Quando ai comunisti piaceva il federalismo.
Testo dell'intervista
a Gavino Angius
di Nedo Canetti
"l'Unità"
3 marzo 1999
Sul federalismo fiscale, tassello fondamentale di un più generale disegno di riforma in senso federale del nostro ordinamento, si sono fatti interessanti passi avanti a livello parlamentare. Lo stesso governo intende già introdurre, a Costituzione invariata, modifiche in senso federativo, nel disegno di legge di razionalizzazione del fisco, in corso di esame - come collegato ordinamentale alla Finanziaria - alla commissione Finanze del Senato, la stessa che ha recentemente condotto un'indagine conoscitiva proprio sul federalismo fiscale, conclusa con la presentazione di un documento che ha trovato ampio consenso tra tutti i gruppi parlamentari. Indagine fortemente voluta dal presidente della commissione, il diessino Gavino Angius.
Perchè proprio il federalismo fiscale potrebbe fare da apripista a una più ampia riforma federativa del Paese?
"Perchè in un Paese, nel quale qualche volta ci si pone l'obiettivo di realizzare riforme impossibili, per le quali non esiste il consenso necessario, il federalismo fiscale, appare una riforma possibile, praticabile e realizzabile anche per la sintonia tra quanto, nelle sue diverse articolazioni, la società civile sollecita, e quanto le istituzioni, in questo caso, Parlamento, regioni, province e comuni, hanno in animo di fare".
Già in questa legislatura?
"Non lo dico soltanto io che si tratta di una riforma che si può realizzare anche da subito. Nella presentazione dell'indagine affermazioni in tal senso sono venute dal presidente del Senato , dal coordinatore dei presidenti regionali, Vannino Chiti e dallo stesso ministro Visco".
A proposito di Visco, il governo ha presentato un apposito emendamento sul federalismo fiscale al collegato alla finanziaria che la sua commissione sta esaminando. A che punto siamo?
"E' un emendamento ampio e articolato, di quasi cinque pagine, che ci apprestiamo a esaminare nelle prossime sedute".
C'è relazione tra l'indagine e l'emendamento?
"Come aveva annunciato il ministro nella citata conferenza-stampa, molte delle proposte indicate nel documento finale dell'indagine, sono state riprese nell'emendamento. In linea generale si può dire che, approvato questo testo, avremo per la fine del 2000 regioni con autonomia finanziaria pressochè totale: all'Irap e all'addizionale Irpef, già concessa alle regioni, si aggiunge la compartecipazione di una quota Iva, in relazione ai consumi regionali e un'ulteriore quota di imposta sui carburanti".
Approvato l'emendamento e poi il ddl nel suo complesso, siamo già al federalismo fiscale?
Siamo un bel passo avanti. Ci rendiamo conto che ci sono ancora difficoltà di non poco conto, ma di una cosa siamo certi. e' un'occasione che non può essere sprecata".
Nel corso dell'indagine avete ascoltato molti soggetti interessati al problema, tra cui Anci e Upi, oltre che, naturalmente, le regioni. Com'è stato l'impatto? C'è adesione, per esempio, a quanto già deciso in Bicamerale?
"Non solo adesione, ma sollecitazione. Larghissima. Sollecitazione al Parlamento da parte di tutte le forze sociali, del lavoro e dell'impresa, al centro come nelle regioni, al Nord come al Sud, perchè si proceda con sollecitudine sulla strada della realizzazione del federalismo".
Abbiamo parlato di una riforma apripista...
"Intanto, dobbiamo dire che il federalismo fiscale ha un suo peculiare rilievo, anche di carattere costituzionale e politico, presupponendo un rapporto nuovo e diverso, nel nostro ordinamento, tra diversi livelli istituzionali e pure - stare per dire soprattutto - tra Stato e cittadini. La sua realizzazione avrebbe notevoli e positive implicanze nel nostro sistema politico e costituzionale, perchè favorirebbe una vera e propria riforma politica, nel senso di un suo più efficace concreto agire. Spingerebbe obiettivamente a un incremento della responsabilità politica, in particolare gli amministratori regionali e locali, e influenzerebbe positivamente lo stesso comportamento delle forze sociali del lavoro e dell'impresa".
Quando si parla di fisco, il pensiero va all'obiettivo di una pressione sul cittadino meno pesante e a una maggiore equità. Il federalismo va in questo senso?
"E' mio fermo convincimento che con la sua realizzazione potremo avere un sistema fiscale non solo giusto, meno oppressivo e punitivo nella sua ispirazione, ma anche più incentivante per cittadini e impresa e più semplice, e un'amministrazione finanziaria più vicina ai cittadini".
Che legame può determinarsi tra questa riforma e l'armonizzazione fiscale europea di cui si sta discutendo?
"Nel quadro della necessaria armonizzazione, si deve dare particolare peso all'esigenza di garantire a ciascuno Stato membro una sufficiente autonomia tributaria, nell'ambito di una chiara normativa di riferimento predisposta dagli organismi comunitari".