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  1. #11
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    Comunque la liturgia non dovrebbe essere cambiata come un orlo dei pantaloni a seconda della stagione . Ricordo che il verbo greco " lambano" significa ricevere passivamente. Infine sul "Tantum ergo" dell' infallibilita' della CEI... Ricordiamo Paolo VI che per motivi dottrinali si oppose strenuamente.

  2. #12
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    Ricordiamo che nei primi secoli la comunione era in mano, la si portava anche a casa, tra l'altro.
    La liturgia è dinamica, una liturgia statica è contraddittoria.

  3. #13
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    Mi dispiace, Thomas, ma nei primi secoli si celebrava anche subito dopo aver pranzato; solo in casi straordinari, ex.g. San Tarcisio, si inviava la S. Comunione anche per mani non consacrate in caso di pericolo. Ma credo che il problema fondamentale siano i frammenti che possono perdersi e nei frammenti, in ciascun frammento, di qualsiasi entità, c'è tutto N.S.G.C. o, come dissi ad un illustre ed eretico Sacerdote che sosteneva che nei frammenti non c'è Presenza reale, occorre consocrare Ostie a dimensioni umane reali per farceLo stare tutto?
    Cordialmente.

  4. #14
    Napoléon I
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    Originally posted by Thomas Aquinas
    E' stata permessa dalla Conferenza Episcopale, che aveva il permesso della Santa Sede, ergo va bene.
    San Tommaso visse 800 anni fa, lo ricordiamo, non si sa mai. Chi ha l'autorità per decidere ha deciso.
    Negare questo significa affermare che la Chiesa ha permesso qualcosa di nocivo, cosa temeraria, e in sè assurda, non ha proprio senso.
    La comunione in mano non va affatto bene in se, ne con le mie parole volevo legittimare tale pratica, solo non volevo permettermi di criminalizzare chi in buona fede, e non conoscendo la teologia o l'iter che la concessione di tale pratica seguì, si reca a fare la S. Comunione in tal modo. Poichè spesso gli è stato spiegato che tale modo è assolutamente buono e cattolico, dal parroco, dal catechista, dal vescovo e dalla CEI. Il fedele dunque non dubita di quello che fa, perchè piamente, e ciò è davvero lodevole, segue i consigli dei suoi legittimi pastori. Io stesso, molti anni fa, prendevo l'ostia con la mano, poichè il mio prevosto mi aveva così insegnato, ma senza dolo nè malizia.

    Sento il bisogno di fare questa precisazione poichè generalmente i tradizionalisti (non più cattolici), affermano che chi fa la comunione in mano è un gretto, un ignorante, un sacrilego, ecc. Non è affatto vero, poichè lo fa con buona fede (la stessa buona fede che i tradizionalisti non hanno quando disobbediscono al concilio, ai vescovi, al papa, o addirittura non li riconoscono).

    Ora occorre bene discernere le posizioni: se il fedele piamente compie quel gesto, non si deve certo rimproverarlo, poichè non ha fatto nulla di male. Al massimo, si può con cortesia e tatto, spiegare la prassi secolare della chiesa, nel dare la comunione sulla lingua, oltre che la dottrina sulla presenza reale nelle specie e nei frammenti consacrati. Se tuttavia il fedele, pur comprendendo ed approvando la dottrina cattolica, volesse continuare tale gestualità, non glielo si impedisca, se ciò gli porta un vantaggio spirituale.

    Certo non è opportuno ed è assolutamente da evitarsi la prassi tradizionalista di accusare l'ignaro fedele di Scisma eresia modernismo, apostasia, sacrilegio, e di accusare i legittimi pastori di essere degli abominevoli criminali, per aver permesso tale prassi.
    Ciò, non solo perchè falso, ma perchè anzichè stimolare il fedele ad una "conversione", lo scandalizza.
    I tradizionalisti portano dunque anche scandalo.

    Inoltre è opportuno aiutare i parroci ed i pastori, a seconda delle nostre possibilità, affinchè capiscano i bisogni spirituali dei loro parrocchiani, anche di quelli con un'indole più conservatrice e tradizionale. Eventualmente sarebbe opportuno parlare anche a loro della opportunità di recuperare quelle prassi liturgiche un po' abbandonate, che ben sottolineano l'adorazione e la credenza nella presenza reale: purificazioni, abluzioni, genuflessioni, postura del pollice e dell'indice (Paolo VI e non solo lui, dopo il '70, continuò a celebrare con tale postura delle mani), che erroneamente si credono abolite. Non sono abolite, ma i sacerdoti possono o meno applicarle, a discrezione (è mutato il concetto delle rubriche nel passaggio da un messale all'altro: da un tassativo elenco di gesti inderogabili, ad un elenco "minimo", che non vieta gesti di pietà privata). Per esperienza personale, devo dire che a volte i pastori ignorano anche i decreti della S.Sede. Il mio vice-parroco ed amico, ad esempio ignorava l'esistenza di "Redemptionis Sacramentum" e di "Ecclesia de Eucaristia", in cui si ribadisce l'opportunità della comunione in ginocchio: nel caso aiutiamoli noi, ricordandoglieli.

    Un accenno alla CEI.
    Io sono profondamente ostile e critico alle conferenze episcopali, e a tutt'oggi, ignoro quale sia il loro reale valore canonico, sebbene abbia compiuto qualche studio. Faccio una precisazione a Thomas: sembra dal tuo ragionamento, che tu pensi che ciò che la conferenza episcopale avalla, va bene. Non è corretto. Ciò che la conferenza episcopale stabilisce, sempre che sia di sua competenza, cosa che il più delle volte non lo è, rende una cosa "legale", ma non necessariamente "lecita". Ora la comunione sulla mano è legale, ma per i molti motivi noti, non è lecita affatto, ed oltretutto, essendo l'impedimento di natura più teologica che pastorale, la c.e. non mi pare nemmeno sia in grado di derogare alla normativa generale (anche se occorre rispettare il dato di fatto, e la legge attuale, nei limiti del possibile e del cattolico). Ricorda che ad esempio la C.E. americana disse che Paolo VI, dopo l'Humanae Vitae non poteva più essere l'autorità morale della chiesa (con un ragionamento stranamente uguale a quello dei sedevacanzisti, anche se con opposte premesse), e che la c.e. olandese promulgò con decreti assolutamente a norma canonica, il famoso catechismo che nega la resurrezione, dubita della esistenza storica di Gesù, nega la presenza reale nell'eucaristia, nega il sacerdozio ministeriale. Ora appare evidente che una c.e. può blaterare, ma fino ad un certo punto: la verità è oggettiva e non si discute, nè si accantona.

    Se invece pensiamo che la chiesa abbia permesso qualche cosa di nocivo, beh, dipende dai punti di vista.
    Per me è nocivo che un giovine cattolico suoni la chitarra. Per me è nocivo che chi cerca di coltivare la propria spiritualità, recandosi in chiesa, si senta strimpellare delle cazzate sovrumane, i gen rosso, i gen verde, i gen giallo e i gen ho due palle così. Dal mio punto di vista uno che ha un approccio del genere con la religione, non può che uscirne ateo e probabilmente anticlericale ( e a ben guardare, la maggior parte di detti chitarristi, sono tutti dei cripto-sinistrorsi, segno evidente che tale pratica menoma il cervello). Tuttavia sembra che ci sia qualcuno che trovi giovamento da ciò, per cui quello che appare nocivo a me, forse è un toccasana per qualcun altro. Allo stesso modo, chissà, certa gente ha trovato nella comunione sulla mano, un rifiorire della propria vocazione cristiana. Resta da notare che Paolo VI ha espressamente dichiarato quali sono i gravi motivi teologici che impediscono la liceità di tale pratica, e lo stesso Giovanni Paolo II ha ribadito gli stessi punti, ribadendo anche la sua contrarietà, e questo deve perlomeno far riflettere che la questione non è così semplice liquidazione.

  5. #15
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    La CE non ha permesso questa pratica da sè, l'ha permessa in quanto aveva il permesso per permetterla, all'estero questa pratica era già stata permessa da prima. Insomma: si è affidato alle CE di decidere, immagino in relazione alle variopinte situazioni dei vari paesi. Se l'autorità superiore autorizza le CE di permettere questo, evidentemente questo non è male e nocivo in sè. Può essere nocivo in relazione all'attitudine, all'atteggiamento della singola persona. Un buon fedele che prende devotamente la comunione in mano cosa fa di male? Nulla.
    Di sicuro quindi non è una pratica nociva, al massimo poco opportuna, poco opportuna perchè la gente è tarda e necessita spesso di precisi gesti senza i quali non si rende conto della sostanza. Io spero di non negare la presenza reale con la comunione in mano, nè di essere meno devoto, anche se di solito la evito.

 

 
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