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  1. #21
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  2. #22
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    Predefinito A degna chiusura del mese di maggio


  3. #23
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    BENEDETTO XVI

    DISCORSO DURANTE LA CELEBRAZIONE MARIANA

    PER LA CONCLUSIONE DEL MESE DI MAGGIO IN VATICANO


    Grotta della Madonna di Lourdes nei Giardini Vaticani
    Martedì, 31 maggio 2005

    Cari Fratelli e Sorelle!

    Con grande gioia mi unisco a voi al termine di questo incontro di preghiera, promosso dal Vicariato della Città del Vaticano. Vedo con piacere che siete in molti radunati nei Giardini Vaticani, per la conclusione del mese di maggio. In particolare, tra voi ci sono tante persone che vivono o lavorano in Vaticano e le loro famiglie. Saluto tutti cordialmente; in special modo i Signori Cardinali ed i Vescovi, iniziando da Monsignor Angelo Comastri, che ha guidato quest’incontro di preghiera. Saluto poi i sacerdoti, i religiosi, le religiose presenti, con un pensiero anche alle Suore contemplative del Monastero Mater Ecclesiae a noi unite spiritualmente.

    Cari amici, siete saliti alla Grotta di Lourdes recitando il santo Rosario, quasi rispondendo all’invito della Vergine ad elevare lo spirito verso il Cielo. La Madonna ci accompagna ogni giorno nella nostra preghiera. Nello speciale Anno dell’Eucaristia, che stiamo vivendo, Maria ci aiuta soprattutto a scoprire sempre più il grande sacramento dell’Eucaristia. L’amato Papa Giovanni Paolo II nell’ultima Enciclica - Ecclesia de Eucharistia – ce l’ha presentata come “donna eucaristica” nell’intera sua vita (cfr n. 53). “Donna eucaristica” in profondità, a partire dal suo atteggiamento interiore: dall’Annunciazione, quando offrì se stessa per l’incarnazione del Verbo di Dio, fino alla croce e alla risurrezione; “donna eucaristica” nel tempo dopo la Pentecoste, quando ricevette nel Sacramento quel Corpo che aveva concepito e portato in grembo.

    In particolare oggi, con la liturgia, ci soffermiamo a meditare il mistero della Visitazione della Vergine a santa Elisabetta. Maria si reca dall’anziana cugina Elisabetta, che tutti dicevano sterile e che invece era giunta al sesto mese di una gravidanza donata da Dio (cfr Lc 1,36), portando in grembo Gesù appena concepito. E’ una giovane ragazza, ma non ha paura, perché Dio è con lei, dentro di lei. In un certo modo possiamo dire che il suo viaggio è stato – ci piace sottolinearlo in questo Anno dell’Eucaristia - la prima “processione eucaristica” della storia. Tabernacolo vivente del Dio fatto carne, Maria è l’arca dell’Alleanza, nella quale il Signore ha visitato e redento il suo popolo. La presenza di Gesù la ricolma di Spirito Santo. Quando entra nella casa di Elisabetta, il suo saluto è traboccante di grazia: Giovanni sussulta nel grembo della madre, quasi avvertendo la venuta di Colui che dovrà un domani annunciare ad Israele. Esultano i figli, esultano le madri. Quest’incontro pervaso dalla gioia dello Spirito trova la sua espressione nel cantico del Magnificat.

    Non è forse questa anche la gioia della Chiesa, che incessantemente accoglie Cristo nella santa Eucaristia e lo porta nel mondo con la testimonianza della carità operosa, permeata di fede e di speranza? Sì, accogliere Gesù e portarlo agli altri è la vera gioia del cristiano! Cari fratelli e sorelle, seguiamo ed imitiamo Maria, un’anima profondamente eucaristica, e tutta la nostra vita diventerà un Magnificat (cfr Ecclesia de Eucaristia, 58). Sia questa la grazia che insieme questa sera domandiamo alla Vergine Santissima, a conclusione del mese di maggio. A voi tutti la mia benedizione.

    Scuola italo-francese, Madonna con Bambino, 1650 circa

    Guido Reni, Educazione della Vergine, 1640-42, Hermitage, San Pietroburgo


  4. #24
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    Predefinito L'ispirazione mariana


    William Dyce, Il primo dipinto di Tiziano, XIX sec., collezione privata

  5. #25
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    LETTERA ENCICLICA
    DI SUA SANTITÀ
    PAOLO PP. VI

    MENSE MAIO

    SI INDICONO SUPPLICHE
    ALLA BEATA VERGINE MARIA
    NEL MESE DI MAGGIO


    Epistola enciclica ai Venerabili Fratelli Patriarchi, Primati, Arcivescovi, Vescovi
    e a tutti gli Ordinari dei luoghi in pace e comunione con la sede Apostolica.

    VENERABILI FRATELLI
    SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE

    1. All'approssimarsi del mese di maggio, consacrato dalla pietà dei fedeli a Maria Ss.ma, esulta il Nostro animo al pensiero del commovente spettacolo di fede e di amore che, fra poco, sarà offerto in ogni parte della terra in onore della Regina del cielo. È, infatti, il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Maria l'omaggio della loro preghiera e della loro venerazione. Ed è anche il mese nel quale più larghi e abbondanti dal suo trono affluiscono a noi i doni della divina misericordia.

    2. Ci riesce pertanto assai gradita e consolante questa pia pratica del mese di maggio, così onorifica per la Vergine e così ricca di frutti spirituali per il popolo cristiano. Giacché Maria è pur sempre strada che conduce a Cristo. Ogni incontro con lei non può non risolversi in un incontro con Cristo stesso. E che altro significa il continuo ricorso a Maria, se non un cercare fra le sue braccia, in lei e per lei e con lei, Cristo Salvatore nostro, al quale gli uomini, negli smarrimenti e nei pericoli di quaggiù, hanno il dovere e sentono senza tregua il bisogno di rivolgersi, come a porto di salvezza e come a fonte trascendente di vita?

    3. Appunto perché il mese di maggio porta questo potente richiamo a più intensa e fiduciosa preghiera, e perché in esso le nostre suppliche trovano più facile accesso al cuore misericordioso della Vergine, fu cara consuetudine dei Nostri Predecessori scegliere questo mese consacrato a Maria, per invitare il popolo cristiano a pubbliche preghiere, ogniqualvolta lo richiedessero i bisogni della Chiesa o qualche minaccioso pericolo incombesse sul mondo. E Noi pure, Venerabili Fratelli, quest'anno sentiamo il bisogno di rivolgere un simile invito a tutto il mondo cattolico. Se consideriamo, infatti, le necessità presenti della Chiesa e le condizioni in cui versa la pace nel mondo, abbiamo seri motivi per credere che l'ora è particolarmente grave, e urge più che mai l'appello ad un coro di preghiere, da rivolgersi a tutto il popolo cristiano.

    4. Il primo motivo di questo appello ci viene suggerito dal momento storico che la Chiesa sta attraversando in questo periodo del Concilio Ecumenico. Avvenimento grande, questo, che pone alla Chiesa l'enorme problema del suo conveniente aggiornamento, e dalla cui felice riuscita dipenderà per lungo tempo l'avvenire della Sposa di Cristo e la sorte di tante anime. È la grande ora di Dio nella vita della Chiesa e nella storia del mondo. Al riguardo, quantunque gran parte di lavoro sia già stato felicemente compiuto, tuttavia gravi compiti vi attendono ancora nella prossima Sessione, che sarà conclusiva. Seguirà, poi, la fase non meno importante dell'attuazione pratica delle decisioni conciliari, ed essa richiederà altresì lo sforzo congiunto del clero e dei fedeli, affinché i semi gettati durante il Concilio possano arrivare alla loro effettiva e benefica esplicazione. Ad ottenere i lumi e le benedizioni divine sopra questa gran mole di lavoro che ci aspetta, Noi riponiamo la Nostra fiducia in colei che abbiamo avuto la gioia di proclamare nella scorsa sessione Madre della Chiesa. Essa, che ci ha prodigato la sua amorosa assistenza fin dall'inizio del Concilio, non mancherà certamente di continuare il suo aiuto fino alla fase conclusiva dei lavori.

    5. L'altro motivo del nostro appello è dato dalla situazione internazionale, la quale, come voi ben sapete, Venerabili Fratelli, è oscura e incerta più che mai, giacché nuove gravi minacce mettono in pericolo il supremo bene della pace nel mondo. Come se nulla avessero insegnato le tragiche esperienze dei due conflitti che hanno insanguinato la prima metà del nostro secolo, oggi noi assistiamo all'acuirsi pauroso di antagonismi fra i popoli in alcune parti del globo, e vediamo ripetersi il pericoloso fenomeno del ricorso alla forza delle armi, non alle trattative, per risolvere le questioni che oppongono tra loro le parti contendenti. Ciò comporta che popolazioni di intere Nazioni siano sottoposte a sofferenze indicibili causate da agitazioni, da guerriglie, da azioni belliche, che si vanno sempre più estendendo e intensificando, e che potrebbero costituire da un momento all'altro la scintilla di un nuovo terrificante conflitto.

    6. Di fronte a questi gravi pericoli della vita internazionale Noi, consapevoli dei Nostri doveri di Pastore Supremo, crediamo necessario far conoscere le Nostre preoccupazioni e il timore che i dissi di non si inaspriscano a tal punto da degenerare in conflitto sanguinoso.

    7. Supplichiamo quindi tutti i responsabili della vita pubblica a non restar sordi all'aspirazione unanime dell'umanità che vuole la pace. Facciano quanto è in loro potere per salvare la pace minacciata. Continuino a promuovere e a favorire colloqui e trattative a tutti i livelli e in tutti i tempi, pur di arrestare il pericoloso ricorso alla forza con tutte le sue tristissime conseguenze materiali, spirituali e morali. Si cerchi di individuare sulle vie tracciate dal diritto, ogni vero anelito di giustizia e di pace per incoraggiarlo e per effettuarlo, e si dia fiducia ad ogni leale atto di buona volontà, in modo che la causa positiva dell'ordine abbia la prevalenza su quella del disordine e della rovina.

    8. Purtroppo, in questa dolorosa situazione dobbiamo constatare con grande amarezza, che molto spesso si dimentica il rispetto al carattere sacro e inviolabile della vita umana, e si fa ricorso a sistemi ed atteggiamenti che sono in aperto contrasto col senso morale e col costume di un popolo civile. A questo riguardo non possiamo fare a meno di elevare la Nostra voce in difesa della dignità umana e della civiltà cristiana, per deplorare gli atti di guerriglia, di terrorismo, la presa di ostaggi, le rappresaglie contro le popolazioni inermi. Delitti, questi, che, mentre fanno retrocedere il progresso del senso del giusto e dell'umano, inaspriscono sempre più gli animi dei contendenti e possono sbarrare le vie ancora accessibili alla buona volontà reciproca, o almeno rendere sempre più difficili quei negoziati che, se franchi e leali, dovrebbero condurre ad un ragionevole accordo.

    9. Queste nostre sollecitudini, come voi ben sapete, Venerabili Fratelli, sono dettate non da interessi particolari, ma unicamente dal desiderio della tutela di quanti soffrono e dei vero bene di tutti i popoli. E noi vogliamo sperare che la coscienza delle proprie responsabilità dinanzi a Dio e dinanzi alla storia, abbia forza bastevole a indurre i governi a proseguire nei loro generosi sforzi per salvaguardare la pace e per rimuovere per quanto è possibile gli ostacoli reali o psicologici, che si frappongono ad una sicura e sincera intesa.

    10. Ma la pace, Venerabili Fratelli, non è soltanto un prodotto nostro umano; è anche e soprattutto un dono di Dio. La pace scende dal Cielo; ed essa regnerà realmente fra gli uomini, quando finalmente avremo meritato che ci sia concessa dall'onnipotente Iddio, il quale al pari della felicità e delle sorti dei popoli tiene nelle sue mani anche i cuori degli uomini. Noi perciò perseguiremo questo insuperabile bene pregando; pregando con costanza e vigilanza, come ha fatto sempre la Chiesa fin dai primi tempi; pregando in particolar modo facendo ricorso alla intercessione e alla protezione di Maria Vergine, che è la Regina della pace.

    11. A Maria adunque, Venerabili Fratelli, si innalzino in questo mese mariano le nostre suppliche, per implorare con accresciuto fervore e fiducia le sue grazie e i suoi favori. E se le gravi colpe degli uomini pesano sulla bilancia della giustizia di Dio e ne provocano i giusti castighi, noi sappiamo anche che il Signore è il Padre delle misericordie e il Dio di ogni consolazione1 e che dei tesori della sua misericordia Maria santissima è stata da lui costituita ministra e dispensiera generosa. Ella che ha conosciuto le pene e le tribolazioni di quaggiù, la fatica del quotidiano lavoro, i disagi e le strettezze della povertà, i dolori del Calvario, soccorra adunque alle necessità della Chiesa e del mondo; ascolti benigna le invocazioni di pace che a lei si elevano da ogni parte della terra; illumini chi regge le sorti dei popoli; ottenga che Dio, il quale domina i venti e le tempeste, calmi anche le tempeste dei contrastanti cuori umani e ci dia la pace in questo nostro tempo, la pace vera, quella fondata sulle basi salde e durevoli della giustizia e dell'amore; giustizia resa al più debole non meno che al più forte; amore che tenga lontano i traviamenti dell'egoismo, in maniera che la salvaguardia dei diritti di ciascuno non degeneri in dimenticanza o negazione dei diritto altrui.

    12. Voi dunque, Venerabili Fratelli, nel modo che crederete più opportuno, portate a conoscenza dei vostri fedeli questi Nostri voti e queste nostre esortazioni e fate in maniera che durante il prossimo mese di Maggio si promuovano nelle singole diocesi e nelle singole parrocchie speciali preghiere e specialmente dedicando la solennità consacrata a Maria Regina ad una solenne pubblica supplica per gli scopi sopra indicati.

    13. Sappiate che Noi facciamo particolare assegnamento sulle preghiere degli innocenti e dei sofferenti, poiché sono queste voci che più di ogni altra penetrano i cieli e disarmano la divina giustizia.

    E poiché si offre l'opportuna occasione, non mancate di inculcare con ogni cura la pratica del santo Rosario, la preghiera così cara alla Vergine e tanto raccomandata dai Sommi Pontefici, per mezzo della quale i fedeli sono in grado di attuare nella maniera più soave ed efficace il comando del divino Maestro: Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto.2

    14. Con questi sentimenti e con la speranza che la Nostra esortazione trovi pronti e docili gli animi di tutti, a voi, Venerabili Fratelli, e a tutti i vostri fedeli di cuore impartiamo l'Apostolica Benedizione.

    Dato a Roma presso S. Pietro, il 29 aprile 1965, secondo anno del nostro pontificato.

    PAOLO PP. VI


    ----------------------------------------------------------------------

    (1) Cf. 2 Cor 1,3.

    (2) Mt 7,7.

  6. #26
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    Predefinito Un omaggio floreale a Maria ...

    Ambrosius Bosschaert, Bouquet de fleur sur une corniche, 1619-20, County Museum of Art, Los Angeles






  7. #27
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    Luis de Morales il Divino, Vergine del passero, 1546, Chiesa di S. Agostino, Madrid

    Gregorio Martínez, Vergine col Bambino, XVI sec., Museo Nacional de Escultura, Valladolid

    Benvenuto Tisio, La Vergine appare ad Augusto ed alla Sibilla, 1544, Musei Vaticani, Città del Vaticano

    Giovanni Battista Cima da Conegliano, Vergine con Bambino, 1505

    Juan Pantoja de la Cruz, Immacolata, 1603, Museo Nacional de Escultura, Valladolid



    Joseph Ritter Von Führich, Riposo nella foresta con i SS. Francesco d'Assisi e Caterina d'Alessandria, XIX sec.

  8. #28
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    Oggi 1° maggio 2006, il Santo Padre, in apertura del mese di maggio, si è recato presso il Santuario mariano del Divino Amore, molto caro ai romani.






  9. #29
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Quanto segue è tratto da: “Rapporto sulla fede” Vittorio Messori a colloquio con Jeseph Ratzinger. Edito dalla san Paolo nel 1985, è oggi riproposto nella sua ultima ristampa, dopo l’elezione di Joseph Ratzinger a Pontefice con il nome di Benedetto XVI.

    Un rimedio: Maria

    Alla crisi dell’idea stessa di Chiesa, alla crisi della morale, alla crisi della donna, il Prefetto ha da proporre, tra gli altri, un rimedio che, dice, < ha mostrato concretamente la sua efficacia lungo tutti i secoli cristiani. Un rimedio il cui prestigio sembra oggi essersi oscurato presso alcuni cattolici, ma che è più attuale che mai>. E’ il rimedio che indica, un nome breve: Maria !
    (…)
    Commemorando, nel 1968, il 18° anniversario della proclamazione del dogma dell’Assunzione di Maria in corpo e anima alla gloria celeste, l’allora professor Ratzinger già osservava: < L’orientamento, in pochi anni,è talmente mutato che oggi ci riesce difficile capire l’entusiasmo e la gioia che allora regnarono nella Chiesa.
    Oggi si cerca magari di eludere quel dogma che tanto ci aveva esaltati, ci si domanda se questa verità dell’Assunta – come tutte le altre verità cattoliche su Maria – non procuri difficoltà con i fratelli protestanti. Quasi che la mariologia fosse una pietra che ostacola il cammino verso la riunione.
    E ci domandiamo anche se, attribuendo il posto tradizionale a Maria, non si minacci addirittura l’orientamento della pietà cristiana, deviandola dal guardare solo a Dio Padre e all’unico mediatore, Gesù Cristo
    >.

    Eppure, mi dirà durante il colloquio:
    < se sempre il posto occupato dalla Madonna è stato essenziale all’equilibrio della fede, oggi ritrovare quel posto è urgente come in poche altre epoche della storia della Chiesa >.

    La testimonianza di Ratzinger è anche umanamente importante….(…)
    Mi confida infatti:

    < Quando ero un giovane teologo, prima del Concilio, avevo qualche riserva su certe antiche formule, come ad esempio quella famosa de Maria numquam satis, “su Maria non si dirà mai abbastanza”. Mi sembrava esagerata! Mi riusciva poi difficile capire il senso vero di un'altra famosa espressione (ripetuta nella Chiesa sin dai primi secoli quando – dopo una disputa memorabile – il Concilio di Efeso del 431 aveva proclamato Maria Theotokos, Madre di Dio), l’espressione cioè, che vuole la Vergine “nemica di tutte le eresie”. Ora – in questo confuso periodo dove davvero ogni tipo di deviazione ereticale sembra premere le porte della fede autentica – ora comprendo che non si trattava di esagerazioni di devoti ma di verità oggi più che mai valide >.

    < Si – continua – bisogna tornare a Maria se vogliamo tornare a quella “verità su Gesù Cristo, sulla Chiesa, sull’uomo” che Giovanni Paolo II proponeva come programma alla cristianità intera, presiedendo nel 1979 a Puebla la Conferenza Episcopale latino-americana. I vescovi replicavano (…) “Maria deve essere più che mai la pedagogia per annunciare il Vangelo agli uomini di oggi”. Proprio in quel Sud America dove la tradizionale pietà mariana del popolo declina, il vuoto è riempito da ideologie politiche. E’ un fenomeno che si riscontra un po’ ovunque, a conferma dell’importanza di quella che non è solo una devozione >.


    Sei motivi per non dimenticarla

    Sei sono i punti nei quali – pur in modo assai sinettico e dunque necessariamente incompleto – il Cardinale vede riassunta la funzione della Vergine di equilibrio e di completezza per la fede cattolica. Sentiamo.

    Primo punto:

    < Riconoscere a Maria il posto che il dogma e la Tradizione le assegnano significa stare saldamente radicati nella cristologia autentica. (qui cita la Lumen Gentium n.65). E’ del resto al servizio diretto della fede nel Cristo – non dunque, innanzitutto, per devozione alla Madre – che la Chiesa ha proclamato i suoi dogmi mariani: prima la verginità perpetua e la maternità divina e poi, dopo una lunga maturazione e riflessione, il concepimento senza la macchia del peccato originale e l’assunzione al cielo. Questi dogmi mettono al riparo la fede autentica nel Cristo, come vero Dio e vero Uomo: due nature in una sola Persona.
    Mettono al riparo anche l’indispensabile tensione escatologica, indicando in Maria assunta il destino immortale che tutti ci attende. E mettono al riparo pure la fede, oggi minacciata, in Dio Creatore che (è tra l’altro uno dei significati della più che mai incompresa verità sulla verginità perpetua di Maria) può liberamente intervenire anche sulla materia.
    Insomma, come ricorda anche il Concilio: “Maria, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce per così dire e riverbera i massimi dati della fede” (Lumen Gentium n.65) >.

    Secondo punto:

    < La mariologia della Chiesa suppone il giusto rapporto, la necessaria integrazione tra Bibbia e Tradizione. I quattro dogmi mariani hanno la loro base indispensabile nella Scrittura. Ma qui vi è come un germe che cresce e dà frutto nella vita calda della Tradizione così come si esprime nella Liturgia, nell’intuizione del popolo credente, nella riflessione della teologia guidata dal Magistero >.

    Terzo punto:

    < Nella sua persona stessa di fanciulla ebrea divenuta Madre del Messia, Maria lega insieme in modo vitale e inestricabile antico e nuovo popolo di Dio, Israele e il Cristianesimo, Sinagoga e Chiesa. E’ come il punto di congiunzione senza il quale la fede (come oggi succede) rischia di sbilanciarsi o sull’Antico Testamento o soltanto sul Nuovo. In Lei possiamo invece vivere la sintesi della Scrittura intera >.

    Quartopunto:

    < La corretta devozione mariana garantisce alla fede la convivenza dell’indispensabile “ragione” con le altrettanto indispensabili “ragioni del cuore”, come direbbe Pascal. Per la Chiesa l’uomo non è solo “ragione” né solo sentimento, è l’unione di queste due dimensioni. La testa deve riflettere con lucidità ma il cuore deve essere riscaldato: la devozione a Maria (“esente da qualunque falsa esagerazione ma anche da una grettezza di mente che non consideri la singolare dignità della Madre di Dio”, come raccomanda il Concilio) assicura alla fede la sua dimensione umana completa >.


    Quinto punto:

    < Per usare le espressioni stesse del Vaticano II, Maria è “figura”, “immagine”, “modello” della Chiesa. Allora, guardando a Lei, la Chiesa è messa al riparo da quel modello maschilista di cui parlavo che la vede come strumento di un programma d’azione socio-politico. In Maria, sua figura e modello, la Chiesa ritrova il suo volto di Madre, non può degenerare in una involuzione che la trasformi in un partito, in un’organizzazione, in un gruppo di pressione a servizio di interessi umani, anche se nobilissimi! Se in certe teologie ed ecclesiologie Maria non trova più posto, la ragione è semplice: hanno ridotto la fede ad una astrazione. E un’astrazione non ha bisogno di una Madre >.

    Sesto punto:

    < Con il suo destino, che è insieme di Vergine e di Madre, Maria continua a proiettare luce su ciò che il Creatore ha inteso per la donna di ogni tempo, il nostro compreso. Anzi, forse soprattutto il nostro, dove – come sappiamo – è minacciata l’essenza stessa della femminilità. La sua Verginità e la sua Maternità radicano il mistero della donna in un destino altissimo da cui non può essere scardinata. Maria è l’intrepida annunciatrice del Magnificat; ma è anche Colei che rende fecondi il silenzio e il nascondimento.
    E’ Colei che non teme di stare sotto la Croce, che è presente alla nascita della Chiesa; ma è anche Colei che, come sottolinea più volte l’evangelista, “serba e medita nel suo cuore” ciò che le avviene attorno.
    Creatura del coraggio e dell’obbedienza è (ancora e sempre) un esempio al quale ogni cristiano – uomo e donna – può, deve guardare >.

    http://utenti.lycos.it/Armeria/Rap_fede_index.htm

    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  10. #30
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    INSEGNAMENTO DI PADRE TOMAS TYN

    ESEGESI DEL VANGELO DELLE NOZZE DI CANA.


    Preghiera introduttiva di invocazione allo Spirito Santo.

    Ecco sorelle care questa mattina abbiamo cominciato a meditare sul miracolo, il primo che Gesù compì dando inizio appunto ai suoi prodigi, il miracolo delle nozze di Cana e abbiamo detto anche che Gesù fece il suo primo miracolo in questo contesto di nozze proprio perché chiama gli uomini da lui redenti ad uno stato sponsale, di uno sposalizio ovviamente soprannaturale, spirituale, divino, tramite appunto l’amore della carità .

    S. Tommaso dirà: caritas est vis unitiva, la carità è una forza di unione. Quindi vedete se l’anima umana ama Iddio, immediatamente sperimenta in se una perfetta unione con Dio.

    Appunto abbiamo poi sottolineato come l’amore di Dio, a differenza di una semplice amicizia umana, presenta questi tratti tipicamente sponsali, cioè il tratto dell’intimità e dell’esclusività, familiarità con Dio, appartenere noi tutti a Dio, senza eccezione alcuna, senza sottrarre qualcosa a Dio ed appartenere a Dio solo, senza disperderci nelle creature, senza perdere di vista quello che è l’unum necessarium, l’unica realtà necessaria. Ecco proseguendo questo pomeriggio nella lettura e nel commento del S. Vangelo, arriviamo al terzo versetto.

    L’evangelista dice così: nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse, cioè disse a Gesù suo figlio: non hanno più vino.

    Ecco, mi sorprende sempre e mi commuove la concisione e la semplicità con cui la madre del Signore gli dice, appunto con molta semplicità, non hanno più vino. Non gli fa un lungo discorso, un discorso articolato dove dovrebbe spiegare tutte le ragioni e tutto quanto. No, dice semplicemente, attirando l’attenzione del Salvatore su questo semplice fatto, gli dice: non hanno più vino.

    Gesù capisce subito che anche la sua madre gli chiede appunto di fare il miracolo, il prodigio, come risulta poi dalla sua risposta. In questo, care sorelle, è anzitutto da meditare, da pensare a quanto è importante l’intercessione di Maria presso il suo Figlio per ottenere da Lui un qualsiasi beneficio. Vedete non a caso proprio il primo prodigio, voi sapete che il primo è sempre in qualche modo emblematico, paradigmatico, ecco il primo prodigio di Gesù è operato proprio per intercessione della sua madre Santissima, si potrebbe quasi dire che in modo straordinario, perché questo vangelo è davvero sorprendente, vedete Maria ha ottenuto questo miracolo accelerando i tempi.

    Infatti Gesù dice: che cosa è questo fra me e te, Donna? Che cosa significa questo per noi? In quale modo questo ci riguarda? Il mio tempo non è ancora venuto Gesù dice chiaramente: no, non farò il miracolo, il mio tempo non è ancora venuto.

    Maria con pazienza straordinaria e soprattutto con fede incrollabile dice: fate tutto quello che Egli vi dirà.

    Vedete e Gesù compie il miracolo, dice ; attingete l’acqua, e l’acqua che attingono diventa vino. Ecco, sorelle care, vedete la beata Vergine ottiene proprio quello che è quasi l’impossibile.

    Ecco perché si diceva giustamente di Maria che Ella gode di una onnipotenza di intercessione presso Dio. Vedete non c’è altra via al Padre se non quella via che il Padre stesso ha tracciato e quella via è Gesù. Non ce ne sono altre. In questo contesto, sorelle care, succede molto spesso che ci siano dei mistici esagerati, che poi esagerando nello spirito cadono nella falsità, vedete come dice appunto S. Paolo: oh voi insensati Galati, cominciate dallo spirito e finite nella carne. Si comincia nella verità evangelica, la si esagera, poi si finisce al di fuori dell’ortodossia, al di fuori del dogma. Ora vedete, ogni autentica vita di orazione, ogni autentica esperienza mistica, come sottolineano queste due grandi anime mistiche della Chiesa cattolica che sono appunto le due dottoresse della Chiesa e cioè S. Caterina, nostra consorella, e S. Teresa, entrambe e non solo loro, tutti i mistici cattolici veramente degni di tal nome, sottolineano che in nessun momento della vita di orazione l’anima abbandona quella via maestra, quella via unica che è Gesù. Via dell’ubbidienza, via umilissima, perché la natura umana di Gesù paragonata al Padre e allo stesso Verbo consustanziale al Padre e al Divino Spirito, paragonata alla natura divina, la natura umana è quello che è ogni natura creata, cioè un nulla.

    Però è un nulla che Iddio ha scelto, vedete è questo che conta sorelle care, non la grandezza delle realtà in sé, ma la grandezza che Dio dà ad ogni realtà. Vedete come la vera vita di orazione non può mai dispensarsi da questa fondamentale umiltà ed obbedienza, che non vuole ottenere Dio, come dice S. Anselmo quasi per rapinam, quasi usurpando la divinità. Anche questa è una via, capite, ma è la via che ha scelto il demonio, l’apostata fin dall’inizio, è la via dei nostri progenitori, è la via dei peccatori, vedete la via dei peccatori, cioè essere come Dio, ma senza Dio. Invece essere come Dio secondo il dono di Dio, ecco che cosa avviene nelle anime buone e sante. Cosa interessante, che mi fa molto meditare, cioè la vicinanza della santità al peccato. Vedete entrambi i Santi ed i peccatori vogliono essere come Dio, ciò vuol dire che amare Dio è una necessità, non si può non amarlo, tutti lo amano, Santi e peccatori, ma con un amore abissalmente diverso, con quella sola sfumatura, vedete, i Santi amano Dio con umiltà, i peccatori pensano di amare Dio a modo loro, cioè in modo orgoglioso.

    Questo: umiltà od orgoglio che distingue gli angeli buoni e quelli cattivi, che distingue i Santi e i peccatori. L’amore di Dio c’è negli uni e c’è negli altri, l’umiltà c’è negli uni e non c’è negli altri ed ecco perché l’amore è vero solo in chi è anche umile, con obbedienza si sottopone non in quel modo suo di amare Dio, ma a quel modo in cui Dio stesso vuol essere amato. Vedete, care sorelle, quanto è importante sottomettersi alla povertà, all’umiltà delle creature se sono innalzate da Dio a strumenti della sua divina rivelazione. Così non c’è altra via verso il Padre se non Gesù e notate bene: non c’è altra via verso Gesù se non Maria.



    Perché questo? Qualcuno potrebbe dire: a questo punto, i protestanti ci fanno questa obiezione, perché dicono in fondo voi cattolici moltiplicate i mediatori. Allora perché non potrebbe esserci un’altra via che conduce a Maria ed un’altra via per quell’altra via ecc. Per un semplice motivo, rispondiamo noi cattolici, care sorelle, per un semplice motivo, perché Iddio ha voluto in quel determinato modo, perché Iddio l’ha voluto. Ecco perché Gesù è l’unica via verso il padre ed ecco perché Maria è l’unica via verso Gesù. Se il Padre Eterno perdonarci, capite, togliere di mezzo, cancellare il nostro peccato, poteva farlo anche senza l’Incarnazione. Non sarebbe una redenzione così perfetta, così piena, però redenzione sempre sarebbe, perché Dio è onnipotente, Dio non è legato a nessuno schema prefisso. Dio poteva redimere anche senza l’Incarnazione, ha voluto invece che il suo Figlio si incarnasse, è volontà di Dio. Similmente Iddio avrebbe potuto benissimo far discendere dal cielo il Figlio suo incarnato, come uomo maturo, come uomo adulto, come vaneggiavano alcuni eretici nei primi secoli, che parlavano di Cristo come di Antropos Epuranos, uomo celeste, che scende dalle stelle proprio come uomo completo, maturo sulla nostra terra. Invece Gesù ha voluto, come dice S. Paolo, nella sua semplicità straordinaria, con quella frase che è tutta un trattato di cristologia e di mariologia, dice S. Paolo: Egli è nato sotto la legge ed è nato da una donna, ora perché noi diamo quel culto particolare a Maria considerandola come la nostra via a Gesù, per Mariam ad Jesum? Per un solo motivo come dice S. Bernardo, perché Iddio ha voluto che noi tutto avessimo per Maria. Vedete Maria dandoci Gesù ci ha dato il dono perfetto dell’Eterno Padre, perché il Padre il dono del Verbo e del suo Spirito, che è dono del Padre e del Figlio, nel dono del Verbo Iddio ci dà se stesso, ci dà se stesso. Vedete ci ha dato Gesù Redentore, vero Dio e vero uomo, il dono perfetto del Padre, il Padre ce lo ha dato tramite Maria, per mezzo di Maria.

    Ecco allora, care sorelle, come Colei che ci ha dato Gesù è anche Colei che ci conduce a Gesù. E’ davvero ardita, ma molto giusta e profonda quella parola che dice che la beata Vergine "est quasi forma Dei", è quasi la forma di Dio. Capite la forma è come il modello, come quando si fa una statua, si fa prima un modello di quella statua e poi si fonde dentro il metallo, il bronzo o qualcosa del genere. Giustamente S. Luigi Maria Grignon de Monfort prendendo questa idea di Maria forma Dei, che è antichissima questa idea, mi pare che lo stesso S. Agostino era il primo ad accennarla. Bene, S. Luigi Maria di Monfort dice appunto che nessuno può essere plasmato, modellato dallo Spirito Santo in modo cristiforme, cioè in modo tale da crescere come dice l’apostolo fino alla piena maturità dell’uomo adulto in Cristo se non tramite quel modello che è appunto Maria .Vedete, care sorelle, che noi abbiamo l’accesso a Gesù e tramite Gesù al Padre solo se percorriamo la via semplice, umile di Maria, tramite la quale noi …… Orbene anche qui, nel primo prodigio di Gesù c’è l’intercessione di Maria, Maria onnipotente quanto alla sua intercessione presso Dio.

    C’è l’intercessione di Maria e c’è anche la guida di Maria, dice appunto: tutto quello che Egli, Gesù, vi dirà, voi fatelo. Vedete Maria ci dice sempre così Maria è limpida, come si dice sempre nelle litanie: speculum iustitiae, mi piace tanto questa invocazione, tutte sono così belle e così mistiche, anche poetiche, proprio splendide queste espressioni delle litanie in onore della Vergine. Speculum iustitiae, cioè lo specchio che rispecchia in sé per la sua limpidità, per la sua purezza, per la sua umiltà, perché lo specchio riceve la luce, quindi purezza ed umiltà, due virtù eccelse in Maria, questo specchio terso che è Maria rispecchia perfettamente per la sua purezza e per la sua recettività, per la sua umiltà, rispecchia perfettamente i raggi di Colui che è il sol iustitiae, il sole di giustizia, il Cristo. Vedete come Maria rispecchia perfettamente l’immagine di suo figlio, l’immagine di Gesù .

    Perciò, care sorelle, vedete non c’è altro modo di avvicinarsi a Gesù se non proprio tramite l’intercessione e tramite la guida di Maria.

    I protestanti ancora dicono, ma capite è un guaio, perché i protestanti non ci sono ormai solo in Svezia, Norvegia, Finlandia, in Germania dove il Santo Padre ha fatto tanta fatica per il suo ministero difficile, faticoso, ma proprio per questo benedetto dal Signore, tuttavia vedete i protestanti non stanno solo là vicino ai paesi nordici, no, i protestanti ahimè ormai si insinuano anche nella santa romana Chiesa, con questa mentalità di dire: ma, se noi onoriamo troppo Maria, non sottraiamo qualcosa a Gesù? S. Bernardo non aveva dubbi, vedete, de Maria numquam satis, di Maria mai si dirà abbastanza. Perché? Chi loda Maria, chi prega Maria, chi medita Maria loda, prega, medita Gesù stesso. Perché? Perché Maria è speculum iustitiae, rispecchia la giustizia.

    Ecco, care sorelle, come appunto il primo miracolo di Gesù, impetrato dall’intercessione insistente e difficile della sua Madre SS., perché Gesù di per sé non è venuto il suo momento, non è venuta la sua ora e la madre sua accelera i tempi, fa venire l’ora, prima ancora che dovesse venire, certo intendiamoci bene, non che Maria possa qualcosa contro Dio, questo sicuramente no, ma può tutto in quanto Ella intercede per quello che Dio già vuole concedere, ma precisamente per la sua intercessione. Vedete care sorelle, senza la sua intercessione Dio non avrebbe concesso, ecco perché non è venuta di Gesù, è venuta perché Maria ha pregato per quegli sposi, vedete, è così. Allora subentra in qualche modo il mistero della predestinazione, il fatto che Iddio stabilisce i momenti e i tempi, fissa l’ora, come l’ha fissata al nostro Salvatore, non toglie di mezzo che ci sia un contributo umano di opere, di preghiera. Vedete ci sono alcuni che dicono: ma, se Dio prevede già tutto, se Dio ha già predeterminato tutto, è inutile che io faccia delle opere buone, è inutile che io preghi.



    Invece no, tutt’altro che inutile, vedete, perché Dio ha previsto le nostre opere buone, ha previsto le preghiere per ottenere quella determinata grazia e se non bastano, come non bastano generalmente le nostre povere preghiere personali, allora bisogna propiziare a nostro favore appunto l’intercessione dei Santi, in particolare di colei che di tutti i Santi è la regina, Maria Santissima, la Madre gloriosa del Signore. Ecco allora S. Tommaso nel suo commento del vangelo di S. Giovanni ci fa vedere tre aspetti che l’evangelista mette in rilievo e che sono molto importanti per la nostra vita spirituale nell’atteggiamento di Maria. Anzitutto la sua pietà e la sua misericordia. Il ché ci fa sperare bene, sorelle care, perché sapendo che Maria è piena di misericordia, noi ci facciamo coraggio perché sappiamo che Ella nutre dei sentimenti veramente materni nei nostri riguardi, conosce, comprende le nostre difficoltà e le nostre pene, e non solo, fa suoi i nostri dolori, come fece sua l’apprensione di quegli sposi nelle nozze di Cana.

    Infatti spetta alla misericordia considerare i difetti, i mali le necessità altrui come se fossero dei mali propri. Voi capite come la misericordia e la pietà nascono dall’amore, da quella vis unitiva della quale abbiamo parlato. Vedete un’anima che veramente ama il prossimo diventa un tutt’uno con il prossimo, quindi considera il bene prossimo come il suo bene proprio e ne gode, ma considera anche il male del prossimo come male suo proprio e se ne rattrista e come uno quando è nella tristezza, quando è afflitto da un male cerca di toglierlo di mezzo, così il misericordioso si muove subito a togliere di mezzo il male altrui, ad aiutare il prossimo, vedete come l’amore diventa immediatamente misericordia. S. Paolo nella seconda lettera ai Corinzi dice: chi è debole che anche io non lo sia? Chi riceve scandalo, che anch’io non ne frema? Vedete S. Paolo esprime questo atteggiamento di misericordia tutto in chiave apostolica, se un cristiano soffre, l’apostolo soffre ancora di più .Vedete così similmente la beata Vergine ha avuto anzitutto sentimenti di misericordia.

    Poi per quanto concerne Gesù, Maria rivela tutta la sua riverenza verso di lui, proprio per la semplicità della sua preghiera. Come già vi dissi, Maria gli espone una preghiera semplicissima, non dice a Gesù come deve esaudirla, quando deve esaudirla, in che modo deve esaudirla, vedete gli dice solo: non hanno vino. Tutto il resto lo lascia a Gesù, ricorre a Lui con una preghiera semplicissima, ma proprio per questo fu una preghiera estremamente pia e riverente .Vedete, care sorelle, noi veramente non meritiamo di essere ascoltati da Dio se non rispettiamo Dio. Bisogna rispettare Dio. E’ la pietà che rispetta, perché tratta Dio per quello che è, cioè Dio, il Signore e Sovrano di tutte le cose. Quando spesso invece succede che le preghiere impetrative sono quasi dei comandi impartiti al Signore è davvero una presunzione notevolissima. C’è della gente, povere anime sono da trattare davvero con molta carità, bisogna fasciare quelle ferite, capite cercare di cambiare mentalità a quelle povere anime, ci sono delle anime che si danno alla preghiera tanto per provare, perché provare non nuoce, potrebbe anche funzionare, si danno alla preghiera dicendo: se Dio mi esaudisce, io continuo a pregare, se non mi esaudisce, chi me lo fa fare? Vedete, care sorelle, questa non è una preghiera pia, non è una preghiera devota, non è una preghiera riverente, ma queste sono esagerazioni .

    Ci sono delle irriverenze più sottili, quando uno dice: Signore, dammi quella grazia, però io la vorrei in quel determinato modo ecc. Invece proprio Maria con questa sua semplicissima preghiera, non hanno vino, ha detto tutto. Così anche noi dobbiamo sì presentare le nostre necessità, ma ben sapendo che prima ancora che glie le presentassimo, Lui le sa già, le conosce già. Non nuoce però presentargliele, perché ci sono anime che esagerano dall’altra parte, ci sono anime angosciate che dicono: io prego sempre Dio per avere qualche grazia ecc. Non c’è dubbio la preghiera dell’adorazione è la preghiera suprema, però anche nell’impetrazione c’è tutta una fiducia riposta in Dio. Vedete, se non ci fidassimo di Dio, se non ci fidassimo nel Signore, certamente non ricorreremmo a Lui nelle nostre necessità, quindi è cosa buona e santa presentare a Dio le nostre necessità, come fece Maria: non hanno vino. Però nel contempo farlo con semplicità e lasciando a Dio di esaudirci come lui vuole. Dice S. Agostino: se Dio dovesse esaudirci come vogliamo noi, ci sarebbe un grande turbamento nel governo delle cose umane, proprio perché noi stessi con la nostra sapienza davvero limitata non riusciamo a capire quello che veramente ci giova . E’ interessante che persino i sapienti antichi hanno scoperto questo fatto, dice già Socrate: ci sono alcune preghiere che è meglio non siano esaudite. E’ vero questo, qualcuno chiede qualcosa e poi a distanza di qualche anno quello che ha chiesto gli appare una grande stoltezza, dice: Signore, ti ringrazio che non mi hai esaudito in quel momento, succede molto spesso ..

    Allora in tutto bisogna avere una grande, incondizionata fiducia in Dio perché il Signore quella fiducia se la merita. Vedete allora presentargli le nostre preghiere con semplicità, come fece Maria. Dice il salmo: Signore, davanti a te ogni mio desiderio ed ogni mio gemito a te non è nascosto. Poi in Maria sorprende anche la sua premura, la sua sollecitudine e diligenza, che appare dal fatto che non ha aspettato che il vino venisse meno, ma prevedendone la ristrettezza, subito si rivolse a Gesù. Questo è importantissimo, vedete essere attenti, essere solleciti, premurosi, prevenire quasi le situazioni, notate bene come in questo la virtù della prudenza guida, non comanda, guida la virtù della carità. La carità è la suprema di tutte le virtù, però è guidata dalla prudenza, così anche la carità di Maria è stata interamente guidata dalla prudenza. Solo che la prudenza, contrariamente a quello che generalmente si pensa, la prudenza non consiste nell’essere continuamente in esitazione, nel dubbio, nel non decidersi mai, oggi si ha l’idea del prudente come di una persona che è indecisa, una persona che mai agisce, invece la prudenza nel vero senso della parola significa una persona saggia che certo è lenta nel deliberare, nel consultarsi, certo non agisce in modo spavaldo, però quando viene il momento di agire, dopo aver riflettuto sulle proprie azioni, sul da farsi, agisce con estrema decisione. Ecco perché la prudenza regola il nostro agire, illumina il nostro agire ed ad essa spetta anche l’aspetto decisivo, che è quello della sollecitudine o solerzia la chiamavano anche gli antichi, la solerzia è una caratteristica propria della prudenza.

    Vedete, il prudente non è quello che subisce gli eventi, che è passivo di fronte agli eventi, il prudente è colui che si fa un’idea, un pensiero davanti agli eventi prossimi futuri, quasi anticipandoli . Vedete così anche Maria Santissima è stata prudente, solerte, sollecita, non ha aspettato che il vino mancasse, ma ha subito per tempo avvertito Gesù. Ora che cosa significa quel vino che mancava alle nozze di Cana? Naturalmente significava anzitutto il vino vero e proprio ed è inutile che vi dica come è bella questa premura della Madre Santissima del Signore in vista della gioia di questo banchetto nuziale, questi sposi veramente dovevano vivere un giorno di gioia come si addice ad un giorno di nozze. Però al di là di questo motivo umano, che pure è bellissimo e commovente, vi è il significato mistico del vino: Quali significati? Anzitutto dice S. Tommaso rifacendosi alla lettura dei Santi padri, dice: il vino è soprattutto stato usato nell’antichità come medicina, però come medicina amara ed aspra sulle piaghe. Voi sapete quando si adopera un disinfettante ai nostri giorni ove non è più il vino che si adopera, tuttavia solitamente brucia sulla piaga. Così il vino significa anzitutto l’austerità, persino l’asprezza della giustizia. Ma il vino è anche dolce al nostro palato e così significa la sapienza, che è senza amarezza. Ed infine il vino è inebriante, sotto questo aspetto raffigura allegoricamente la carità, poiché la carità porta l’anima alla sobria ebrietas, la sobria ebbrezza. E’ interessante vedete la carità è virtù sovrumana, cioè fa sì che la nostra volontà in modo incondizionato, infinito, smisurato sia tutta di Dio. Ecco come la carità è una ebrietas, è una ebbrezza, una carità che non sia inebriante non è carità. Vedete la carità tende sempre all’eccesso, tende sempre all’infinito. Pensate a quello che ci dice Gesù sulla necessità di amare non solo chi ci fa del bene, non solo amare le persone che noi ben volentieri accettiamo, no, amare chiunque, chi ci fa del male, amare chi ci è ostile, amare i peccatori, Gesù aveva una predilezione per i peccatori, vedete questa infinità dell’amore, quindi una ebrietas, perché l’ebbrezza è qualcosa che sconfina, che va al di là della norma, però una sobria ebrietas, che a differenza dell’ebbrezza comune che non è per niente sobria, anzi annulla la ragione, quella sobria ebrietas della carità certo fa eccedere l’uomo, ecco perché si dice ebrietas, ma nel contempo lo fa eccedere in modo sobrio. Perché vedete è quasi nella carità come se la ragionevolezza divina, la sapienza divina facesse le veci della povera sapienza umana.

    C’è un eccesso, ma è un eccesso misurato e moderato da quella misura che è misura in sé stessa, cioè dalla misura della bontà e della verità divina. Ecco allora, dice S. Tommaso, le nozze di Cana, con le quali Gesù diede inizio ai suoi miracoli, significano l’avvicendarsi delle due alleanze, il cambiamento dall’alleanza antica a quella nuova. Nell’alleanza antica il vino era una promessa, il vino mancava ancora .Venne il vino della giustizia, della sapienza, della carità venne appunto con la nuova legge, la legge della grazia del Signore. Infatti la giustizia antica è imperfetta, dice Gesù: se la vostra giustizia non sarà più abbondante di quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei Cieli, giustizia e carità. Una sapienza che è ancora tutta figurale, non è ancora la realtà, è un adombrare la realtà, S. Paolo, prima ai Corinzi cap. 10: tutte queste cose accaddero a loro come un esempio, vedete come un esempio delle cose future, sapienza figurata. Infine la carità mancava agli antichi che hanno ricevuto soltanto lo spirito della schiavitù nel timore, mentre il Cristo mutò l’acqua del timore nel vino della carità. Non dico che tutti gli antichi abbiano ricevuto solo la schiavitù del timore, questo certamente no, ma l’antica alleanza è un’alleanza di timore, la nuova alleanza di carità, un cuore nuovo, rinnovato nell’amore. Vedete sorelle certo gli uomini dell’antica alleanza, singolarmente presi, potevano benissimo avere la carità, molto spesso si fa questo errore: o si esalta l’antica alleanza mettendola quasi alla pari dell’alleanza nuova, altre volte invece si svaluta del tutto come se gli antichi non potessero accedere alla santità, invece i profeti, i sovrani dell’antichità, i patriarchi erano certamente santi. Però in quanto santi appartenevano già alla nuova alleanza, dove già c’era il vino della perfetta giustizia, della sapienza che viene dall’alto della realtà di Cristo. Vedete la perfetta carità, non più uno spirito di schiavitù .

    Ecco allora il significato mistico del vino. E Gesù rispose alla Madre sua Santissima che gli chiede implicitamente il miracolo, Gesù rispose: che ho a fare con te, o donna? Non è giunta ancora la mia ora. Da questo dice ancora S. Tommaso, tre sette ereticali hanno preso occasione di errare, di deviare dalla retta via. Anzitutto i manichei, in particolare lo gnostico Valentino che sostiene che Gesù non avrebbe per nulla ricevuto un corpo terreno dalla Vergine. Vedete appunto loro sostenevano la tesi che vi dicevo dell’antropos epuranios, dell’uomo celeste, non l’uomo terreno. Negavano cioè la realtà della corporeità di Gesù, negavano la fisicità del suo corpo. Quindi dicevano: Gesù non ha ricevuto nulla da Maria. Ecco perché, diceva questo gnostico Valentino, Gesù avrebbe detto a Maria: che ho a fare con te, o Donna? Come dire, da te nulla ho ricevuto. Questa è un’eresia spaventosa, capite, è smentita dallo stesso testo evangelico, infatti, dice appunto l’evangelista S. Giovanni, che vi era la Madre di Gesù e se Maria è chiamata dall’evangelista madre, indubbiamente è Lei che ha dato a Gesù la sua vita umana, la sua natura umana. Lo Spirito Santo ha tratto la natura umana di Gesù dal grembo verginale di Maria, Maria ha dato a Gesù la sua umanità. Invece gli ebioniti fanno leva sulla parola donna, che cosa ho a fare con te, o Donna? Fanno leva sulla parola donna per negare, ahimè succede anche ai nostri tristi tempi, per negare la verginità di Maria, per dire appunto: se Maria è chiamata da Gesù donna, non poteva essere vergine. Invece, osserva giustamente S. Tommaso, che anche Adamo ha chiamato Eva vergine, perché come vergine Eva è stata creata da Dio, è stata condotta ad Adamo, Adamo ha chiamato Eva la prima vergine, l’ha chiamata pure donna.

    Quindi vedete pure questo argomento non regge. Invece bisognerebbe vedere nella denominazione donna nella quale appunto alcuni pensano che si tratti di una espressione poco riverente, di una espressione che non tiene del tutto conto della grandezza della Vergine Santissima, bisogna invece vedere proprio in quella espressione la più grande e la più bella esaltazione della Madre Santissima del Signore. Quando Gesù dice “ Donna” chiamando così la sua Madre, ebbene intende dire: nuova Eva. Cioè non è una tra tante donne, ma è la donna per eccellenza. Maria è la donna per eccellenza, in lei veramente mutano le sorti di Eva. Tramite Eva venne la maledizione, quella maledizione, quella morte, morale prima e fisica poi, quella morte è cancellata in Maria. E’ interessante come S. Agostino giustamente sottolinea che in fondo Eva non meriterebbe essere chiamata “madre dei viventi” ma piuttosto “madre dei morienti”, effettivamente è così. Noi veniamo in questo mondo nascendo peccatori, nel peccato mi ha concepito mia madre, vedete proprio io sono non solo nato, ma proprio concepito nel peccato. Solo Maria è stata preservata dal peccato delle origini, vedete il contagio della colpa, noi nasciamo peccatori, anzi siamo concepiti come peccatori, quindi Eva, la vita che ci viene da Eva, è una vita di morte, una vita segnata dalla morte.

    Ecco allora perché quell’altra Eva, la donna per eccellenza, la madre dei viventi, doveva restituire all’uomo ciò che gli è stato tolto dalla prima Eva, cioè doveva ridargli la vita, doveva veramente adempiere a quella promessa che Dio diede alla prima Eva e che nella prima Eva non si è adempiuta, cioè di dare vita. Solo in Maria abbiamo una vita che non è più segnata dalla morte, cioè abbiamo la vita in Cristo, lo dice S. Paolo, che da Gesù ha la sua vita “non sono più io che vivo, ma in Cristo figlio di Dio“. Vedete come Maria è realmente nostra madre e madre di Gesù, ma è madre nostra e in questo senso madre dei viventi, madre di tutta la chiesa. Infine i priscillanisti, un’altra setta, prendevano l’occasione dell’errore da quell’affermazione di Gesù che dice: non è ancora giunta la mia ora. Come se Gesù dipendesse da una specie di fatalità, dagli astri, anche al giorno di oggi sorelle è una piaga vera e propria vedere quanta gente, che pure frequenta la chiesa, però crede nel contempo agli influssi astrali, è un combattimento duro quello contro ogni sorta di superstizione, d’altra parte non può essere diverso perché ogni epoca di incredulità è anche un’epoca di crescente superstizione. Costoro, quelli che pensano che Gesù era sottomesso agli astri, alla fatalità, non sanno chi era Gesù, il Creatore, il Signore dell’universo, quindi a Gesù gli astri sono sottomessi, non lui agli astri, né lui alla fatalità, ma ogni corso degli eventi del mondo è prestabilito da lui, è predeterminato da lui. Gesù dunque non soggiace a nessuna fatalità, tanto è vero che anche noi stessi non dovremmo, come cristiani, come liberi, cioè dotati della libertà di figli, non dovremmo mai considerarci ancora assoggettati ai tempi, alla fatalità, agli astri addirittura .S. Tommaso dice: può anche darsi (mi piace tanto) dice: può anche darsi che la parte esterna, corporea dell’uomo dipenda dagli astri, ma non certo la parte razionale. Quindi bisogna rinnegare la razionalità e la spiritualità dell’uomo per credere che l’uomo sia sottomesso agli astri.



    Che cosa voleva invece dire questa parola di Gesù: non è ancora giunta la mia ora? Non che egli fosse sottomesso a qualche fatalità, ma non è giunta ancora l’ora predeterminata, prevista dal Padre suo, come l’ora della sua passione. Vedete come tutta la vita di Gesù è un’ora perfetta, quella che i greci chiamano kairòs, è tanto bella questa espressione che è quasi intraducibile, perché noi diciamo tempo, questo in greco si dice kronos, quando i greci dicono kairòs intendono dire che il tempo è un momento di grazia, così tutta la vita di Gesù è un’ora, cioè un kairòs perfetto. E’ un attimo, una durata perfetta, quel tempo è il tempo della pienezza, il tempo privilegiato, il tempo della riconciliazione. Ecco che cosa significa la venuta dell’ora, vedete la vita di Gesù, il servo perfettamente ubbidiente di Dio, nella vita di Gesù tutto è prestabilito da Dio: l’ora della sua passione, ma anche l’ora del suo primo miracolo.

    La domanda dunque del Salvatore: che cosa ho da fare con te, o donna? Viene interpretata da S. Agostino alla luce delle due nature di Cristo. Interessante questa interpretazione agostiniana che rivela questa dualità divina ed umana di Gesù. Dice S. Agostino: fare i miracoli, fare i prodigi conviene a Gesù secondo la natura divina che egli ricevette da Padre, invece soffrire, patire, morire per noi, gli conviene secondo la natura umana che egli ha ricevuto dalla madre. Ecco perché, dice S. Agostino, in quel momento del suo primo prodigio, Gesù sembra non riconoscere sua madre, non perché non la riconosca come madre sua, ma proprio perché Gesù vuol dire: il potere di fare dei miracoli e l’ora in cui devo compiere dei miracoli, anzi il primo miracolo, è un’ora ed è un potere che non dipendono da nessuno, se non dal Padre mio che è nei cieli. Vedete quindi Gesù nel suo fare miracoli rivela la sua natura divina. Mentre gli altri Santi fanno i miracoli solo intercedendo presso Dio, cioè invocando Dio, Gesù fa i miracoli certo invocando pure il Padre suo, ma li fa anche per autorità propria essendo lui il Verbo consustanziale.

    Allora il potere di fare miracoli deriva dal Padre, invece nell’ora della passione, perché quel corpo che Gesù ha assunto per la nostra salvezza gli viene dalla Vergine, ricordate la lettera agli ebrei, nella quale S. Paolo dice appunto che il Salvatore venendo nel modo: Tu non mi hai chiesto sacrificio né olocausto, ma un corpo mi hai preparato. Vedete quel corpo preparato al Verbo nel grembo verginale di Maria dalla Spirito Santo, quel corpo destinato ad essere la Vittima pasquale, ad essere appunto la Vittima dell’espiazione. Ecco allora perché Gesù avrebbe chiamato sua Madre dall’alto della Croce. Dice S. Agostino, un’interessante interpretazione, qui Gesù sembra quasi non voler riconoscere sua Madre perché dice: non da te, ma bensì dal Padre mio viene il potere di fare i miracoli. Nel momento però della Croce Gesù dirà al suo discepolo prediletto: ecco la tua madre, conoscendo veramente Maria come la Madre sua nell’ora dell’agonia, nell’ora della morte e della passione redentrice. S. Giovanni Crisostomo invece dà l’interpretazione più comune dicendo appunto che la Vergine Santa, piena di zelo per l’onore di suo Figlio, voleva che il Cristo facesse i miracoli prima del tempo prestabilito, il Signore invece ha atteso ancora un po’, vedete la premura di Maria, Gesù asseconda la richiesta di Maria, però non subito, Gesù attese che fosse avvertito dagli sposi il difetto del vino, affinché il miracolo fosse più opportuno e più evidente e spronasse l’uomo maggiormente alla riconoscenza.

    Quindi questo rientra nella logica di Dio, vedete, era bella la premura di Maria, che ha anticipato gli eventi, ma è molto, molto fondata l’attesa di Gesù, anche per un motivo proprio apologetico, vedete care sorelle come siamo fatti noialtri, non siamo facili a credere, allora Gesù per convincere gli sposi che veramente quel vino viene da Dio, non da accorgimenti umani, attende un attimo perché si rendano conto veramente di aver bisogno dell’aiuto di Dio. Così sorelle care la pedagogia divina talvolta procede così anche con noi e noi ci lamentiamo e non siamo contenti, perché diciamo: Signore, esaudiscimi, dammi quella grazia, aiutami in quella determinata circostanza e il Signore sembra essere lontano, sembra essere in silenzio, sembra non fare nulla a nostro favore mentre noi lo imploriamo.

    Perché fa così il Signore? Perché ci conosce troppo bene. Se subito ci accontentasse, noi ce lo dimenticheremmo nel momento immediatamente seguente. Quindi vedete anche l’esperienza del dolore, della sofferenza, della mancanza di qualche cosa di cui abbiamo bisogno, poi aumenta anche nell’uomo il ricordo del beneficio divino e della riconoscenza che deve avere verso il suo Creatore e Salvatore. Ultima riflessione ancora è quella che riguarda il mutamento dell’acqua in vino. Gesù non ha creato del vino, perché poteva fare anche così, poteva fare così il miracolo, poteva creare del vino nuovo. Invece Gesù si serve di quelle sei giare che erano lì pronte, preparate, ciascuna riempita di due o tre misure di acqua …..

    (fine della registrazione)

    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

 

 
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