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  1. #11
    Neutrino NO-TUNNEL
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    In Origine Postato da Misterbianco
    Fini a porta a porta ha detto che gli agenti del Simi avevano avvisato gli americani che stavano andando all'ereoporto con la Sgrena Oggi la giornalista rapita ha smentito qualsiasi telefonata del Calipari in lingua inglese..
    ù

    ti sbagli ho seguito anhio la trasmissione e nonha detto questo
    anche un mediatore iracheno intervistato da porta a porta ha confermato
    Nè DAVANTI Nè DI DIETRO, MA DI LATO

  2. #12
    Neutrino NO-TUNNEL
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    Predefinito Re: Re: Re: Re: Re: Il generale ammette: non informammo gli USA. Dimissioni dei vertici SISMI.

    In Origine Postato da aguas
    Alla fine ti dimostri quale sei: privo di argomenti.
    cazzate
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  3. #13
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    In Origine Postato da thematrix
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    ti sbagli ho seguito anhio la trasmissione e nonha detto questo
    anche un mediatore iracheno intervistato da porta a porta ha confermato
    IL COMMENTO
    Le due versioni del ministro
    di GIUSEPPE D'AVANZO

    GIANFRANCO Fini cancella rumorosamente l'esito opinabile, e comunque condiviso, raggiunto dal Parlamento dopo il sacrificio di Nicola Calipari e la liberazione di Giuliana Sgrena. La scena muta in un battibaleno. Al Senato, come l'altro giorno alla Camera, maggioranza e opposizione apprezzano la fermezza del governo nel chiedere a Washington luce piena su quanto avvenuto al check point dell'aeroporto di Bagdad. Si dicono soddisfatti della volontà degli americani di svolgere un accertamento comune dei fatti (rubricando addirittura il risultato come un successo del governo).

    Rendono onore a un funzionario dello Stato con molto coraggio, caduto per svolgere il suo dovere. Accantonano le questioni controverse e più sensibili. Pagare i sequestratori è giusto, è conveniente, è leale? Giuliano Amato e Domenico Contestabile convengono da fronti opposti (Fed, Forza Italia) che sarà necessaria presto una riflessione per trovare strategie e modelli operativi che siano più trasparenti per i nostri alleati e meno criminogeni e più sicuri per gli italiani che vivono in contesti avvelenati dal terrorismo (non c'è solo l'Iraq). Insomma, tutto va per il meglio. Il clima politico è insolitamente nonpartisan e solidale. Poi...

    Poi, Gianfranco Fini prende posto sulla poltrona bianca di Porta a Porta e la qualità del discorso pubblico, messo insieme in questi tristi giorni, si frantuma in polvere. Al ministro degli Esteri riesce l'impresa, con pochi suoni, di avvilire se stesso, offendere il Parlamento, accendere di dubbi la ricostruzione ufficiale, aprire il varco a nuovi interrogativi, ad altri sospetti. E' il lavoro bizzarro di un gaffeur o il passo laterale di chi vuole star lontano da un pasticcio?

    Appena l'altro giorno (martedì) Fini riferisce alla Camera dei fatti di Bagdad. Tono accorto. Stile equilibrato. Decisione nel chiedere "verità e giustizia". Applausi e apprezzamenti anche dall'opposizione. In realtà, il ministro conferma quanto è già noto.

    Sono però le conferme ufficiali e solenni del governo intorno a tre punti decisivi. La versione americana è in contrasto con la ricostruzione italiana. Non abbiamo comunicato agli alleati l'obiettivo della presenza di Calipari a Bagdad. (Non abbiamo dunque detto agli americani che il nostro agente segreto era lì per riportare a casa Giuliana Sgrena). Non viene smentito che è stato pagato un riscatto. A Fini lo chiedono senza giri di parole. Non risponde: non abbiamo pagato alcun riscatto. Dice, come se fosse un delitto il discorso nitido: "Abbiamo seguito le vie diplomatiche, politiche, di intelligence" (è la stessa formula che usa Berlusconi al Senato). Al confuso quadro della notte del 4 marzo mancano ancora molti tasselli, ma almeno queste tre questioni sembrano risolte. Non è così.

    Lontano dall'aula parlamentare, la telecamera scioglie la lingua al ministro che combina un altro racconto intorno a due dei tre punti essenziali. Non è stato pagato alcun riscatto. Calipari avvertì gli americani che stava tornando in aeroporto con la Sgrena. Sono rivelazioni. Il ministro le propone in modo conciso e chiaro, senza la vertigine dell'eloquenza che lo ha fulminato a Montecitorio.

    Anche l'uomo comune, e non soltanto il Parlamento, chiederà ora a Fini perché non ha detto quelle stesse cose quando gli è stata concessa la parola a nome del governo. Il ministro non appare consapevole che questo passo laterale può costargli molto in credibilità. Soprattutto sottovaluta le correzioni che le sue novità impongono alla ricostruzione ufficiale aggravando sia le responsabilità americane che le nostre.

    Se Calipari ha davvero allertato gli alleati sulla presenza di Giuliana Sgrena perché il suo rientro non è stato protetto nell'ultimo tratto autostradale? La sparatoria al check point diventa ancora più grave e colpevole. Se non abbiamo pagato un riscatto - possono chiederci ora gli americani - quale posta "politica, diplomatica e di intelligence" è stata assicurata ai sequestratori o concessa ai loro mediatori? E' la testimonianza di Buttiglione a favore di Tarek Aziz? Soltanto quello o che altro? Insomma, un garbuglio. Che diventa pericolosamente dilettantesco se si guarda meglio nel discorso del ministro.

    Le molecole sono malamente sconnesse. Dice Fini: "Non c'è stato pagamento". Ma aggiunge che gli "sembra difficile che possa essere arrivato del denaro ai sequestratori senza l'autorizzazione del governo italiano". Gli sembra difficile. Dunque, non lo sa per certo. Azzarda. Intuisce. Presume. (O insinua?). Fini non può escludere che Gianni Letta abbia dato carta bianca al direttore del Sismi, contando il risultato, e il generale Pollari abbia aperto la cassa dei fondi riservati.

    Calipari disse agli americani che era venuto a Bagdad per riprendersi l'ostaggio? Fini inciampa in formule confuse. In prima battuta, sostiene che "Calipari ha avvisato doverosamente che era a Bagdad (difficile negarlo, era lì in carne e ossa! ndr) e non ha avvisato che cosa era andato a fare perché noi siamo un Paese sovrano, leale ma non subalterno (conviene ricordarlo di tanto in tanto, ndr)". Dunque, gli americani non sanno, si può concludere.

    Conclusione affrettata. In seconda battuta, Fini chiarisce: "Il quarto uomo è un generale italiano che era all'aeroporto di Bagdad in collegamento con le autorità statunitensi. Molto probabilmente, Calipari ha telefonato a lui per avvertire gli Usa che stava rientrando all'aeroporto con la giornalista liberata".

    Il ministro agita inutilmente le acque. Non c'è quarto uomo. Non c'è mai stato. Il cosiddetto "quarto italiano" è il generale Maioli. E' il nostro senior military representative a Bagdad. Insomma, il nostro ufficiale di collegamento con gli americani. Non partecipa né deve partecipare all'azione. Accoglie Calipari e il suo ufficiale all'aeroporto, li aiuta nelle pratiche di accreditamento. Non si muove dall'aeroporto né deve farlo. Calipari lo allerta per avvisare gli americani? Molto probabilmente. Anche in questo caso, Fini azzarda, presume, ipotizza. Non sa nulla di certo, e comunque fino a qualche ora fa il governo ha sostenuto che Maioli annuncia agli americani "il passaggio di un funzionario d'ambasciata senza passaporto". Furbizia obbligata se non si vuole che Giuliana Sgrena sia interrogata dalle forze della coalizione.

    Era noto che il ministro degli Esteri, con sua viva irritazione, fosse stato lasciato fuori della porta durante la crisi "gestita" in maniera esclusiva da Gianni Letta. Non sorprende che non possa aggiungere altri dettagli alla ricostruzione ufficiale. Sorprende che lo voglia fare e non in Parlamento, ma in un salotto televisivo suscitando soltanto dubbi sulla versione che il governo ha fornito. A meno che non sia proprio questo - una velenosa presa di distanza dalle scelte di Letta - l'obiettivo della sorprendente sortita.

    A questo punto sono formulabili tutte le opinioni dal bianco al nero. E' stato pagato un riscatto? E se non è stato pagato, quali sono le contropartite politiche concesse ai sequestratori? Queste concessioni, più che il riscatto in denaro, hanno irritato gli americani? E quanto li hanno irritati? Chi sapeva della missione di Nicola Calipari?

    Delle mosse degli americani si occuperà il gruppo di lavoro italo-americano. Non è avventuroso pensare che sia necessaria una commissione d'inchiesta parlamentare - non solo per restituire dignità a un Parlamento offeso - ma anche per venire a capo della condotta degli italiani durante le trattative e nella fase finale dell'operazione. Dopo la brillante performance di Fini, chi può prendere più sul serio, senza verificarla, la versione del governo?

    (10 marzo 2005)

  4. #14
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    In Origine Postato da Misterbianco
    IL COMMENTO
    Le due versioni del ministro
    di GIUSEPPE D'AVANZO

    GIANFRANCO Fini cancella rumorosamente l'esito opinabile, e comunque condiviso, raggiunto dal Parlamento dopo il sacrificio di Nicola Calipari e la liberazione di Giuliana Sgrena.
    .................................................. ...................................
    ho letto anche io questo articolo
    su indymedia
    non è che sia molto lusinghiero nè nei confronti di fini nè nei confronti degli americani
    Nè DAVANTI Nè DI DIETRO, MA DI LATO

  5. #15
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    In Origine Postato da thematrix
    ho letto anche io questo articolo
    su indymedia
    non è che sia molto lusinghiero nè nei confronti di fini nè nei confronti degli americani
    Fini per parare il culo al governo ha affermato il falso ma con gli americani di mezzo questo giochino non funziona.

  6. #16
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    Il racconto del generale italiano all'aeroporto: Mario Marioli
    ha inviato il suo rapporto ai magistrati che indagano
    "Americani informati a metà
    non sapevano della Sgrena"
    All'ufficiale fu richiesto di facilitare il passaggio dei due funzionari e di un terzo cittadino italiano non precisato
    di CARLO BONINI
    IL Comando militare americano non fu messo al corrente delle ragioni della presenza a Bagdad di Nicola Calipari e del maggiore del Sismi che con lui resterà coinvolto nel conflitto a fuoco sull'autostrada per l'aeroporto. Né fu messo nelle condizioni di sapere che sulla macchina che alle 20.55 si stava avvicinando allo scalo viaggiava Giuliana Sgrena. Ignorava dunque tanto l'esistenza, quanto l'esito dell'operazione per la liberazione dell'ostaggio, perché entrambe le circostanze gli vennero taciute. Perché dagli italiani non arrivarono che comunicazioni di routine, incomplete, evidentemente insufficienti a mettere in moto procedure di attenzione straordinaria su quanto stava accedendo. Lo documenta, ora, con una relazione di servizio che è stata acquisita dalla Procura di Roma, l'ufficiale italiano di collegamento con le forze alleate a Bagdad. Vale a dire proprio l'uomo indicato nella ricostruzione proposta dal governo al Parlamento come colui che, quel venerdì 4 marzo, tenne il filo delle comunicazioni con gli americani e ne sollecitò la collaborazione.
    L'ufficiale si chiama Mario Marioli. E' un generale di divisione del nostro esercito e i suoi uffici comando sono a Camp Victory. E' a Bagdad con l'incarico di "Deputy commanding general Multi-National Corps Iraq", vice-comandante del Corpo multinazionale in Iraq. Nella catena di comando alleata, un gradino sotto il generale George Casey, comandante in capo delle forze armate in Iraq.
    La sequenza dei fatti che il generale Marioli ricostruisce nella sua relazione si apre con l'arrivo all'aeroporto di Bagdad di Nicola Calipari e del maggiore del Sismi che lo accompagna. E' il primo pomeriggio di venerdì. Il loro arrivo è stato comunicato a Marioli dal capocentro della nostra intelligence militare a Bagdad.
    E' lui che chiede al generale di facilitare le operazioni di sbarco e accreditamento dei due funzionari, il rilascio a entrambi sia del badge che ne certifica l'identità (unico documento valido per le forze della Coalizione), sia del nullaosta al porto delle armi individuali. Marioli ignora le ragioni per le quali Calipari e il maggiore che lo accompagna sono a Bagdad, quanto tempo si tratterranno nel Paese, quali spostamenti faranno e come e con chi. Non è affar suo, essendo lui ufficiale estraneo all'intelligence. Né è tenuto a fare domande. Tutto quello che gli viene chiesto di fare è velocizzare i tempi per il ritiro di quei badge, evitare che i due funzionari del Sismi restino bloccati nell'imbuto di burocrazia che accoglie all'aeroporto i nuovi arrivati. E' esattamente ciò che fa. Consegna Calipari e il suo maggiore ad un capitano dell'esercito americano - se ne conosce il cognome, Green - perché disbrighi le scartoffie.
    Con Calipari e il maggiore ormai all'esterno dell'aeroporto, il lavoro di Marioli è finito. Per il momento. Il generale ignora le modalità con cui si spostano e dove si dirigano. Perché una volta in viaggio verso Bagdad il riferimento sul terreno dei due funzionari, a questo punto, è soltanto il capocentro Sismi a Bagdad. Dire che il lavoro di Marioli è finito significa dire che il canale di "comunicazione e collegamento" con gli americani e la loro catena di comando militare tace. Che - è ormai il tardo pomeriggio di venerdì - il nostro alleato sa soltanto che due funzionari della "diplomazia" italiana sono arrivati a Bagdad. Nulla di più.
    Quel che accade nelle ore successive, è ampiamente noto. Almeno per come lo hanno ricostruito nelle loro testimonianze il maggiore del Sismi e la stessa Giuliana Sgrena. Chi nulla sa, ancora una volta, è il comando americano. Perché chi può comunicarglielo, il generale Marioli, non ha nulla da comunicare. Almeno fin dopo le 20. E' intorno a quest'ora - come documenta l'ufficiale nella sua relazione di servizio trasmessa alla Procura di Roma - che Marioli viene nuovamente sollecitato dal capocentro Sismi di Bagdad.
    Apprende che Calipari e il maggiore sono riemersi dal nulla e stanno rientrando verso l'aeroporto. Ma non da soli. Con un terzo passeggero a bordo. "Un cittadino italiano privo del lasciapassare della coalizione e del passaporto". Non è chiaro se il generale, a questo punto, sia contestualmente informato dal capocentro Sismi che quel passeggero si chiama Giuliana Sgrena o lo apprenda solo successivamente (è una delle circostanze che i pubblici ministeri intendono approfondire), mentre è certa la richiesta che il capocentro del Sismi lo prega di inoltrare alle autorità militari americane che presidiano l'aeroporto. "Facilitare con un passi temporaneo l'accesso all'aeroporto del cittadino italiano che viaggia con i due funzionari già identificati nel pomeriggio".
    Marioli non ha difficoltà a farlo. Come ha già fatto nel pomeriggio (quando Calipari e il maggiore sono arrivati a Bagdad), chiede che la burocrazia della sicurezza americana non faccia difficoltà agli italiani che stanno raggiungendo in auto l'aeroporto. In particolare, che al check-point principale che immette all'aerostazione, venga fornito un passi temporaneo al passeggero che ne è sprovvisto. E' una comunicazione da militare a militari. Marioli non ha nessun contatto con funzionari dell'intelligence statunitense. E, del resto, non se ne vede la ragione.
    Sono ormai quasi le 20,30 di venerdì e, come è evidente, la catena di comando americana dispone soltanto di brandelli di informazione. Sa che una macchina con a bordo tre italiani sta viaggiando verso l'aeroporto. Conosce i nomi di due dei passeggeri, ignora quello del terzo, per il quale si chiede di preparare un passi temporaneo, che verrà rilasciato soltanto al check-point principale dell'aeroporto sulla base delle generalità che rilascerà quel passeggero o chi con lui viaggia e per lui garantisce. E' sufficiente per dire che, a questo punto, il comando americano è consapevole di cosa sta accadendo? Si può indubbiamente convenire che gli americani sanno comunque di una macchina in movimento, che dovrebbero facilitarne l'arrivo in sicurezza. Ma quale macchina, poi?
    Il generale Marioli - per quanto si evince dalla sua relazione - non è in grado di comunicarne né il modello (ricordiamolo: una Toyota Corolla), né il colore (grigio chiaro), né la targa (irachena). Non può farlo perché li ignora e perché, in fondo, una volta avvertito il checkpoint principale il problema sembra risolto.
    Non è così, come oggi sappiamo. Perché sull'autostrada per l'aeroporto, nascosta al riparo di una curva, attende nel buio una pattuglia mobile del 69esimo reggimento della terza divisione di fanteria che, su indicazioni del suo comando e su richiesta dell'ambasciata americana a Bagdad, deve tenere "pulita" la strada e assicurare l'incolumità dell'ambasciatore John Negroponte, il nuovo capo delle intelligence americane, la più potente spia d'America, l'uomo, come ripetono fonti militari americane a Bagdad, "la cui vita vale quanto quella del Presidente".

    (11 marzo 2005)
    Prosit


  7. #17
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    In Origine Postato da Misterbianco
    Fini per parare il culo al governo ha affermato il falso ma con gli americani di mezzo questo giochino non funziona.
    sono d'accordo, rispetto ai MAESTRI della menzogna(gli americani) il governo che cazzzo conta????

    PS: posso capire che aguas sostenga la versione usa(che da qui a tre settimane andrà in frantumi, te lo posso garantire, altrimenti qui in italia succederà il casino....) ma te?
    Nè DAVANTI Nè DI DIETRO, MA DI LATO

  8. #18
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    In Origine Postato da thematrix
    sono d'accordo, rispetto ai MAESTRI della menzogna(gli americani) il governo che cazzzo conta????

    PS: posso capire che aguas sostenga la versione usa(che da qui a tre settimane andrà in frantumi, te lo posso garantire, altrimenti qui in italia succederà il casino....) ma te?
    Purtroppo per te la versione USA dell'incidente ormai è più che certa, tutto è nato dalla scellerata scelta del nostro governo di trattare con i terroristi per la liberazione degli ostaggi senza l'appoggio di iracheni e americani.

  9. #19
    Neutrino NO-TUNNEL
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    In Origine Postato da Misterbianco
    Purtroppo per te la versione USA dell'incidente ormai è più che certa, tutto è nato dalla scellerata scelta del nostro governo di trattare con i terroristi per la liberazione degli ostaggi senza l'appoggio di iracheni e americani.
    ah si? gli usa dicono che l'auto viaggiava a forte velocità e che i servizi segreti non avevano avvertito gli usa, questa secondo te sarà la versione definitiva?
    Nè DAVANTI Nè DI DIETRO, MA DI LATO

  10. #20
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    In Origine Postato da thematrix
    ah si? gli usa dicono che l'auto viaggiava a forte velocità e che i servizi segreti non avevano avvertito gli usa, questa secondo te sarà la versione definitiva?
    Ti avviso che la Sgrena ora parla di velocità di crociera che andavano da 70, 80 chilometri orari il doppio di quanto affermato in prima battuta.

 

 
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