Dal quotidiano LIBERO di oggi, mercoledì 23 marzo 2005......
" BERLUSCONI INDAGATO OVVIO, SI VOTA
di RENATO FARINA
Il Cavaliere accusato di "corruzione in atti giudiziari" nell'inchiesta sui diritti Mediaset Strane coincidenze nei tempi e nei modi. Ricordano l'avviso di garanzia del '94
Il 3 aprile si vota alle Regionali. I sondaggi, dopo aver intonato per mesi "Bella ciao" quasi ovunque, hanno cambiato musica. Non diciamo che cantano l'inno di Forza Italia - mamma mia, troppa grazia - ma almeno par di sentire il "Finché la barca va". Insomma, il centrodestra rischia persino di vincere, comunque di tenere sicuro in vista dell'appuntamento decisivo del 2006. E allora che succede? Sicuro come la morte, ecco il comunicato della Procura diretto all'onorevole Berlusconi, tramite l'avvocato Niccolò Ghedini: per una storia di film in tivù, il Cavaliere è indagato per "corruzione in atti giudiziari". Non è una robetta. Citiamo dal codice penale per non sbagliare: «Art. 319 ter- Corruzione in atti giudiziari - Se i fatti indicati negli articoli 318 e 319 sono commessi per favorire o danneggiare una parte in un processo civile, penale o amministrativo, si applica la pena della reclusione da tre a otto anni». Commenti? Il primo che ci viene è questo: notizia confortante. Nel fragile assetto del mondo, le buone, care abitudini reggono. Ad esse può poggiare sicura la nostra povera testolina incerta sull'origine della vita e sul destino dopo la morte. Qualcosa tiene. Sono cadute le Torri Gemelle, c'è stata un'alluvione nel Sahara. Ma al palazzo di Giustizia di Milano tutto funziona come un orologio svizzero. C'è un governo del Polo che gode il consenso dei cittadini? Cucù. Mandato di comparizione per Berlusconi. Ci sono elezioni di un certo peso in vista? Ri-cucù. Avanti così, che si va bene. Anche questo - bisogna dirlo - è un non piccolo merito del Cavaliere. Magari in questo caso non gradirà il complimento, ma diciamo grazie lo stesso a lui e ai suoi adorabili pubblici ministeri di Milano. Finché c'è lui, il diritto non è incerto, dimostra saldezza e continuità indomita. A Roma è diverso. Corte d'Appello e Tar escludono la lista Mussolini perché le liste sono farcite di firme false? Rimedia nel giro di tre giorni il Consiglio di Stato. Le firme sono senz'altro di colpo diventate vere, il 31 febbraio (data vidimata per certificare alcuni scarabocchi) dev'essere tornato per decreto nei calendari. Ci inchiniamo a prescindere come Andreotti dinanzi Ruini. Infatti l'uguaglianza o non è un principio costituzionale? E poi: se ci fossero eventualmente dei morti perché negargli il piacere postumo di sostenere una bella gnocca come la Mussolini? Stiamo esagerando con l'ironia? Bisogna pure zuccherare un po' l'amaro di queste storie sempre uguali. Qualcuno ricorda? Era il 21 novembre del 1994. Berlusconi se ne stava a Napoli in un congresso organizzato dall'Onu contro le mafie e i suoi delitti. E proprio lì la Procura di Milano pensò bene di fargli arrivare un "invito di comparizione". Il fatto è che prima di finire telefonicamente all'orecchio del Cavaliere e poi fisicamente nelle sue mani, la notizia era arrivata nelle stanze del direttore del Corriere. Il giorno dopo il Corriere fu distribuito con scrupolo a tutti i convegnisti. Un bel modo per impacchettare un premier e spedirlo moralmente a casa sua, in vista possibilmente della galera. (Finirà come sappiamo. Il 19 ottobre del 2001 la Corte di Cassazione ha assolto Berlusconi da quelle accuse con la formula più ampia. Intanto il governo, dopo quella spallata infamante, era caduto giù). Ieri invece il Cavaliere non era a Napoli ma a Bruxelles. Riunione dei presidenti dell'Unione europea. E se la godeva, il poveretto. Logico: la sua iniziativa dominante ha riscosso successo persino tra i colletti inamidati del clan di burosauri nordici. Il "patto di stabilità e di sviluppo", specialmente grazie alle sue spinte, è infatti stato modificato, sottolineando finalmente la seconda paroletta, di solito dimenticata. Era ora. La stabilità senza sviluppo ha infatti la bella solidità del cimitero dell'economia. Complimenti premier. Intanto al Senato, giù a Roma, ieri è passata senza intoppi e in piena armonia tra gli alleati della Cdl, la riforma costituzionale dello Stato. Gli avversari? Nervosissimi. Tant'è che preparano qualche pagliacciata per oggi. A parte che a questo punto, dopo la provvida iniziativa delle toghe ambrosiane, potrebbero risparmiarsela. Hanno detto che con la devoluzione e il premierato forte si sancisce la dittatura della maggioranza? Niente paura. C'è un altro potere che, legittimamente, senz'altro, e chi ne dubita?, provvede a togliere la terra sotto i piedi a chi è pur votato dalla maggioranza dei cittadini. Chi è il dittatore qui da noi? Comunque, quando a Palazzo Madama si vota l'ultimo articolo per la riforma federale non è ancora arrivato a Bruxelles il simpatico avviso. E nonostante i casini messi su da Tarzan Bordon, passa, eccome se passa, la prima vera democraticissima spallata all'ancien régime centralista, burocratico e partitocentrico. Roba da brindisi. E l'ago dei sondaggi gira verso destra. Per tutti questi motivi e altri ancora. Esempi. L'auspicio berlusconiano che la democrazia in Iraq possa fare a meno dei nostri soldati, forse un po' furbo, ha funzionato. E dopo i primi assaggi, la deter minazione del neo-capellone di Arcore nel ridurre ulteriormente le tasse è assai più convincente di un anno fa. Tantopiù che Bruxelles ha bocciato anche l'odiosa Irap inventata dal governo Prodi e da Vampiro Visco. Insomma, pareva troppo bello. Ed infatti è arrivata questa comunicazione: indagine per «corruzione in atti giudiziari». L'accusa - vogliamo dircelo? - oltre che singolarmente tempestiva, ci pare vacua. Il premier avrebbe innaffiato di denaro un avvocato inglese perché non spiegasse ai giudici di Milano l'architettura societaria del Biscione. Insomma: secondo i pm, David Mills, così si chiama il legale londinese, avrebbe inventato un sacco di società fantasma per conto di Fininvest e Mediaset, onde farvi sparire soldi in nero di pertinenza di Silvio e prole. Indi - prezzolato all'uopo dal Cavaliere - avrebbe aggiustato la sua testimonianza. La nostra idea? Fumo di Londra. Ma anche fumo di Lombardia, di Lazio, di Puglia e di regionali varie. "
Come avevadetto il compagno Borrelli? RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE
E Berlusconi non doveva trattare con questi signori promuovendo una riformicchia della giustizia piena di debolezze e contraddizioni e poco utile per fare della MAGISTRATURA, finalmente, una colonna libera e indipendente dello Stato Democratico italiano!!!!
Saluti liberali