGALITA'..

    Caso Bianzino: il figlio,voglio la verità. Il legale, lacune nei referti, Pannella, caso ignorato dai media

    18 dicembre 2009


    Da un lancio d’agenzia letto a Radio Radicale
    Non c' erano gli estremi per archiviare il caso. Sono troppi i punti oscuri. Io voglio solo la verita', non cerco necessariamente un colpevole ma voglio sapere cosa e' successo con sicurezza la' dentro due anni fa'. Rudra Bianzino ha quasi 17 anni e da tempo si batte per capire come e' morto il padre Aldo, trovato senza vita nell' ottobre 2007 nel carcere di Perugia 36 ore dopo essere stato arrestato perche' nell' orto di casa gli erano state trovate alcune piante di marijuana. Con il ragazzo, rimasto solo dopo la morte della madre, si sono schierati i Radicali che contestano l' archiviazione dell' inchiesta a carico di ignoti per omicidio decisa la scorsa settimana dal gip del capoluogo umbro. Per tenere alta l' attenzione sulla vicenda, Marco Pannella oggi ha voluto accanto, nella sede del partito, Rudra e il suo legale, l' avvocato Massimo Zagarelli. 'Siamo qui per chiedere verita' - ha detto il leader radicale - e devo dire grazie al programma 'Le Iene' che si e' occupato della morte di Bianzino'. Pannella ha accusato gli organi di stampa e le tv di aver trascurato il caso preferendo dedicare attenzione ed energie a casi mediatici come Garlasco e l' omicidio di Meredith Kercher. Rudra Bianzino e' rimasto solo nella sua battaglia per la verita' dopo che la madre, Roberta Radici, che da subito si era battuta per chiedere giustizia per la morte del marito, e' stata stroncata recentemente da un male incurabile. 'Nonostante l' archiviazione - ha detto l' avvocato Zagarelli - continueremo a raccogliere elementi per far riaprire le indagini. Ci sono innumerevoli lacune e zone d' ombra nei rapporti sulla morte di Bianzino, contraddizioni e mancanza di riscontri anche nelle visite mediche fatte ad Aldo. Tutto questo lo facciamo in nome di Roberta che non si e' mai rassegnata e ha chiesto fino all'ultimo chiarezza sulla morte del proprio compagno'. Aldo Bianzino, falegname di 42 anni, fu arrestato per possesso di marijuana insieme con la compagna, che poi venne rilasciata. La morte dell' uomo - nella notte tra il 13 e il 14 - e' stata attribuita ad una emorragia seguita ad un aneurisma cerebrale e il gip, nel disporre l' archiviazione, ha ritenuto che le conclusioni dei consulenti medico-legali non lasciano margini di dubbi e giudicato insussistenti gli elementi relativi a una morte causata da azioni violente compiute in carcere. Secondo i Radicali, invece, 'le due autopsie fatte subito immediatamente dopo il decesso hanno dato esiti discordanti'. Per fare luce sulla morte del detenuto si era anche costituito a livello nazionale un 'Comitato verita' per Aldo'. Per aiutare e sostenere economicamente la compagna e il figlio di Bianzino si era mobilitata anche l' attrice Franca Rame.

  8. #18
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    Predefinito Rif: Per sostenere RUDRA BIANZINO nella sua battaglia per la VERITA', la LEGALITA'..

    Il digiuno di Pannella, i casi Toriello, Cucchi, Bianzino, Frapporti…
    L’inferno del carcere di Bologna

    di Valter Vecellio

    Con oggi siamo al quindicesimo giorno di sciopero della fame di Marco Pannella, nell’ambito del Grande Satyagraha Mondiale. Quindici giorni senza che nessuno si sia ancora chiesto, tra i direttori di giornale, gli editorialisti, i commentatori e chi insomma fa opinione – o almeno si crede la faccia – si sia chiesto che cosa voglia e perché Pannella si astiene dal cibo. Per questo, anche se non solo per questo, si si sente la mancanza di un Pier Paolo Pasolini, di un Leonardo Sciascia, di un Eugenio Montale, di un Arrigo Benedetti…



    Strage di diritto, strage di legalità e verità, strage di persone ci ricorda spesso Pannella. Ed è così. Ogni giorno. Ieri la storia di Marco Toriello, il detenuto che si è impiccato nel carcere di Salerno. La sorella di Marco, Alfonsina chiede che su quella morte sia fatta chiarezza: “Pesava poco più di quaranta chili, aveva quasi certamente un tumore, ma veniva solo imbottito di psicofarmaci e non prendeva più le medicine per la cirrosi epatica. Non si reggeva in piedi: qualcuno deve spiegarmi come sia possibile che in quelle condizioni sia riuscito ad arrampicarsi alla grata e legarsi quella cinta al collo”.



    Di questi casi ce ne sono tanti. Si prenda quello di Stefano Frapporti, scivolato tra l’indifferenza generale. Frapporti era incensurato, non aveva alcun problema personale, era stato fermato con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Rinchiuso nel carcere di Trento, la notte del 22 luglio scorso viene trovato impiccato. I magistrati hanno ora stabilito che non è colpa di nessuno se Frapporti si è tolto la vita, al massimo il suicidio potrebbe essere legato alle non molte tracce di cannabinoidi trovate nel suo sangue; evidentemente perché si ritiene che chi fuma una canna è più incline alla depressione e quindi al suicidio; e così è stata chiesta l’archiviazione. Come per Aldo Bianzino.



    La sorella di Stefano Frapporti, Ida, chiede che sia fatta chiarezza e verità: “Mio fratello era sano, è finito in carcere in circostanze poco chiare, e poi si è suicidato. Vogliamo soltanto sapere perché. Chiediamo solo che siano svolte indagini, e qui le indagini non sono state fatte”.

    E’ una richiesta minima, avanzata con molta compostezza e dignità. Come composte e dignitose sono le richieste di chiarezza e verità avanzate dal figlio di Aldo Bianzino, dalla sorella di Stefano Cucchi, dalla sorella di Marco Toriello.



    E sempre per quel che riguarda il carcere. Alla Dozza, il carcere di Bologna, ci sono 1200 detenuti, dovrebbero essere 480, un indice di sovraffollamento del 137 per cento. I tossicodipendenti sono più di trecento, gli stranieri il 70 per cento del totale, il doppio della media nazionale. Fra i motivi che rendono la situazione invivibile, la gestione dei permessi e delle misure alternative alla detenzione da parte del Tribunale di sorveglianza. Nel 2009 le richieste di permesso premio accolte sono crollate dal 27 per cento al 14 per cento: 207 su 569 nel 2008 a 89 su 559 di quest’anno. Nei giorni scorsi i detenuti hanno dato vita a una rumorosa protesta, sbattendo le pentole contro le sbarre e invocando l’amnistia.

    I sindaci di Bologna, i parlamentari e i politici potrebbero, dovrebbero occuparsene. Ma evidentemente sono impegnati in altro, al pari del capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Franco Ionta. Questa la situazione, questi i fatti.

  9. #19
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    Predefinito Il digiuno di Pannella, i casi Toriello, Cucchi, Bianzino, Frapporti…

    Il digiuno di Pannella, i casi Toriello, Cucchi, Bianzino, Frapporti…
    L’inferno del carcere di Bologna

    di Valter Vecellio

    Con oggi siamo al quindicesimo giorno di sciopero della fame di Marco Pannella, nell’ambito del Grande Satyagraha Mondiale. Quindici giorni senza che nessuno si sia ancora chiesto, tra i direttori di giornale, gli editorialisti, i commentatori e chi insomma fa opinione – o almeno si crede la faccia – si sia chiesto che cosa voglia e perché Pannella si astiene dal cibo. Per questo, anche se non solo per questo, si si sente la mancanza di un Pier Paolo Pasolini, di un Leonardo Sciascia, di un Eugenio Montale, di un Arrigo Benedetti…



    Strage di diritto, strage di legalità e verità, strage di persone ci ricorda spesso Pannella. Ed è così. Ogni giorno. Ieri la storia di Marco Toriello, il detenuto che si è impiccato nel carcere di Salerno. La sorella di Marco, Alfonsina chiede che su quella morte sia fatta chiarezza: “Pesava poco più di quaranta chili, aveva quasi certamente un tumore, ma veniva solo imbottito di psicofarmaci e non prendeva più le medicine per la cirrosi epatica. Non si reggeva in piedi: qualcuno deve spiegarmi come sia possibile che in quelle condizioni sia riuscito ad arrampicarsi alla grata e legarsi quella cinta al collo”.



    Di questi casi ce ne sono tanti. Si prenda quello di Stefano Frapporti, scivolato tra l’indifferenza generale. Frapporti era incensurato, non aveva alcun problema personale, era stato fermato con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Rinchiuso nel carcere di Trento, la notte del 22 luglio scorso viene trovato impiccato. I magistrati hanno ora stabilito che non è colpa di nessuno se Frapporti si è tolto la vita, al massimo il suicidio potrebbe essere legato alle non molte tracce di cannabinoidi trovate nel suo sangue; evidentemente perché si ritiene che chi fuma una canna è più incline alla depressione e quindi al suicidio; e così è stata chiesta l’archiviazione. Come per Aldo Bianzino.



    La sorella di Stefano Frapporti, Ida, chiede che sia fatta chiarezza e verità: “Mio fratello era sano, è finito in carcere in circostanze poco chiare, e poi si è suicidato. Vogliamo soltanto sapere perché. Chiediamo solo che siano svolte indagini, e qui le indagini non sono state fatte”.

    E’ una richiesta minima, avanzata con molta compostezza e dignità. Come composte e dignitose sono le richieste di chiarezza e verità avanzate dal figlio di Aldo Bianzino, dalla sorella di Stefano Cucchi, dalla sorella di Marco Toriello.



    E sempre per quel che riguarda il carcere. Alla Dozza, il carcere di Bologna, ci sono 1200 detenuti, dovrebbero essere 480, un indice di sovraffollamento del 137 per cento. I tossicodipendenti sono più di trecento, gli stranieri il 70 per cento del totale, il doppio della media nazionale. Fra i motivi che rendono la situazione invivibile, la gestione dei permessi e delle misure alternative alla detenzione da parte del Tribunale di sorveglianza. Nel 2009 le richieste di permesso premio accolte sono crollate dal 27 per cento al 14 per cento: 207 su 569 nel 2008 a 89 su 559 di quest’anno. Nei giorni scorsi i detenuti hanno dato vita a una rumorosa protesta, sbattendo le pentole contro le sbarre e invocando l’amnistia.

    I sindaci di Bologna, i parlamentari e i politici potrebbero, dovrebbero occuparsene. Ma evidentemente sono impegnati in altro, al pari del capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Franco Ionta. Questa la situazione, questi i fatti.
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