Il Sole
Oracle e Ibm, alleanza profana contro Microsoft
Nella contesa sull'abuso di posizione dominante i due giganti si accodano all'Antitrust Ue. Decisivo lo scontro sui server.
Mario Cianflone


Si infiamma nuovamente la battaglia tra Microsoft e i suoi concorrenti. E questa volta ad aprire il fuoco ci sono nomi del calibro di Oracle e di Ibm. Il giorno dopo in cui il colosso di Redmond si dice pronto a cedere a gran parte delle richieste Ue sull’interoperabilità dei server, un gruppo di cinque società ha infatti deciso di scendere in campo direttamente a sostegno dell’Antitrust europea nel caso che la oppone alla multinazionale di Bill Gates. Lo rivela il Financial Times che apre la prima pagina dell’edizione cartacea e l’home page di quella Internet rivelando che Ibm, Nokia e Oracle insieme a Red Hat e RealNetworks hanno costituito una coalizione denominata Gruppo europeo per i sistemi interoperabili (Ecis - European Committee for Interoperable Systems) e hanno accusato Microsoft di tenere un'ampia gamma di comportamenti anti concorrenziali.

L'Ecis, secondo quanto afferma Ft, ha chiesto d'intervenire dalla parte della Commissione Ue nel ricorso alla Corte europea lanciato da Microsoft.
In questo modo alcuni tra i nomi più in vista dell’industria informatica, e in particolare Ibm e Oracle, decidono di pressare quanto più possibile la società rivale che l’anno scorso è stata condannata per abuso di posizione dominante dall’Antitrust europea a pagare una maximulta di quasi 500 milioni di euro insieme all’imposizione di due misure per il ripristino della libera concorrenza: lo scorporo da Windows del software audiovisivo Media Player e la diffusione di informazioni su come rendere davvero interoperabili i sistemi server (di fascia media) realizzati da Microsoft con quelli sviluppati dai concorrenti.

Ed è proprio su questo punto, sul dialogo digitale tra computer, che verte l’azione della coalizione Ecis, la quale punta, sempre secondo quanto afferma Ft, Ecis, a fornire assistenza legale e tecnologica alla Commissione ». Resta però da stabilire se il gruppo sarà ammesso a partecipare al procedimento, dato che ha presentato domanda per farlo a dicembre scorso, e, secondo il quotidiano «questa potrebbe essere respinta perché arrivata dopo la scadenza fissata dalla Corte Ue». Il fatto che la costituzione risalga allo scorso dicembre fa ipotizzare la sua non estraneità alla decisione di Microsoft di cercare un compromesso con la Ue per l’adempimento dei rimedi imposti lo scorso anno.
La Casa di Gates ha giocato su due binari. Da una parte ha presentato ricorso, ma dall’altra a più riprese ha dichiarato di volere raggiungere un accordo per rispettare le imposizioni Ue. Microsoft ha continuato a prendere tempo fino al punto di vedersi minacciata dall’antitrust a dover pagare una super-mora di cinque milioni di dollari al giorno. Due settimane fa il colosso di Bill Gates ha annunciato la versione «N» di Windows priva di Media Player e in data 4 aprile ha dichiarato di aver inviato una lettera all’antitrust europeo nella quale si dice pronta ad adempiere a 20 richieste su 26 per far in modo che i sistemi server possano dialogare meglio con quelli realizzati da altre società. L’antitrust della Unione Europea infatti ha chiesto a Microsoft di condividere con aziende concorrenti i codici necessari per sviluppare software che possano dialogare al meglio con analoghi programmi realizzati dal colosso di Redmond. Precedentemente Microsoft ha proposto di far pagare 465 euro in royalties per ciascun server nel quale giri un software concorrente. Questa azione era stata criticata dalla Ue in quanto si basa su una licenza concessa per un singolo server e questo contrasta con il concetto di software open source che può essere liberamente modificato e per il quale è impossibile tener traccia del numero di utilizzatori.
L’alleanza anti-Microsoft arriva dopo che Novel, Sun e il consorzio Ccia si erano chiamati fuori dalla disputa. L’obiettivo della coalizione sembra chiaro: è fermare l’avanzata di Microsoft sul fronte dei sistemi operativi per server. Non a caso Ibm è il principale sponsor di Linux e del modello Open source, Oracle vi ha investito pesantemente e Red Hat è uno dei più grandi distributori del sistema operativo semigratuito inventato da Linus Torvalds. Sistema, questo, che tuttavia si è rivelato più dirompente nei confronti dei classici server proprietari (Ibm Aix, Sun Solaris, Hp Ux) che non nei confronti di Windows , il quale continua a crescere per quote di mercato. Sia Linux sia Windows si trovano in una posizione di forza poiché girano su computer economici, i cosiddetti Pc Server, volendo usare un’espressione un po’ desueta, cioè su server realizzati con economici processori Intel o Amd. Si tratta di macchine che per potenza, affidabilità e scalabilità rivaleggiando senza complessi di inferiorità con costosi elaboratori. Queste caratteristiche, abbinate a prezzi in caduta verticale, ne hanno decretato, come evidenziato anche dagli ultimi dati di Gartner un successo di vasta portata, con tassi di crescita tra i più elevati dell'industria mondiale dell'hardware.
L’area dei server è dunque strategica e qui la battaglia si gioca tutta proprio tra Windows di Microsoft e il modello open source di Linux, tra il software commerciale, protetto da proprietà intellettuale e quello libero, modificabile senza restrizioni. Questa contrapposizione è sempre più presente nel mercato e arriva fino ad assumere i connotati di una vera guerra di religione tecnologica che però, sotto la bandiera della affascinante libertà del software, nasconde anche interessi molto forti da parte di aziende come Ibm, Oracle e Red Hat che, al pari di Microsoft, non hanno l’obiettivo di fare beneficenza nel mondo dell’informatica bensì profitti.

Microsoft ovviamente continua a sostenere i software commerciali che non sono in contrasto con quelli liberi, cioè open source, e riafferma la propria intenzione di proteggere, come fa ogni altra azienda, la sua proprietà intellettuale.

Grandi e piccole softwarehouse si sentono lese e minacciate dal conclamato e condannato abuso di posizione dominante del colosso di Redmond e intendono non lasciare crescere troppo Microsoft sul fronte dei server di ogni taglia. Del resto, la casa di Gates ha mire anche sui grandi calcolatori e sui supercomputer anche se, la versione Windows Server 2003 Computer Cluster Edition, che è concepita per limitare lo strapotere di Unix e Linux nel settore dell’high performance computing è stata ritardata e la versione preliminare beta vedrà la luce solo entro la fine dell’anno.
A frenare gli entusiasmi sull’open source, è, di nuovo, una ricerca di Yankee Group. La società di consulenza sostiene che Linux e Windows hanno costi del tutto paragonabili, annullando così il presunto vantaggio del Pinguino. Secondo la maggior parte delle aziende interpellate dagli analisti di Yankee Group vi sarebbe poca differenza tra i costi di manutenzione di un
sistema aziendale di computer in ambiente Windows rispetto a uno basato sul sistema Linux. Lo studio riferisce che l'88% degli intervistati ritiene che la qualità, le prestazioni e l'affidabilità di Windows sono uguali se non superiori a quelle di Linux. La ricerca, inoltre, evidenzia che entrambi i sistemi crescono, sottraendo quote di mercato ai tradizionali sistemi operativi Unix e fra questi appare penalizzato Sun Solaris.


6 aprile 2005