Martedì, 15 Marzo 2005
il Gazzettino





È IL MARCHIO CHE SI MERITA
di LUIGI BACIALLI

È un vile e pericoloso criminale che si crede un eroe. Io lo ritengo più semplicemente unmona.
E d'ora in poi sul Gazzettino, nei titoli, nei sommari, negli occhielli, nelle didascalie e nei miei articoli di prima pagina lo chiamerò Monabomber.

Niente di che: solo un ritocchino al nome che è diventato la griffe del terrore fai-da-te, il celebre marchio di fabbrica del signore (o della signora, e non è detto che non si tratti di un pool di svitati) che da dodici anni si diverte con ordigni artigianali a dilaniare e mutilare le carni di uomini e donne, preferibilmente di anziani e bambini.

Unabomber è un logo freddo e anonimo ed evoca il killer americano specializzato in grandi stragi. Questo imbecille che da troppo tempo piroetta indisturbato in molte province del Nordest spargendo petardi micidiali ovunque ma soprattutto a Motta di Livenza va apostrofato per quello che è, un mona.

Va chiamato Monabomber, dunque, perché non si creda un angelo vendicatore ma un poveretto, un miserabile sadico che gode ferendo a tradimento il prossimo.

Monabomber perché sia consapevole del disprezzo da cui è circondato. Ha detto bene ieri il pm Luca Marini. Monabomber si alimenta della propaganda mediatica che è diretta conseguenza delle sue bieche imprese; e da certe fiction che inconsapevolmente esaltano (proprio perché non v'è mai traccia di condanna e di riprovazione) il pazzoide di turno, anche Monabomber trae una mostruosa gratificazione che lo induce, come una droga, a replicare i suoi squallidi delitti in una spirale di inebriante violenza.

Per questo è bene che si senta odiato da tutti, isolato dal resto del mondo e adeguatamente condannato dalla società civile attraverso i mezzi d'informazione. Purtroppo negli anni di piombo giornali, radio e televisioni furono casse di risonanza dell'eversione. Se molti terroristi si montarono la testa fu anche a causa della grande visibilità assicurata loro da un'informazione asettica che raramente si mostrava severamente critica nei confronti delle Br, dei Nar e delle altre formazioni che insanguinarono l'Italia.

A Monabomber oggi lanciano troppi servizi e pochi strali. Monabomber va ridicolizzato e sbertucciato perché è quello che merita; ma soprattutto perché il suo narcisismo ferito potrebbe fargli mettere un piede in fallo.

Questo non è un Paese in cui si possano mettere delle taglie. Accadrebbe quel che accadde nell'aprile del '45 e in altre guerre civili: troppi innocenti spacciati per criminali e portati sul patibolo dopo un processo sommario.

Troppa gente verrebbe messa alla gogna e sottoposta a indagine senza colpa alcuna.

Oggi anche le nostre leggi permissive consentono alla magistratura e alle forze dell'ordine di acciuffare terroristi, mafiosi, seriali killer e bombaroli. Serve l'intelligence, ma soprattutto l'intelligenza e la sensibilità di chi ci governa. E il vero problema è che lo Stato dovrebbe fornire polizia e carabinieri dei mezzi necessari per identificare e per chiudere in gattabuia lo stesso Monabomber. E mi chiedo a quanti di coloro che percorrono in lungo e in largo il Nordest, e in particolare la Marca dove Monabomber imperversa, sia capitato di essere fermati da qualche pattuglia e perquisiti. Non è che manchi la volontà, ce n'è da vendere. Mancano gli uomini e le auto dell'Arma e della PS, che si fanno in quattro per la criminalità comune e dovrebbero anche prendere con le mani nella nitroglicerina il bombarolo del Triveneto.

Quel Monabomber che, statene certi, prima o poi, come un tonno, finirà nella rete.