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  1. #11
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    In origine postato da MrBojangles
    Citofonare Jannuzzi (per dire) sul meeting svizzero per "incastrare Berlusconi"...
    Ti pareva che non saltasse fuori Berlusconi eh!


  2. #12
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    In origine postato da Pieffebi
    UN preofessionista dell'informazione che riprende una calunnia è un calunniatore, e se insiste è anche peggio, e potrebbe pure essere un istigatore di crimini più gravi, non si sa quanto "involontariamente", .........

    .........

    Saluti liberali
    Appunto, come i giornalisti de "Il Giornale", rei di aver rotto le scatole per mesi sulle bufale di Telekom Serbia, ovviamente sgonfiatasi come tutte le balle.

  3. #13
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    In origine postato da Pieffebi
    Un giornalista ha il dovere di verificare l'attendibilità di una "notizia", ...........
    Saluti liberali
    Già, come i giornalisti de "Il Giornale", che pubblicarono quintali di bufale sulla vicenda Telekom Serbia, che non hanno avuto riscontro.
    A proposito, che fine ha fatto la commissione Telekom Serbia? Esiste ancora? O è stata tacitamente soppressa?

  4. #14
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    In origine postato da Pieffebi
    Meschinità e incompetenza giornalistica unita ad odio ideologico e scelte politiche profondamente illiberali.

    Shalom
    Come quelle di attribuire i poteri di scioglimento della Camera al premier, ridurre i poteri del Presidente della Repubblica, far nominare metà giudici della Corte Costituzionale dalla maggioranza, ed altre amenità simili....

  5. #15
    Silvioleo
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    In origine postato da Curioso
    Come quelle di attribuire i poteri di scioglimento della Camera al premier, ridurre i poteri del Presidente della Repubblica, far nominare metà giudici della Corte Costituzionale dalla maggioranza, ed altre amenità simili....
    basta con queste idiozie...andate a fare i libbberali della domenica altrove pliz...

  6. #16
    SENATORE di POL
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    Basta leggere cosa dicevano i compagni Diessini sulla facoltà del premier di sciogliere le Camere.......ai tempi della bicamerale.......per capire quanto sono ipocriti e in malafede. Questi poteri del resto sono previsti in impianti istituzionali esistenti, perfettamente democratici, e che non hanno avuto neppure la disgrazia di antecedenti dittatoriali (l'ex socialista di sinistra Mussolini, Duce del Fascismo) e del più grande nemico occidentale di una democrazia liberale presente in un Parlamento democratico (IL PCI stalinista di Togliatti).

    Saluti liberali

  7. #17
    SENATORE di POL
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    In origine postato da Curioso
    Già, come i giornalisti de "Il Giornale", che pubblicarono quintali di bufale sulla vicenda Telekom Serbia, che non hanno avuto riscontro.
    A proposito, che fine ha fatto la commissione Telekom Serbia? Esiste ancora? O è stata tacitamente soppressa?
    Lo scandalo sussiste ed è sotto gli occhi di tutti, e la responsabilità POLITICA è certa.

    Saluti liberali

  8. #18
    Liberale
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    Hanno tentato di infangare la memoria di un morto mentendo vergognosamente su fatti gravissimi , giocando su storie tragiche che sono costate sul serio la vita a delle persone.
    Sono i luridi e infami maiali di sempre.

  9. #19
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    Ignaro del fatto che le colpe dei padri non ricadono sui figli, almeno in una visione laica dell’esistenza e della politica, il quadernetto a fumetti del malanimo radical-non-chic, la povera Unità stuprata dall’idiozia faziosa dei suoi direttori ex repubblicones ed ex espressisti, ha inventato un bel refuso inconsapevole, frutto della sua cupidigia di brutalizzazione dell’avversario: il papà di Storace, il refuso, ha picchiato a Roma un ebreo di 23 anni in un’epoca in cui lui, il papà, ne aveva dodici e viveva a Sulmona in famiglia.
    Così era scritto di venerdì su quel martoriato giornaletto la cui funzione principale è di avvilire e sputtanare la parte politica che sostiene e che lo nutre.
    Chiederanno scusa contriti, si spera, dopo essersi riconosciuti in quella irriflessa carognata, ma saranno lacrime di coccodrillo perché quel giornale vive, purtroppo, nella palude della diffamazione, e non è la prima volta che ricorre perfino ai parenti, sempre inconsapevolmente, per cercare di dare addosso agli avversari politici, non è la prima volta che dà la stura ad impulsi di annientamento di chi gli sta di traverso.
    E siccome sono anche un po’ tromboni & buffoni, scatenano una povera anima di cronista alla caccia di sensazionalismi di quella grottesca portata, uno sciarpalittorio dodicenne che picchia un baldo giovane di anni 23 in una città in cui non ha mai messo piede, dopo avere per giorni ri-sdoganato mussoliniani che si chiamano Mussolini e negazionisti che si chiamano Fiore e compagnia, sempre al fine di esercitare contro l’avversario politico quell’antifascismo intermittente, moralmente disgustoso, di cui parlava ieri Pierluigi Battista nel Corriere della Sera (e della notte eterna, secondo la memorabile definizione di Socci oggi in ultima pagina).
    Quando la torsione polemica arriva all’impulso di uccidere in effigie (character assassination) attraverso accuse che risalgono alla paternità; quando si bestemmia la “religione civile” dell’antifascismo e la si celebra nelle dosi di convenienza faziosa utili al momento, si esce dal giornalismo, che già è sporchino di suo, e si entra in una specie di nosocomio ideologico in cui tutto diventa possibile.
    In piazza San Carlo, a Torino, all’epoca in cui l’Unità cadde nella trappola del caso Maresca, e diffuse un apocrifo documento d’accusa contro un senatore democristiano, il vecchio dirigente comunista Gerardo Chiaromonte impartì una lezione di etica del giornalismo militante, dicendo alla folla che quei metodi, i “metodi dell’Espresso”, non erano accettabili nella battaglia politica.
    E si dimise il direttore. Ora i direttori e i condirettori li prendono da lì, e si vede.

    Ferrara su il Foglio del 26 marzo.

    ovvero quelli che “pretendono” di essere definiti “Opposizione”

    saluti

  10. #20
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    Al direttore - “Perché questo accanimento?”, mi ha chiesto a “Otto e mezzo” mentre discutevamo del terribile caso di Terri Schiavo.
    Le dissi, e le ripeto, che non so immaginare situazione più straziante di quella vissuta dai genitori di Terri e che il mio cuore sta con loro. Purtroppo, come sa, la ragione non sempre è dalla parte del cuore. Questo caso è stato vissuto come un’opposizione non solo tra vita e morte, che, è inutile negare, è, e io non sono di quelli che vogliono nascondersi dietro il dito della “non vita vita”, ma anche come un contrasto diretto tra la volontà del marito della Schiavo e quella genitori.
    Ma è proprio così? Certo è che se i giudici dei tribunali della Florida non avessero ritenuto convincente l’espressione riportata, sia pure tardivamente, da Michael Schiavo, con la quale Terri dichiarò la sua volontà di non ricevere cure in tale stato, essi non avrebbero mai autorizzato la rimozione dell’alimentazione. Ma è proprio questo che hanno riscontrato.
    Il problema è dunque tra la volontà di Terri, accertata giudizialmente, e quella dei suoi genitori. Verte attorno al diritto di rifiutare il trattamento, diritto che – come ebbe a dire anche il giudice capo della Corte suprema – è di derivazione della common law, fa parte della tradizione giurisprudenziale americana ed è sancito, sia pure implicitamente, in precedenti casi decisi proprio dalla Corte suprema degli Stati Uniti.
    Ma, si obietta, come è possibile che sia stata ravvisata questa volontà di Terri soltanto sulla base di alcune frasi riportate da una terza persona?
    Personalmente non so quale sia la veridicità della frase riportata da Michael Schiavo, né credo che lo sappia chiunque altro.
    Il problema non è la mia opinione su questo, ma che cosa ha autorizzato la decisione del tribunale, che in questo caso funge da “find of fact”, appuratore dei fatti.
    Lo statuto della Florida è molto esplicito: tra le espressioni della volontà del paziente di rifiutare la terapia, valgono anche quelle orali.
    Ma perché lo statuto dispone di questa questione così terribile in modo, in fondo, così insoddisfacente?
    Per avere una risposta, guardiamo a un caso più tipico e frequente.
    Il problema il più delle volte si pone in relazione a persone anziane, malate da tempo, con figli adulti. Anche in questi casi – e sempre più sarà in futuro – le cure possono protrarsi a lungo, spesso senza portare a guarigione ma prolungando sempre più la vita, sia pure non conscia – che vita innegabilmente rimane – del paziente.
    Mio marito, che è medico, racconta che all’epoca della sua formazione si diceva “flogging the patient”, fustigare il paziente. E’ lì che spesso i figli del paziente si trovano a invocare la pietas, la fine dell’accanimento. Tuttavia, il più delle volte non c’è un’espressione scritta della volontà del paziente. Che fare?
    I figli, si spera veridicamente, riportano parole dette dal paziente quando poteva ancora esprimersi. Poniamo ora che i medici o l’istituzione curante le accolgano. Segue, prevedibilmente, il decesso del paziente.
    Poniamo però – caso non assurdo in una società litigiosa come quella americana – che all’indomani del decesso uno o più dei parenti del paziente decidano, per qualsiasi motivo, venale o di genuino affetto e rimpianto, che la decisione presa non era legittima. Ne seguirebbe causa dietro causa. Nessun medico mai “staccherebbe”, per usare un’espressione orribile, “la spina”. Tutti dovremmo riflettere su ciò che potrebbe significare l’impossibilità di permettere a una persona cara di far rispettare la sua volontà, ancorché espressa non per iscritto, di andarsene pacificamente.
    Sarà perché (inserendo una nota di fede personale che potrà sorprendere) credo che così come Dio creò la vita egli creò anche la morte, e che, sia pure nel valore della vita, ci diede anche l’obbligo di accoglierne la fine, ma non vorrei che nessun legislatore, rifiutando la possibilità di un’espressione anche non contrattualmente canonica – quindi scritta – di accettazione del termine, me la negasse.
    Il diritto della Florida, sancito anche dalla Corte suprema degli Stati Uniti, in fondo è solo questo.

    Yasmine Ergas

    P. S. Mi sorprende scoprire oggi che l’Unità mi attribuisce un’affermazione che non solo non ho fatto, ma che ho addirittura contestato, riguardante una legge che permetterebbe di lasciar morire i malati terminali (“ma ovviamente solo quelli poveri”) e che sarebbe stata approvata in Texas. Ritengo assolutamente impossibile che una legge di un qualsivoglia Stato americano possa operare una distinzione fra pazienti sulla base del censo. Ciò sarebbe lesivo dei diritti costituzionali più volte ribaditi da tutta la giurisprudenza americana.

    Su il Foglio del 26 marzo…..

    ….e su l’Unità un nuovo esempio di accanimento da "opposizione"

    saluti

 

 
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