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  1. #11
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    In Origine postato da I-TIGI

    L'unica cosa che non mi convince troppo di Tessera e' la struttura in legno, sa un po' troppo da centro commerciale....
    Ha un pregio ed un difetto.

    Il pregio è che è molto più "caldo" di altri materiali, ed anche insonorizzante.

    Il difetto è che è più delicato... ed esposto a rigature!

    Personalmente la trovo una scelta azzeccata, dopo tutto (il pavimento di MXP T1, per quanto opera di Sottsass, è triste...)

    Ciao,

    CharlieTango
    Ciao,

    CharlieTango

  2. #12
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    Per il fatto che il legno sia bello non lo metto in dubbio, e' il posizionamento a V che non mi convince, ma non sono unarchitetto quindi la mia e' solo una semplice valutazione.

    Per MXP si e' riprodotto un pavimento anni 70 come del resto l'uso del legno tech e colori mediterranei (verde e sabbia) essendo stato concepito come porta d'ingresso al mediterraneo.

    Per i tabelloni elettronici questi sono stati messi a MXP agli arrivi A e B mentre alle partenze sono in uso quelli grandissimi di tipo meccanico.

    A Linate tolti i meccanici sostituiti dal nulla..(pannelli pubblicitari), lo dico da tempo che LIN e' sempre peggio come qualita' altro che city airport!

  3. #13
    Habemus Marcionem!
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    In Origine postato da I-TIGI
    Per MXP si e' riprodotto un pavimento anni 70 [...] e colori mediterranei (verde e sabbia)
    Scelta, a mio vedere, stilisticamente infelice...

    DaV
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  4. #14
    Castellano
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    In Origine postato da I-DAVE
    Scelta, a mio vedere, stilisticamente infelice...

    DaV
    Anch'io la pensavo così, poi ho cabiato idea. Il problema dei pavimenti a MXP è la scarsa manutenzione a seguito delle botte che danno gli operatori di SmarteCarte e altri colleghi con carichi pesanti: quelle marmette non si sfondano coi tacchi a spillo o con una Samsonite che cade o si rovescia.

    La scelta cromatica e di opacità è invece coerente per un aeroporto concepito specialmente per i transiti, cioé per accogliere in un ambiente che non faccia strabuzzare gli occhi da quanto è brillante e high-tech passeggeri stanchi e stufi che non vedono l'ora di giungere a destinazione. In quest'ottica rientrano l'apprezzatissimo fascione verde che corre a 3 metri d'altezza per tutta l'aerostazione e che contiene solo le informazioni essenziali (altrove le informazioni sono troppe, poco uniformate e poco distinte dalle insegne pubblicitarie), le finiture in teak, gli intonaci in tonalità pastello e con scarsa riflettività e le generose vetrate.

    Marco

  5. #15
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    Esattamente, MXP e' stato disegnato all'interno con una logica "riposante" proprio in virtu' di Hub per quelle persone che vi transitano.
    Nessuna insegna retroilluminata o materiali riflettenti e luccicanti (tanto per interderci alla Monaco che e' uno dei peggiori al mondo sotto questo punto di vista).

    Le mattonelle di MXP sono state sfondate esclusivamente da quelli delal smarte carte, comunque li hanno beccati in flagrante...

    Credo che pochi terminal in europa siano stati disegnati con l'intento "riposante" come MXP, come dicevo prima quello di Monaco e' tutto tranne che riposante cosi come i cloni di istanbul e Atene disegnati dalla stessa societa'...

  6. #16
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    In Origine postato da Boeing747
    quelle marmette non si sfondano coi tacchi a spillo o con una Samsonite che cade o si rovescia.
    No, no, certo! È proprio un fatto di gusto estetico, le marmette non le ho mai sopportate, né verdi/nere/bianche né di nesusn altro colore; mi danno l'idea di vecchio (non antico, proprio vecchio)... da anni'70, appunto! E mi sconsola che fosse una ben precisa scelta progettuale (Malpensa 2000, non Malpensa 1970 )


    La scelta cromatica e di opacità è invece coerente per un aeroporto concepito specialmente per i transiti, cioé per accogliere in un ambiente che non faccia strabuzzare gli occhi da quanto è brillante e high-tech passeggeri stanchi e stufi che non vedono l'ora di giungere a destinazione. In quest'ottica rientrano l'apprezzatissimo fascione verde che corre a 3 metri d'altezza per tutta l'aerostazione e che contiene solo le informazioni essenziali (altrove le informazioni sono troppe, poco uniformate e poco distinte dalle insegne pubblicitarie), le finiture in teak, gli intonaci in tonalità pastello e con scarsa riflettività e le generose vetrate.

    Marco
    Sulla scelta di utilizzare materiali opachi e non stancanti sono d'accordo, un po' meno su come questa scelta è stata interpretata. La striscia verde è ergonomicamente eccezionale, e passi il colore. Ma l'abbinamento panna/sabbia (sono ancora indeciso su come catalogare quel colore, ripreso anche dalle volte stile "meccano", che tutto sommato non mi dispiacciono poi troppo, anche se non fanno della leggerezza visiva una loro caratteristica) con quel verde bandiera lo trovo troppo spento, svogliato, quasi anonimo! Avrei preferito qualcosa di più tech (ammetto di esserne un estimatore), come vetro sabbiato e colori pastello (ma non anonimi!), magari abbinata ad acciaio satinato (che non è molto riflettente, a meno di non spararci sopra 200W di spot e faretti) e moltissimo legno chiaro (pero o acero, tanto per intenderci).

    Le vetrate sono una delle cose su MXP di cui non si può proprio fiatare! Splendide, enormi. Peccato che non siano antiriflesso, le foto verrebbero meglio

    DaV
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  7. #17
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    Eh,eh per le prossime vetrate all'estensione nor dovremmo fare richiesta.
    Per il resto l'idea era proprio quella di non fare un terminal tecnologico e Sottas ha volutamente proporre materiali anni 70 in modo che anche in futuro il terminal non invecchi a differenza di tanti altri belli all'apertura ma vecchi dopo pochi anni

  8. #18
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    @Dav

    Ho capito cosa intendi, e trattandosi di gusti non c'è granché da dire.

    Se ti piace lo stile "soft tech" (vetri sabbiati, pannelli di pero e acciaio satinato) ti segnalo se già non li conoscessi il Teatro degli Arcimboldi alla Bicocca e l'Auditorium in corso san Gottardo a Milano.

    Marco

  9. #19
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    Da http://www.sottsass.it/it/interior/d...=malpensa_2000 :



    progetto: Ettore Sottsass, Marco Zanini, Mike Ryan; coordinamento generale: Milco Carboni; collaboratori al progetto degli interni: Neven Zorzic, Bruna Gnocchi, Massimo Pertosa; responsabile dei progetti di design: James Irvine; collaboratori ai progetti di design: Riccardo Forti, Catharina Lorenz, Cristina Di Carlo; responsabile del progetto per la segnaletica: Mario Milizia; collaboratore al progetto per la segnaletica: Antonella Provasi

    Il progetto per gli interni del nuovo aeroporto della Malpensa intende curare soprattutto le esigenze fisiche, psichiche e in ogni caso complesse, dei viaggiatori, più che le esigenze della rappresentazione pubblica, più che le esigenze della rappresentazione di poteri economici o di immaginati destini del futuro tecnologico.
    Abbiamo pensato a un “luogo” più che a un meccanismo o a una macchina che si imponga al passeggero con condizioni reali e metaforiche. Come si è detto, abbiamo pensato a un “luogo” nel quale le informazioni esistano più come suggerimenti che come totalizzanti condizionamenti, informazioni che valgano come accompagnamento al passeggero piuttosto che come invasione aggressiva, nei suoi dubbi, nelle sue perplessità, nella sua stanchezza, nella sua solitudine.
    Nel nostro gergo abbiamo chiamato questo progetto, “il progetto di un grande luogo interno opaco”, intendendo un luogo che in un qualche modo si rifà alla memoria di antichi quotidiani paesaggi mediterranei e italiani, nei quali, materiali, colori, ritmi, spazi e proporzioni sono sì controllati dalla mente, cioè dall’ipotesi di un ordine superiore, ma appartengono anche al suolo, alla impassibilità del nostro paesaggio naturale.
    Questo progetto lo abbiamo chiamato “opaco” perché abbiamo evitato, fin dove era possibile, la presenza di superfici lucenti, superfici di acciaio, cromo, cristalli, marmi levigati e così via, per evitare l’inflazione di fonti luminose e di riflessi, che rendono faticosa alla percezione mentale e all’occhio la lettura degli spazi. “Opaco” anche perché le superfici liscie, lucidate e dure, riflettono e moltiplicano non soltanto le luci ma anche i suoni, provocando, qualche volta, acuti stress fisici e psichici di ogni genere. I materiali scelti sono perciò pietre fonoassorbenti non lucidate (non marmi), laminati plastici rugosi, intonaci fonoassorbenti ecc.
    Questo progetto lo abbiamo chiamato “opaco” anche perché abbiamo cercato di limitare, per quanto possibile, la ridondanza di informazioni luminose, la sovrapposizione negli spazi, di informazioni sopra informazioni. Pensiamo che le informazioni debbano essere non più di quelle necessarie ma collocate esattamente nei luoghi dove l’informazione, appunto, “diventa necessaria”.
    Per ottenere un qualche risultato, a proposito di questo problema, abbiamo cercato di ridurre al massimo le zone di distribuzione dei segni di informazione, anzitutto – come si è detto – per non avere sovrapposizioni ottiche o di segnaletica, ma anche per facilitare la ricerca: se cerchi un’informazione di base non può essere che lì, in quella zona ristretta, a due metri e trenta di altezza lungo tutto l’aeroporto.
    L’immagine generale risulta da un disegno degli spazi semplice, sereno, lineare, sostenuto da una gamma di colori naturali, vagamente avvolgenti, per antiche memorie, colori non chimici, non televisivi e neanche neutri, da clinica; colori, come già detto, che appartengono da sempre al paesaggio mediterraneo.
    Questa generale impostazione è anche stata dettata da una necessità fondamentale; poter comunicare al viaggiatore di qualunque parte del mondo non tanto attraverso uno “stile” o un altro, ma attraverso l’uso accurato del più profondo patrimonio figurativo italiano, che è patrimonio di sensorialità, di colori, di silenzi, di visioni, di modestie, ma anche di rischio e opulenza; comunicare al viaggiatore, dicevamo, il fatto che o è arrivato in Italia, o parte dall’Italia, da nessun altro luogo.
    Comunicare anche al viaggiatore che sta partendo o arrivando un’Italia non affannata, non presuntuosa, non aggressiva, non in preda al panico; un’Italia che insegue una cultura dedicata all’uomo.

    Ettore Sottsass, settembre 1994

    ---

    Ciao,

    CharlieTango
    Ciao,

    CharlieTango

  10. #20
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    In Origine postato da Boeing747
    @Dav

    Ho capito cosa intendi, e trattandosi di gusti non c'è granché da dire.

    Se ti piace lo stile "soft tech" (vetri sabbiati, pannelli di pero e acciaio satinato) ti segnalo se già non li conoscessi il Teatro degli Arcimboldi alla Bicocca e l'Auditorium in corso san Gottardo a Milano.

    Marco
    Agli Arcimboldi non sono ancora stato, invece l'Auditorium è abbastanza "consono" ai miei gusti

    Tornando agli aeroporti, la cosa che più si avvicina a quello che intendo è Oslo Gardermoen, in attesa di vedere Copenhagen che dev'essere un gioiellino. Purtroppo di OSL ho solo una foto del piano binari, che ha una bella volta in legno, giusto per rimanere in tema

    Magari mi metto a cercare qualche immagine degli interni.

    DaV
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