Originariamente Scritto da
FalcoConservatore
Il punto 1 (e da quello derivano tutti gli altri, a cascata) però non mi convince fino in fondo. Fini non potrà diventare il leader del PDL con una operazione di palazzo, fondamentalmente perchè gli manca l'appoggio della forte ala berlusconiana (che non si scioglierà tanto presto, a meno di una scomparsa fisica del Cavaliere). Non dimentichiamoci che anche i gruppi cattolici, comunque sostanziosi, vedono con occhio cattivo il Presidente della Camera. In più, sic stantibus rebus, a Fini manca il determinante appoggio dell'elettorato di centrodestra, oserei dire scioccato - almeno in gran parte - dalle sue ultime uscite.
Insomma, Fini - se davvero vuole succedere al Cavaliere - non si sta giocando bene le sue carte. L'operazione di logoramento non suscita queste grandi simpatie. E' per questo che continuo a ritenere più probabile, nell'ottica di Fini, una scalata al Quirinale, più che una scalata al PDL. Le affermazioni di Fini sembrano confezionate apposta per ottenere il via libera, e i voti di chi gli sta accanto nel centrodestra, e della sinistra moderata.
Certo è che le lancette dell'orologio continuano a scorrere; la leadership berlusconiana è al tramonto anche solo per motivi anagrafici (e politici: sarà quasi impossibile una ricandidatura nel 2013). Ha perfettamente ragione Panebianco - ma non è questa gran scoperta - quando afferma che "un uomo solo" (leggi ovviamente Berlusconi) è il centro, il perno, l'asse dell'intero sistema politico italiano. La Seconda Repubblica è in un certo senso la storia di Silvio Berlusconi.
Caduto l'uomo, cadrà quindi il bipolarismo? Non è poi così scontanto, ma sono facilmente prevedibili grandi scosse di assestamento, potenzialmente letali per gli equilibri costruiti in vent'anni. Noi non abbiamo la sfera di cristallo, ma senza dubbio dopo il ritiro di Berlusconi la politica italiana non sarà più la stessa.
Un'ultima osservazione: attenzione a predicare una rottura assoluta con la Lega Nord. Capisco il ragionamento e le sensazioni di Florian, uomo del Sud che percepisce in un modo più negativo del mio - uomo del profondo Nord-Est - il ruolo del Carroccio. La Lega oggi "mangia" il PDL, ma senza PDL rischia di crescere a dismisura, di assorbire enormi fette di elettorato che non ne vuol sapere di un PDL totalmente meridionalista. Un flusso immenso di voti, senza un PDL nazionale alleato, con funzione di freno ed equilibrio, per quanto possibile, con la Lega, andrebbe verso i Lumbard in un batter d'occhio, perchè al di là delle smargiassate assolutamente ridicole e minoritarie sulla secessione, il partito di Bossi è percepito come un partito di popolo, più vicino alla gente comune rispetto agli altri, l'unico capace di offrire sicurezza e buon governo.
Ciò regalerebbe il paese intero alla sinistra (vedi quanto accaduto nel 1996, con il centrodestra e la Lega divisi), ma il Nord tutto al Carroccio. E la sinistra stessa non sarebbe in grado di governare senza Nord, e a partire da una coalizione "mostro" fra PD, IDV e UDC, assolutamente inconciliabili fra loro. Il centrodestra del futuro non può francamente permettersi di esistere senza un alleato federalista, per il semplice fatto che non può permettersi di cedere il Nord in regalo. Oggi c'è un logorio, un rosicchiamento, ma che potrebbe presto trasformarsi in valanga, in assenza di freni e compensazioni, in assenza di una offerta più moderata. Questa offerta è il PDL.