Bertinotti e il PRC
Bertinotti, questo vecchio salottiero borghese, conteso dai mass media di regime, ama definire il PRC "sinistra radicale e antagonista". Altro che "sinistra radicale e antagonista"! Nel VI congresso nazionale di questo partito, tenutosi dal 3 al 6 marzo a Venezia, si è assistito all'ennesima svolta a destra, al rigetto del marxismo anche sul piano formale, al ripudio totale della storia del movimento operaio e del socialismo del comunismo, al definitivo salto del fosso. Bertinotti e i suoi seguaci hanno assunto come loro base ideologica la non violenza ghandiana e l'ecumenismo iper-anticomunista del papa nero Wojtyla. Hanno dichiarato di essere contro tutte le guerre, senza distinzione, comprese perciò quelle di liberazione. Secondo questa logica idealistica e piccolo borghese, la restistenza palestinese e quella irachena, per citare i due casi più attuali, dovrebbero abbandonare le armi e porgere fiori agli occupanti sionisti e imperialisti. L'ostentato e plateale abbraccio di Bertinotti a Prodi davanti ai congressisti, la cancellazione dell'inno "Bandiera rossa", la lettera di invito a partecipare ai lavori inviata al neoduce Berlusconi, gli apprezzamenti di Fassino e Rutelli circa la nuova affidabilità di Rifondazione per l'alleanza di "centro-sinistra", sono significativi in questo senso.
Il PRC ora si colloca stabilmente all'interno della "sinistra" borghese e si candida con essa al governo nazionale. Si candida ad amministrare il capitalismo al massimo livello; cosa che, per la verità, faceva già in moltissime realtà regionali e locali essendo parte del "centro-sinistra" al governo. Ormai siamo alla fine della parabola involutiva. Butteranno via, di fatto, la bandiera rossa e la falce e martello, cambieranno nome, cancellando la denominazione comunista con la quale non hanno niente a che fare, si omologheranno in tutto e per tutto, al di là di ciò che diranno e faranno le frange trotzkiste di Ferrando e Malabarba e la corrente di Grassi. Ai compagni di base del PRC che non intendono finire nella braccia di Prodi, D'Alema e Fassino diciamo: venite via, venite col PMLI, è questo il vostro partito!

L'operato dei governi di "centro-sinistra"
La famigerata "Bicamerale" voluta da D'Alema aveva il compito di "riformare" questioni fondamentali della seconda parte della Costituzione: sistema elettorale, forma di governo centrale, federalismo regionale e locale, modifica nella composizione e funzioni del Senato, "riforma" della giustizia e via dicendo. Quelle controriforme proposte non erano tanto diverse da quelle che si trovano nel "piano di rinascita" della P2 e quelle perseguite e attuate dal governo Berlusconi. Anzi, sul federalismo hanno fatto di più i governi di "centro-sinistra" che l'attuale. E' loro la controriforma del Titolo V della Costituzione approvata nel 2001 che ha portato allo spezzettamento dello Stato unitario italiano in 20 staterelli. Proprio quante sono le regioni: alle quali è stato attribuito il potere legislativo su moltissime materie, prima di competenza delle istituzioni nazionali, sia pure in concorrenza, concernenti l'industria, l'agricoltura, l'artigianato, il terziario, l'ambiente, i trasporti, la sanità, la scuola, l'università, la formazione, la polizia locale urbana e rurale e altri settori.
Così come farina del loro sacco sono le leggi su cui poggia il processo federalista in atto. Ci riferiamo alla legge per elezione dei consigli delle regioni a statuto ordinario del 23 febbraio 1995, sponsorizzata dal governo Dini e voluta anche dal PRC, alla legge Bassanini del marzo '97, introdotta dal governo Prodi, anch'essa appoggiata dal PRC, alla legge costituzionale per l'elezione diretta del presidente della giunta regione e l'autonomia statutaria delle regioni del 22 novembre 1999, promossa dal governo D'Alema e, infine il decreto legislativo sul federalismo fiscale del 13 gennaio 2000.
Di fronte a tanta solerzia, la Lega Nord di Bossi, che del federalismo ha sempre fatto il suo cavallo di battaglia, quella Lega che qualche anno fa il capo DS D'Alema definì "una costola della sinistra" (sic!), non può che ringraziare. Ecco come è stata stravolta la "Repubblica unica indivisibile", sancita nell'art. 5 della Costituzione, per fare posto alla repubblica federale, evidentemente più consona alle nuove esigenze economiche e istituzionali del capitalismo italiano integrato nell'Unione europea.
Noi marxisti-leninisti abbiamo sempre avversato il federalismo come una vera iattura per l'unità del popolo italiano e del Paese, un ritorno al passato, all'Italia divisa in molti Stati prima dell'Unità, un regalo fatto ai capitalisti del Nord che hanno bisogno di sganciare il Sud per poter meglio competere con le altre parti d'Europa nel mercato globalizzato, europeo e mondiale. Non ci convince nemmeno nella forma "temperata e solidale", assai più ingannatoria e per questo non meno pericolosa e dannosa, poiché apre la porta alla devolution territoriale, politica, istituzionale, economica e sociale e alla divisione delle masse popolari regione per regione, del Nord, del Centro e del Sud Italia.
Lo stesso discorso può essere fatto per quanto riguarda il presidenzialismo, da sempre obiettivo dei neofascisti del MSI, ora AN. Almirante, ricordiamolo, proponeva la "Nuova repubblica" incardinata sul presidenzialismo, lo stesso fece a suo tempo Randolfo Pacciardi; il presidenzialismo, divenuto sucessivamente punto programmatico del piano piduista gelliano, è diventato progressivamente una bandiera anche dei DS e dell'intero "centro-sinistra" (salvo il PdCI). Che non per caso hanno sostenuto, a suo tempo, l'elezione diretta dei sindaci-podestà e dei presidenti delle province e delle regioni. E sono disponibilissimi a forme di "premierato forte" tramite elezioni dirette, plebiscitarie.
Quando affermiamo che tra il polo di "centro-destra" e il polo di "centro-sinistra" non ci sono differenze sostanziali, poiché ambedue si muovono all'interno del sistema capitalistico, ma solo quantitative, formali e tattiche su questioni come il presidenzialismo, il federalismo e il liberismo, scontiamo delle incomprensioni e anche delle contestazioni aperte con i compagni di base della "sinistra" parlamentare. Ma così stanno le cose!
Oltre a quanto abbiamo già detto al riguardo, si potrebbe ricordare che anche governi di "centro-sinistra" hanno violato l'art.11 della Costituzione inviando militari e occupando la ex Jugoslavia; anche loro hanno fatto una politica di privatizzazioni e di precarizzazione del lavoro con il famigerato "pacchetto Treu"; anche loro hanno "riformato", con un'impronta liberista, la scuola, l'università, la sanità e la previdenza sociale; anche loro hanno avuto una politica di contenimento dei salari e delle pensioni; anche loro hanno operato per limitare il diritto di sciopero. Anche loro hanno varato una legge sull'immigrazione la Turco-Napolitano xenofoba e poliziesca, introducendo i famigerati "centri di accoglienza", veri e propri lager.
Anche i DS e gli altri dell'Ulivo hanno contribuito ad abbattere la discriminante antifascista, a sdoganare l'ex MSI, ad alimentare il revisionismo storico teso a rivalutare il ventennio e infangare la Resistenza, e a sviluppare un processo di pacificazione nazionale che tanto a cuore sta a Vittorio Emanuele Ciampi. Basti citare, a questo proposito la celebrazione della "giornata del ricordo" istituita l'anno scorso con il concorso bipartisan dei due poli parlamentari, e la campagna propagandistica sulle foibe e su "l'esodo degli italiani giuliano-dalmati" della Jugoslavia di Tito nel dopoguerra, piena di menzogne, di falsificazioni storiche con toni anticomunisti e anti-resistenziali; tendente a coprire le gravi responsabilità e le stragi compiute dall'imperialismo italiano fascista.
Una nera campagna, anch'essa portata avanti in modo bipartisan e con grandi mezzi mediatici, vedi la fiction televisiva "Il cuore nel pozzo", che ha mandato in solluchero Fini, e questo dovrebbe far riflettere. Com'è possibile che fascisti e antifascisti possano pensarla alla stessa maniera? C'è qualcosa che non torna!
Questo discorso appena fatto per il governo nazionale vale anche per i governi regionali, provinciali e comunali. Il "centro-sinistra" si autoproclama "alternativo" alla coalizione berlusconiana, ma a ben vedere, è solo una variante del potere della borghesia, magari più abile, più ingannatoria, più capace di garantire la "pace sociale", concedendo qualche briciola riformistica e inventando escamotage pseudo-democratici come "le primarie" per la presentazione dei candidati alle elezioni, come la "democrazia partecipata", il "bilancio partecipato", il "nuovo municipio".


Ecco in sintesi la lista dei provvedimenti attuati dal nuovo Mussolini.
Basta ricordare, nell'essenziale, la partecipazione alla guerra imperialista in Iraq, in violazione flagrante dell'art.11 della Costituzione, a fianco degli americani del neo-Hitler Bush e degli inglesi di Blair. Le leggi "vergogna" in tema di giustizia: dalla Cirami alla salva Previti, senza scordare quelle sul falso in bilancio, le rogatorie, il "legittimo sospetto" sui magistrati. La controriforma fascista dell'ordinamento giudiziario. La controriforma in materia di telecomunicazione e la privatizzazione della Rai. Le controriforme sociali su scuola, università, ricerca, sanità, pensioni. In questo ambito, particolarmente odiosa risulta la legge retrograda, medievale e antifemminile, fortemente auspicata dalle gerarchie vaticane sulla fecondazione medicalmente assistita; la legge schiavista e razzista Bossi-Fini sull'immigrazione; la legge sulle tossicodipendenze che equipara tutte le droghe allo stesso livello e manda in galera, invece di curare, chi ne fa uso.
Per non dire del progetto di legge costituzionale, in discussione in parlamento, che intende introdurre un premierato ducesco, il senato delle regioni, portare alle estreme conseguenze la devolution, che intende indebolire e marginalizzare la Corte costituzionale.
Per non dire del disegno di legge infame che vorrebbe mettere sullo stesso piano gli aguzzini e servi del nazismo della mussoliniana "repubblica di Salo" e gli eroici partigiani, artefici della liberazione dal nazifascismo.
Per non dire più in generale di una politica economica, finanziaria e sociale che ha portato a un vero e proprio declino industriale, di cui la crisi della Fiat è emblema, alla crisi di innumerevoli aziende con 300 mila lavoratori che rischiano il posto di lavoro, alla crisi dell'agricoltura con danni enormi nel settore; una politica economica che ha peggiorato ancora la condizione del Sud; una politica economica governativa che ha portato alla totale precarizzazione del lavoro, alla riduzione drastica del potere d'acquisto dei salari e delle pensioni e all'accrescersi della povertà. La "riforma" sulle tasse, come è noto, non ha dato niente o quasi a lavoratori e pensionati e ha favorito solo i redditi alti, mentre tante categorie, come il pubblico impiego, aspettano da mesi e mesi il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Una politica economica berlusconiana che ha portato inoltre, ad un aumento dell'evasione fiscale e contributiva e ulteriori illegalità e truffe fraudolente: vedi Cirio, vedi Parmalat.

CONCLUSIONI
A questo punto dovrebbe risultare chiaro che la scelta da operare non è tra votare il polo berlusconiano o il polo prodiano che, lo ripetiamo fino alla noia, non sono realmente alternativi tra loro. Noi non ci stiamo a "turarci il naso" per appoggiare il meno peggio, a fare l'ammucchiata nell'Unione del tecnocrate democristiano bolognese, a farsi tirare per i capelli per il sostegno alle liste e ai candidati del "centro-sinistra", come ha fatto il PRC in 13 regioni su 14, con il pretesto della lotta a Berlusconi.
Secondo noi la scelta di fondo, difficile ma necessaria da fare, è tra capitalismo e socialismo, tra la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista, all'interno della quale si muovono, più o meno, tutti i partiti parlamentari e la lotta per l'Italia unita, rossa e socialista. L'invito che noi rivolgiamo alle elettrici e agli elettori è di astenersi, ossia disertare le urne, annullare la scheda o lasciarla in bianco, non è un voto a favore delle destre e di Berlusconi come accusano e accuseranno quelli del polo prodiano, ma è viceversa un voto contro il neoduce e il suo governo, è un voto al PMLI e al socialismo

ABBASSO IL CAPITALISMO, L'IMPERIALISMO, IL NEOFASCISMO, IL PRESIDENZIALISMO E IL FEDERALISMO!
DISERTIAMO LE URNE, ANNULLIAMO LA SCHEDA O LASCIAMOLA IN BIANCO ALLE REGIONALI DEL 3 E 4 APRILE!
BUTTIAMO GIÙ IL GOVERNO DEL NEODUCE BERLUSCONI CON LA LOTTA DI PIAZZA!
PER L'ITALIA UNITA, ROSSA E SOCIALISTA!

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