MOSCA - Doveva essere la grande occasione per celebrare i sessant'anni dalla vittoria sul nazismo. E anche per far vedere al mondo che la Russia è perfettamente inserita nel consesso internazionale e nella grande coalizione mondiale contro il nuovo flagello costituito dal terrorismo. Ma i fantasmi del passato sono sempre destinati a tornare se non vengono seppelliti in maniera adeguata. E Mosca, avviata con Vladimir Putin sulla strada del ritorno a uno Stato forte e magari anche autoritario, sembra non voler più fare i conti con la parte imbarazzante del suo passato. Con le sofferenze imposte ai Paesi Baltici occupati; con l'occupazione di isole giapponesi quando la guerra era quasi finita; perfino con l'esecuzione degli ufficiali polacchi nella foresta di Katyn da parte degli uomini di Beria.
Ecco allora che alle grandi celebrazioni del 9 maggio, alla parata trionfale con Putin, Bush e i leader dei maggiori Paesi del mondo (il giorno dopo è in programma anche un vertice Russia-Unione Europea), ci saranno degli illustri assenti: i presidenti di due dei tre Paesi Baltici, il premier giapponese. Arriverà il presidente polacco Kwasniewski, ma solo se i russi cambieranno registro sulla questione dei documenti relativi alla strage di Katyn.
Sono ferite antiche ma mai sanate quelle che vengono allo scoperto in questi giorni. La prima è quella legata al patto Molotov-Ribbentrop firmato nel 1939 tra l'Unione Sovietica e la Germania hitleriana. Nei protocolli segreti allegati, i due Paesi totalitari si spartivano l'Europa centro-orientale. Subito dopo l'invasione della Polonia da parte della Germania, l'Urss occupò la sua fetta: Polonia Orientale, Bessarabia (attuale Moldova), Bukovina del Nord (Ucraina Occidentale), poi Estonia, Lettonia e Lituania. La Finlandia si salvò solo grazie a un'eroica resistenza militare.
Per i popoli occupati, il tallone sovietico fu duro quanto quello nazista: arresti, deportazioni (mezzo milione solo in Polonia), fucilazioni di massa. Il fior fiore dell'esercito di Varsavia (23 mila uomini) fu eliminato. Quattromila e cinquecento ufficiali, trasferiti nella foresta di Katyn, vicino a Smolensk, furono trucidati dall'Nkvd con un colpo alla nuca. Dopo la guerra, con gli accordi raggiunti a Yalta e Potsdam, all'Urss vennero lasciate le sue prede di guerra, anche quelle del tutto innocenti. La Polonia è rimasta comunista, mentre i baltici, la Moldova e l'Ucraina Occidentale hanno continuato a far parte integrante dell'Urss fino alla vigilia del suo scioglimento.
onore ad un piccolo popolo che non si è mai piegato al comunismo.