Un bell'articolo:

INTERVISTA A UN MILITANTE

Quest’ Italia ci condanna e basta.
Vogliono eliminare le diversità, resettare i popoli: peggio della visione hitleriana

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Pronto, signor militante?
«Sì, sono io».
Sono il nuovo direttore della Padania, le vorrei parlare del nuovo giornale che ho in mente…
La prima volta che ho avuto modo di parlare con un militante leghista fu agli inizi di febbraio. Io stavo già pensando a quale forma dare al nuovo giornale che da lì a poco avrei preso in mano. E, ovviamente, pensai anche a chi va ad attaccar manifesti.
«Mi piacerebbe se lei volesse scrivere per la Padania», le dico.
«No, grazie ma io non scrivo più. Siete tutti traditori perché ci avete consegnato all’Italia», mi risponde in quella telefonata.
Ovviamente mi oppongo e da lì si sviluppa una chiacchierata di quasi due ore. La prima di una lunga serie che in seguito ci saremmo concessi per rompere quel muro di gomma che avvolge Roma. Ogni telefonata era una picconata. L’ultima ce la siamo concessa ieri pomeriggio, spinti da tre notizie: due buone, una cattiva.
Partiamo dalle buone. In Bretagna, Euskadi, Catalogna, Fiandre il fronte del no agli Stati nazionali cresce sempre di più. Possiamo sperare?
«Sono ostinato e nonostante il mio ormai noto pessimismo, non mollo. Ma non so quanto tempo ci sia ancora. L’Italia ce l'hanno somministrata a forza, a piccole dosi di vaselina. È stata imposta a tutti i nostri popoli ed, essendo ormai a metà strada, non credo che potremmo tornare indietro».
Quando hanno cominciato a imporcela?
«La svolta è stata il Congresso di Vienna, con l'annessione della Liguria ai Savoia. Prima di quella data, quel coacervo di poteri di cui ancora non riesco a capire l’identità precisa (lo sto ancora studiando...) temeva il culo che qualcuno gli avrebbe potuto fare a causa di questa operazione. Ora che siamo quasi estinti, si sentono più sicuri».
Se però vi fosse il federalismo, non sarebbe male.
«Se anche la maggioranza al referendum si dovesse esprimere per il no, non credo che Roma blocchi il processo di lobotomizzazione della Padania».
Intanto, beati gli svizzeri. A noi ogni diritto è precluso.
«La nostra carta fondamentale è quanto di più restrittivo dei diritti dei cittadini che si sia mai visto. L’inammissibilità del referendum sull'unità e indivisibilità della Repubblica è cosa da matti... L’Italia sta andando avanti poggiando su questa clausola e nessuno ci può mettere bocca; ma le pare possibile? Hanno poi utilizzato l'interesse nazionale consentendo la limitazione della sovranità regionale per vendere la Padania a Roma. Questo succedeva quando uno perdeva la guerra e trattava la resa senza condizioni».
Però ci siamo arresi lo stesso: ormai l’Italia è un santuario intoccabile.
«Perché la gente non sa. Perché i padani non hanno capito un cazzo e ora men che meno. Sapesse quanto poco si discute di Italia in termini critici... Si fa perfino fatica a trovare libri».
Secondo lei c’è dietro un disegno, no?
«Ho speso dieci anni della mia vita a capire quali meccanismi si muovessero dietro l’Italia e oggi sono convinto della gravità del disegno».
E vista sotto la lente d’ingrandimento della scienza antropologica, che Italia vede il militante leghista?
«Vedo il progetto di Hitler».
Un po’ forte come metafora.
«Macché metafora. Lei se lo ricorda il disegno di Hitler? Non sopportava i diversi e li eliminava. Umanamente una cosa orribile ma fattibile se hai il potere di realizzarlo. Si chiama principio di realtà».
E questo cosa c’entra con l’Italia?
«C’entra perché anche l’Italia vuole resettare i popoli. Anzi peggiora persino la visione hitleriana, nel senso che Hitler riconosceva i diversi e ne voleva l’eliminazione fisica. L’Italia invece elimina persino la categoria concettuale della padanità nel senso che ti impone di essere italiano a discapito dell’appartenenza a questa o quella nazione. Esisterebbero gli italiani e non più i lombardi, i veneti, i liguri...».
La matrice del progetto italiano è marxista?
«Lo confermo: il comunismo voleva, anzi vuole cancellare le identità. E comunque Hitler nasce dal socialismo».
Allora Bossi quando parlava di nazisti rossi aveva ragione?
«Io ho sperato in Bossi, ho sperato che almeno lui avesse il coraggio di rompere questo schema. Ci credo ancora, anche se da solo non ce la può fare. Berlusconi deve avere il coraggio di appoggiare la Lega in questa battaglia contro Roma. Berlusconi non si domanda: perché Prodi e il centrosinistra spingono così tanto verso questo centralismo che difetta di democrazia, che cancella le identità, che annienta le differenze, che è fatta apposta per favorire la penetrazione del meridionalismo, che non vuole risolvere il problema dell’immigrazione selvaggia, che ha imposto una rete di procure italiane per cui un magistrato italiano può arrestare un padano? Lo vogliono capire o no che è un'operazione ad altissimo rischio? Glielo dica a Bossi: gli dica che sulla questione italiana tutta la Padania lo seguirebbe».
Non è la Lega che deve convincere: al Carroccio questa Italia non piace...
«Occorre spiegare che la contrarietà all’Italia poggia su concetti antropologici, su questioni di diritto, su questioni economiche. Volete entrare nella Storia? Usciamo dall’Italia».
Anche Bertinotti non è entusiasta di questa Italia. Come la mettiamo?
«Ha le sue ragioni. Quando critica l'alta borghesia ha ragione: chi lo dice che abbiamo bisogno di quattro falsi imprenditorucoli paraculati? Ha ragione a pensare che la sua classe sociale di riferimento resta senza diritti. Ma Bertinotti sbaglia a limitare il suo campo ottico: l’Italia così com’è schiaccia tutti».
Ma lei mi sa dire cosa vuole dire essere italiani? Su quali basi si può parlare di un’appartenenza italiana? Eresia per eresia io non mi sento affatto italiano...
«Neanch’io, anche perché l’Italia non ha prodotto niente in nessun campo: sono i comuni e gli Stati pre-unitari che hanno prodotto cultura, storia, tradizioni, arte. L'Italia, a ben vedere, non è nemmeno definita geograficamente... Guardi, chi ha concepito il progetto italiano è folle. E anche un pò stronzo».
Chi sono i traditori della Padania?
«Direi quasi tutti. Mi stupisce anche Berlusconi che avrebbe dovuto difendere la Padania e invece lecca il culo a Fini e Follini. Comunque lasciamo perdere... ma qual era l’altra notizia buona che mi doveva dire? E quella cattiva?»
La buona riguardava la devolution. Magari anche quello potrà essere un foro per bucherellare l’Italia. La cattiva è che l’Italia vorrebbe imporci persino di non aprire le nostre banche agli europei...
«Certo, l’imperativo è: solo noi possiamo decidere. Voi non contate nulla. Sbrighiamoci, se vogliamo salvare qualcosa. Altrimenti prepariamoci a morire terroni e senza più radici».
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LIBERAMENTE TRATTO DAL SOGNO DI UN QUOTIDIANO PADANO.