La classe lavoratrice nel senso totale della parola neppure si sogna oggi di abbattere il capitalismo ma solo di stare meglio.In Origine Postato da chenap
Dai primi contributi alla discussioni emerge subito l'analisi del comunismo sotto il duplice aspetto dell'ideologia e della società comunista.
Secondo me è stata una cosa positiva rimarcare quasto dualismo, perchè confondere due cose pò portare ad una cattiva analisi e conseguentemente a essime conclusioni.
Il comunismo (nel suo aspetto teorico) è l'ideologia della classe lavoratrice che si pone l'obiettivo di abbattere il capitalismo e con esso qualsiasi società basata sullo sfruttamenteo di una classe sull'altra.
Tale ragionamento porta quindi a ragionare di una nuova società caratterizzata dalla scomparsa della proprietà privata e dalla collettivizzazione dell'economia. Tale società che chiamamo "comunista" deve essere preceduta da un periodo transitorio, definito "socialismo".
Tale periodo transitorio è caratterizzato dalla dittatura del proletario, che si pone il compito di espropriare i mezzi di produzione (ma non solo) alla borghesia, per porli finalmente al servizio della collettività, seppure tramite il controllo dello Stato (almeno nel primo periodo).
Fino ad oggi il comunismo non è mai stato realizzato e del resto non c'è da stupirsi, considerando che il capitalismo è un sistema relativamente recente considerando la durata degli altri sistemi antecedenti (basat pensare al sistema schiavistico) e che ha dimostrato una grande flessibilità nel sapersi rinnovare ogni volta.
Tuttavia nel secolo scorso ci sono state varie esperienze di stati socialisti che hanno portato, nonostante le loro tantissime contraddizioni, ad una crescita del movimento comunista. Purtroppo con la fine del secolo tali esperienze sono entrate in crisi e la gran parte di loro si sono dissolte nel nulla o quasi.
Questa crisi ha fatto parlare (e lo fà ancora) di crisi del comunismo e vittoria finale del capitalismo.
Ma tutti coloro che fanno questa analisi dovrebbero ricordarsi di antecedenti storici che un buon borghese non dovrebbe dimenticarsi. Mi reiferisco in particolare alla rivoluzione francese, ovvero la prima rivoluzione politica che ha stabilito il primato della borghesia sulla vecchia classe feudale.
Tale rivoluzione, scoppiata negli ultimi anni del Settecento, portò alla fine della monarchia assoluta e feudalistica francese e alla nascita della repubblica "democratica" francese. In seguito a varie problematiche (interne ed esterne) i rivoluzionari della prima ora sono stati scalzati da Napoleone, che richiamandosi comunque agli ideali rivoluzionari (seppur molto attenuati) decise di esportare la rivoluzione oltre i confini interni e riuscì in questo modo ad esercitare un dominio sull'Europa.
Tale avanzata fu in seguito fermata e la Francia, inesorabilmente sconfitta, passò di nuovo al sistema monarchic. Per un pò di anni (la Restaurazione) i rivoluzionari di tutta Europa ebbero vita dura e si pensò ad una sconfitta dei valori che avevano animato l'esperienza francese.
Eppure qella rivoluzione e le sue parole d'ordine gettarono un seme che rimase nella coscienza di tutti gli europei, che portò in seguito alla vittoria definitiva della borghesia e la scomparsa del feudalesimo.
A ben vedere, quindi, l'esperienza francese non è tanto dissimile da quella di rivoluzioni proletarie ed in particolar modo quella russa, con lo scoppio di una rivoluzione che dà speranza a tutti gli oppressi, la salita di una casta burocratizzata, l'espansione oltre i propri confini, la sconfitta ad opera di altre potenze e un periodo di relativa restaurazione in tutto il mondo.
Per questo non credo che la dissoluzione dell'Impero sovietico comporti la fine degli ideali comunisti, ma solo una crisi momentanea dei movimenti comunisti.
Compito di noi comunisti del Terzo millennio è quello di contestualizzare al nostro periodo le ragioni dell'ideologia marxista, che pone le sue radici nelle contraddizioni del sistema capitalistico. Contraddizioni tuttora esistenti, visto che il capitalismo riesce ad assumere forme sempre diverse (da quello mercantile a quello post-industriale passando per il sistema fordista), ma la sostanza è sempre la stessa: lo sfruttamento del lavoro del proletariato da parte della classe capitalista che, tramite il possesso dei mezzi di produzione, riesce ad avere il controllo su tutti gli aspetti della società e ad imporre i suoi valori individualisti.
Questo dibattito, nel suo piccolo, si pone proprio lo scopo di capire come possiamo concepire l'ideologia comunsita in seguito alla sconfitta dell'esperienze del socialismo reale del secolo passato e all'emergere di un nuovo capitalismo ancora più aggressivo sotto l'ombrello della globalizzazione neoliberista.
Perciò compagni, andiamo avanti con il dibattito e ricordiamoci che abbiamo un mondo da cambiare!
Sempre avanti, compagni!
L'ideologia comunista oggi semmai e' l'espressione di ceti intellettuali orfani di un predominio e che oltre al resto come al solito annusano l'aria che tira non si sà mai !
Gli intellettuali hanno bisogno di " avere mercato " ! Non tutti per carita' ma una buona parte !