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  1. #11
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    Originally posted by Otto Rahn


    Non so quale sia questa tradizione filosofica occidentale a cui fai appello o meglio credo di saperlo ma non è assolutamente univoca tant'è che a forza di travasi e adattamenti molto del sapere si è annacquato e perso per strada.

    Per quanto riguarda quell'"ogni uomo" mi vien voglia di citare Silvano Lorenzoni che in apertura del sul libello La deformazione della natura ci fa notare che:

    La trappola dell'umanità universale fu una di quelle in cui cadde anche Immanuel Kant. Nello sviluppare la sua teoria morale dell'"imperativo categorico" (che sta alla radice di ogni posteriore razionalismo etico), egli postulava una - del tutto ipotetica - legge astratta della ragione pratica, di validità universale e rivelantesi alla coscienza umana in quanto tale. Sta di fatto, invece, che quella coscienza umana di cui Kant parlava non era se non la coscienza generale dei civilissimi abitanti di Konigbserg: la sola umanità che egli conoscesse di prima mano. Questa identificazione riesce tanto più sorprendente in quanto Kant, quando insegnava geografia all'università, aveva ricevuto dalle sue letture informazioni dettagliate sui Negri d'Africa, riguardo ai quali aveva potuto trarre, data la sua acutissima intelligenza, conclusioni affatto pertinenti. Tuttavia, già pochi anni dopo la pubblicazione della Kritik der praktischen Vernunft ci fu chi seppe dimostrare come il cosiddetto imperativo categorico non potesse essere valido nè per gli angeli nè per gli extraterresti....





    Questo è il punto buon Senatore. Lo scopo degli insegnamenti esoterici ai quali mi rifaccio è l'immortalizzazione dell'Anima che da peritura qual 'è, dev'essere ricongiunta con lo Spirito. Rendere cosciente di sè la monade attraverso le nozze chimiche, lo sposalizio del sole e della luna.
    E questo è un lavoro che dev'essere affrontato in questa vita perchè solo su questo piano è possibile ottenerlo.

    Diceva Meyrink: Chi non impara a vedere qui, di là non l'impara di certo.

    Ma tu da buon cristiano sei attendista
    Caro Otto, brevemente:
    -non ho parlato di umanità, ma di "ogni uomo", cioè ogni individuo. Riferirsi all'uomo è fondamentale, è la base di ogni via spirituale. Se ascrivessi un discorso sull'anima razionale ai cavalli sarei preso, giustamente, per uno che vaneggia. Tutt'al più sono disposto a concedere che alcuni si comportano quasi non avessero un'anima; inoltre è un dato di fatto l'ineguaglianza delle condizioni, ma non arriverei a dire che la diversità è addirittura tale da segnare un solco tra uomini animati e inanimati.
    Tornando al primo punto, l'umanità è un concetto astratto adatto ad un contesto razionalistico. Chi parla dell'umanità come un tutto inscindibile in realtà ipotizza, al limite, un'anima dell'umanità o, per usare un termine più corrente, uno spirito dell'umanità, quasi personificando una collettività priva peraltro di una propria realtà. l'idea, per dire così, di Uomo, è altro e non può essere incarnata da una collettività sibbene da singoli individui, in potenza da tutti gli individui della specie umana.
    In ogni caso, bastino questi pochi cenni, anche perchè non trovo giusto almanaccare sulle condizioni esistenziali dei vari appartenenti al genere umano. Diciamo solo che nella mia visione cosmologica non c'è posto per uomini che nascono al solo fine di condurre un'esistenza puramente vegetativa per essere alla fine, riassorbiti nella indistinta matrice da cui provengono. Tale, infatti, e non altra sarebbe la storia di ipotetici uomini "inanimati". Che poi, per tacere di altro, accogliere l'elitarismo gnostico e la teoria della diversità delle nature umane, avrebbe come conseguenza l'implicita legittimazione di ogni bassura e trivialità del mondo.
    -sul secondo punto, non vorrei sembrare troppo freddo verso la tua battuta, ma il mio non è proprio attendismo, ma solo la presa d'atto di una cosa molto probabile: e cioè che questo mondo non è il solo stato di esistenza che ci riguardi, nè è il primo o il più elevato. L'essere cristiano alla fine c'entra poco, e per dirla tutta potrei trovare poco rispettoso questo essere apostrofato come un "buon cristiano attendista", quasi che solo l'inferiorità naturale della mia condizione mi rendesse in qualche modo non del tutto biasimevole.
    Oltretutto mi sono espresso un pò male perchè non volevo dire che l'anima persiste quantomeno fino a un pò dopo la morte del corpo, ma proprio che è immortale; il che non è attendistico e tutto sommato nemmeno molto cristiano cattolico. Piuttosto è l'unica risposta logicamente possibile al quesito: come si concilia una morte definitiva con la necessità di un ristabilimento finale di tutte le cose, a meno di considerare questa morte come il passaggio ad uno stato superiore? La morte eterna, topos del più lugubre immaginario cattolico (e dei Vangeli) è appunto qualcosa da non prendere troppo sotto gamba.

  2. #12
    suum cuique
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    Caro Senatore un forum virtuale non è luogo atto a discutere di tali questioni anzi, per quanto mi riguarda, nessun ambito della vita quotidiana lo è.
    Seguo la mia via e tanto mi basta.

    Originally posted by Senatore

    Diciamo solo che nella mia visione cosmologica non c'è posto per uomini che nascono al solo fine di condurre un'esistenza puramente vegetativa per essere alla fine, riassorbiti nella indistinta matrice da cui provengono
    Nella mia invece si, decisamente, c'è posto per costoro...e in abbondanza.
    Del resto l'umanità è humus ed anche il concime serve per far nascere un nuovo fiore.

    Ciao

  3. #13
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    Originally posted by Otto Rahn
    Caro Senatore un forum virtuale non è luogo atto a discutere di tali questioni anzi, per quanto mi riguarda, nessun ambito della vita quotidiana lo è.
    Seguo la mia via e tanto mi basta.



    Ciao
    Capisco e mi adeguo, anche se io tengo in onore anche il dialogo sulle questioni più alte e controverse.
    Per te invece (avrei già dovuto intuirlo da tempo) la conoscenza intellettuale e lo studio sono cose -buone forse- ma insufficienti e comunque non decisive; decisiva potendo essere solo la conquista esperienziale.
    Allora, o ne parleremo de visu in qualche occasione oppur lasceremo cadere il discorso.
    Ciao.

  4. #14
    Arjuna
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    "Coloro che hanno preso in me il loro rifugio,o figlio di Pritha,anche se avessero una cattiva nascita,se fossero donne,artigiani o anche servitori,raggiungono il fine supremo."

    Bhagavadgita Canto IX,32

    Oltre le caste.

  5. #15
    Arjuna
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    Originally posted by Otto Rahn


    Questo è il punto buon Senatore. Lo scopo degli insegnamenti esoterici ai quali mi rifaccio è l'immortalizzazione dell'Anima che da peritura qual 'è, dev'essere ricongiunta con lo Spirito. Rendere cosciente di sè la monade attraverso le nozze chimiche, lo sposalizio del sole e della luna.
    E questo è un lavoro che dev'essere affrontato in questa vita perchè solo su questo piano è possibile ottenerlo.

    Diceva Meyrink: Chi non impara a vedere qui, di là non l'impara di certo.

    Ma tu da buon cristiano sei attendista

    Eh si,questo è proprio il punto.O Gnosi o morte?
    E' il Canto VI della Bhagavadgita,la domanda di Arjuna(37) : "Colui che,incapace di tensione ascetica,pur avendo la fede,lascia errare la propria facoltà mentale lontano dallo yoga,non riuscendo a giungere al compimento di tale yoga,quale destino segue o Krishna?"

    La risposta parla di soggiorno dei meritevoli,"nessuan buona azione va perduta ne in questo ne nell'altro mondo"; fruizione a livelli diversi della "contemplazione" di Dio? In questo caso si salva la gerarchia e la persona.

  6. #16
    suum cuique
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    Originally posted by Arjuna
    "Coloro che hanno preso in me il loro rifugio,o figlio di Pritha,anche se avessero una cattiva nascita,se fossero donne,artigiani o anche servitori,raggiungono il fine supremo."

    Bhagavadgita Canto IX,32

    Oltre le caste.

    Coloro che hanno preso in me il loro rifugio

    Non credo basti qualche preghiera ed un vago sentimentalismo per trovare rifugio nel Signore. Secondo me è sottinteso comunque un aspetto volitivo e continuativo che di fatto alcuni conoscono durante la loro vita ed altri no.

    Il fatto che in questa esortazione ad Arjuna il Signore Krishna non presti distinzione alle caste non costituisce un argomento decisivo a mio avviso per screditare quanto sostengo.
    Anche in ambienti tantrici si reclutano spesso adepti tra coloro che hanno infima nascita.
    La Bhagavad Gita e' stata redatta con ogni probabilità in un momento assai posteriore rispetto alla nascita e
    all'applicazione delle Leggi di Manu.
    Sebbene narri di eventi che hanno avuto apparentemente luogo in un passato remoto riflette nei suoi insegnamenti una situazione dell'uomo indubbiamente mutata. Questi insegnamenti sono adatti per l'epoca nuova alla quale è destinata.

    Se qualcuno obbiettasse che la Gita è un testo sacro e quindi contiene insegnamenti immutabili ricordo che il divino si è immutabile ma tale non è il piano umano, che è quello del divenire.

    Venendo nello specifico al nostro discorso esiste infatti una degenerazione e confusione progressiva nel cosmo e questa si riflette anche negli ordinamenti umani. Le caste si mescolano, così le razze.
    Tutto ciò (il Kali Yuga) ha la sua ragione d'essere ma non può certo essere preso come modello, difatti è l'epoca in cui il Toro del Dharma si regge su una sola zampa.

    E' interessante notare, se si approfondisce lo studio dell'epoca vedica come si scopra che il concetto di rinascite migliori in accordo allo svadharma sia frutto di elaborazioni graduali successive. In origine la visione brahmanica sembra non contemplare questa scala di merito che anche un qualsiasi shudra può percorrere partendo dal basso.
    Detto in altre parole come nascevi nascevi e, in accordo con la tua nascita e quindi del tuo status ontologico, andavi dopo la morte dove dovevi andare.


    Eh si,questo è proprio il punto.O Gnosi o morte?

    La risposta parla di soggiorno dei meritevoli,"nessuan buona azione va perduta ne in questo ne nell'altro mondo"; fruizione a livelli diversi della "contemplazione" di Dio? In questo caso si salva la gerarchia e la persona.
    Anch'io sono dell'avviso che nessuna buona azione va perduta, ma anche che tra qualche buona azione ed il raggiungimento del fine supremo una buona distanza intercorra.

    Infine per ciò che attiene al discorso della morte, ricordiamoci anche quanto la Bhagavad Gita ci dice nel Canto XVI riguardo ai destini di coloro che perseguono le vie abbiette:

    "Questi crudeli perpetratori del male che non sanno che odiare, i peggiori tra gli uomini, Io li getto ripetutamente nei grembi demoniaci del mondo delle rinascite.
    20. "Entrando in grembi di asura, illusi nascita dopo nascita, non riuscendo ad ottenerMi, essi discendono in abissi sempre più profondi.
    21. "Tre sono le porte dell'inferno che portano alla distruzione del bene dell'anima: lussuria, collera e cupidigia. Perciò, l'uomo deve abbandonare queste tre.


    Si parla di una "distruzione del bene dell'anima" che io non interpreterei solo in senso figurato così come credo che non tutti oggi su questa terra tra gli esseri che la popolano, possiedano un'anima.

    Novalis si chiedeva se tutti gli uomini sono realmente uomini e si rispondeva dicendo che non basta l'apparenza umana per renderli tali.

  7. #17
    Arjuna
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    Originally posted by Otto Rahn
    Coloro che hanno preso in me il loro rifugio

    Non credo basti qualche preghiera ed un vago sentimentalismo per trovare rifugio nel Signore. Secondo me è sottinteso comunque un aspetto volitivo e continuativo che di fatto alcuni conoscono durante la loro vita ed altri no.
    .
    E' verissimo,non bisogna confondere la bhakti,l'adorazione,con il sentimentalismo.

    Originally posted by Otto Rahn
    [BE' interessante notare, se si approfondisce lo studio dell'epoca vedica come si scopra che il concetto di rinascite migliori in accordo allo svadharma sia frutto di elaborazioni graduali successive. In origine la visione brahmanica sembra non contemplare questa scala di merito che anche un qualsiasi shudra può percorrere partendo dal basso.
    Detto in altre parole come nascevi nascevi e, in accordo con la tua nascita e quindi del tuo status ontologico, andavi dopo la morte dove dovevi andare.
    [/B]
    Anche questo lo condivido,il ciclo delle rinascite è una elaborazione graduale,soprattutto nelle estremizzazioni finali.

    Però ho sempre pensato alla possibilità di intenderla come un passaggio,in base ai meriti ottenuti qui (nel mondo indiano soprattutto meriti ottenuti grazie al compimento del "dovere di casta"),comunque riassumibile in un piu' largo "bene compiuto",passaggio verso "mondi" (quei mondi riconosciuti anche dal Buddha),mondi "gerarchicamente vari",nel senso appunto più o meno vicini all'assoluto...

    La tua visione porta a pensare che ci siano uomini che hanno solo una direzione da seguire,correre sempre piu' verso il basso,e uomini che invece sono liberi di scegliere.Credo (a questo punto forse è la parola più adatta) che invece ognuno possa lentamente e faticosamente raddrizzare la direzione,partendo dalle piccole cose,in una lotta quotidiana,con quella medicina che è amara sin dalle piu' piccole dosi,mentre dolce sarebbe,nell'immediato,abbandonarsi al tamas,alla libidine e alla cupidigia

 

 
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