Alle regionali del 3-4 aprile
Astensionismo e flussi elettorali tra i due poli del regime neofascista
Per valutare più dettagliatamente come si è distribuito il voto del 3 e 4 aprile nelle 13 regioni chiamate alle urne e a livello nazionale tra le coalizioni di "centro-destra" e di "centro-sinistra", riteniamo utile - oltre naturalmente che sui voti ottenuti e le relative percentuali rispetto al corpo elettorale che abbiamo già pubblicato sul numero precedente del nostro giornale - focalizzare l'attenzione sulla differenza dei voti in aumento o in diminuzione ottenuti dalle due coalizioni rispetto alle consultazioni precedenti, sia in termini assoluti che relativi.
A tale scopo proponiamo le due tabelle qui pubblicate, che riassumono le perdite e i guadagni delle due coalizioni regione per regione e a livello nazionale, sia rispetto alle precedenti regionali del 2000, sia rispetto alla consultazione precedente più prossima, cioè le europee del 2004, più adatta, proprio perché più recente, a valutare le ultime tendenze dell'elettorato.
Per ogni coalizione è riportata la quantità dei voti percepiti in più o in meno rispetto alla precedente consultazione, nonché la percentuale di aumento o di diminuzione che tale quantità rappresenta rispetto ai voti che aveva. Ad esempio: in Piemonte il "centro-sinistra" ha guadagnato 281.191 voti rispetto alle regionali del 2000, incrementando così il bacino elettorale di cui godeva allora del 29,5%. Il "centro-destra" ha perso invece 105.847 voti, pari all'8,5% del pacchetto ottenuto nel 2000. E così via. In questo modo si può avere una percezione immediata dei guadagni e delle perdite dei due "poli" e di come questi sono distribuiti nelle varie regioni. Questo discorso si può fare in buona approssimazione, in quanto i corpi elettorali delle consultazioni del 2005, del 2000 e del 2004 sono molto vicini, e differiscono di percentuali non significative, altrimenti non sarebbe del tutto corretto, perché nei guadagni e nelle perdite andrebbe tenuto conto della variazione del corpo elettorale.
Questa impostazione è stata utilizzata anche in uno studio dell'Istituto Cattaneo di Bologna, che però non tiene conto dell'astensionismo, giudicandolo a torto ininfluente sui risultati, forse anche per un'errata quantificazione in sole 225 mila unità in più, mentre è stato quasi il triplo. Sappiamo invece quanta importanza abbia l'astensionismo per una veritiera analisi del voto. Ciò vale anche per questa consultazione, dove gli astenuti sono aumentati di oltre 604 mila unità rispetto alle regionali del 2000 e di quasi un milione rispetto al 2004! Accanto alle differenze dei voti dei due "poli" abbiamo quindi riportato anche quella relativa all'astensionismo.

Importanza del fattore astensionismo
Passando all'esame delle due tabelle possiamo rilevare che per quanto riguarda l'astensionismo il suo incremento è tutt'altro che "trascurabile", essendo cresciuto del 4,6% rispetto al livello raggiunto nel 2000 e ancor di più (7,2%) rispetto alle scorse europee; che notoriamente hanno valenza di elezioni politiche, e quindi avevano segnato un certo recupero di votanti rispetto alle regionali del 2000.
Considerato rispetto a queste ultime l'incremento dell'astensionismo è concentrato soprattutto in Lombardia, con oltre 540 mila astenuti in più, pari a un +24,5%, su un totale nazionale di 604 mila. Ma incrementi significativi si registrano anche in Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Campania. Più contenuti in Toscana, Umbria e Abruzzo. Stazionario l'astensionismo in Calabria. In flessione in Piemonte, Liguria, Lazio e Puglia: cioè, non a caso, nelle regioni più contese tra i due "poli" e dove l'esito era più incerto. Ciò a conferma di quanto l'affermazione dell'Unione di "centro-sinistra" sia dovuta più a un aumento dei voti anti Berlusconi che ad un effettivo e convinto aumento dei consensi per la coalizione guidata dal democristiano Prodi.
Mentre in quelle regioni dove l'esito era più scontato (Lombardia, Veneto, ma anche le regioni "rosse" del centro-nord) l'elettorato si è sentito evidentemente meno ricattato e più libero di decidere con la testa invece che col "cuore" se andare o non andare a votare. Questa distribuzione dell'astensionismo si riconferma più o meno con lo stesso andamento anche rispetto alle europee 2004, ma con differenze più marcate, dato che più alta è la differenza totale di astensionisti, pari a oltre 900 mila unità. Con qualche inversione di segno come in Piemonte, Liguria e Campania.
Il crollo della Casa del fascio (che sappiamo dovuto in maggior misura al partito del neoduce Berlusconi, piuttosto che ai suoi alleati) risulta evidente e massiccio in tutte le regioni. A livello nazionale il "centro-destra" perde quasi 2 milioni di voti sulle regionali del 2000, quasi il 14% dei voti che aveva. Rispetto alle europee la perdita è piu' "contenuta" (circa mezzo milione di voti), ma solo perché il declino elettorale del partito di Berlusconi è cominciato ben prima di questa consultazione, ed è stato progressivo e costante dal 2001 ad oggi.
Il crollo risulta quantomeno drammatico in Lombardia, con una perdita secca di quasi 750 mila voti, quasi un quarto del vecchio bacino elettorale che la destra aveva cinque anni fa. Con tutto ciò la Casa del fascio si consola sostenendo di aver "tenuto" in Lombardia e nel Veneto (dove ha perso altri 120 mila voti), solo perché è riuscita a conservare i due governatorati.
Ma perdite ingenti il "centro-destra" le subisce anche in Campania (quasi 300 mila voti, il 21,7% in meno del 2000), in Toscana (161 mila voti, -19,2%), in Calabria (98 mila voti, -18%), e così via. Paradossalmente le perdite minori le subisce in Puglia (-3,6%) e nel Lazio (-2%), cioé proprio le regioni che, assieme al Piemonte, gli sono state strappate di misura dal "polo" avversario. Anzi, in queste due regioni, come anche in Liguria, rimonta qualche posizione rispetto alle Europee dell'anno scorso. Evidentemente anche per il "centro-destra", come per il "centro-sinistra", ha funzionato la chiamata alle armi del proprio elettorato nelle regioni dove l'esito si annunciava più incerto. Mentre in Lombardia, Veneto e nelle regioni "rosse", essendo l'esito scontato in partenza, l'elettorato centrista della Casa del fascio si è sentito più libero di trasmigrare verso la destra democristiana e liberale dell'altro "polo", cioè la Margherita, e in parte anche verso i DS.

Trasmigrazioni di voti tra i "poli"
In altre regioni del Sud (Campania, Calabria, Abruzzo) ha funzionato piuttosto il richiamo della foresta scudocrociato dell'UDEUR, oltre che della Margherita, strappando altri voti centristi al Polo neofascista. D'altra parte quest'ultimo non sembra riuscito ad attrarre i voti in libertà dei radicali della lista Bonino, che nel 2000 aveva realizzato oltre 700 mila voti. Più probabilmente è riuscito ad attrarne una certa quota, ma non certo sufficiente ad arginare l'emorragia a "sinistra" (verso l'Ulivo) e a destra (tipo verso la lista della Mussolini), nonché (in certe realtà tipo Lombardia) verso l'astensionismo stesso.
A fronte di ciò il "centro-sinistra" aumenta i propri voti in tutte le regioni, rispetto al 2000, e in particolare in Piemonte, dove guadagna 281 mila voti, pari a un incremento di quasi il 30%, in Calabria (130 mila voti, + 24,5%), in Puglia (200 mila voti, +21,2%), nel Lazio (236 mila voti) e in Lombardia, dove aumenta di 323 mila voti, pari a circa il 18% in più. A livello nazionale guadagna oltre 2 milioni di voti, il 16,3% in più di quelli che totalizzava nel 2000, mentre rispetto alle europee dell'anno scorso l'aumento è del 13%.
Sembra evidente che il "centro-sinistra" abbia strappato ingenti pacchetti di voti alla Casa del fascio un po' dappertutto. Voti che sono andati chiaramente alla destra dello schieramento di Prodi (Margherita, Udeur, DS, SDI), mentre il calo di Rifondazione, non compensato dalle prestazioni del PdCI, non può che essere andato a incrementare il serbatoio dell'astensionismo di sinistra. Al quale è ragionevole pensare che avranno contribuito anche altri ex elettori dell'Ulivo, di area movimentista e pacifista, della sinistra diessina ecc. Altrimenti non si spiegherebbe perché, rispetto all'anno scorso, per esempio l'astensionismo è aumentato in Lombardia di 610 mila unità, pur avendo perso voti entrambi i "poli". Mentre in Liguria si registra un discreto incremento dell'astensionismo, in corrispondenza di un calo dei consensi al "centro-sinistra", mentre addirittura il "centro-destra" i consensi li recupera.
Significativo in questo senso anche il caso della Toscana, dove quest'anno gli astensionisti sono stati quasi il 20% in più dell'anno scorso, a fronte di un incremento del "centro-sinistra" (conteggiando anche Rifondazione) del 4,1%, e di un calo del "centro-destra" del 6%).
CONFRONTO REGIONALI 2005/2000 (VALORI ASSOLUTI E IN %)

REGIONI (ELETTORI 2005) ASTENUTI "CENTRO-SINISTRA" "CENTRO-DESTRA"
diff. assoluta diff. % diff. assoluta diff. % diff. Assoluta diff. %
Piemonte (3.651.876) -32.548
-2,6
281.191
29,5
-105.847
-8,5

Lombardia (7.637.813) 541.731
24,5
323.413
17,9
-749.116
-22,3

Veneto (3.913.417) 69.888
6,1
110.795
10,7
-120.915
-8,1

Liguria (1.406.865) -24.054
-4,9
59.375
13,7
-42.221
-8,8

Emilia-Romagna (3.441.424) 48.904
5,7
134.246
9,2
-147.429
-14,2

Toscana (3.022.354)* 23.480
2,5
138.606
11,6
-161.409
-19,2

Umbria (716.367) 4.913
2,4
32.542
11,4
-28.847
-14,5

Marche (1.287.323) 18.835
4,7
70.407
16,4
-46.573
-12,2

Lazio (4.609.148) -63.022
-4,3
236.296
17,0
-31.364
-2,0

Abruzzi (1.203.608) 12.636
3,1
76.568
20,2
-64.377
-16,8

Campania (4.867.313) 67.696
3,9
241.887
14,6
-293.098
-21,7

Puglia (3.518.091) -58.393
-4,7
203.894
21,2
-42.965
-3,6

Calabria (1.845.430) -5.518
-0,8
130.500
24,5
-98.552
-18,1

TOTALE (41.121.029) 604.548
4,6
2.039.720
16,3
-1.932.713
-13,8


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