''Nessuna tregua al Governo del gattopardo''

Berlusconi. Il reincarico è cosa fatta ma contro la volontà del paese e il chiaro segnale elettorale. Parlano Leoni e Orlando



La gravità dell’operazione di facciata, la farsa al limite dell’osceno, rappresentata dalla caduta e dalla rinascita, si fa per dire, di Berlusconi è rimasta sotto tono, incastrata fra il totodimissioni, il totoministri, il totoelezioni anticipate, le risse fra gli alleati–coltelli, argomenti che hanno tenuto banco in tutti questi giorni e che sono stati trasmessi ai cittadini dai mezzi di comunicazione.
L’eccezionale gravità della situazione è che il ricatto della Lega ha segnato l’evolversi della crisi, dalle dimissioni del premier al reincarico: la devastazione della Costituzione, infatti, non è mai stata messa in discussione.
"Malgrado mugugni, dissensi, sia Alleanza nazionale, sia l’Udc, sia Fini, sia Follini hanno dato il via libera - come sottolinea Carlo Leoni, capogruppo diessino alla Commissione Affari costituzionali della Camera - ad una legge che può creare sconquassi irrimediabili. Hanno ingoiato la cosiddetta riforma quando sanno bene che o si sospende il cammino parlamentare o non si può in alcun modo modificare. Il problema non era se rimaneva ministro delle riforme il leghista Calderoli o se passava la mano. E’ vero che la Lega n’aveva fatto una questione di bandiera e lo stesso Calderoli ha fatto sapere che avrebbe gradito molto firmare la legge. Ma tutti erano ben consapevoli di quanto stavano facendo: An e Udc si sono presi pesanti responsabilità e siamo certi che pagheranno un prezzo altissimo.
I cittadini si sono già espressi con le recenti elezioni e non solo quelli del Mezzogiorno. Anche le istituzioni regionali e locali hanno dato giudizi negativi”.
Alla reale situazione del Paese si richiama anche Andrea Orlando, responsabile enti locali dei Ds, il quale fa rilevare, anche alla luce delle recenti elezioni che “i programmi presentati dall’Unione del centrosinistra, dalla Federazione dell’Ulivo al giudizio di più di quaranta milioni di cittadini ponevano tutti il problema della difesa dei valori fondanti della Costituzione. Al centrodestra sono rimaste solo quattro regioni. Tutte le altre sono amministrate dal centro sinistra al Nord, al Sud, nel centro Italia. come avviene per il circa il 75% dei comuni sopra i quindicimilaa abitanti . Situazione simile anche nelle Province”.
Si apre una contraddizione politica, sociale e anche culturale, che può anche essere devastante: il paese reale, quello dei cittadini e delle istituzioni che non si riconoscono in una legge che rimane l’asse portante del governo, vecchio, nuovo, rimpastato o quel che si vuole. Orlando indica una via d’uscita, ancora possibile: a fronte del “governo bis” che ripete le orme del “governo uno”, le Regioni, gli enti locali, con le loro associazioni, potrebbero farsi promotori d’iniziative che puntano alla sospensione dell’esame del provvedimento. Altrimenti non c’è altra strada.
Carlo Leoni, infatti, ritiene “inevitabile” che la maggioranza, diventata minoranza nel paese reale, porti a compimento tutte le letture previste. O così o la Lega fa saltare, in ogni momento alleanze e governi. “Non solo l’accordo per il nuovo governo porta questo marchio della vergogna - rileva Leoni -, ma si vogliono allungare i tempi d’approvazione della legge in modo tale da effettuare il referendum dopo le elezioni politiche”. “Prima - riprende il parlamentare diessino - si sono perfino contingentati i tempi del dibattito perché la legge doveva essere approvata prima delle Regionali. Ora non c’è più fretta. Sanno che perderanno ancora, ma ormai i giochi tattici hanno portato il governo a perdere il senso della realtà. E Andrea Orlando ricorda che le sconfitte del centrodestra vengono da lontano e “andranno ancora lontano con il voto che a maggio coinvolgerà i cittadini di enti locali siciliani, della Sardegna, del trentino. Ma la lezione non è valsa a fronte del ricatto della Lega che faceva continuamente balenare la minaccia d’elezioni anticipate, il terrore per Forza Italia, An e Udc. Così si produce lo sfascio del Paese”. Per questo alla crisi profonda del centrodestra, non risolta dal Berlusconi bis.
Occorre dare una “forte risposta, cominciando subito ad organizzare il lavoro per il referendum, unica strada possibile per far finire in un cestino un’orribile legge e con questa la devolution imposta da Bossi, accettata dalle altre forze della casa delle libertà. L’unico, vero segno di discontinuità con le politiche del passato governo era questo e non le chiacchiere su presunti aggiornamenti programmatici. Questo segno non c’è stato.” Alla Camera - afferma Leoni -faremo la nostra battaglia, così come contro le altre leggi vergogna. Ci vuole però un raccordo fra quello che succede nell’aula di Montecitorio e la necessaria mobilitazione esterna, la giornata del 25 aprile esprima con forza il no allo stravolgimento della Costituzione che richiama i valori di libertà, unità nazionale, democrazia, pace che animarono la Resistenza, la lotta contro il fascismo e il nazismo. E poi nelle città grandi e piccole, nei luoghi di lavoro. L’apertura immediata di una grande lotta di popolo per salvare la Carta, fondamento della nostra democrazia, e portare in primo piano i grandi problemi del paese, è la migliore risposta a quest’imbroglio che si vuol vendere agli italiani come nuovo governo, un nuovo programma e non è altro che un modo per passare la nottata ed evitare il voto a giugno”. “Contro questo imbroglio- afferma Andrea Orlando- insieme all’antidoto costituito da una vasta mobilitazione popolare c’è anche quello di una nuova, sonora sconfitta della destra nelle elezioni che si terranno a maggio”.
Insomma al governo della strizza per la paura delle elezioni anticipate, come noi lo abbiamo definito, ora anche della truffa.
Perché nonostante i proclami niente cambia, conclude Carlo Leoni, non dobbiamo dare neppure un minuto di tregua.





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