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L'IDEA

Le informazioni sono il più importante principio dell'universo. Senza la loro diffusione ogni progresso è impossibile dovunque. Chi le rifiuta diventa inconsapevolmente "transito di cibo", inutile a sé ed agli altri. Ogni sforzo inteso a diffondere la conoscenza, è degno di ricompensa e di elevazione.

Con questo spirito abbiamo condotto la nostra ricerca e ci rivolgiamo a te.

Sembrerà allora strano ed inusuale, per chi legge, il fatto che prima di iniziare un discorso politico, vogliamo brevemente precisare il nostro pensiero di fondo, da un punto di vista più ampio che non sia quello politico.

Nonostante il fatto che spesso abbiamo difficoltà a comprenderne le ragioni scientifiche, è indubbio che l'Universo ha un ordine e che questo è espresso in un modo che, a prescindere dalle singole opinioni, è per l'assoluta maggioranza inconfutabile.

Possiamo dire che tale ordine universale si afferma, nella vita sul nostro pianeta, attraverso tre leggi fondamentali: la prima è la conservazione; la seconda la riproduzione; la terza è l'ascesa dello Spirito attraverso le forme viventi. Niente di ciò che noi chiamiamo vita può sottrarsi alle leggi della natura. Chiunque le violi, prima o poi dovrà pagarne le conseguenze, che spesso sono inattese e terribili. Nell'esistenza individuale e collettiva ci siamo illusi di poter disporre di una libertà senza confine e le esigenze del mercato ci hanno indotto a credere di poter violare a piacimento le regole della natura, ma la risposta alla loro trasgressione, anche se talvolta tarda a venire, è sempre certa e spesso terrificante.

Nel loro insieme queste Leggi determinano ciò che comunemente viene chiamata Evoluzione, che sembra costringere gli esseri viventi alla realizzazione di un misterioso ed imperativo disegno al quale ogni esistenza deve contribuire.

E' comune osservazione che la vita ha la tendenza a conservarsi: cercate di ferire una creatura, animale o insetto che sia, e quella tenterà di difendersi o di ribellarsi; incidete un ramo di un albero, e tenderà a rimarginarsi; sporgetevi nel vuoto e proverete paura, perché la vita tende sempre e comunque a conservarsi.

Tutto ciò che è vita ha un incontenibile istinto a riprodursi. Non ci sembra che su ciò ci sia molto da osservare. Dai virus ai vegetali, dai pesci agli esseri umani, tutto ha la tendenza a riprodursi incessantemente. Tuttavia riprodurre la specie non consiste nel solo riprodurci nel senso fisico del termine, ma anche nel trasmettere le conoscenze acquisite attraverso l'esperienza nell'ambiente, fino a giungere, negli esseri umani, alla trasmissione delle idee, dei concetti, primo fra tutti quello della definizione di Bene e Male, in base alla quale si forma la nostra coscienza.

Agli effetti del successo della vita individuale e collettiva questa definizione è imperativa, per cui BENE è tutto ciò che concorre alla elevazione, al perfezionamento al miglioramento materiale spirituale della vita umana; MALE è il suo contrario.

La terza tendenza della vita (L'ascesa dello Spirito attraverso le forme viventi), è forse la più difficile da comprendere, ma basta pensare un momento all'evoluzione della specie, per domandarci per quale principio ciò possa avvenire, che non sia una precisa e sconosciuta volontà in grado di determinarla. Se infatti guardiamo alla storia dell'universo, diventa evidente che lo sviluppo della materia in un primo momento e della vita poi, hanno costantemente avuto la tendenza a realizzare forme sempre più perfette, in grado di favorire e di realizzare gli scopi per cui sono state create.

Addirittura prima che apparisse la vita, una forza segreta, uno Spirito era già presente nell'universo da miliardi di anni: forse si nascondeva sotto l'apparenza dell'impulso interno, dello sforzo creatore, dell'idea che si realizzò progressivamente nella materia, negli esseri unicellulari, poi negli invertebrati, nei pesci, negli anfibi, nei rettili e, finalmente, negli animali a sangue caldo e poi nell'uomo.

L'inizio dell'umanità appare con i primi segni di intelligenza con gli utensili ed armi di pietra, poi con le osservazioni sulla natura e con il tentativo di riprodurla attraverso le immagini, e successivamente con le prime ipotesi di un Dio. Quasi contemporaneamente all'intelligenza negli esseri umani si rivela una strana forma di energia, simile all'intelligenza, a cui abbiamo dato il nome di Coscienza. Tre milioni di anni di evoluzione ci hanno condotto alle conquiste attuali della Scienza, della Filosofia e della Religione.

Tenuto conto delle leggi della vita alle quali non possiamo sottrarci, che spingono incessantemente verso forme di intelligenza e di coscienza più vaste, perfette ed evolute, ci siamo chiesti se il successo dell'esistenza individuale e collettiva attraverso l'espansione dell'intelligenza e la crescita della coscienza, potesse in qualche modo collegarsi e quindi essere rallentata o favorita o impedita, dalla struttura dell'organizzazione della vita collettiva espressa negli Stati.

Ci siamo chiesti in altre parole, se la diversa struttura organizzativa della società (ordine politico) può incidere sul comportamento individuale accelerando, favorendo, rallentando o impedendo le tendenze delle leggi della vita intese a far crescere ed espandere l'intelligenza e la coscienza in un contesto di benessere materiale generalizzato .

Dalla nostra semplice osservazione sull'ordine universale e sulle leggi che lo regolano, è nato il tentativo di ricercare un ordine politico della società il cui scopo è quello di favorire il progresso della vita umana in armonia con le leggi che guidano l'evoluzione.

Abbiamo compreso che il disordine politico di una società deriva dalle contraddizioni economiche, politiche ed umane in essa presenti e che l'ordinato svolgimento della vita collettiva può essere ottenuto solo quando vi è armonia fra le leggi della vita e comportamento individuale.

E' infatti il comportamento dei singoli individui che determina l'ordine politico della collettività e permette uno stabile Equilibrio fra due forze contrapposte ed irriducibili sempre presenti nella società: l'Autorità e la Libertà. Perché? si chiederà il lettore.

In ogni società Autorità e Libertà esistono in una sorta di perenne concorrenza, per cui al crescere della prima corrisponde la diminuzione dell'altra. Quando l'Autorità si afferma come predominante, genera oppressione, corruzione e violenza. Si manifesta allora negli individui che compongono la collettività il bisogno di Libertà che incateni o riduca l'eccesso di Autorità. Questo bisogno costituisce una sorta di via di salvezza della vita e cresce fino ad affermarsi attraverso una rivoluzione, stabilendo il regime della Libertà. A sua volta la Libertà degenera presto nell'arbitrio e nell'abuso che sono i suoi figli naturali, e negli individui comincia a manifestarsi nuovamente il bisogno di Autorità che li sottragga agli eccessi della Libertà. Di nuovo, con una rivoluzione, il regime di Autorità prevale sul regime della Libertà e ricomincia, senza fine, il processo contrario

. La storia dei popoli e degli Stati mostra come nella società questi due principi si susseguano alternativamente senza posa e come, a causa delle continue contraddizioni che generano con le aspettative individuali e collettive, i cittadini soffrano ora della violenza e della guerra, ora della corruzione e dell'arbitrio, ora della miseria o dell'oppressione.

Abbiamo allora compreso quanto importante e necessario fosse ricercare il principio di equilibrio fra la giusta Autorità e la giusta Libertà e lo abbiamo trovato nella Legge intesa come regolatore dell'ordine politico

. Abbiamo notato come la Legge può essere concepita in tre modi diversi: a) come espressione inviolabile dell'Autorità divina che si manifesta attraverso un monarca assoluto o un re; b) come un effetto del Contratto sociale riferito ad un qualsiasi ordine politico instaurato, sia in seguito ad una guerra o ad una conquista o una rivoluzione, o ancora per affermare una ideologia, tendente a risolvere i rapporti fra cittadini e fra cittadini e Stato; c) come Contratto politico derivante dalla libera scelta dei cittadini sul ruolo che lo Stato deve avere nei confronti di ognuno.

Abbiamo compreso che la Legge come espressione dell'Autorità divina, o come esigenza dello Statu quo (un qualsiasi ordine politico instaurato in genere derivante dai rapporti di compromesso fra una filosofia o ideologia, e la realtà della vita collettiva), non può costituire il principio di equilibrio che noi cerchiamo, poiché essendo soprattutto finzione di legislatore intesa a giustificare l'ordine politico instaurato, o a realizzare nella società i dogmi dell'ideologia o della filosofia, mantiene in essa le contraddizioni politiche ed economiche che il postulato di equilibrio fra principio di Autorità e principio di Libertà vuole abolire.

Ci siamo resi conto che le contraddizioni presenti nella società sarebbero state fortemente ridotte intendendo la Legge come prodotto dello stato arbitrale della volontà dei singoli individui che la compongono, e che questo sarebbe stato in grado di trasformare progressivamente la struttura dello Stato facendola sempre corrispondere alle loro attese materiali e spirituali

. Al Contratto sociale, che ha per scopo la composizione dei rapporti fra un qualsiasi ordine politico instaurato ed i cittadini, abbiamo per conseguenza sostituito il Contratto politico che si basa sulla libera scelta attraverso il procedimento democratico, per il quale la Legge dello Stato deve essere sempre in armonia con la volontà della maggioranza.

Da ciò deriva una Costituzione progressiva sempre corrispondente alla volontà della maggioranza responsabile.

La libera scelta, tuttavia, non si riferisce tanto alle elezioni dei rappresentanti, quanto a stabilire nei cittadini un potere superiore a quello che essi, in ogni tipo di elezione, conferiscono agli eletti. La subordinazione degli eletti alla volontà della maggioranza, impedisce che la sovranità di cui i cittadini sono i titolari possa essere violata, limitata o disattesa da qualsiasi organo o potere dello Stato e permette loro di poterla gestire direttamente. A niente serve infatti essere titolari di un qualsiasi potere o bene senza poterlo gestire.

Il contratto politico così inteso è il cardine di un ordinamento Federale, in cui la sovranità dei cittadini non solo precede, ma è anche in grado di determinare progressivamente l'ordine politico adattandolo continuamente al variare dei bisogni e delle aspettative di ognuno.

Nel federalismo abbiamo trovato il punto di rispondenza fra gli interessi materiali e spirituali dei componenti la società e le leggi della vita. Il federalismo presupponendo che lo Stato è la volontà universale e concreta dei cittadini, li rende responsabili delle loro scelte, e con questo li abitua all'autogoverno per promuovere il maggiore benessere e la migliore coscienza in ognuno, nella giusta libertà e con la giusta autorità.

Il principio del federalismo trattato in modo semplice e comprensibile da un grande federalista moderno,
il francese P.J.. Proudhon (1809 - 1865).

Del principio federativo

Tutto quanto abbiamo sommariamente indicato, per chi vorrà seguirci, troverà adeguata spiegazione riferita soprattutto alla situazione politica italiana, in ciò che è oggetto delle nostre osservazioni e della nostra fatica.

UNIONE per L'AUTOGOVERNO

www.autogoverno.org