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    Predefinito Berlusconi al Senato dice...

    SULLA CRISI DI GOVERNO SI RAMMARICA CHE NON SIA ATTUATA LA CONTRORIFORMA COSTITUZIONALE

    20/04 17:00 - "NON MI POSSO SOTTRARRE ALLA FORMULA DELLA CRISI DI
    GOVERNO", SPIEGA AI SENATORI, RAMMARICANDOSI DI NON POTER FARE
    COME ALTRI PREMIER EUROPEI (CITA BLAIR E AZNAR) CHE POSSONO
    CAMBIARE LA SQUADRA DEI MINISTRI QUANDO SE NE PRESENTA LA
    NECESSITA', SENZA "ESTENUANTI PASSAGGI PARLAMENTARI". MA PER
    IL FUTURO LE COSE CAMBIERANNO, ASSICURA BERLUSCONI, PERCHE' CON
    LA RIFORMA COSTITUZIONALE (QUELLA STESSA RIFORMA SU CUI INSISTE
    LA LEGA E CHE SUSCITA LE PERPLESSITA' DEI CENTRISTI E DI PARTE
    DI AN) LE REGOLE SARANNO "ADEGUATE".

    *************************************************

    Praticamente il nuovo Mussolini sta facendo le prove generali della controriforma costituzionale sulla base dei poteri che essa assegna al premier. Ciampi si è prestato al gioco, non diffidandolo per tempo e poi non obbligandolo alle dimissioni. Non meglio si è comportata l'Unione che si è sbrodolata di chiacchiere non avendo il coraggio di appellarsi alla piazza per far rispettare il parlamento, le istituzioni e la Costituzione di cui si proclama garante.
    La "sinistra" borghese non ha ancora capito, non bastandole evidentemente l'esperienza del '22, che i dittatori fascisti si fermano solo con la piazza e con la lotta di classe.
    Comunque sia Berlusconi deve dimettersi e devono essere indette subito nuove elezioni.
    Che il 60° Anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo segni la fine del governo del neoduce Berlusconi.


    www.pmli.it

  2. #2
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    Predefinito cosa prevede la controriforma costituzionale

    Manomettendo e riscrivendo infatti ben 50 articoli della già demolita e vilipesa Costituzione democratica borghese e antifascista del 1948, la controriforma neofascista della Casa del fascio assegna poteri enormi di tipo mussoliniano al presidente del Consiglio, che viene eletto direttamente "dal popolo", "determina" (e non "dirige" solamente) la politica di governo, nomina e revoca personalmente i ministri, non ha più bisogno del voto di fiducia del parlamento per governare e può sciogliere le Camere se queste lo sfiduciano. Il presidente della Repubblica viene spogliato di ogni sua attuale prerogativa, tra cui quella di nominare lo stesso presidente del Consiglio e i suoi ministri e quella di sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni, e ridotto a una figura decorativa svolgente solo funzioni notarili.
    Il parlamento, che rappresentava la figura centrale e caratterizzante della prima Repubblica, viene drasticamente ridimensionato sia numericamente che in quanto a importanza e poteri, nonché completamente stravolto in quanto a funzioni, per essere piegato al nuovo assetto istituzionale federalista e presidenzialista dello Stato. Sparisce il "bicameralismo perfetto", che garantiva in una certa misura la legiferazione dagli assalti delle lobby e dai soprusi della maggioranza. Nasce il Senato federale, espressione diretta degli interessi e degli egoismi delle borghesie regionali. La politica del governo ha la precedenza su tutti i provvedimenti in discussione in parlamento. Se si considera che anche il potere giudiziario sta per essere subordinato a quello esecutivo, è l'intero principio democratico-borghese dell'equilibrio tra i tre poteri dello Stato - legislativo, giudiziario ed esecutivo - che viene sovvertito alla radice in favore di quest'ultimo.
    La Corte costituzionale viene piegata ancor di più agli interessi della maggioranza e delle lobby federaliste, diminuendo i giudici nominati dalla presidenza della Repubblica e dai vertici della magistratura e aumentando quelli nominati dal parlamento, di cui tra questi la maggior parte spetta al Senato federale. La devoluzione federalista, che tra l'altro entrerebbe in vigore subito dopo la pubblicazione della legge, distrugge il principio di universalità ed uguaglianza dei servizi primari come i diritti all'istruzione e alla salute, che dipenderanno dalla ricchezza o dalla povertà delle regioni eroganti. Essa è l'anticamera dello spezzettamento dell'Italia in 20 staterelli e del disfacimento dell'unità nazionale sotto le spinte secessioniste delle borghesie delle regioni del Nord più ricco, che vogliono staccare il Sud più povero e arretrato dal resto del Paese.

    Disonorevole sconfitta della "sinistra" borghese
    La "sinistra" borghese esce sconfitta da questa battaglia, ma non con onore. La sua indignazione e protesta esplose solo ora, dopo almeno due anni che questo nero disegno di controriforma costituzionale era perfettamente definito e andava avanti nelle commissioni e nelle aule parlamentari, e dopo aver offerto fino all'ultimo alla Casa del fascio di "fare insieme le riforme", tanto dall'essersi astenuta la volta scorsa alla Camera sull'istituzione del Senato federale, equivalgono in sostanza a chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati.
    Anche l'aver abbandonato l'aula per non partecipare al voto ricorda troppo la fallimentare e suicida linea dell'Aventino che consegnò il parlamento in balìa di Mussolini, per poter apparire come una forma di protesta efficace
    Mobilitarsi per affossare la costituzione neofascista
    A questo punto solo una mobilitazione di piazza per buttare giù il governo del neoduce Berlusconi, o quantomeno un referendum popolare promosso e sostenuto con forza da tutte le forze democratiche, antifasciste e antiberlusconiane, possono affossare la Costituzione del regime neofascista. Intanto l'elettorato di sinistra può assestare un duro colpo a questo governo neofascista e alle istituzioni in camicia nera astenendosi alle prossime elezioni regionali, ed esprimendo così un voto rosso, un voto per il PMLI, un voto contro il capitalismo, il neofascismo, il presidenzialismo e il federalismo, per l'Italia unita, rossa e socialista

    www.pmli.it

 

 

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