Da "Linea" del 3 aprile 2005:
Le agonie di Pio XII e di Paolo VI si svolsero in un silenzio quasi assoluto, rotto solo da qualche scarno comunicato, che dava una straordinaria intensità all'evento che stava per compiersi; la fine di Papa Wojtyla è avvolta in un frastuono e in una grancassa massmediatica che infastidiscono e disturbano sottraendole ogni autentica commozione. Ma non poteva essere che così. Wojtyla è stato un Papa Massmediatico e qui sta la ragione del suo immenso successo personale e insieme del sostanziale fallimento del suo pontificato.
Durante i 26 anni la popolarità di Wojtyla non ha fatto che aumentare nella stessa misura in cui, nello stesso periodo, crollavano le vocazioni e in Occidente, soprattutto quello cattolico, scompariva il senso del sacro. Ciò significa che papa Wojtyla era percepito dalla gente come una grande star del firmamento internazionale, come un Elton John o un Bruce Springsteen, di un carisma quindi mondano, privo di un'autentica autorità morale. Tanto è vero che quando Wojtyla tuonò contro la guerra, la cattolicissima Spagna di Aznar non gli diede alcuna retta.
Di un narcisismo quasi patologico, tale da indurlo a esibire impudicamente la sua sofferenza, papa Wojtyla, nel tentativo di conquistare tutti, ha finito per non affascinare veramente nessuno.
E' paradossale la parabola di questo Papa. Uomo dai valori forti, antichi, tradizionali, pretridentini (?), li ha via via offuscati nell'ansia di apparire e con l'uso a tappeto degli strumenti di comunicazione di massa, la Tv, i jet, i viaggi, la creazione di "eventi", la stessa "papamobile", ha finito per trasmettere un messaggio di mondanità e di modernità ("Il mezzo è il messaggio", diceva McLuhan) che di quei valori sono l'esatta antitesi. Il suo stesso ecumenismo religioso si rivela, a ben guardare, perfettamente funzionale alla globalizzazione che è il trionfo proprio di quel mercato che Wojtyla a parole, ma mai veramente forti e decise, condannava. Anche il fatto di essere stato un Papa molto "politico", che ha contribuito in modo determinante alla caduta del comunismo sovietico e alla dissoluzione della Jugoslavia, col pesante appoggio dato all'indipendenza croata, non ha favorito l'ascolto del suo messaggio spirituale. E' sceso troppo nel mondo e ha usato troppo i suoi mezzi per essere distinto dal mondo. Per cui la Chiesa di Wojtyla ha lasciato un vuoto spirituale che è stato riempito in vario modo, dalle religioni orientali, in particolare il buddismo, dall'islamismo, dalle sette e addirittura da quei culti poveri, poverissimi, così lontani dalla raffinatezza psicologica del cristianesimo, che sono l'occultismo, il satanismo e persino l'astrologia.
L'uomo occidentale di oggi non ha bisogno di mondo, ne ha fin sopra i capelli, ha un bisogno disperato di spirito e credo che, in questo senso, vedesse più lontano monsignor Lefèbvre che proprio Papa Wojtyla ha emarginato e scomunicato.
E io credo che fra qualche anno, lasciati alle spalle l'entusiasmo conformistico e il narcisismo simbiotico che hanno accompagnato l'intera parabola di Wojtyla e che in questi giorni vedono il mondo stringersi intorno al suo capezzale, evitando parole crude anche per il rispetto che sempre si deve a un uomo che muore (ma tutti moriamo, non dovrebbe essere uno scandalo, tanto meno per chi crede in una vita ultraterrena), quello di Giovanni Paolo II sarà ricordato, nonostante l'enorme e anche generosa spesa di sé che Karol Wojtyla ha fatto per un quarto di secolo, come il pontificato che ha assestato il colpo definitivo a una Chiesa altrettanto morente.
Massimo Fini