Chi è il mostro?
Castelli è un ottimo ministro, sicuramente tra i migliori di un governo non
eccellentissimo. Tuttavia è difficile non polemizzare con lui quando
utilizza il fattore/Izzo per dimostrare la necessità di opporsi all'amnistia.
Vien da pensare che Castelli, intelligente com'è, si sia lasciato tentare
dal clima di campagna elettorale ininterrotto che sta portando il paese
verso le legislative del 2006.
Peccato: un'occasione mancata di affermare in modo chiaro e inequivocabile
la verità.
E cioè che Izzo, il "mostro del Circeo" era pericolosamente in libertà
proprio in virtù di una gestione politica del carcere e delle applicazioni
individualizzate della pena.
In Italia non esiste ombra di giustizia. Basti pensare al fatto che un
pedofilo rischia, come massimo della pena, meno del minimo di un condannato
per "associazione sovversiva", senza considerare poi che i tangentisti la
pena la scontano praticamente tutti a casa.
Pochi sanno che i regimi carcerari non sono eguali per i prigionieri. Ben
sette classificazioni differenti sono previste per i detenuti politici e le
varie categorie non corrispondono necessariamente ai delitti commessi ma al
grado di dignità individuale. Quanto maggiore è questa minor possibilità di
ottenimento dei benefici di legge ci sono. Senza poi parlare del pentitismo,
una legge premiale del disonore per la quale pluriomicidi escono dopo pochi
anni di galera (talvolta un paio) magari dopo aver sciolto bambini nell'acido
e invece persone che non hanno fatto male a una mosca restano sepolte vive.
Due casi emblematici, per par condicio: il "rosso" Silvio Ferrari e il
"nero" Dario Pedretti che hanno passato decenni e decenni in galera senza
aver commesso reati di sangue, soltanto perché uomini degni.
Nella mostruosità morale e giuridica che altro non è la gestione italiana
della giustizia, ci si ostina, con la scusa assolutamente falsa della
"certezza della pena" (alla quale sfuggono quasi per completo i criminali
più efferati) a rifiutare ogni forma di equità. Né può sorprendere che ad
inneggiare alle grazie personalizzate, contro la logica equa dell'amnistia,
siano proprio individui che si trovano fuori dal carcere benché condannati a
delitti gravissimi (ad esempio strage) avendo ottenuto benefici di legge che
non erano previsti nel loro caso, dunque contro ogni principio giuridico.
Calpestare il principio, imporre arrogantemente la propria onnipotenza, sono
queste le basi della filosofia dell'utilizzo del diritto che nasce dalla
linea del golpe morbido inaugurata da Togliatti fino dal 1946 quando iniziò
a preparare i quadri comunisti per acquisire potere tramite la Magistratura.
I soviet supremi, allorquando s'impadroniscono della facoltà di decidere
della vita di qualcuno si dimostrano quasi sempre cinici e spregiudicati.
Raramente (ed è forse un eufemismo) danno l'impressione di perseguire la
verità su fatti criminosi, quasi sempre (ed è ancora un eufemismo)
dimostrano di voler a tutti i costi imporre una verità storica. Tra le quali
la teoria delle "stragi fasciste", in nome della quale sono stati sempre
trascurati tutti gli indizi probanti che conducono a servizi segreti
nazionali ed esteri e alla mafia.
E qui veniamo proprio all'Izzo.
Qualche regista del teorema stragismo=neofascismo si prese la briga, nel
1980, di promettere al mostro uno sconto di pena se fosse riuscito a
strappare confessioni ai detenuti "neri".
Izzo raccontò che tutti si erano confidati con lui (e solo con lui.) e
divenne teste a carico di quasi tutti i procedimenti per strage. Eppure l'una
dopo l'altra quasi tutte le sue affermazioni vennero smontate dall'oggettiva
realtà dei fatti. Sbugiardato clamorosamente nove volte su dieci e senza
alcun riscontro positivo mai, Izzo fu ritenuto, comunque, per decisione
autoritaria, "teste degno di fiducia" da parte di certi magistrati. Al punto
di essere "superteste" per la strage di Bologna contro Luigi Ciavardini. A
nulla influì il fatto che Izzo indicasse insieme al Ciavardini altri due
giovani che, impegnati nel campionato di rugby, dimostravano di essere
altrove e non dove Izzo sosteneva fossero con Ciavardini. A coloro che non
della verità s'interessa(va)no ma della gestione politica del "diritto"
parve sufficiente prendersela con uno solo e così fecero. Utilizzando come
"superteste" uno psicopatico, violentatore, assassino che aveva inventato in
modo evidente e grossolano una serie di accuse false.
Dopo di che Izzo ottenne una serie di benefici di legge e di permessi
premio. In occasione di uno di questi evase, si mise a girare per l'Europa
(con quali documenti ?); sembra che si sia recato un po' ovunque tra Belgio
e Croazia prima di essere infine arrestato a Parigi dove fu trovato in
possesso di un'arma.
C'era di che far cadere definitivamente quei "benefici di legge" maturati
dall'ergastolano.
Macché: "collaborare" con la costruzione di piste stragiste paga e
lautamente. Izzo, coccolato dai soviet dei tribunali, ha ottenuto di nuovo,
irragionevolmente, contro ogni principio giuridico, i "benefici di legge". E
ne vediamo il risultato.
Il ministro Castelli dovrebbe cogliere lo spunto, allora, non per
prendersela con l'amnistia - che è un debole strumento per approssimarsi all'quità - ma per mettere sotto accusa la gestione della giustizia e, uno per
uno, coloro che ne fanno scempio. E che sono al contempo responsabili di
tanta galera inferta a degli innocenti, della libertà regalata a mostri e
consequenzialmente del sangue che questi ultimi spargono. Nella speranza,
che temiamo vana, che un minimo di vergogna e di pentimento (autentico)
possano finalmente farsi strada in quei giudici così spregiudicati.
Gabriele Adinolfi 3/5/2005 10: