ESECUZIONE SIONISTA A DAMASCO... MA A NOI NON LO FANNO SAPERE.

Cominciamo dalla notizia, che ci sembra sia stata oscurata dai
nostri media, compreso il Manifesto, solitamente più attento a
questo genere di eventi. La notizia è che la mattina di Pasqua,
nella capitale siriana Damasco, è stato assassinato Ezzeddin Cheick
Khalil, fondatore e dirigente delle Brigate Ezzeddin Al Qassam,
braccio armato del movimento palestinese Hamas. Khalil è saltato in
aria con la sua automobile: un testimone ha raccontato di averlo
visto salire in auto, di aver udito lo squillo del suo cellulare e,
subito dopo, di aver assistito all'esplosione della vettura. Il
quarantatreenne Khalil, originario di Gaza e padre di tre ragazzi,
era uno dei 415 militanti di Hamas e Jihad espulsi in Libano nel
gennaio 1992 da Israele.
Le autorità siriane e i movimenti della resistenza palestinese hanno
accusato senza mezzi termini Israele (che ha implicitamente
confermato) di essere responsabile dell'assassinio di Khalil: per i
responsabili siriani, l'assassinio di Khalil rientra nella strategia
israeliana di destabilizzazione dell'area e di sabotaggio dei
tentativi di raggiungere soluzioni pacifiche per i problemi
dell'area mediorientale; le organizzazioni della resistenza
palestinese, dal canto loro, convergono nell'indicare la
responsabilità israeliana e nel denunciare la volontà dello Stato
sionista di colpire la resistenza, aldilà delle operazioni di
facciata come il cosiddetto "disimpegno" dalla striscia di Gaza.
Particolarmente significativo il comunicato congiunto emesso dalle
Brigate dei Martiri di Al Aqsa e dalle Brigate dell'Esercito
Popolare (più conosciute come Brigate Al Awda - il Ritorno), poiché
si tratta di organizzazioni composte da militanti di Al Fatah, la
principale organizzazione palestinese che esprime anche il
presidente dell'ANP, il moderatissimo Abu Mazen: le due
organizzazioni promettono una risposta "violenta e dolorosa",
riaffermano la solidarietà con la resistenza islamica di Hamas e
ribadiscono di non essere vincolate da alcun accordo o trattato con
il nemico sionista, dichiarando che le sole conseguenze di questi
accordi saranno altre operazioni omicide contro le organizzazioni
palestinesi.
Il Centro Palestinese di Informazione - che ha diffuso la notizia
dell'assassinio di Khalil e delle reazioni siriane e palestinesi -
denuncia anche un altro fatto molto grave, anch'esso completamente
ignorato dai media italiani: il 24 settembre del 2004, il giornale
arabo Al Hayat aveva scritto che i servizi segreti di un Paese arabo
avevano consegnato al Mossad israeliano un dettagliatissimo dossier
sulla struttura del movimento Hamas, con particolare riferimento ai
suoi uomini ed alle sue sedi all'estero, da Teheran a Damasco, da
Beirut a Kartum, dallo Yemen ad alcuni Paesi del Golfo. Il Paese
arabo che avrebbe fornito al Mossad le informazioni non viene
nominato, ma in quei giorni erano molto attivi i servizi giordani e
di alcuni Paesi del Golfo, attività finalizzate - almeno, così si
diceva - alla liberazione di Simona Pari e Simona Torretta, le due
cooperanti italiane vittime di un sequestro a Baghdad che rimane
ancora avvolto nel mistero.
Una notizia del genere meriterebbe innanzitutto di essere
conosciuta, se non altro perchè le sue implicazioni potrebbero
essere importanti per tutto lo scacchiere mediorientale, dove - è
bene ricordarlo - l'Italia è decisamente parte in causa, con le sue
migliaia di militari impegnati nell'occupazione dell'Iraq in
ossequio ai voleri di Washington e Tel Aviv; una notizia del genere,
poi, meriterebbe anche di essere approfondita, perchè forse getta
una nuova luce sulla reale natura dei movimenti in atto non solo in
Israele e in Palestina. Invece, la notizia e le sue implicazioni
sono state semplicemente ignorate.
Non abbiamo a disposizione centri studi o think tank di alcun
genere, ma ci sembra evidente che sulle questioni mediorientali non
ce la raccontino giusta: Israele non ci pensa nemmeno ad avviare un
vero processo di pace con i Palestinesi, anzi continua anche
all'estero la politica dell'assassinio dei dirigenti palestinesi;
contemporaneamente, viene alla luce il ruolo sporco di alcuni Paesi
arabi "moderati", nei fatti complici degli USA e di Israele nella
repressione dei Palestinesi e nell'occupazione dell'Iraq. Non
occorre la boccia di cristallo per capire che, date queste premesse,
i prossimi mesi non porteranno nulla di buono per i Palestinesi, per
gli Iracheni e nemmeno per noi, sudditi di un governo aggiogato al
sanguinolento carrozzone americano e vittime di un'opposizione che
chiede solo di sostituire gli attuali governanti per proseguirne le
politiche più scellerate.

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