Il "virus" dei mutui subprime/Intervista a Michele Bagella, Università di Tor Vergata
Un'autorità per il mercato finanziario globale
C'è bisogno di un'agenzia di controllo internazionale per evitare che la crisi dei mutui subprime si abbatta di nuovo sull'Unione europea. Lo propone alla "Voce" il professor Michele Bagella, preside della facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Tor Vergata.
La crisi dei mutui subprime ha investito l'economia degli Stati Uniti. Quali sono state le responsabilità della Federal Reserve nell'innescare la crisi?
"E' stato attribuita alla Fed e ad Alan Greenspan la responsabilità di aver abbassato molto i tassi di interesse negli ultimi anni, quando si facevano ancora sentire gli effetti dell'11 settembre del 2001 e delle nuove guerre in Medio Oriente. Ma dal 2004 i tassi di interesse statunitensi hanno cominciato a risalire per piccoli scatti. Non vedo una responsabilità della Fed nell'amministrazione della politica monetaria. La Fed ha fatto quello che tende a fare la Banca centrale europea. Quando si verificano eventi anomali, fuori dal mercato, come possono essere gli attacchi terroristici, gli operatori si fanno prendere dal nervosismo e quindi tendono a disinvestire, provocando una sorta di effetto a catena che può degenerare nel panico. Queste due banche centrali hanno immesso liquidità nel sistema che è controllabile dalle stesse banche centrali. E così hanno contribuito a frenare la paura e a scongiurare l'effetto panico".
I mutui subprime vengono considerati come un punto debole per un sistema finanziario deregolato come quello Usa. Gli operatori finanziari e grosse società di credito come la "New Century Financial Corporation" sono finiti sotto accusa.
"La responsabilità sta nel non aver saputo valutare i rischi. Questa è una responsabilità a capo di tutti coloro che hanno fatto credito a soggetti che avevano un grado di solvibilità molto poco attendibile. Questo mutuo è stato cartolarizzato. I rischi di questi mutui sono stati trasferiti dalle banche che li avevano accesi a soggetti terzi attraverso un meccanismo di cartolarizzazione. Oggi, i mercati finanziari sono fortemente integrati. In Italia abbiamo la Consob, ma non abbiamo agenzie di controllo internazionali. Manca però un'autorità che soprassieda a tutto ciò che accade nel mercato finanziario globale. Questo è un punto di debolezza del sistema. I mercati si sono integrati, ma le regole restano difformi da paese a paese. Tuttavia, non si riesce a trovare un'autorità che agisca dove il sistema finanziario agisce".
Come si è trasmessa questa crisi in Europa?
"Il meccanismo di trasmissione dagli Stati Uniti all'Europa è dovuto alla scarsa attenzione dei grandi gruppi finanziari americani che non hanno analizzato adeguatamente le caratteristiche dei mutui che stavano accendendo. Una volta che questi mutui sono stati trasformati in obbligazioni e venduti al mercato sono stati immessi in tutto il mondo. Questa situazione ha investito le banche europee che avevano questi titoli americani nel loro portafoglio. Negli Stati Uniti sono cominciati a circolare alcuni rumors sulla possibilità di una grave crisi dei mutui bancari. Questo nervosismo ha contagiato anche i mercati europei. Anche banche francesi e tedesche hanno subito effetti consistenti".
Perché il mercato britannico ha sofferto di più questa crisi?
"Si tratta del mercato più vicino a quello americano. Il governatore della Banca d'Inghilterra Marvin King aveva dichiarato che l'istituto centrale non sarebbe mai intervenuto per sostenere una banca in difficoltà. Ma lo ha fatto per evitare lo spettacolo delle code dei clienti agli sportelli della Northern Rock Bank. Le crisi finanziarie si trasferiscono comunque e c'è chi ne patisce conseguenze più gravi e chi le avverte di meno. L'intervento delle banche centrali si rende comunque necessario. La stabilità finanziaria prende il sopravvento su altri tipi di obiettivi che le banche centrali perseguono in tempi di normalità, quando bisogna contrastare l'inflazione per garantire la stabilità monetaria".
Ci aspetta un ritorno prepotente dell'inflazione?
"Questa crisi ha determinato un rallentamento della crescita economica. Prima dello scoppio della crisi ci si aspettava negli Stati Uniti un rialzo dei tassi perché c'era un'aspettativa di rialzo dell'inflazione. Invece la Fed li ha abbassati dopo la crisi. Nei prossimi mesi non sappiamo cosa accadrà. Può darsi che ci sia una ripresa dell'inflazione, ma questa dipende dal ciclo economico reale".
E' stato giusto che il Congresso Usa abbia introdotto l'istituto del fallimento per le famiglie?
"Il credito al consumo è una voce importante negli Usa. Le banche si occupano prevalentemente di questo. In Europa c'è una situazione diversa. Quella dell'istituto fallimentare applicato alle famiglie è un esercizio della fantasia finanziaria americana".
Bankitalia parla di 1,3 miliardi di esposizione da parte delle banche italiane per questa crisi. Sono tanti?
"Non è tanto se la consideriamo come una cifra relativa. In America le tre banche coinvolte nella crisi stanno creando un fondo di garanzia di 100 miliardi di dollari. Non so se mi sono spiegato".
(intervista a cura di l. p.)
tratto da http://www.pri.it/17%20Ottobre%20200...rvistaVoce.htm