Religione islamica in televisione
la Rai ci prova ed è polemica
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La Rai ha approvato la proposta di Marcello Veneziani di realizzare un programma dedicato al credo islamico, così come già accade per i valdesi e gli ebrei. Ma su come realizzarlo non c'è accordo di FRANCESCA PACIFICI
INTERVENTI - Marcello Veneziani: "Un spazio, ma gestito dalla Rai"; Lilli Gruber: "Coinvolgiamo le comunità musulmane"; Franco Cardini: 'Ripartiamo dall'esperienza passata'; Hamza Piccardo (Ucoii): 'Buona idea, ma senza di noi non ha senso'; L'imam di Centocelle (Roma): 'Ben venga una trasmissione, ma devono rispettare il pluralismo'

In Rai si sta lavorando per la produzione di un programma televisivo mensile dedicato all’Islam. Lo ha proposto uno dei consiglieri di amministrazione Marcello Veneziani e l’iniziativa ha già avuto l’approvazione di tutto il consiglio. Così ora anche la religione musulmana avrà uno spazio nella televisione pubblica, come altre minoranze religiose del paese.
La Rai ha già concesso alcuni spazi del proprio palinsesto alla comunità valdese e a quella ebraica. La Federazione delle Chiese Evangeliche cura direttamente due programmi: una trasmissione radiofonica su Radio Uno, “Culto Evangelico” e una televisiva su Rai Due, “Protestantesimo”. Da più di venticinque anni anche l’Unione delle comunità ebraiche italiane cura una trasmissione che si chiama “Sorgente di vita”, in onda sempre su Rai Due.

Ora tocca ai musulmani. Non saranno loro direttamente a gestire lo spazio offerto dalla Rai, ma l’idea del programma nasce con la finalità di ascoltare le voci della minoranza religiosa più numerosa del paese e con l’obiettivo di creare uno spazio per il confronto.

Non si tratta tuttavia della prima iniziativa del servizio pubblico televisivo a favore delle comunità musulmane. Undici anni fa infatti il professor Franco Cardini, allora Consigliere in Rai, propose e promosse la produzione di una trasmissione settimanale che si chiamava “Islam, cultura e civiltà”. La cura del programma pensato da Cardini fu affidata a Khaled Fouad Allam, laico ma studioso di storia e istituzioni dei paesi islamici, e a Mahmoud Salem Al-Shai musulmano studioso di lingua volgare italiana del Trecento. Ma quell’avventura durò solo due anni.


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Veneziani: spazio all'Islam, ma gestito dalla Rai


Consigliere, come nasce l’idea di uno spazio televisivo per la religione islamica?
Si tratta di una mia iniziativa personale. L’idea nasce dalla constatazione che la religione musulmana è l’unica minoranza, tra l’altro la più consistente in Italia, a non avere voce in Rai. Mi è sembrato giusto pensare di concedere uno spazio nella televisione pubblica anche a loro. Ho presentato la proposta in Rai e, dopo l’approvazione del Consiglio di Amministrazione, l’abbiamo resa nota.
Quindi il suo progetto è stato accolto positivamente da tutti?
Beh, in effetti qualche reazione polemica c’è stata, non tutti hanno condiviso pienamente la proposta di un programma televisivo da dedicare all’islam. Alcuni deputati della Lega Nord, ad esempio, sono stati molto critici. Abbiamo però avuto l’appoggio del ministro degli Affari Esteri Gianfranco Fini.

E il mondo cattolico?
Non c’è stata nessuna reazione sfavorevole da parte dei cattolici, tanto che la notizia è stata riportata dall’Avvenire e dall’Osservatore Romano.

Le comunità islamiche in Italia sono molte, sono differenti tra loro e non esistono interlocutori istituzionali che rappresentino tutti i fedeli. Come pensate di lavorare in questo contesto così diversificato?
Riguardo al pluralismo del mondo musulmano, abbiamo cercato di risolvere la questione creando un programma che gestiremo noi stessi. Sarà curato dalla nostra azienda in attesa di un accordo tra le comunità islamiche e lo Stato italiano.

Quello per l’Islam quindi non sarà, come per le altre minoranze religiose, uno spazio che potrà essere utilizzato per comunicare con il paese?
Sarà piuttosto un programma di taglio culturale che offrirà approfondimenti attraverso esperti e rappresentanti musulmani. Il programma si concentrerà sul campo dell’informazione religiosa e non prenderà in considerazione la sfera civile e politica. (f.p.)


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Lilli Gruber: ma uno spazio dell'Islam gestito dalla Rai non ha senso


Cosa ne pensa della proposta del consigliere della Rai Marcello Veneziani di concedere all’islam uno spazio in Rai?
Mi sembra un’iniziativa interessante, anche altre minoranze religiose hanno il loro spazio. Certo bisognerà vedere come sarà pensata e come si riuscirà a lavorare con le comunità musulmane presenti in Italia.
Lei non è estranea al mondo musulmano, ed è dunque consapevole del pluralismo che lo caratterizza. Ha anche scritto un libro sugli sciiti, “L’altro islam”. In Italia la situazione non cambia, il mondo dei musulmani è altrettanto movimentato al suo interno, non crede?
Infatti mi chiedo come sarà gestita questa complessità nel contesto di un programma che dovrebbe essere la voce di tutti i musulmani.

Veneziani ha affermato che, per risolvere il problema, sarà la Rai stessa a gestire lo spazio per l’Islam
Ma una trasmissione pensata in questo modo è priva di senso. Senza il diretto coinvolgimento dei musulmani si crea un problema di forma e di contenuti.

A cosa si riferisce?
Di forma perché la trasmissione non avrà credibilità presso le comunità islamiche, dato che non saranno loro a curare questo spazio televisivo. Di contenuti perché chi meglio di loro può dare indicazioni sul lavoro da fare e su come farlo? E poi vedremo quanta visibilità avrà il programma.

Cosa vuole dire?
Non dovrà essere una di quelle trasmissioni che vanno in onda all’una di notte. Un’iniziativa del genere è importante e deve quindi avere visibilità. Deve essere uno strumento di conoscenza e di scambio tra le comunità islamiche e gli italiani. È solo lo scambio che consente di aprire rapporti culturali.

Ma lei crede che, al di là della trasmissione della Rai, lo Stato dovrebbe fare qualcosa per avere degli interlocutori istituzionali che rappresentino le comunità islamiche del paese?
Io credo che sia assolutamente necessario che il Governo italiano si preoccupi di riunire tutte le voci del mondo musulmano. Ci si dovrebbe sedere attorno ad un tavolo per discutere fino ad avere interlocutori riconosciuti da tutti. Poi ci si accorderà affinché venga avviato un processo di coinvolgimento politico e culturale, senza escludere nessuno. Costituire una rappresentanza riconosciuta, come è avvenuto in Francia, deve essere un impegno serio del Governo italiano.

E il problema dei fanatismi religiosi e dei fondamentalismi? Anche essi potrebbero far parte del mosaico del mondo islamico italiano.
Si è vero, ma non si può lasciare fuori nessuno. Escludere alcune parti del mondo musulmano non è una buona prassi. Io sono a favore di una politica dell’inclusione. Chiaramente le persone che commettono reati dovranno essere soggette ad espulsione, ma aprire un dialogo con delle esclusioni non mi pare utile per nessuno. (f.p.)


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Piccardo (Ucoii): "L'idea è buona, ma senza di noi non ha senso"



Le reazioni delle comunità islamiche alla proposta di Marcello Veneziani si dividono tra l’entusiasmo per lo spazio concesso all’Islam nella televisione pubblica e lo scetticismo per la gestione Rai della futura trasmissione.

«A me sembra di assistere alla stessa situazione dei congressi di teologia dove non si invitano i preti - afferma Hamza Piccardo, segretario generale dell’Ucoii, Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia - bisognerà vedere come realizzeranno un programma sull’islam senza coinvolgerci direttamente. Certamente l’iniziativa ci fa piacere, ma l’importante è che ci sia equilibrio e che, anche in questo caso, venga rappresentato il pluralismo che caratterizza l’Islam in Italia. Le altre trasmissioni (gli spazi concessi alla comunità ebraica e a quella valdese, ndr) sono le voci e le comunicazioni che le comunità religiose inviano al paese. Addirittura quella ebraica fa propaganda per Israele. Lo spazio per noi musulmani sarà differente, non sarà una nostra comunicazione, ma semplicemente un punto di vista gestito solo ed esclusivamente dalla Rai».

Piccardo si augura comunque “di riuscire a stabilire un dialogo proficuo con l’azienda Rai, attraverso un’attiva partecipazione all’organizzazione del programma” e offre a Veneziani la massima disponibilità dell’Ucoii per partecipare attivamente all’iniziativa.


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Franco Cardini: 'Veneziani non dimentichi quanto già fatto in passato'


Professor Cardini, Marcello Veneziani ha proposto di dedicare uno spazio in Rai all’islam. Un progetto che aveva realizzato anche lei quando era Consigliere alla Rai.
Mi fa piacere sapere che Veneziani stia riprendendo un progetto che io intrapresi in Rai 11 anni fa. La mia idea di fondo era stata quella di procedere in analogia rispetto ad altri spazi disponibili sul servizio pubblico per alcune minoranze religiose. Abbiamo realizzato un programma settimanale e abbiamo cercato in origine di inserire questa idea entro un panorama culturale, sottoponendo il progetto ad Antonio Spinosa, che però non si interessò e non si occupò della nostra iniziativa. Il programma fu affidato a due specialisti, profondi conoscitori della religione islamica, ma persone molto moderate: Khaled Fouad Allam e Mahmoud Salem Al-Shai.
Quali furono le difficoltà maggiori?
Non fu affatto facile. Ci furono resistenze da ambienti cattolici, per motivi che non esito a definire fondamentalisti. Non dal Papa, il quale anzi appoggiò l’iniziativa. Si opposero al programma anche determinati ambienti politici laicisti, convinti del fatto che dare spazio ad una religione non poteva essere accettato. Ebbi un forte appoggio dalla sinistra, da alcuni esponenti cattolici, come ad esempio Rocco Buttiglione, e da Alleanza Nazionale. Le resistenze più violente vennero da Forza Italia e dalla Lega Nord.

E poi come andarono le cose?
Fu un’ avventura interessante che durò due anni, e che poi fu messa a tacere senza rumore dal consiglio di amministrazione di Enzo Siciliano, il quale fece sparire immediatamente il programma. Ci fu qualche protesta da parte dei musulmani, ma tutto passò sotto silenzio.

Dunque professore, ora lei appoggia l’iniziativa di Marcello Veneziani?
Beh, è un’ottima idea riaprire il discorso. Non dimentichiamo che, tra i musulmani presenti in Italia, circa 10.000 sono cittadini italiani convertiti all’islam, persone che non sognano nemmeno di abbandonare le loro tradizioni occidentali, ma che hanno compiuto una scelta religiosa. Per questo, ma anche per altre ragioni, l’obiezione che a me fu posta sull’estraneità culturale non può essere ritenuta valida. Un’iniziativa del genere non rappresenta tuttavia nessun passo avanti verso il pluriculturalismo, è solo un modo per dare visibilità a una religione altrettanto importante di quelle che già hanno un loro spazio in tv.

Ma lei pensa che esistano dei preconcetti nei confronti dell’Islam?
C’è chiaramente un pregiudizio nei confronti dell’Islam, ma un problema reale effettivamente esiste. Non si tratta delle derive fondamentaliste e fanatiche, quanto del problema del pluralismo delle comunità islamiche del paese. Le comunità sono molte e spesso non si trovano in accordo tra loro. Questo ostacola la formazione di una rappresentanza che possa assumersi il ruolo di interlocutore dello Stato.

Il ministro dell’Interno Pisanu sta lavorando per comporre il mosaico dei musulmani italiani. Cosa pensa del suo lavoro?
Pisanu sta facendo un ottimo lavoro per creare un «piccolo Parlamento» delle comunità islamiche, ma si è fidato troppo di certi consiglieri che hanno in tasca tesi troppo rigide. Il Ministro dell’Interno a mio avviso sbaglia a tenere fuori alcune rappresentanze islamiche italiane, ritenute dal Viminale troppo vicine agli ambienti fondamentalisti.

A chi si riferisce?
Per esempio all’Ucoii, l’Unione delle Comunità e organizzazioni islamiche in Italia.

Professor Cardini, qualche consiglio per Marcello Veneziani?
Consiglio a Veneziani innanzitutto di guardare il lavoro che era già stato fatto e di chiamare in servizio per questa iniziativa gli specialisti che lavorarono in Rai undici anni fa, insieme ad altri. Sono persone ancora valide. E poi di stare attento perché la comunità musulmana è assai diversificata al suo interno. Le varie comunità non si amano molto e bisogna cercare di dare voce a tutti e di rispettare il pluralismo che le caratterizza.



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Samir Khaldi: 'Proposta positiva, ma attenti al pluralismo'

Samir Khaldi: 'Proposta positiva, ma attenti al pluralismo' Anche l’imam della moschea di Roma di Centocelle dichiara di essere disponibile a partecipare attivamente alla realizzazione del progetto “Islam in Rai”. «Per me è davvero una proposta positiva – afferma l’imam Samir Khaldi – la moschea di Centocelle sarà felice di essere coinvolta, è nostro dovere. Ma è importante che venga rispettato e preso in considerazione l’islam di tutti quanti». L’imam Khaldi teme di trovarsi in futuro davanti a una trasmissione gestita da persone che non conoscono a fondo la religione islamica: «Chi andrà a parlare dell’Islam dovrà essere realmente in grado di farlo. Qui in Italia tanta gente si presenta come esperta di religione islamica, anche tra i cittadini arabi, ma poi non è vero che lo sono. La Rai deve saper scegliere». Khaldi propone il coinvolgimento di alcuni personaggi: l’imam della Grande moschea di Roma, che non parla l’italiano, ma che potrebbe comunque essere tradotto; rappresentanti della moschea di Bologna; la stessa comunità di Centocelle. «Sicuramente si commetteranno errori – afferma Khaldi - ma questo è normale. L’importante è che gli errori siano rettificati da persone che utilizzano fonti autorevoli per confrontarsi con l’Islam». (08 marzo 2005 - ore 13.34)