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    Thumbs up Alla faccia dei libertari-liberisti e dei loro reggicoda

    Il provvedimento europeo pubblicato domani, in vigore venerdì
    Dimostrato il dumping dal 20 al 79% e il danno per le imprese
    Antidumping, arriva il dazio
    sulla finta seta cinese
    La Ue: niente a che vedere con le richieste da parte dell'Italia

    ROMA - Arriva il primo dazio anti-dumping nei confronti di alcuni prodotti di seta sintetica cinesi. Il
    provvedimento verrà pubblicato domani, 16 marzo, sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea ed entrerà in vigore venerdì prossimo. Ma il commissario Ue al Commercio estero Peter Mandelson spiega che esso non ha niente a che vedere con l'applicazione delle misure di salvaguardia verso Pechino, o con le richieste di dazi anti-dumping da parte dell'Italia.
    Tuttavia, la decisione di Bruxelles fa seguito alle analisi dei flussi e alle richieste giunte all'esecutivo europeo dal 2003.

    Il prodotto in oggetto è rappresentato da un tessuto serico utilizzato per produrre capi di abbigliamento (anoraks, biancheria femminile, abbigliamento sportivo e da sci, rivestimenti interni di capi di abbigliamento). Il consumo in Europa di questo materiale è pari a 1 miliardo di euro, con importazioni cinesi pari a 300 milioni di euro.

    "L'avvio di un'indagine antidumping su un prodotto come quello in esame è il primo grande risultato ottenuto dall'istituzione dell'help desk PMI attivato dalla Commissione su iniziativa promossa dall'Italia durante il Semestre di presidenza - commenta il viceministro alle Attività Produttive Adolfo Urso - ed è su questa strada che dobbiamo proseguire il nostro lavoro". Per il ministro, infatti, "non basta agitarsi e invocare, confondendo competenze e misure, i dazi. Meglio che le imprese italiane si uniscano alle imprese europee per produrre una documentazione efficace affinché si possa intervenire come si è fatto in modo positivo a tutela dei prodotti ricavati dal poliestere".

    Il bene in esame rientra nella "categoria 35", ed è uno dei pochi prodotti tessili per cui è stata richiesta e ottenuta la sorveglianza nonostante non fosse coperto da un sistema di quote prima del 2005 (la Sorveglianza infatti copre in via prevalente proprio quei prodotti tessili che avevano una copertura fino al 2005 e ora sono scoperti). Le analisi effettuate verso le imprese che hanno fatto ricorso (pari al 30% della produzione UE) hanno dimostrato l'esistenza del dumping (dal 20 al 79%) e del danno connesso danno: dalla riduzione della produzione all'occupazione.

    (15 marzo 2005)
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  2. #2
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    l’intervento
    Chi dice “dazi no” ci è o ci fa?


    Enrico Ottolini*
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    Dazi sì…anzi…forse….dazi no! Di fronte a tali tentennanti o negative prese di posizione nei confronti della più antica, ma forse per questo, più semplice ed efficace forma di protezione si resta senza parole per le giustificazioni addotte. Non c’è dubbio che di dazi non si può vivere (in caso di dubbi si può però chiedere ai colossi dell’automobile che cosa ne pesano!), ma il problema del Tessile Abbigliamento italiano è oggi quello di sopravvivere e mettercela tutta giunto ad un passo dal baratro, comportamento anch’esso tipicamente italiano, per venirne fuori così come fatto nel passato di fronte ai grandi cambiamenti strutturali (la crisi delle grandi aziende degli anni 70 e la nascita del piccolo e bello e successivamente la geniale intuizione del made in Italy ). Ma chi dice: dazi no…vien da chiedersi: ci è o ci fa? Se è “ un ci è” significa che di fronte ad uno tsunami cinese, fatto di tessuti magliette pantaloni e giacche jeans golfini, invita tessitori bergamaschi, tintori bustocchi, magliai carpigiani, filatori biellesi ed impannatori pratesi…insomma mezzo milione di persone a sorridere, pensando a quanto di bello avrebbero potuto fare nei prossimi 10 anni con prodotti innovativi benedetti dall’Unione Europea, per la foto da accompagnare al loro necrologio.
    Se è “ un ci fa”, in quanto dietro ogni prodotto cinese che arriva in Italia c’è un italiano (il grande, non può essere altro e non ci si prenda in giro, che ha delocalizzato o che gestisce l’import), che dichiari apertamente di difendere precisi interessi che hanno nome e cognome e non si appelli a principi e valori che, in questo caso, fanno rabbrividire le coscienze anche dei più cinici a cui memoria ed evidenza non possono far difetto.
    La partita dei dazi non è più ormai un confronto di Scuole di Elevato Pensiero…è diventata la semplice difesa di interessi contrapposti…l’importante per tutti noi è capire “ chi è con chi” anche perché alcuni Grandi Re sono ormai nudi …e tutt’altro che belli a vedersi...
    * Resp. Tessile Lombardia
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    Ass. Cristiana Artigiani Italiani
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    [Data pubblicazione: 15/03/2005]
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  3. #3
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    Predefinito

    Renato Borghi, presidente Federazione Moda
    «In attesa che l’Europa si svegli non perdiamo tempo e applichiamo i dazi in via temporanea»


    Giancarlo Mariani
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    «Mi sembra che il discorso che ha fatto la Lega sui dazi sia stato liquidato con troppa fretta addirittura senza neanche leggere il documento». Non ha dubbi Renato Borghi, presidente della Federazione Moda Italia che rappresenta 32mila piccole e medie imprese, dettaglianti e grossisti del settore.
    Allora a suo parere in Consiglio dei Ministri sono stati troppo frettolosi?
    «Mi pare che al primo punto del decreto sulla competitività ci fosse: impegnare il Presidente del Consiglio dei Ministri ad esercitare tutta l’autorità possibile in seno di Commissione Europea».
    Questo che cosa comporterebbe?
    «Se si riescono ad esercitare subito le clausole di salvaguardia, che sono regolarmente previste e sottoscritte dalla Cina quando è entrata nel Wto, forse parlare di dazi sarebbe quasi superato».
    Ma intanto l’invasione cinese è senza freni?
    «E’ proprio così. L’attuale situazione è preoccupante, se non disastrosa, con un incremento di importazione del 47 per cento in un mese. Quindi dobbiamo applicare le clausole di salvaguardia. Stabiliamo un contingente che, per l’anno venturo, la Cina non può superare. Se si fa questo il discorso dei dazi diventa superabile».
    Non è però così semplice perché In Europa le posizioni divergono?
    «Si stanno confrontando due fronti. Quello dei Paesi come Italia, Francia, Spagna e Portogallo è favorevole all’applicazione delle clausole di salvaguardia. Mentre c’è il fronte dei paesi del Nord Europa che è contrario perché non hanno una industria del settore».
    E allora in tempi brevi quali soluzioni convengono?
    «Il timore della categoria che rappresento è che essendoci un fronte di questo tipo e prevedendo l’applicazione delle clausole di salvaguardia in tempi medio lunghi, siano necessari altri interventi, anche se si sta accelerando con l’interessamento di Urso per raccogliere le pratiche da trasmettere a Mandelson».
    Questo vuol anche dire che anche la ricerca a l’innovazione non bastano?
    «A questo ritmo di crescita si devono prendere misure veloci. Con i pochi denari che sono stati messi sul piatto ne parliamo tra 3 o 4 anni ad andar bene e nel frattempo...».
    Quali misure prendere?
    «A mio avviso, visto che ci sono già dei super dazi, alcuni anche per i prodotti cinesi, televisori e altri generi, non capisco quindi perché sarebbe così assurdo, in via temporanea, intanto che non si può applicare la salvaguardia, applicare dei dazi. Si potrebbe anche utilizzare questa scelta magari come arma di pressione nei confronti della commissione Europea. Tra l’altro vorrei sottolineare che dei dazi nel tessile ci sono già. Infatti mi sembra che il Pakistan, o l’India, hanno un super dazio sulle lenzuola di cotone».
    Beh, mi sembra che all’interno del Wto non ci siano regole che valgono per tutti?
    «Di cultura della reciprocità se ne parla spesso durante i convegni ma questo non sortisce alcun effetto pratico. Credo che tutti concordino nel dire che sono più i vertici del Wto falliti di quelli che hanno portato dei risultati. Le regole all’interno del Wto non le evade sono la Cina ma anche l’Europa, per quanto riguarda l’agricoltura e gli Stati Uniti con le sovvenzioni all’industria cotoniera».
    Intanto le nostre piccole e medie aziende sono in grande difficoltà mentre i grossi delocalizzano?
    «Mi rendo anche conto che un industriale del settore calzaturiero come Della Valle non avrà i problemi che hanno le migliaia di piccole e piccolissime aziende del settore calzaturiero ed è il colmo che un rappresentante della distribuzione difenda la produzione».
    Che rapporto hanno i suoi associati con il Made in Italy?
    «Siamo per la difesa del Made in italy perché a differenza della grande distribuzione il dettagliante vende un prodotto di qualità ed a noi preoccupa l’invasione di prodotti a prezzo basso che determinerebbero una disaffezione rispetto al prodotto di qualità che trattano i negozi».
    I questa fase i negozianti come si comportano?
    «Hanno anche in parte già comprato prodotti cinesi anche perché la qualità non è più quella di qualche hanno fa ma è migliorata. il problema è che rispetto ad una offerta merceologica che si rivolge a tipologie di consumatori diversi una quota sul mercato a basso prezzo di prodotti competitivi cinesi può andar bene. Una quota superiore, ed ecco la posizione dei miei associati, rischia di demolire il mercato nella fascia medio alta di qualità del prodotto e quindi noi la troviamo pericolosa».


    [Data pubblicazione: 15/03/2005]
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

 

 

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