Cominciano a trapelare da Oltretevere le prime indiscrezioni sul successore di Giovanni Paolo II. Il problema principale, in questo momento, è spiegare a Karol Wojtyla che, quando sarà il momento, non potrà ricandidarsi per un secondo mandato. Nel frattempo si perfezionano le alleanze attorno ai principali papabili.

Joseph Ratzinger Sarebbe il primo papa tedesco dal Medioevo. Negli ultimi sette secoli non è stato possibile eleggerne un altro a causa dell'alimentazione pesante, che avrebbe causato problemi durante le udienze. I suoi detrattori hanno diffuso la voce che, se eletto, intenderebbe chiamarsi Rapunzel I e spostare il papato a Colonia dove vive la sua anziana sorella. Raffinato intellettuale e uomo spiritoso (ha tradotto Trilussa in tedesco, omettendo tutte le parolacce), è difensore intransigente della dottrina cattolica, ma sostiene l'importanza del dialogo con le altre confessioni, purché parlino solo se interrogate. Recentemente, ha favorevolmente impressionato le femministe italiane con una dotta confutazione del precetto "chi dice donna dice danno". Gode dell'appoggio dell'Opus Dei, degli ambienti finanziari e delle gemelle Kessler.

Giacomo Biffi Potrebbe essere la carta a sorpresa dei tradizionalisti. L'ex cardinale di Bologna è un sostenitore appassionato dell'ortodossia e ha già fatto sapere che, se sarà eletto, indosserà la tiara anche sotto la doccia. È favorevole alla scomunica degli atei e delle donne nude. Tra le riforme che ha in mente, la trasformazione delle guardie svizzere in un corpo d'assalto e il rafforzamento del battesimo, da ripetere verso i due anni di età come il richiamo dell'antipolio. In memoria dei primi martiri della cristianità, prenderebbe il nome di papa Ben Hur I. Ha l'appoggio dell'Opus Dei, di Gianni Baget Bozzo e della Beretta.

Joao Gutierrez Vescovo del Guatemala, ultimo seguace della teologia della liberazione, propone l'abolizione della proprietà privata e l'esproprio dei latifondi. Conta sull'appoggio del sindacato dei tagliatori di corteccia e di Gianni Minà. La sua elezione è molto improbabile perché è in carcere da 23 anni.

Ho Huang Chao Presule delle zone interne della Manciuria, è il principale esponente del cattolicesimo asiatico. Ma vivendo molto isolato, non lo sa. Sulla sua elezione contano i sostenitori della nuova evangelizzazione, disposti a portare il messaggio cristiano anche nei luoghi più impraticabili e distanti dalla fede, come la Cina comunista, i disco-pub di Marina di Ravenna e casa Tronchetti Provera. Fortemente ostile alla sua elezione l'ala tradizionalista, che ha messo in giro la diceria secondo la quale un eventuale papa cinese sostituirebbe l'ostia con gli involtini primavera. Gli è d'ostacolo la lingua: parla solo cinese e scrive qualche parola in latino, ma con gli ideogrammi. Una delegazione vaticana, che lo ha incontrato di recente, ha scambiato il suo messale per un catalogo di tatuaggi autoadesivi. Ha l'appoggio dell'Opus Dei, sezione di Chinatown. In caso di elezione, il problema principale sarebbe riuscire ad avvertirlo.

Charles O' Connor Uomo di punta del cattolicesimo americano, è vescovo di Chattanooga ed è diventato famosissimo perché è riuscito a raccogliere in un'agenda il numero di telefono esatto di tutte le chiese e le sette cristiane degli Stati Uniti. Gioca anche bene a scacchi. Non gli si conoscono altri meriti, ma ha l'appoggio dell'Opus Dei.

Abdul Fakir Vescovo di Antiochia, è l'uomo di punta del dialogo interreligioso. Ha pregato ad Assisi con musulmani, ortodossi, ebrei e buddisti, è buon amico del Dalai Lama e conosce a menadito i riti animisti del Centrafrica, il wudu dei Caraibi e le litanie funebri dei lapponi. Sarebbe il papa ideale per il mondo globalizzato, l'unico problema è che, nel corso dei suoi viaggi, è diventato musulmano. Per perorare la sua causa e chiarire le incomprensioni, la moglie si è recata spesso in Vaticano assicurando che il vescovo Fakir è un ottimo padre per i suoi figli, e dunque può esserlo anche per i cattolici di tutto il mondo. La sua elezione pare però improbabile, nonostante l'appoggio dell'Opus Dei.
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Michele Serra