Eurostat cita il «signor Prodi». Il governo: un complotto
Il caso della lettera con la richiesta di chiarimenti sul deficit inviata dal Lussemburgo a dicembre
ROMA - Alle 17.14 di ieri, quando sui monitor delle agenzie di stampa è apparsa quella dichiarazione di Romano Prodi, in via XX Settembre, sede del ministero dell’Economia, e a Palazzo Chigi Domenico Siniscalco e Silvio Berlusconi hanno fatto un salto sulla sedia. «Eurostat: Prodi, una brutta notizia per l’Italia». «Non è vero!», devono essersi detti i due prima di alzare quasi simultaneamente il telefono per cercarsi. Chi li ha visti e parlato con loro, subito dopo, conferma l’incredulità, ma anche la rabbia nei loro volti. Perché Berlusconi e Siniscalco, se lo sospettavano, da ieri sono convinti che dietro l’attacco di Eurostat ai conti italiani ci sia proprio lui, Romano Prodi. Troppo fresca quella lettera arrivata il 4 dicembre scorso dall’Ufficio statistico del Lussemburgo, che è poi una direzione generale della Commissione europea di cui Prodi è stato presidente, per essere dimenticata. Comincia con un classico «Caro signore», e prosegue così: «Eurostat ha recentemente notato ( observed , nel testo in inglese) che il signor Romano Prodi, ex presidente della Commissione Ue, ha sollevato dubbi sulla qualità delle statistiche sulla finanza pubblica italiana. Senza entrare nel merito di quelle dichiarazioni - si legge nella missiva -, vorremmo ricevere informazioni dettagliate su: ...» e giù una lista di nove punti. Molto tecnici, in pratica tutti i rilievi che prima hanno portato alla revisione del deficit 2004 dal 2,7 al 3% e poi ieri alla mancata certificazione del bilancio. Questioni su come sono stati computati nel bilancio pubblico italiano gli aumenti di capitale delle Ferrovie, i trasferimenti alle imprese dal conto «de tesoreria» (nel testo è in italiano), le cartolarizzazioni immobiliari di Scip2, dei crediti Inps. Richiesta di notizie su Infrastrutture Spa (che ha dentro il debito Tav e i futuri pedaggi- ombra, e che per il governo è da considerare fuori dalla pubblica amministrazione), la spesa sanitaria, i dividendi straordinari pagati da Eni ed Enel, il Fondo Immobili Pubblici. Il tutto firmato da Bart Meganck, direttore di Eurostat, anche se la pratica è stata istruita da un italiano.
Quando fu spedita la lettera, il 4 dicembre scorso, è bene ricordarlo, Prodi era già tornato, da tempo, a essere un privato cittadino. Non uno qualsiasi, certo. Antagonista politico di Silvio Berlusconi, ma nulla più a che vedere con le istituzioni europee. E non è raro che Eurostat accenda fari su operazioni contabili effettuate dagli Stati membri anche solo avendone avuta notizia, magari per caso, dalla stampa. Figuriamoci se a «sollevare dubbi» è un ex presidente della Commissione. Il quale, al termine di un vertice della Gad, il 29 novembre, giusto una settimana prima, aveva usato parole di fuoco contro la finanza creativa del governo Berlusconi. «La Finanziaria è incerta e insufficiente, la finanza pubblica estremamente compromessa, con il deterioramento dei conti avvenuto interamente negli ultimi tre anni. Il governo ha perso il controllo dei conti pubblici» aveva detto Prodi. «Il 3 per cento nel 2004 sarà raggiunto soltanto grazie a manipolazioni contabili di fine anno». C’è il dubbio, aveva detto Prodi, che alcune misure non vengano accettate da Eurostat. Contestazioni precise e puntuali, ma che tuttavia riflettevano, secondo gli uomini di Prodi, «perplessità comuni». La conclusione dell’ex presidente Ue era che il deficit 2004 in realtà sarebbe stato più alto tra mezzo punto e un punto rispetto a quanto indicato dal governo. Comunque oltre i limiti di Maastricht.
Cinque giorni dopo parte la lettera di Eurostat. Forse in Lussemburgo sono stati solo un po’ zelanti, e imprudenti, nel citare l’ex presidente Prodi e i suoi ragionamenti nella lettera di cui Siniscalco ha messo a partito Silvio Berlusconi sin dall’inizio di gennaio.
«Non sappiamo se definire quel funzionario di Eurostat un imbecille o un uomo in malafede», dicono oggi i collaboratori di Prodi. Fatto sta che il Tesoro e la Presidenza del Consiglio pensano «a un’operazione orchestrata». Hanno anche notato la prudenza con cui la nuova Commissione Barroso ha trattato, ieri, la questione dei conti italiani. E concluso che evidentemente in Lussemburgo c’è qualcosa che non funziona. Il Tesoro, fra l’altro, contesta le osservazioni di Eurostat dal punto di vista tecnico. Palazzo Chigi da quello politico. Berlusconi non si dà ragione del fatto che tra sei giorni lui e altri ventiquattro capi di Stato e di governo si riuniranno a Bruxelles per riformare il Patto di Stabilità e renderlo meno rigido. «Ma come? Discutiamo da mesi di come sfilare via certe spese dal deficit, ed Eurostat ce ne rinfila altre dalla finestra?».
Mario Sensini
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