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  1. #11
    SENATORE di POL
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    Abbiamo il Berlusconi-bis ragazzi! Tutto questo "casino" per un rimpastino governativo che i democristiani (e poi anche Fini) hanno voluto transitasse....attraverso ad una formale crisi di governo, con tanto di reinvestitura del Capo da parte del Presidente della Repubblica e di "voto di fiducia" parlamentare(per nulla scontato, dice qualche esponente dell'UDC). Follini è "tornato al Partito", non è più vice-premier, e quindi ha di fatto preso le distanze dalle responsabilità dell'esecutivo e dai risultati che questi saprà ottenere, forse per poter passare più facilmente nel campo opposto, qualora si renda definitivamente conto che questo corrisponderà ai suoi interessi, ossia, democristianamente agli "interessi del Paese", magari per "spostare più al centro" l'armata di Brancaleon Prodinotti.

    dal quotidiano LIBERO di oggi:

    " L'Udc avverte: la nostra fiducia non è scontata

    di PIERGIORGIO LIBERATI

    ROMA - Sul nuovo governo Berlusconi, che ha giurato ieri davanti al Capo dello Stato, aleggia l'ombra della sfiducia parlamentare. Il rafforzarsi dell'asse nordista, con il rientro di Giulio Tremonti come vicepremier, potrebbe infatti portare qualche problema in Parlamento. L'Udc che si ritrova nel Berlusconi- bis senza il suo leader, Marco Follini, è in prima linea. Dentro il partito, infatti, sono in pochi a scommettere che questo esecutivo possa durare a lungo. Di più. Un alto dirigente del partito ha detto, davanti ad alcuni parlamentari, che i nodi potrebbero venire al pettine addirittura ad ottobre, con la discussione della Finanziaria. Se non prima. A confermare alcune di queste voci il vicepresidente del Ppe a Bruxelles, il parlamentare dell'Udc Lorenzo Cesa. È stato lui per primo a ricordare che il Berlusconi- bis ha bisogno della fiducia in Parlamento, soprattutto sul programma politico. « Il presidente del Consiglio ha ovviamente compilato la lista dei ministri con l'autonomia che proprio la Costituzione prevede, ma altrettanto ovviamente, il confronto con l'esecutivo avverrà in Parlamento e verterà non sulla composizione del governo ma sulle scelte innovative che sarà capace di promuovere » , ha detto l'europarlamentare. « Per il nostro partito restano le priorità del rigore nei conti pubblici, della progressiva riduzione dell'Irap, della graduale adozione del quoziente familiare e di un più efficace sostegno al Mezzogiorno » , ha poi aggiunto, confermando che l'appoggio dell'Udc al governo è tutt'altro che scontato. E non aiutano certo a rasserenare il clima le uscite del ministro del Lavoro, Roberto Maroni, al centro ieri di un botta e risposta con il capogruppo dell'Udc a Luca Volontè. Oggetto, la nomina a vicepresidente del Consiglio di Giulio Tremonti. Per Maroni si tratta di una svolta: « Ora è come se avessimo tre ministri e mezzo della Lega » , ha detto. Frase che non è piaciuta a Volontè: « Il governo che nasce oggi ha la responsabilità e l'onere di dimostrare quel cambiamento che gli elettori hanno chiesto a gran voce. Non sarà un compito facile e la prima dichiarazione di Maroni non sembra proprio andare nella direzione giusta » . Altro nodo da sciogliere quello del programma politico. Fonti interne ai centristi della Casa delle libertà dicono di non aver potuto scorrere il nuovo programma e di aver appreso la nomina di alcuni ministri solamente dalle agenzie. Certo è che Rocco Buttiglione non ha smentito queste voci: « Ho saputo della mia nomina ai Beni Culturali pochi minuti prima del giuramento » , ha detto l'ex ministro delle Politiche comunitar ie. A smorzare i toni, Mario Baccini, riconfermato ieri alla guida della Funzione pubblica. « Non credo che l'Udc intenda prendere le distanze dal Berlusconi- bis. La nostra vocazione come partito è sempre stata quella verso la democrazia parlamentare, quindi quelle dette sono cose ovvie » . Nessun problema quindi per Baccini che anzi vede ne Berlusconi- bis « un rilancio convinto per sviluppare quei contenuti che sono stati oggetto di discussione, a partire dal supporto alle famiglie, su cui interverremo con grande efficacia » . Anche sul federalismo, tema scottante per l'Udc, Baccini ha le idee chiare: « Porteremo il federalismo in tutto il Paese, proprio per spiegarlo. Dobbiamo spiegare a ogni italiano che il federalismo non è un male ma significa migliorare la qualità della vita » . Oltre ai ministri Baccini e Buttiglione, i centristi della Casa delle libertà, a conti fatti, hanno avuto anche la riconferma di Carlo Giovanardi come ministro per i Rapporti con il Parlamento. Resta però la perdita di Follini come vicepremier. Risponde almeno alle richieste avanzate dai centristi della Casa delle libertà, la creazione di un ministero ad hoc che si occupi di Mezzogiorno e famiglia. La guida del Dicastero dello Sviluppo e della coesione territoriale è stato affidato al forzista Gianfranco MIccichè. I centristi della Cdl hanno anche salutato positivamente la decisione presa dal primo Consiglio di ministri del Berlusconi- bis, riunitosi ieri sera alle 19: quella cioè di dare il via libera ad un decreto che scorpori dal ministero dell'Economia le funzioni di coordinamento delle misure per il Mezzogiorno e le affidi al neo ministro Miccichè.
    "

    Saluti liberali

  2. #12
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    Berlusconismo , politica estera......recessione economica....e dintorni

    Dal quotidiano LIBERO di oggi, 15 luglio 2005....

    " L' America delusa: l'Italia ci abbandona

    Pagina 2

    o2; All'indomani degli attentati di Londra, tra le tante cose andate in pezzi c'è anche " l'idillio" tra l'Italia e gli Stati Uniti. « Le capriole di Berlusconi - ha scritto ieri con un articolo insolitamente critico nei confronti del premier il Wall Street Journal ( Wsj) intitolato " Un amore italiano inacidito" - sono il disperato tentativo di tenere in piedi l'alleanza con gli Stati Uniti cercando al tempo stesso di rasserenare un'opinione pubblica ostile alla presenza militare italiana in Iraq » . Il quotidiano, voce dei circoli finanziari internazionali, cita diversi episodi che hanno incrinato il flirt politico fra Berlusconi e Bush: dall'annuncio del ritiro di parte del contingente tricolore dall'Iraq subito dopo gli attentati di Londra al rapimento dell'iman egiziano a Milano da parte della Cia fino al caso Calipari.
    IL CAVALIERE IN RITIRATA « Il giorno dopo le bombe terroristiche a Londra - scrive il Wsj -, mentre tutti i leader mondiali radunati al G8 esprimevano la loro solidarietà all'Inghilterra, il primo ministro Silvio Berlusconi disse ai giornalisti che l'Italia inizierà fra due mesi il ritiro delle sue truppe dall'Iraq. Il primo ministro insiste che la sua affermazione non era, nonostante l'apparenza, un tentativo di placare le ire dei terroristi in Europa, ma solo la conferma di un impegno già preso. È vero che Berlusconi rivelò il suo piano di ritiro lo scorso marzo, sorprendendo non solo i membri del suo governo, ma anche Londra e Washington. Anche in quel caso con un singolare tempismo. Nello stesso mese le forze Usa avevano ucciso per errore l'agente segreto italiano Nicola Calipari, vicino a un posto di blocco a Bagdad. I sondaggi evidenziarono che il 70% degli italiani voleva l'immediato ritorno delle truppe. Ma il giorno dopo la sparata, dopo che gli americani e gli inglesi avevano espresso il loro disappunto, il primo ministro italiano spiegò che la tabella di marcia del ritiro " era solo un mio desiderio... Se non è possibile, non è possibile. La soluzione va concordata con gli alleati » . « Con la sua coalizione di centro destra in picchiata libera nelle elezioni regionali di aprile - nota l'editorialista Francis X. Rocca -, il primo ministro evidentemente spera che riportare tutti i soldati a casa prima delle elezioni politiche - che si terranno non più tardi del maggio 2006 - non solo gli permetterà di restare in sella, ma risparmierà al suo Paese un attentato preelettorale simile a quello di Madrid. Forse avrà ragione, o sarà fortunato, in entrambi i casi » . Ma le oscillazioni, prosegue il Wsj, « l'incostanza di Berlusconi non sembrano destinate ad avere successo politicamente e sul piano internazionale danneggerano la reputazione dell'Italia » . « La fedeltà agli Usa - prosegue Rocca - è stato un elemento essenziale della sua politica, e della sua visione del mondo, ben prima del suo incarico del 2001. La sua piattaforma politica interna è chiaramente influenzata dalla sua ammirazione per la mentalità aziendalistica e il dinamismo sociale statunitensi; e l'imprenditore televisivo che si è fatto da sé si è presentato agli elettori come una versione locale del sogno americano » . « L'antiamericanismo in Italia - osserva l'articolista del Wsj -, anche se a volte fa parlare di sé, è limitato agli estremisti di sinistra e di destra. Non era l'animosità verso gli americani che portò gli italiani ad opporsi alla guerra contro Saddam Hussein; era la guerra in sé che ha ispirato le critiche italiane agli Usa. L'avversione alla guerra non è difficile da comprendere in un Paese la cui esperienza bellica è stata in passato così disastrosa, e che è ancora perseguitato dai fantasmi della follia e della bramosia degli schemi imperiali mussoliniani. La costituzione postbellica italiana esplicitamente ripudia la guerra. Questo atteggiamento è proprio anche della Chiesa Cattolica. Nessun leader internazionale fu più deciso nel denunciare la prima e la seconda guerra del Golfo di Giovanni Paolo II; e anche se gli italiani non vanno più a messa come un tempo, il loro rispetto per l'autorità morale del Vaticano non può essere sottovalutata » . « Anche le dimostrazioni recenti di sospetto e risentimento degli italiani verso l'America - sottolinea Rocca - vanno lette nella storia di questo popolo, piuttosto che come sentimenti anti- americani. La tendenza di molti giornalisti e cittadini a pensare che il fuoco amico che uccise Calipari fosse in realtà indirizzato all'ostaggio che aveva liberato, la cronista di sinistra Giuliana Sgrena, rientra nel tipico sospetto verso tutte le istituzioni e i potenti, nonché nella supposizione automatica che la verità non è ciò che viene detto dalle autorità. Similmente, dopo le convincenti dichiarazioni della scorsa settimana dei servizi segreti americani sul fatto che il governo italiano approvò ( al contrario di quello che Berlusconi ha sempre sostenuto) il rapimento da parte della Cia del militante islamico egiziano, avvenuto nel 2003 in territorio italiano, la rabbia popolare si è indirizzata più verso il primo ministro che non verso Washington» .
    CRISI ECONOMICA Il nodo, quindi, non è « l'antiamericanismo » . Berlusconi non deve far fronte a una « opposizione alla guerra » paragonabile a quella contro cui ha dovuto scontrarsi Tony Blair. « La vera fonte dello scontento in Italia sta nel fallimento di Berlusconi nel mantenere la sua promessa di rafforzare l'economia. Schiacciato tra un partito regionalista al nord che chiede di tagliare le tasse e gli altri componenti della coalizione che chiedono più fondi per il sud sottosviluppato, e dovendo affrontare agli interessi barricadieri dei sindacati e delle banche che si oppongono a ogni cambiamento, Berlusconi può fare ben poco per portare avanti le riforme necessarie » . L'Italia « è in recessione e la crescita del Pil è vicino allo zero » : questo è il problema vero. Il ritiro dei soldati è solo un espediente . Andrea Colombo
    "


    Saluti liberali

  3. #13
    SENATORE di POL
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    Nessuna discussione di fronte alla crisi
    Il silenzio di Forza Italia

    di Ernesto Galli della Loggia

    Da settimane accade in Italia qualcosa di straordinario che ha ben pochi precedenti nelle cronache dei Paesi occidentali. C'è un partito di maggioranza di governo che con tutta evidenza è alle prese con un calo fortissimo di immagine e di consensi, sino al punto che è nelle previsioni generali la sua sconfitta alle prossime elezioni; ci sono poi gli alleati di quel partito che, alcuni esplicitamente altri no, esprimono in gran numero preoccupazione e sfiducia nei confronti suoi e del suo leader chiedendo un cambiamento di rotta se non misure anche più drastiche; ancora: c'è un governo — di cui quel partito e i suoi uomini sono parte determinante — che anch'esso è sotto pressione e sotto accusa perché ritenuto, da parte dei suoi stessi sostenitori, responsabile del calo di consensi di cui sopra; e infine c'è il capo di quel partito che affettando la massima noncuranza di fronte alle critiche dei suoi alleati e alle pessime previsioni elettorali assicura che no, che si tratta di semplici tempeste in un bicchier d'acqua e che alla fine, non si sa come, tutto si sistemerà per il meglio.

    Bene: nel nostro Paese c'è esattamente tutto quello che ho detto, ci sono il partito di maggioranza e di governo e il suo leader alle prese con i problemi sopraccennati, ed ecco la cosa straordinaria che accade: dentro quel partito nella tempesta, cioè dentro Forza Italia, non si leva la minima voce di perplessità o di dissenso, non si sente l'eco della minima discussione, nessuno osa non dico una critica ma neppure una proposta o un suggerimento per uscire dalla crisi. Niente: in qualunque altro Paese a quest'ora ci sarebbero dibattiti e polemiche accesissime, richieste ultimative di cambiamenti, i deputati peones in rivolta per la prospettiva di non essere rieletti: da noi invece nulla di tutto questo. In Forza Italia sembra esserci posto solo per il silenzio dei cimiteri.

    È la riprova del carattere assolutamente anomalo di questa formazione «politica» (le virgolette sono di rigore), cioè di un partito paradossale che ignora tutte le categorie della politica, a cominciare da quella della discussione e del dibattito, cioè gli strumenti classici per l'individuazione di personalità capaci di visione e di leadership. In Forza Italia, invece, tali capacità sono supposte esistere solo in Silvio Berlusconi e in coloro che egli, a suo insindacabile giudizio, indica: secondo un modello, cioè, che più che un partito ricorda il califfato.


    Le due conseguenze gravi sono proprio oggi sotto gli occhi di tutti. La prima è che in questo modo un partito esistente da oltre dieci anni e con responsabilità di governo è di fatto privo di una classe politica degna di questo nome: al suo interno contano qualcosa solo gli yes men e soltanto finché restano tali. Ne deriva un terribile isolamento del suo leader, di Berlusconi, il suo essere tagliato fuori da ogni rapporto reale con il Paese e l'impossibilità che ne deriva di una qualunque correzione della sua linea: se Berlusconi decide di precipitare nell'abisso non c'è niente da fare: si precipita tutti nell'abisso. La seconda, analoga conseguenza è che qualunque alleato critico di Forza Italia e/o del premier (oggi per esempio l'Udc) non riesce mai a trovare alcuna sponda in quel partito, nessun interlocutore, e dunque alcun esito possibile alla propria critica se non la rottura e la fine dell'alleanza ovvero il nulla di fatto e da ultimo la sottomissione.

    04 settembre 2005
    "

    Con senescenza

  4. #14
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    Reggio Calabria

    L'ultimo intervento scritto in questo thread risale a un mese fà: oggi è il 4 ottobre.

    Perchè nessuna parola del Seminario svoltosi a Reggio Calabria, sabato 24 settembre 2005?

    Io c'ero, e mi sembra che il messaggio sia stato forte e chiaro.
    di necessità virtù

  5. #15
    SENATORE di POL
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    Predefinito Re: Reggio Calabria

    In Origine postato da MariaVittoria C
    .........................
    Io c'ero, e mi sembra che il messaggio sia stato forte e chiaro.

    Raccontaci.............



    Senescentemente

  6. #16
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    Re: Reggio Calabria

    In Origine postato da Pieffebi
    Raccontaci.............
    Senescentemente
    Reggio Calabria, 24 settembre 2005
    Palasport Pentimele-Calafiore

    Musica e coro: " AZZURRA LIBERTA'"

    Da Programma: i leaders della Casa delle Libertà ti invitano al grande appuntamento per ripercorrere ed illustrare le riforme realizzate in questi quattro anni di governo.

    Tra il pubblico, composto da delegazioni regionali, presenza mista di bandiere di Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC; le bandiere della Lega sono concentrate in una zona, a sinistra guardando il palco.

    Il Seminario si svolge dalle ore 9,30 alle 14,30; con questi interventi:

    - Apre i lavori il Senatore Francesco D'Onofrio, Presidente del Gruppo UDC in Senato.
    Concentra l'attenzione sul passaggio in atto dalla logica dell'arco costituzionale alla logica del patto costituzionale; e sull'importanza di attuare il principio di sussidierietà verticale e orizzontale.
    "Dove la società può raggiungere gli obiettivi proposti, lo Stato si ritiri"

    -Il Senatore Domenico Nania, Presidente del Gruppo di Alleanza Nazionale in Senato, spiega i lavori in corso per ammorbidire il regionalismo elaborato dalla sinistra di governo, per renderlo paritario, unitario e solidale

    -Il Senatore Carlo Vizzini, Presidente della Commissione Parlamentare per le questioni regionali, spiega la prospettiva del federalismo fiscale

    - L'Onorevole Nuccio Carrara, Sottosegretario alle Riforme Istituzionali e Devoluzione, spiega il concetto di premierato come affermazione della sovranità popolare.

    - Il Senatore Andrea Pastore, Presidente della Prima Commissione Affari Costituzionali in Senato, affronta il nodo problematico del rapporto tra Camera e Senato federali.
    Rileva l'ulteriore difficoltà, dell'assenza, in Europa di un modello unitario.

    - Il Senatore Roberto Calderoli, Ministro per le Riforme Istituzionali e la Devoluzione, parla di come conciliare il federalismo con la crescita delle Regioni europee meno sviluppate.

    Concludono la prima fase dei lavori il Sindaco di Reggio Calabria, un rappresentante locale dei Repubblicani, e il Ministro Carlo Giovanardi (in quanto UDC fischiato dal pubblico).

    A mezzogiorno erano previsti interventi dei segretari di partito della CDL: Francesco Nucara, Marco Follini, Umberto Bossi, Gianfranco Fini.

    E' presente solo quest'ultimo, che, davanti a Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri, afferma la necessità di fermezza nel distinguere l'essere moderati dal sottostare a compromessi; e, nelle riforme, la flessibilità come strumento per superare la piaga del lavoro nero.
    Al termine del discorso, Silvio Berlusconi sale al fianco di Gianfranco Fini e, insieme, concludono il Seminario.

    Cordialmente

    Maria Vittoria Cavina
    indipendente
    presente su invito della Segreteria Regionale per l'Emilia Romagna di Forza Italia
    di necessità virtù

  7. #17
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    Grazie.


    Shalom

  8. #18
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    un onore

    In Origine postato da Pieffebi
    Grazie.

    Shalom
    Grazie a te per l'invito.

    Buona Domenica
    di necessità virtù

  9. #19
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    dal quotidiano LIBERO di oggi, un caustico articolo del buon Feltri.......sull'ennesima sparata del "capo"

    "Caro Berlusconi, la Casa è delle libertà non dei palazzinari

    di VITTORIO FELTRI

    L'EDITORIALE

    Cose assurde nella politica del centrodestra. Berlusconi si è tuffato a capofitto nella campagna elettorale quando mancano cinque mesi al voto. Non ne poteva fare a meno, visto che gli avversari mandano in giro Prodi sul Tir giallo da un anno. Ma c'è modo e modo di sparare balle. Il Cavaliere a Sorrento, parlando ai giovani fusti di Marcello Dell'Utri, ha superato il limite della decenza. «Darò una casa a tutti i poveri», ha detto. Eccellente progetto, ma come realizzarlo? Farà la stessa fine dell'aliquota unica, tassa al trenta per cento, non un centesimo di più. Se non ci sono soldi per contenere il deficit di bilancio entro il tre per cento del Prodotto interno lordo (Pil), dove si vanno a prenderli per costruire alloggi da "regalare" a chi non ne ha uno di proprietà? Dalle statistiche si evince: 81 italiani su cento sono padroni dell'appartamento in cui abitano. Record mondiale. Gli altri 19 su cento sono in affitto per scelta o per bolletta. Nel caso numero uno, c'è poco da mettere il becco; nel caso numero due si tratta di inquilini d'immobili popolari a pigione bassa, politica, o di sfigati cronici, aiutare i quali è doveroso. Come? Il premier promette: costruiremo nuovi palazzi. Ma non specifica il sistema per finanziare l'operazione né che fine faranno i quartieri lasciati vuoti da chi sarà eventualmente beneficiato dall'edilizia (gratuita) berlusconiana. Èevidente. Pura demagogia. E con la demagogia si vince una volta alle urne; due no. Con i cittadini bisogna essere realisti. I venditori di tappeti e di sogni hanno fatto il loro tempo. Sarà la crisi economica, sarà l'euro, sarà che il mattone è sempre di più un bene rifugio, i prezzi sono proibitivi per tasche normali. Aggiungete l'Ici, l'Iva, l'imposta di registro, il fisco sulle plus valenze, il mercato si è trasformato in una giungla. E qui forse il governo avrebbe facoltà di intervenire, ma non interviene, e sia i proprietari sia gli inquilini sono sul punto di soffocare. Tra l'altro, i prezzi effettivi non risultano mai. Esempio. Acquisto cento metri quadrati in centro a Milano? Richiesta, un milione. Occhio però. Chi vende precisa: nel suo e nel mio interesse, davanti al notaio denunceremo soltanto la cifra indicata nei documenti catastali. Ossia 150 mila euro, a far tanto. Ciò significa che 850 mila euro viaggiano (dalle mie saccocce a quelle del venditore) "in nero". Sottobanco. In contanti. A parte la difficoltà di procurarsi tale somma in banconote, a parte l'evasione del fisco di chi la incassa, lo Stato viene infinocchiato perché riscuote da te un'imposta di registro assai inferiore a quella che gli spetta. Tre imbrogli in un atto solo. Tre colpevoli. Tu, perché ingolosito dal risparmio sulla intestazione abbozzi. Il venditore, perché occulta la plus valenza. Lo Stato perché riceve il dovuto su 150 anziché su un milione. Questo accade in quanto o il Catasto non è aggiornato sui prezzi di mercato o il mercato è impazzito sotto lo sguardo indifferente dei signori governanti. È vero, la società fa schifo perché si adagia sull'assenza di regole; ma le regole chi le deve imporre? In tutto questo, Berlusconi, per il quale voteremo a prescindere, indotti dalla disperazione, non trova di meglio che annunciare urbi et orbi: darò una casa a tutti i poveri. Ma va là. Le case per esserci ci sono; ma tu Silvio dove sei, sulla Luna?
    "

    Certo che con un "capo" così.....


    Saluti liberali

  10. #20
    in silenzio
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    Lightbulb ...

    In Origine postato da Pieffebi
    dal quotidiano LIBERO di oggi, un caustico articolo del buon Feltri.......sull'ennesima sparata del "capo"

    "Caro Berlusconi, la Casa è delle libertà non dei palazzinari

    di VITTORIO FELTRI

    L'EDITORIALE
    [i]
    Cose assurde nella politica del centrodestra.
    ...
    Saluti liberali
    La sensazione è che si vada verso una disfatta.

    Ci possiamo domandare: esiste la costituente per il nuovo partito, e la classe dirigente italiana si stà davvero rinnovando ?

    di necessità virtù

 

 
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