Da "laPadania" di oggi.
Se anche i rom si fanno il loro partito
ROBERTO BRUSADELLI
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Il nostro futuro sarà condizionato dai “partiti degli immigrati”? Da formazioni che, su base etnica o etnico-religiosa (ovviamente islamica), coalizzeranno gli interessi e le richieste dei vari gruppi nazionali? Riuscendo a conquistare una forte capacità di pressione e di interdetto nei confronti del tradizionale schieramento politico?
La notizia giunta ieri della creazione, nella Repubblica Ceca, del partito socialdemocratico dei rom, con 1.600 iscritti iniziali, lascia intravedere i contorni di una strategia che potrebbe non limitarsi ai confini di quello Stato, al di là del caso specifico dei rom che - in genere - sono cittadini dei rispettivi Paesi. La premessa ovviamente è la concessione del diritto di voto agli immigrati, come in Italia non solo la sinistra, ma anche il partito di Fini ha tentato a più riprese di ottenere. Prima nell’ambito amministrativo, poi in prospettiva anche nel voto per le elezioni politiche.
Ma partiti del genere a cosa dovrebbero servire? Da Praga arriva la dichiarazione del presidente del comitato preparatorio del partito dei rom, Miroslav Tancos, secondo il quale «obiettivo di questo partito è l’integrazione della minoranza rom nella società maggioritaria, aiutandola nel campo dell’istruzione, occupazione, cultura, sanità e per la problematica sociale e delle abitazioni».
Ben diverse, evidentemente, sarebbero le priorità delle formazioni a base etnica qui da noi, dove l’integrazione - cioè l’accettazione del sistema politico, dell’ordinamento giuridico, del patrimonio culturale della maggioranza - non è in genere né auspicata né, tantomeno, attivamente ricercata. Con il pretesto della tutela a oltranza delle rispettive identità - a cominciare da quella, fondante, di una fede religiosa integralista - si cerca al contrario di far valere una “specificità” che autorizzi un compromesso rovesciato: non sono gli altri a doversi adeguare alla realtà che trovano nel Paese ospitante, ma il contrario. Persino il disegno di legge sulla “libertà religiosa”, così com’è stato formulato, si presta a un uso strumentale e funzionale alle crociate dell’islam radicale.
Chi pensasse a scenari di pura fantapolitica, consideri il caso ceco: in quel Paese, dove vivono circa 200mila persone di origine rom, già diversi partiti su base etnica sono comparsi dopo il crollo del regime comunista nel 1989. Nelle elezioni dell’anno successivo l’iniziativa civica dei rom, antesignana dell’attuale movimento che sarà operativo a Praga dal prossimo maggio, ottenne alcuni mandati alla Camera dei deputati. Quando c’è un disegno politico forte, i voti prima o poi si trovano o si recuperano.
[Data pubblicazione: 06/04/2005]