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  1. #21
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    Predefinito Rif: Diffusione libraria "La Comune"

    "Solo nella comunità diventa dunque possibile la libertà personale" Marx-Engels

    Diffusione libraria "La Comune" lacomune-roma@libero.it




    Per farla finita con l'idea di sinistra


    Augusto Illuminati
    Per farla finita con l'idea di sinistra, €12

    Il libro

    La crisi della sinistra politica, sia parlamentare che extraparlamentare, si sta man mano risolvendo in una prospettiva di catastrofe.
    Le sue due varianti – quella socialista e quella socialdemocratica – hanno avuto la pretesa, nel corso del Novecento, di incarnare i valori universali della democrazia e del lavoro, valori che avrebbero fatto progredire radiosamente l’umanità tutta. Le cose sono andate clamorosamente in altro modo e viene quindi da chiedersi: chi sino a oggi si è ritenuto di sinistra non dovrebbe abbandonare definitivamente alcune sue premesse? Di questo si occupa il presente scritto, che cerca di decostruire il mito dell’emancipazione attraverso il lavoro, insieme al ruolo di garanzia sociale dello Stato. Allo stesso tempo questo testo mette in discussione la concezione della democrazia come orizzonte chiuso, che finisce per non assicurare neppure l'eguaglianza al proprio interno e trasformarsi in una deriva populistica e razzista. La crisi della rappresentanza sta tutta qui e oggi la si tocca con mano. Occorre perciò tornare a riflettere su schemi alternativi che hanno guidato la modernità e le sue contraddizioni.
    Perché è tempo di dichiarare l’estinzione della sinistra e procedere oltre, per dare voce alla composizione precaria e meticcia del proletariato odierno e a chi non ha titoli al presente.


    Augusto Illuminati è autore di diversi libri, presso le nostre edizioni: Percorsi del ’68 e Bandiere.
    Muntzer il Sopravvissuto

  2. #22
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    "Solo nella comunità diventa dunque possibile la libertà personale" Marx-Engels

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    Da Gramsci a Marx


    Fabio Frosini
    Da Gramsci a Marx
    Ideologia, verità, politica
    pagg. 120, €14

    Il libro

    Il libro è il tentativo di rileggere Marx seguendo le indicazioni fornite da Antonio Gramsci nei Quaderni del carcere. Questa rilettura, che Gramsci fa solo attraverso rapidi accenni e affermazioni programmatiche, è indispensabile per ripensare un possibile modello di «marxismo» liberato dalle alternative che lo hanno caratterizzato fino alla sua apparente eutanasia alla fine degli anni Ottanta: uomo/struttura, politica/sviluppo economico, verità/ideologia, congiuntura/struttura. Provando a leggere Marx come lo avebbe fatto Gramsci, emerge invece un pensatore completamente immerso nella lotta politica, autore di scritti da decifrare nella congiuntura sulla quale intervengono; un pensatore che non si pone mai come un vero «autore», poiché quella che viene considerata la sua «opera capitale» non è altro che una congerie non definitiva di appunti.


    Fabio Frosini, dal 1998, insegna presso il dipartimento di Filosofia dell’Università di Urbino, dove dal 2004 è ricercatore. È autore di diversi saggi di argomento filosofico-politico, tra cui: Gramsci e la filosofia. Saggio sui «Quaderni del carcere» (Carocci, 2003)
    Muntzer il Sopravvissuto

  3. #23
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    "Solo nella comunità diventa dunque possibile la libertà personale" Marx-Engels

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    Marx e la schiavitù salariata.
    Uno studio sul lato cattivo della storia

    Diego Fusaro (con prefazione di André Tosel)

    NOTE DI COPERTINA:


    In opposizione all'immagine gratificante che l'epoca moderna diffonde di sé come «regno della libertà» pienamente dispiegata, Marx scopre come anche nel mondo moderno sopravviva una particolare forma di schiavitù, dai contorni difficilmente percepibili: la «schiavitù salariata» di una classe sociale che, in una condizione di privazione totale, è costretta ad alienare la propria forza lavoro e a vendersi quotidianamente. La libertà formale di cui godono i lavoratori salariati nasconde un asservimento economico dissimulato dalla «finzione giuridica» del contratto di lavoro e, per molti versi, analogo a quello dell'antico schiavo: in un coerente intreccio di filosofia della storia e di indagine economica, Marx scopre che, nonostante la diversa condizione formale, l'operaio e l'antico schiavo vengono a coincidere nell'estorsione di «pluslavoro» a cui sono soggetti. In questo modo, tra passato e presente sussiste una forte continuità: l'antico schiavo, il servo della gleba e il moderno salariato si configurano inaspettatamente come tre proiezioni storiche della stessa figura del lavoratore asservito, come tre diverse forme della stessa sostanza schiavistica che ha accompagnato la storia in ogni sua fase; ma con una differenza decisiva: gli «schiavi del salario» costituiscono una classe potenzialmente rivoluzionaria, in grado di spezzare l'incantesimo di alienazione e sfruttamento in cui è sospeso il mondo moderno.

    Diego Fusaro (Università San Raffaele di Milano) è storico del pensiero di Marx e delle sue molteplici declinazioni otto-novecenetesche. Di Marx ha curato l'edizione della Differenza tra le filosofia della natura di Democrito e di Epicuro (Bompiani, 2004) e dello scritto Sulla questione ebraica (Bompiani, 2007). All'interpretazione del pensiero marxiano ha recentemente dedicato due studi: Filosofia e sperenza. Ernst Bloch e Karl Löwith interpreti di Marx (Il prato, 2005), Marx e l'atomismo greco (Il prato, 2007). E' curatore del progetto internet La filosofia e i suoi eroi (LA FILOSOFIA E I SUOI EROI).
    Muntzer il Sopravvissuto

  4. #24
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    Il volo di Icaro. Elzeviri Filosofici.

    Sossio Giametta


    NOTE DI COPERTINA:

    Ciascuno degli elzeviri filosofici di Sossio Giametta, scritti in un linguaggio chiaro ed essenziale, è una monade in sé completa, che tuttavia forma con le altre una catena ininterrotta, capace di illuminare a giorno le grandi vicende della filosofia, della storia e della vita.

    L’elzeviro, talvolta doppio, come forma moderna dell’aforisma, è lo strumento di cui Giametta si serve per fare i conti con i suoi autori in un appassionato confronto, in cui ne assorbe l’utile e ne respinge l’inassimilabile, secondo la legge di successione e di integrazione che vige in filosofia. Con la maturità e la libertà così conquistata, si lancia poi, novello Icaro, nell’esplorazione dei grandi temi della filosofia e della vita, apportando ogni volta frutti sorprendenti di una ricerca personale
    sciolta da ogni moda e da ogni scuola.

    Sossio Giametta è nato a Frattamaggiore (Napoli) nel 1929. Vive a Bruxelles. Collaboratore di Colli e Montinari all’edizione critica delle opere di Nietzsche, ha tradotto per Adelphi, Rizzoli, UTET e Biblioteca di Via Senato Edizioni tutte le opere di Nietzsche più quattro volumi di frammenti postumi. Ha tradotto anche opere di Cesare, Spinoza, Goethe, Hegel, Schopenhauer, Freud ecc. Ha pubblicato sette libri di interpretazione di Nietzsche e un’antologia dei suoi scritti, La stella danzante (2000). I suoi titoli: Hamann nel giudizio di Hegel, Goethe, Croce (1984 e 2004); Oltre il nichilismo - Nietzsche Hölderlin Goethe (1988); Nietzsche il poeta, il moralista, il filosofo (1991); Palomar, Han, Candaule e altri. Scritti di critica letteraria (1992); Nietzsche e i suoi interpreti (1995); Commento allo Zarathustra (1996 e 2006); Erminio o della fede. Dialogo di Nietzsche con un suo interprete (1997); Saggi nietzschiani (1988); I pazzi di Dio (2002 e 2007). Tre conferenze (2005); Madonna con bambina e altri racconti morali (2006); Nietzsche. Il pensiero come dinamite (2007); Colli e Montinari (2007)
    Muntzer il Sopravvissuto

  5. #25
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    Marx e l'atomismo greco: alle radici del materialismo storico

    Diego Fusaro (prefazione di Gianni Vattimo)

    NOTE DI COPERTINA:
    Questo lavoro cerca di mettere in luce come accanto a quelle che sono state tradizionalmente individuate come le «tre fonti» del pensiero di Marx (l’economia politica inglese, il socialismo francese e la filosofia tedesca) ve ne sia una quarta, solitamente trascurata: il materialismo atomistico di Epicuro

    L’interesse marxiano per il pensiero epicureo non è episodico né casuale, come molti interpreti hanno sostenuto: non solo Marx si laurea con una tesi su Epicuro, ma continua a vedere in lui, nelle successive evoluzioni del suo pensiero, un imprescindibile punto di riferimento, rintracciando nel filosofo greco il fondatore di quella tradizione saldamente materialistica e atea – alternativa all’idealismo platonico e poi hegeliano – a cui egli stesso intende riallacciarsi col suo «materialismo storico». Oltre che per comprendere la genesi della «concezione materialistica della storia», Epicuro è anche importante, se non per risolvere, almeno per riflettere su alcuni grandi nodi problematici della riflessione marxiana, come il valore da attribuire alla scienza, il peso da riconoscere alla libertà dell’agire umano, alla critica della religione e al «farsi mondo» della filosofia.

    Diego Fusaro (Università di Torino) è studioso dell’atomismo greco e dei suoi portati nella modernità. Ha recentemente tradotto tutti i frammenti degli Atomisti antichi nella nuova edizione del Diels-Kranz (I Presocratici, Bompiani 2006) e ha curato la nuova edizione dei frammenti democritei di Salomon Luria (Democrito, Bompiani 2007). Ha inoltre pubblicato una monografia sull’atomismo greco (La farmacia di Epicuro, Il Prato, 2006) e una sul problema della speranza in Marx (Filosofia e speranza. Ernst Bloch e Karl Löwith interpreti di Marx, Il Prato, 2005). Di Marx ha curato l’edizione della Differenza tra le filosofie della natura di Democrito e di Epicuro (Bompiani, 2004) e Sulla questione ebraica (Bompiani, 2007). È l’ideatore e il curatore del progetto internet La filosofia e i suoi eroi (LA FILOSOFIA E I SUOI EROI), punto di riferimento per il dibattito filosofico italiano.
    Muntzer il Sopravvissuto

  6. #26
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    a cura di Corrado Mornese e Gustavo Buratti
    "Fra Dolcino e gli apostolici tra eresia, rivolta e roghi" (2000)

    ed. DeriveApprodi

    pp. 302 - € 19,63

    E' mia inveterata abitudine parlare in diversi contesti e con grande diletto di storie di eretici. Anche su questo blog accade sovente e accadrà sempre più spesso. Il libro in questione si inserisce con ovvia naturalezza in questo percorso, in quanto non è soltanto un testo biografico e agiografico, ma ha un valore ben più sostanzioso. E' inannzitutto un saggio di storia che ricostruisce in maniera assai particolareggiata un'epoca, contestualizzando fatti ed avvenimenti e facendo piena luce su una fondamentale esperienza umana, sociale e religiosa.

    Quello che si suole definire inquadramento storico viene liquidato nel migliore dei modi possibili, con l'ausilio di una raccolta di testi diversi: un'antologia il più possibile completa ed esauriente, che parte dalla nascita del movimento apostolico di Segarelli per finire con l'olocausto di Dolcino e dei suoi seguaci.

    Tutto ciò potrebbe bastare per comporre un'opera con tutti i crismi, che si riprometta di rendere giustizia ad una figura di rivoluzionario e ad un contesto sociale; per fare, insomma, controstoria e più semplicemente controinformazione. Ma il lavoro che sta dietro al Centro Studi Dolciniano va ben oltre e va a coronare un'impresa eminentemente politica che abbraccia, in maniera non pedantesca, un arco storico di diversi secoli.

    Viene così ricostruito il filo rosso che lega l'esperienza del grande eresiarca alla Val Sesia. Anzi, radica la sua esperienza in modo talmente indelebile nell'immaginario di quelle popolazioni, da resistere all'opera di mistificazione e distruzione, da parte del potere costituito, per arrivare agli albori delle lotte operaie ottocentesche. Molte delle quali assumono proprio Dolcino come esempio di emancipazione.

    Ma l'intento dei curatori è anche quello di mostrare quale rapporto ci sia nel fluire della Storia con le idee, cosiddette eretiche, che nutrono più di quanto si creda di linfa vitale i processi di trasformazione e le culture delle masse popolari, che con questi processi interagiscono, cercando di far emergere una prassi che le renda finalmente protagoniste assolute di questa trasformazione.

    Non solo politica, è ovvio. Fra Dolcino è stato innanzitutto un leader religioso, che però ha legato la sua scelta, la sua airesis, ad un coerente agire che lo ha portato inevitabilmente, da mistico, a delle scelte politiche chiare, irreversibili e fatali. In questo senso anche il sacrificio assume un valore unico e difficilmente rapportabile a quello di altri eresiarchi. Ogni grande perdente della Storia, che abbia saputo sciogliere il suo sacrificio nell'ansia di trasformazione, ha donato il suo corpo e la sua anima al compiersi di un destino inevitabile.

    La parabola esistenziale di Dolcino coincide, infatti, con il punto massimo che hanno toccato i movimenti ereticali medievali. Il suo essere un "folle di Dio", radicato nelle coscienze e nelle esistenze delle masse popolari, lo ha portato ad una consapevolezza individuale notevole, tale da renderlo intellettuale organico alle lotte. Questa consapevolezza si esplicava attraverso un carisma non fine a se stesso e che si rifletteva nella volontà di liberazione di ogni diseredato, corpo unico davanti a Dio, corpo unico davanti alla coscienza collettiva, senza alcuna mediazione di potere.
    Muntzer il Sopravvissuto

  7. #27
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    La storia di un libro, la storia di un film

    Imminente è l'uscita del film La prima linea, diretto da Renato De Maria e interpretato da Riccardo Scamarcio e Giovanna Mezzogiorno, ispirato al libro di Sergio Segio Miccia corta. Libro pubblicato per la prima volta dalle nostre edizioni nel febbraio 2005 e ora disponibile in una nuova edizione.

    Integrano la nuova edizione una postfazione di Cristina Piccino e Roberto Silvestri, crititici cinematografici del quotidiano «il manifesto», e una nota di Sergio Segio.

    Un film che ancora prima di uscire nelle sale ha fatto discutere, suscitando polemiche e fraintendimenti. Un libro che merita una rilettura e per questo lo restituiamo ai lettori in una nuova edizione rivista e aggiornata.
    Muntzer il Sopravvissuto

  8. #28
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    Mario Tronti
    Noi operaisti
    pagg. 132 €10


    Il libro

    In questo testo il filosofo della politica Mario Tronti raccoglie una serie di suoi scritti brevi sull’identità e la storia dell’«operaismo» italiano, la corrente di pensiero «neomarxista» originata dalla rivista di teoria politica «Quaderni Rossi» all’inizio del decennio ’60. In questi scritti Tronti riassume con straordinario acume le categorie teoriche dell’operaismo dimostrando quanto esse, ben lungi dall’aver esaurito la loro potenza, risultino ancora assolutamente attuali e quindi utili a interpretare la realtà e a informare progetti di trasformazione sociale. Un testo che si vuole prologo propedeutico ai testi pubblicati nella nostra collana «Biblioteca dell’operaismo», che ha riscontrato un buon successo di vendita presso studiosi dei movimenti politici, operatori dell’informazione e militanti dei movimenti sociali.
    Muntzer il Sopravvissuto

  9. #29
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    Isabelle Sommier
    La violenza rivoluzionaria
    Le esperienze di lotta armata in Francia, Germania, Giappone, Italia e Stati Uniti
    pagg. 156 €12


    Il libro
    Questo libro racconta e analizza gli esiti di quella parte del ’68 che non si è esaurita in una modernizzazione dei costumi e delle istituzioni utile alla continuità di potere nelle democrazie occidentali.
    Il ’68 «cattivo», quello minoritario dei «piccoli gruppi radicali ed estremisti», ha continuato la lotta teorizzando e praticando l’uso della violenza come mezzo indispensabile per un cambiamento rivoluzionario.
    È in questo contesto che Europa, Stati Uniti e Giappone vedono nascere e poi svilupparsi gruppi come la Frazione dell’armata rossa, Action directe, le Brigate rosse, la Weather Underground Organization, l’Armata rossa giapponese. Organizzazioni armate che questo libro analizza per la prima volta nelle loro variabili e analogie, attraverso uno sguardo che ne fa un fenomeno di tipo mondiale. Una prospettiva, dunque, che di ogni formazione armata consente di vedere la nascita, la crescita e la diffusione, come la crisi e il definitivo fallimento; le matrici ideologiche, le logiche della clandestinità e le forme di guerriglia…
    Un excursus su alcune pagine della nostra storia recente che ci rivela come i cosiddetti «anni di piombo» abbiano coinvolto tutti i principali Paesi dell’Occidente.

    Isabelle Sommier è direttrice del Centro di ricerche politiche della Sorbona, a Parigi. È autrice di numerosi saggi sulla storia della violenza rivoluzionaria e sui movimenti antiglobalizzazione.

    un assaggio...
    Introduzione


    Quarant’anni fa tutti i continenti vengono investiti dalla rivolta, in gran parte sono azioni della gioventù studentesca, a volte di quella operaia. Pur non essendo coordinate e neppure in reciproca relazione, le rivendicazioni convergono in via generale sul sistema universitario e la solidarietà terzomondista, in particolare sulla denuncia della guerra in Vietnam. Nei cortei è il colore rosso a dominare.
    In molti paesi il riaccendersi della speranza rivoluzionaria solleva, dunque, il problema della presa del potere attraverso le armi o quantomeno di una resistenza attiva all’eventuale deriva autoritaria dei regimi «borghesi». E porta alla nascita di piccoli gruppi di estrema sinistra dalle influenze eterogenee, che mischiano ovviamente marxismo, in tutte le sue declinazioni ma con una predominanza per il maoismo, e tendenze anarchiche e situazioniste. La maggior parte di questi gruppi si scioglie in un breve lasso di tempo o rimane bloccato allo stato del gruppuscolo verboso essenzialmente preoccupato dall’analisi delle «contraddizioni del sistema» o dalla predizione del crollo imminente del capitalismo. Altri, invece, scelgono subito l’azione, si radicalizzano e prendono la strada della clandestinità e della lotta armata. Le cellule comuniste combattenti in Belgio, il Movimento 17 novembre in Grecia, il Gruppo rivoluzionario antifascista del 1 ottobre in Spagna, l’Angry Brigade britannica sono altrettanti movimenti il cui ricordo non ha resistito a lungo oltre i confini dei rispettivi paesi.
    Non si può dire altrettanto dei gruppi presi in esame in quest’opera: le Brigare rosse italiane e la Rote armee fraktion e, su un piano diverso, l’Armata rossa giapponese con la sua fama tanto internazionale quanto locale; in Francia, Action directe, anche se la sua nascita è differita rispetto al ’68; la Weather Underground Organization negli Stati Uniti, che rappresentano in parte la culla della rivolta e, contrariamente a un diffuso luogo comune, hanno conosciuto anch’essi il fenomeno della violenza rivoluzionaria.
    Oggi, questi nomi evocano tutt’al più solo un periodo lontano, se non addirittura un’altra epoca. Questo per diverse ragioni. Anzitutto, nella storia di quegli anni ostacoli di carattere disciplinare e storiografico hanno portato a una netta separazione tra il ’68 da un lato e il terrorismo degli anni di piombo dall’altro. Fuori dal loro contesto storico, questi gruppi appaiono strani, se non addirittura patologici, e la loro scelta della violenza sembra un’eresia incomprensibile, per non dire irrazionale. In sostanza, la storia non ama i vinti, a maggior ragione quando costoro hanno assunto atteggiamenti devianti.
    Benché sotterrati, quegli anni riaffiorano periodicamente, sempre all’insegna dello scandalo e delle polemiche. Polemiche2 per Nathalie Ménigon*, membro fondatore di Action directe, che ha dovuto presentare numerose domande e passare per diversi procedimenti prima di ottenere, il 19 giugno 2007, un regime di semilibertà, dopo essere diventata emiplegica a seguito di due ictus cerebrali e dopo aver scontato oltre vent’anni di carcere di massima sicurezza; polemiche per Jöelle Aubron, militante di Action directe, che ha dovuto aspettare il giugno del 2004, fine di un contenzioso giudiziario, per ottenere una sospensione della pena per ragioni di salute (è morta il 1 marzo 2006). Quanto agli altri militanti di Action directe, pur avendo terminato di scontare una non riducibile condanna a 18 anni nel 2005, rimangono comunque in prigione. Anche in Germania, la liberazione nel marzo 2007 di Brigitte Mohnhaupt (una dei responsabili della seconda generazione della Raf) dopo 24 anni di reclusione, ha sollevato discussioni, benché meno accese. La questione dell’estradizione dalla Corea del Nord dei membri di una delle armate rosse giapponesi avvelena le relazioni tra Pyongyang e Tokyo, anche se dal 2000 i loro figliocci rientrano progressivamente in Giappone. Infine, in nessun luogo come in Italia l’estinzione del debito politico e storico di quegli anni è altrettanto dolorosa.
    Al di là delle detenzioni che ormai sono un numero abbastanza ridotto (in Germania sono ancora in prigione tre militanti della raf, in Italia 66 brigatisti), è sul piano della memoria che infuria la polemica, soprattutto quando sono il ’68 e gli straordinari cambiamenti culturali che ne sono seguiti a essere posti sotto accusa. Nel luglio del 1988, l’ex leader dell’organizzazione della sinistra estraparlamentare Lotta continua Adriano Sofri è accusato da un pentito di essere il mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi (17 maggio 1972); da allora sta scontando una pena a 22 anni di carcere, al termine di 12 anni di procedimenti giudiziari. Si è rimproverato a Daniel Cohn-Bendit, oltre alle sue idee dell’epoca in fatto di sessualità, l’amicizia con il militante delle Cellule rivoluzionarie tedesche Hans-Joachim Klein, amicizia che ha portato Cohn-Bendit a nascondere in Francia l’amico dopo che questi aveva abbandonato la lotta armata nel 1977. Nel 2001, durante il processo dello stesso Klein, il Ministro degli Esteri dei verdi Joschka Fischer fu anch’egli raggiunto dal suo passato di militante: alcune fotografie mostrano i due uomini alle prese con la polizia nel 1973 a Francoforte.
    Questi anni testimoniano una crisi che non troverà spiegazione fin quando non saranno esaminati all’interno di un dibattito storico. Questo libro si augura di fornire un contributo a tale dibattito, analizzando il ciclo di proteste del ’68 nel suo insieme: dal contesto che in una parte dei giovani ha indotto la sensazione di vivere in un’epoca rivoluzionaria fino alla definitiva smobilitazione, passando per i diversi processi di radicalizzazione che hanno presieduto all’ascesa di alcuni gruppi e per l’analisi dei mutamenti delle loro strategie.
    Muntzer il Sopravvissuto

  10. #30
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    Mario Tronti

    Operai e capitale

    pagg. 320 €20

    Il libro
    Operai e capitale è unanimemente riconosciuto come il testo fondamentale dell'operaismo italiano, un filone di pensiero politico che dall'inizio degli anni Sessanta a oggi ha prima rivoluzionato e poi continuamente condizionato il panorama del dibattito internazionale della sinistra istituzionale ed extra-istituzionale.
    Nel corso degli anni Sessanta la lettura di Operai e capitale ha determinato la fondazione di una mentalità, un atteggiamento, un lessico assolutamente innovativi, contribuendo alla formazione culturale di migliaia di nuovi militanti attivi nelle fabbriche, nelle scuole, nei territori. Militanti che in seguito diedero vita al sindacato dei consigli e alla formazione di vari gruppi extraparlamentari.
    Una parte considerevole delle lotte del Sessantotto e dell'Autunno caldo italiano si cibarono dei contenuti di questo libro. Concetti come «neocapitalismo», «composizione di classe», «operaio massa», «piano del capitale«, «inchiesta e conricerca operaia» si sono man mano imposti nel lessico del dibattito politico fino a diventare «senso comune».
    A quarant'anni dalla sua prima pubblicazione Operai e capitale assurge a testo classico, e quindi nobilissimo, della storia del movimento operaio. Non per questo i suoi contenuti sono da considerarsi inattuali. Al contrario, offrono ancora una straordinaria chiave di lettura dei rapidi e profondi processi di trasformazione del lavoro e di scomposizione delle classi in corso negli ultimi due decenni.
    Muntzer il Sopravvissuto

 

 
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