Stati Uniti d'America - 20.4.2005
Mine senza fili
Da giugno l'esercito Usa in Iraq potrà controllare un campo minato a distanza. Basta un portatile





“Due persone si stanno avvicinando alla base, tenente, vedo i puntini sul monitor. Li faccio saltare?”. Il pulsante è premuto e bum!, qualche chilometro più in là una mina esplode e le sue schegge non lasciano scampo a chiunque si trovi nel raggio di poche decine di metri. Fantascienza? Ancora per poco. Da giugno una brigata dell’esercito statunitense di stanza a Mosul, nel nord dell’Iraq, sarà la prima a poter controllare un campo minato a distanza, con un computer portatile e una scheda wireless, senza fili. Ma le conseguenze delle mine “intelligenti” sono poco chiare, e la loro introduzione ha già provocato le proteste delle organizzazioni per i diritti umani.

Come funziona. Il nuovo sistema, denominato Matrix, è stato sperimentato con successo lo scorso settembre ed è stato pensato per essere impiegato in zone a rischio di attacco, come i posti di blocco o le basi militari. Gli ordigni fatti esplodere saranno principalmente mine Claymore, vietate dal Trattato per la messa al bando delle mine antiuomo del 1997, ratificato da 152 Paesi ma non dagli Stati Uniti. Usate fin dai tempi del Vietnam, le Claymore sono capaci di spargere pallini di acciaio fino a 50 metri di distanza e lungo un angolo di 60 gradi: bombe. Per il tipo usato nel sistema Matrix, però, i test effettuati dal Pentagono hanno rivelato che queste mine possono essere letali per chi si trova anche a 300 metri di distanza. In alternativa alle Claymore, chi starà dietro allo schermo potrà scegliere di impallinare i nemici in avvicinamento con un altro tipo di mine non-letali, che spargono pallini di gomma. In tutto, la Stryker Brigade di Mosul disporrà all’inizio di 25 set di ordigni.

I dubbi sulla sicurezza. I gruppi che si sono battuti per la messa al bando delle mine si sono già attivati contro Matrix. Alcune organizzazioni statunitensi hanno chiesto ai loro sostenitori di scrivere per protesta al segretario alla Difesa di Washington, Donald Rumsfeld. Si teme in particolare l’effetto su civili innocenti, ma anche il potenziale distruttivo consegnato in mano a chi potrebbe essere troppo inesperto e fragile per non abusarne. Per Mark Hiznay dell’organizzazione Human Rights Watch (Hrw), il sistema Matrix darà troppe responsabilità “a soldati 19enni messi in condizione di premere un pulsante appena un puntino luminoso lampeggia sullo schermo”. “Un punto lontano sul monitor non è esattamente un metodo sicuro per sapere se stai per uccidere un guerrigliero o un civile”, incalza Steve Goose, direttore esecutivo della sezione armi di Hrw. Il maggiore Joe Hitt, supervisore del progetto Matrix, la pensa diversamente. “Il sistema è facile da usare e un soldato avrà bisogno di un addestramento minimo per saperlo usare in sicurezza”, ha dichiarato.

Gli usi possibili. Secondo John Pike, un analista del sito Globalsecurity.org interpellato dall’Associated Press, il sistema potrebbe essere usato per tracciare un perimetro di sicurezza intorno agli obiettivi “caldi”, e funzionerebbe bene per attaccare potenziali nemici che si stanno avvicinando a una base, ma sono troppo lontani per finire nel mirino di un cecchino. Ma sulla facilità d’uso del controllo a distanza e sulla pericolosità per i civili ha i suoi dubbi. “Se hai 500 mine e devi scegliere quale vuoi far scoppiare, mentre non c’è abbastanza tempo per riflettere…beh, quello sì che sarebbe un rompicapo”.
Alessandro Ursic


http://www.peacereporter.net/dettagl...c=0&idart=2229