Lettera del premier al leader di An riunito con i vertici del partito
"Ora riflessione sulla devolution, salari e Mezzogiorno"
Governo, Berlusconi promette la svolta
An e Udc scettiche, stop di Maroni
Fini: "Siamo disponibili, ma si passi dalle parole ai fatti"
Il ministro del Welfare: "Il federalismo non si tocca, o la Cdl è finita"
ROMA - C'è una lettera di Silvio Berlusconi ad Alleanza Nazionale. Nella quale il premier parla di "discontinuità", di riflessione sulla devolution, di risorse per il Sud, di attenzione a salari e ceto medio. Parole che potrebbero avere effetti imprevedibili e clamorosi sullo scenario di crisi che si è aperto nella Cdl. Perché, almeno a parole, cancella d'un tratto metà della linea politica seguita fin qui dal governo. E, e nella sostanza, questa metà è il patto di ferro su devolution e politica economica con la Lega. Che infatti, con il ministro Maroni, subito avverte: "Non c'è spazio per cambiare la devolution. Che non si tocca, o la Cdl è finita".
Da ambienti parlamentari si parla di una telefonata, precedente alla lettera, tra il premier e Umberto Bossi. Ma da Alleanza Nazionale e Udc, i commenti sono improntati a una disponibilità formale e ad uno scetticismo di sostanza. Una nota di Fini: "E' significativo e positivo che Berlusconi riconosca la sconfitta elettorale. Su questa base An è pronta a dare il suo costruttivo contributo di idee. Per passare in tempi brevissimi e senza incomprensibili bizantinismi dalle buone intenzioni ai fatti servono proposte condivise da tutti, specie per quel che riguarda il Meridione, senza riserve da parte della Lega".
Adesso, dice chiaramente il vicepremier, bisogna "dimostrare che è possibile riempire subito di contenuti la auspicata discontinuità è il compito che ha il leader della coalizione per continuare a godere del nostro sostegno e vincere le prossime elezioni".
Insomma, passare dalle parole ai fatti. Concetto che sottolineano anche, con toni perfino più duri, gli uomini della Destra sociale come Alemanno: "Una lettera ci basta per oggi, non diamo fiducia in bianco a nessuno". Ma anche i ministri più vicini al Cavaliere, come Gasparri: "Ci sono le condizioni per una ripartenza del governo, ma bisogna vedere la reazione della Lega. Se non ci saranno i fatti, vedremo". E l'incredulità di Storace dà la misura della situazione: "Quando ho letto la lettera, ho chiesto una perizia calligrafica..."
Prudenti, e altrettanto scettici, dalle parti dell'Udc: "Apprezziamo le buone intenzioni, tutte le buone intenzioni. Naturalmente, valuteremo con attenzione e spirito costruttivo ogni novità, se e quando ci sarà".
In un primo momento, il Carroccio non ha commentato, rimandando con il ministro Maroni al consiglio federale: "Non conosco la lettera, ne parleremo negli organismi dirigenti". Poi, un'ora dopo, è lo stesso Maroni a far capire che le cose per la Cdl restano complicatissime, e che l'apertura di Berlusconi ad An rischia di aprire un contrasto insanabile con la Lega: "Non c'è spazio per una modifica della devolution, sulla quale è ora c'è un voto secco del Parlamento ed è possibile 'o un sì o un no'". E ancora:
"La cdl è nata sull'impegno a fare la devolution,
se qualcuno intende non mantenere questo impegno, non ha che da dirlo e poi succederà quello che succederà".
(8 aprile 2005)