da Paolo Franchi , Corriere della sera:
.................. E’ molto probabile che questa evidente divaricazione, comunque siano andate materialmente le cose sulla strada per l’aeroporto di Bagdad, abbia fatto da sfondo alla tragedia. Ma si preferisce non parlarne. Così come si evita il più possibile di pronunciare la parola riscatto, limitandosi (Berlusconi) a reiterare più bruscamente l’invito a non recarsi in Iraq, perché chi vi si recherà non potrà più essere protetto. O a dire (Amato) che a lungo andare pagare riscatti diventa controproducente.
Bene così, ma questa parola, d’ora in avanti, bisognerà pronunciarla ad alta voce, per rendere noto con grande chiarezza a tutti che l’Italia, quella che vuole restare in Iraq come quella che dall’Iraq vuole andarsene, riscatti, direttamente o indirettamente, non ne pagherà più. In nessun caso, neanche per il più nobile dei fini, salvare una vita umana. E’ una scelta difficile e dolorosa, sul piano pratico e sul piano di principio, che presuppone un confronto difficile e doloroso nella politica e nell’opinione pubblica. Meglio affrontarlo che coprirsi gli occhi, e far finta di nulla.
e finalmente comincia a farsi largo, a fatica, quel che tutti sanno , ma che non si vuole ammettere: il riscatto è stato pagato, eccome.
ma soprattutto, se le parole hanno un senso, che si è entrati nell'ottica che pagare un riscatto a dei terroristi, chiunque sia ( ripeto, chiunque sia) il sequestrato, è non solo un tragico errore, ma che stimola questi delinquenti a proseguire nel loro infame disegno.
abbiamo a quanto pare sempre bisogno di sbatterci il naso più volte per capirlo, fino a che non ci scappa il morto .
allora riusciamo a superare le ipocrisie del vaticano e di quelli che si autodefiniscono progressisti e a capire che la posizione di americani ed inglesi, mai trattare con dei delinquenti terroristi, è quella giusta..
il buonismo ha già fatto danni enormi, ma perseverare è diabolico.
qualcuno finalmente inizia a rendersene conto.