Il magistrato aveva assolto tre islamici dall'accusa di terrorismo
Poi gli attacchi del Polo. "Contro di me continue diffamazioni"
Il gup Forleo querela Gasparri e Calderoli
Gli ispettori di Castelli la "assolvono"
Per gli inviati del Guardasigilli: "Il provvedimento è discutibile
ma non presenta abnormità censurabili sotto il profilo disciplinare"
ROMA - Come annunciato da tempo, il gup di Milano Clementina Forleo ha querelato, per diffamazione, i ministri Roberto Calderoli e Maurizio Gasparri per i loro commenti a proposito di una sua recente sentenza nei confronti di presunti terroristi islamici, tra i quali Mohammed Daki. Stessa sorte è toccata al forzista Fabrizio Cicchitto e a Gustavo Selva di An. La procura di Roma ha avviato le indagini. Secca la replica di Gasparri: "E' un onore. Il giudice Forleo dovrebbe essere più dura con il terrorismo e più rispettosa verso il Parlamento". Mentre per Castelli "l'unico problema è che a giudicare sono proprio i giudici, chi utilizza quegli strumenti utilizza armi sleali".
E proprio gli ispettori del ministero della Giustizia, incaricati da Castelli di compiere accertamenti preliminari sul contestato provvedimento, hanno rilevato che quella presa da Forleo è una decisione senz'altro discutibile, e basata su un'interpretazione discutibile della norma, ma da un primo esame non presenta abnormità censurabili sotto il profilo disciplinare. A scrivere la relazione è stato il capo dell'Ispettorato del ministero, Giovanni Schiavon. Ora spetta a Castelli decidere come agire riguardo alla vicenda Forleo: potrebbe decidere di soprassedere, o di avviare ugualmente un'azione disciplinare, oppure di incaricare gli ispettori di approfondire il caso con una vera e propria inchiesta.
Meno di due mesi fa, Forleo aveva assolto alcuni islamici, accusati di terrorismo internazionale, sostenendo che "le attività violente o di guerriglia", in un contesto bellico, "non possono essere perseguite neppure sul piano del diritto internazionale" e non sono incasellabili in quelle di terrorismo. Dopo la sentenza era piovuta sul gup milanese una pioggia di critiche da parte di esponenti politici, e anche alte cariche dello Stato non avevano risparmiato giudizi negativi. Al punto che lo stesso Armando Spataro, capo dei pm antiterrorismo di Milano, le cui richieste di condanna non erano state accolte, si era sentito in dovere di difendere la collega dai "rozzi attacchi", anche di "esponenti istituzionali".
A quel punto Castelli aveva disposto un'ispezione, mentre il Csm apriva una pratica a tutela del gup di Milano. Lo stesso vicepresidente del Csm Virginio Rognoni era sceso in campo per ribadire che i provvedimenti giudiziari possono essere criticati ma che la critica non può trascendere nella delegittimazione dei magistrati.
La Repubblica
(23 marzo 2005)