Originariamente Scritto da
Florian
Conservatorismo, nazionalismo, reazione
Il conservatorismo è sempre stato distinto (e a volte distante) dalla reazione. Reazionari erano gli ultras che, sulla scia di De Maistre, attaccavano lo Stato e la Nazione, perchè attraverso questi miti i giacobini avevano abbattutto i troni e gli altari. Il conservatorismo continentale, invece, guardò allo stato e alla nazione come fonti di ordine e stabilità sociale e su queste basi guidò la rivoluzione. Al Congresso di Vienna fu lontano dall'esaudire le speranze reazionarie: gente come Disraeli e Bismarck, promotori del conservatorismo "sociale" riconoscevano il valore delle riforme liberali e guardavano avanti, al progresso industriale, attirandosi dietro gli strali dei "feudali" e dei conservatori tradizionali.
Nel Novecento nei paesi anglosassoni il rapporto tra conservatorismo e liberalismo si fa ancora più stretto, mentre i reazionari scompaiono del tutto dalla scena politica. In Gran Bretagna il partito unionista raccoglie sotto un'unica bandiera, a destra, liberali e conservatori contro il laburismo.
In Europa invece è il turno del nazionalismo, erede degenere delle destre storiche liberalnazionali, che però supera i tradizionali steccati con una politica rivoluzionaria e reazionaria insieme, ma difficilmente etichettabile come "conservatrice". Più tardi il fascismo, su questa direzione farà ancora peggio, rendendo vana ogni ipotesi di partito conservatore nei paesi in cui era salito al potere. Questa è la ragione per cui, dal dopoguerra, il conservatorismo politico esisterà solo nei paesi che mai furono fascisti né nazionalisti (USA, Gran Bretagna), mentre in gran parte del continente a contrastare le sinistre non rimase altro disponibile che i partiti democristiani e liberaldemocratici di centro.