I neocon e la "dottrina" di Bush (estratti)
di Giovanni De Sio Cesari
I " neocon " intendono superare il relativismo sia etico che politico secondo il quale ogni civiltà ha una sua autocentralità, propri valori di riferimento e conseguentemente nessuna civiltà può considerarsi superiore a un’altra e vanno tutte ugualmente considerate su un piede di parità. Essi sostengono invece che nel mondo vi è un progresso, che alcune civiltà e relative visioni etiche possono considerarsi più evolute di altre. Il punto di riferimento del giudizio è sempre l’uomo nella sua totalità e concretezza che ha, dovunque in qualunque latitudine e a qualunque razza appartenga gli stessi bisogni fondamentali.
Ogni uomo aspira alla libertà e al benessere: questi beni sono diffusi soprattutto in USA che sono espressione generale e più matura della civiltà dell’Occidente. La libertà è la condizione al benessere: la libertà rende possibile esprimere le proprie capacità e le proprie scelte non solo nel campo spirituale e culturale (religione, opinioni politiche, etiche ecc) ma anche nel campo della realizzazione economica: gli Usa (e l’Occidente in generale) conoscono la prosperità perchè in essi è fiorita la libertà.
Non si può ad esempio mettere sullo stesso piano la civiltà dell’Occidente e quella islamica fondamentalista di un Mullah Omar o di Komeini: in quei paesi vediamo mancanza di liberta, terrore, donne oppresse e lapidate, culto della morte e guerre ininterrotte e conseguentemente povertà e sottosviluppo. Paesi come l’Iraq e l’Iran sono state favorite dalla natura per i preziosi giacimenti di petrolio ma pure in essi la vita è angosciosa e misera perché manca la libertà e conseguentemente anche la prosperità.
D’altra parte l’emigrazione verso L’Occidente è un fenomeno che ben mostra come tutti gli uomini in quanto uomini dotati degli stessi bisogni fondamentali ritrovano in esso una vita migliore e per raggiungerla non temono di sottoporsi ad ogni terribile sacrificio pur di fare si che, se non essi, almeno i propri figli possano un giorno godere di vivere in quella civiltà: l’America è il sogno di tutta l’umanità.
Da questa concezione nasce conseguentemente l’idea che diffondere il modo di vivere americano sia inteso non come sopraffazione ma come liberazione degli uomini. Se non vogliamo rassegnarci all’idea che la maggior parte dell’umanità viva nell’oppressione e nel sottosviluppo dobbiamo ammettere che tutti gli uomini, se viene offerto loro la occasione, siano capaci di vivere in libertà e creare la loro prosperità. Ad esempio, non è affatto vero che gli Iracheni siano condannanti per razza o per irreversibile contesto storico a vivere sotto grottesche dittature e ai limiti della sopravvivenza: bisogna offrire loro la possibilità di un vivere secondo quel modello di libertà che porterà loro anche il benessere.
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Gli USA tradizionalmente sono stati isolazionisti seguendo la "dottrina Monroe“ del 1823. (...) Tuttavia lo sviluppo della storia ha reso sempre più piccolo e interdipendente il mondo per cui gli Americani sono stati costretti, contro le proprie aspirazioni, ad intervenire nel mondo. Solo dopo aver superato un grandissimo disagio spirituale e una fortissima opposizione interna sono intervenuti nella Prima Guerra Mondiale quando una vittoria degli Imperi Centrali avrebbe minacciato anche la democrazia e gli Usa stessi.
Subito dopo però si sono ritirati nel proprio isolamento e non vollero nemmeno partecipare alla Società delle Nazioni. Ma questo atteggiamento in effetti ha permesso l’affermarsi del nazismo in Germania e del nazionalismo in Giappone che hanno affermato una concezione “malvagia” del mondo secondo cui quelle nazioni erano considerate superiori e avevano il diritto di asservire o distruggere gli altri popoli (slavi, ebrei o cinesi), hanno portato i lager, gli stermini di massa, ogni orrore.
Solo tardi l’America è scesa in campo contro di essi e dopo una lunga e sanguinosa guerra è riuscita a debellare quelle ideologie e portare in quei paesi libertà, democrazia e quindi benessere.
Si è pero profilato un secondo pericolo per l’umanità: il comunismo. Questo ha prodotto oppressione e miseria. I capi comunisti elevati a semidei con grotteschi culti della personalità hanno portato a fallimenti economici clamorosi con la conseguente morte per fame di milioni di individui (in URSS e in Cina in Cambogia) e per far tacere le critiche hanno sterminati la stragrande maggioranza dei comunisti stessi (purghe di Stalin , Rivoluzione culturale in Cina, killing field in Cambogia): anche il comunismo può essere allora definito, come già il nazismo il “male” (“impero del male“ secondo la celebre definizione di Reagan). Gli americani per quaranta anni lo hanno combattuto e alla fine sono riusciti a sconfiggerlo salvando per la seconda volta il mondo.
Attualmente si profila un nuovo pericolo un nuovo “male” da combattere: il fondamentalismo islamico. Questo è molto meno dotato di mezzi di quanto lo fossero il comunismo o il nazismo tuttavia è un estremamente insidioso per la possibilità che ha esso, attraverso il terrorismo, di creare il caos in Occidente: secondo la minaccia bin Laden anche un numero molto contenuto di combattenti islamici (terroristi) può trascinare l’Occidente in una crisi di incalcolabile portata e minacciare le basi stesse della civiltà americana.
Terroristi islamici potrebbero infatti compiere attentati in centri commerciali, ferrovie, industrie e bloccare la vita economica della nazione, potrebbero costringere a limitare quindi anche le libertà fondamentali che sono l’essenza stessa dell’America fin dalla sua formazione. Non vi è la possibilità di una difesa passiva; non è possibile controllare tutti gli obbiettivi possibili, praticamente infiniti, non bastano i normali controlli di polizia e il tradizionale sistema giudiziario garantista.
Il terrorismo è sostenuto infatti palesemente o nascostamente da regimi illiberali dispotici, impregnati di fanatismo antiamericano: gli stati canaglia (rogue states) che non rispettano il diritto internazionale e vengono quindi a costituire “l’asse del male”.
Il fondamentalista combatte l’America non per quello che fa ma per quello che è: solo strumentalmente essi rivendicano questo o quell’altro obiettivo (controllo del petrolio, ritiro americano, annientamento di Israele): in effetti quello che essi vogliono, e lo dichiarano apertamente, è combattere la libertà perchè temono, e a ragione, che questa possa espandesi nei loro paesi mettendo quindi fine ai regimi oscurantisti dispostici, oppressivi.
La lotta fra America e fondamentalismo assume quindi i colori della lotta del bene contro il male come era stato per la lotta il nazismo e al comunismo.
Giovanni De Sio Cesari
(IL SITO RACCOGLIE ALCUNE DELLE OPERE)