User Tag List

Risultati da 1 a 2 di 2
  1. #1
    Ecogiustiziere Insubre
    Data Registrazione
    05 Apr 2004
    Località
    Dove c'è bisogno di me, in Insubria
    Messaggi
    3,516
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Exclamation Da Corriere.it: leggete e inorridite

    Gli alleati sfidano il Cavaliere chiedendo elezioni anticipate «An e Udc avevano già la data del voto»
    Insofferenza del premier verso Follini: basta, fine del discorso. Appuntamento tra i due vice per decidere se aprire la crisi

    ROMA - E’ pomeriggio. Nell’aula della Camera si avverte ancora l’afrore dello scontro che si è consumato in mattinata tra i leader del centro-destra. Marco Follini si avvicina a Silvio Berlusconi, l’altro lo allontana con un gesto insofferente: «Basta, chiuso, fine del discorso. Non voglio più parlare». Il governo formalmente c’è, ma l’alleanza non esiste più, e la sconfitta alle Regionali non è che un alibi dietro cui celare la crisi delle relazioni personali.
    L’intolleranza reciproca induce addirittura gli attori della sfida a commettere errori di grammatica politica, altrimenti non si spiega la mossa dei due vice premier di chiedere al Cavaliere la rottura dell’intesa con la Lega, il cambio di leadership o in subordine nientemeno che le elezioni anticipate. In politica certe mosse non si chiedono, si compiono, e difatti Berlusconi sfida gli (ex) alleati al gesto: «Se volete, aprite la crisi, ritirate le vostre delegazioni dal governo. Perché non lo fate?». I due si sono dati appuntamento dopo i funerali del Papa, e a quel punto dovranno decidere se abdicare o arrischiare la crisi.
    Così tramonta l’impero, «ché se avessero saputo gestire la loro forza - come racconta spesso Ciriaco De Mita - sarebbero durati per vent’anni». Invece riempiono l’epilogo della storia di odi e di rancori, ed è un Berlusconi schiumante di rabbia che riferendosi a Fini e Follini, giura: «Li farò morire». Ha ancora nelle orecchie la «proposta indecente» del presidente di An e del segretario dell’Udc, a cui è seguito l’imprimatur di Pier Ferdinando Casini: «Volevano le elezioni anticipate. Avevano persino la data pronta, il 26 di giugno. E così, secondo loro, avremmo dovuto sciogliere le Camere la prossima settimana... Volevano una risposta a breve. Io gli ho risposto d’istinto. Tiè».
    Ognuno si deve assumere le proprie responsabilità in questo finale di partita, Berlusconi le assomma tutte perché di un leader sono gli onori e gli oneri. Il Cavaliere ha interpretato il suo ruolo come fosse ancora alla guida di Mediaset, e sarà pur vero che «questi devono tutto a me», ma per affrontare i tornanti della politica non si può adottare la tecnica di un consiglio di amministrazione: «Il partito maggiore crea un cartello e guida l’alleanza. Gli altri seguono». In effetti la Lega detiene la «golden share» per il Nord, è necessaria per conquistare quei collegi, ma ormai il resto d’Italia è nelle mani dell’Unione che ha sfondato anche il Piemonte. Servirebbe uno shock, una mossa a effetto per rimontare lo svantaggio, invece il Polo si avvita perché - come ha ammesso Follini con i suoi - «nè noi nè lui abbiamo una proposta». E «lui», Berlusconi, considera irricevibile l’idea del capo centrista di rompere con Bossi, passando per l’affossamento della devolution.

    Arriverà forse il momento dell’estrema mediazione, perciò Beppe Pisanu si mantiene in disparte, e tranquillizza per quanto può i deputati tremebondi: «Per il momento sono solo chiacchere. Si dovrà poi trattare, ma sulle cose non sulle persone. E tra le questioni da affrontare ci sarà anche il nodo della devolution, tenendo ben presente che della Lega non si può fare a meno». Sarebbe razionale la tesi del ministro dell’Interno, ma i leader sembrano non porsi più il problema di accordarsi. Sennò cosa c’entra il discorso sull’eventualità di «cambiare un vestito quando è logoro» che Fini ha fatto al Cavaliere? Cos’è quel gioco di specchi, per cui - secondo Berlusconi - si ipotizza l’arrivo di Gianni Letta a palazzo Chigi, mentre in realtà si prepara Casini «d’intesa coi poteri forti? Se pensano di affossarmi sono matti. Facciano, io vado avanti».

    Ma avanti, il premier lo sa, non può andare senza il supporto di An e Udc. Non potrebbe riformare la legge elettorale, la par condicio, né realizzare il taglio delle tasse. Così l’impero implode, non solo perché incapace di trovare una soluzione, ma perché i capi non si tollerano più. E allora le analisi a che servono? E’ vero, per esempio, quel che sostiene il ministro degli Esteri, quando - per rafforzare la tesi delle elezioni anticipate - avvisa il Cavaliere del «pericolo di un’inesorabile emorragia di voti e parlamentari di qui alle elezioni del prossimo anno. Ci arriveremmo dissanguati, mentre l’Unione si consolida con la gestione delle amministrazioni locali». Ma Berlusconi considera l’opzione «suicida», e come lui la pensano moltissimi peones di tutta la Cdl.

    Il leader del centro-destra è consapevole di aver perso l’appeal di un tempo, ma si ritiene l’unico in grado di tenere ancora unito l’impero. Sarà pure così, ma da lunedì tutto è cambiato, anche in periferia. Tanto che Romano Prodi ha avvisato i suoi: «Nel Polo la crepa non si aprirà a Roma ma a Milano». Sarà Roberto Formigoni, a suo parere, «il punto di rottura». E in effetti il governatore della Lombardia coltiva il sogno di guidare la Regione senza la Lega, è furibondo con quelli del Carroccio, che hanno dato l’ordine ai loro elettori di non votarlo alla presidenza. Mancano migliaia di voti a Formigoni, che è stato trattenuto a stento martedì dal denunciare «il complotto» con un comunicato. E chissà se e quando il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, annuncerà il suo passaggio al centro-sinistra, lui che per la Cdl aveva appena sfidato Agazio Loiero in Calabria. «Fosse vero sarebbe una cosa indegna», mormorava ieri il coordinatore azzurro Giancarlo Pittelli, conscio che manca solo il comunicato. Un altro potrebbe esser diramato oggi da via della Scrofa, visto che Fini vorrebbe candidare a sindaco di Catania l’eurodeputato di An, Nello Musumeci. E se il premier si ostinasse a puntare sul primo cittadino uscente, il suo famoso medico di fiducia, Umberto Scapagnini, sotto l’Etna potrebbe accadere quanto è successo a Venezia tra i centro-sinistri Casson e Cacciari: una guerra fratricida.

    L’impero è vivo, l’impero sta morendo. Nell’Unione fanno gli scongiuri, temono che quel gatto di Berlusconi abbia ancora una vita da usare. E lui pensa di averne ancora una, e vuole usarla: «Basta con Letta, basta con Bondi. Nel partito userò la motosega, darò vita a Forza Silvio per intercettare il voto giovanile, e certo non mi affiderò a quello Scelli lì. D’ora in avanti farò di testa mia». Che poi è quello che ha fatto fino a oggi.

    Francesco Verderami

    07 aprile 2005

    Iunthanaka
    Conte della Martesana

  2. #2
    email non funzionante
    Data Registrazione
    11 Dec 2010
    Messaggi
    5,525
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Alla fine non sarà da escludere uno spaccamento della CdL in due o più fazioni, che probabilmente giungeranno a un accordo di desistenza su base territoriale. Il che contribuirà a dare la misura di come il paese stesso sia spaccato.

 

 

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito