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Discussione: stupidità padana?

  1. #1
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    stupidità padana?

    Sono stato per alcuni giorni nell’alto Veneto. Oltre ad un numero impressionante di immigrati con schiere di mogli, figli, kebab, phone center, bazar e personaggi di vario tipo nelle ricche e floride cittadine non si sente più nulla della Veneticità: tutti i dialetti del mondo e meridionali possibili occupano ogni spazio tanto che in un ristorante un siciliano confidava ad un suo conterraneo che a suo parere i Veneti erano estinti. Sullo sfondo della scena piccoli gruppi di oche giulive venete che se la ridevano e se la spassavano, contente ed ammiccanti ed ovviamente disponibili con i “caldi” e “focosi” amici, i matrimoni misti che dilagano, le scuole che ospitano quasi solo bambini di altre etnie. A tutto questo possiamo aggiungere uno sconvolgimento totale del paesaggio che, dopo alcuni anni, quasi non riconoscevo più. Solerti geometri,questi si che sono veneti, si impegnano nel distruggere la loro terra di origine con il miraggio della villa e della macchina da far invidia agli amici, il resto non conta un cazzo. Veramente uno squallore senza fine con una società, la nostra, in uno stato di intossicazione mentale senza ritorno, il cainismo che dilaga, la stupidità a livelli da record e tantissimi nostri conterranei votati solo al lavoro come rimedio assoluto: ti bastonano? Ti umiliano? Ti multano ( solo i padani ovviamente perché io spesso viaggio e non vedo quasi mai fermare marocchini e cinesi)? Ti tolgono l’identità? Ti spingono all’estinzione? Tanto altro di pessimo? Non importa veneto, piega la testa e pensa a “laorare”. Che tristezza, e questa sarebbe la terra della Serenissima Repubblica, noi saremmo i figli di stirpi antiche? E questa schiera di donne e uomini “padani” che svendono senza ritegno ogni lato fisico e spirituale della loro identità a chiunque capiti in queste terre? Mah… ognuno ha ciò che si merita e raccoglierà ciò che avrà seminato. Morale: questa non è più la mia terra e ai nuovi invasori dico: venite e moltiplicatevi, occupate spazi a non finire, incistatevi nei gangli del nostro tessuto sociale tanto il risultato sarà che quello che resterà non sarà altro che quello che voi saprete costruire, cioè vi ritroverete negli stabulari come quelli dai quali siete fuggiti ma non sarete MAI come noi. Ciò che resta di sano d3ella nostra cultura, della nostra storia e della nostra anima forse dovrà scendere nelle catacombe, forse perché la storia a volte fa giustizia, ma comunque sarete sempre “altro”da noi, le zoccole e gli idioti potete tenerveli.
    Gundam

  2. #2
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    Predefinito Re: stupidità padana?

    Originally posted by Gundam
    Sono stato per alcuni giorni nell’alto Veneto. Oltre ad un numero impressionante di immigrati con schiere di mogli, figli, kebab, phone center, bazar e personaggi di vario tipo nelle ricche e floride cittadine non si sente più nulla della Veneticità: tutti i dialetti del mondo e meridionali possibili occupano ogni spazio tanto che in un ristorante un siciliano confidava ad un suo conterraneo che a suo parere i Veneti erano estinti. Sullo sfondo della scena piccoli gruppi di oche giulive venete che se la ridevano e se la spassavano, contente ed ammiccanti ed ovviamente disponibili con i “caldi” e “focosi” amici, i matrimoni misti che dilagano, le scuole che ospitano quasi solo bambini di altre etnie. A tutto questo possiamo aggiungere uno sconvolgimento totale del paesaggio che, dopo alcuni anni, quasi non riconoscevo più. Solerti geometri,questi si che sono veneti, si impegnano nel distruggere la loro terra di origine con il miraggio della villa e della macchina da far invidia agli amici, il resto non conta un cazzo. Veramente uno squallore senza fine con una società, la nostra, in uno stato di intossicazione mentale senza ritorno, il cainismo che dilaga, la stupidità a livelli da record e tantissimi nostri conterranei votati solo al lavoro come rimedio assoluto: ti bastonano? Ti umiliano? Ti multano ( solo i padani ovviamente perché io spesso viaggio e non vedo quasi mai fermare marocchini e cinesi)? Ti tolgono l’identità? Ti spingono all’estinzione? Tanto altro di pessimo? Non importa veneto, piega la testa e pensa a “laorare”. Che tristezza, e questa sarebbe la terra della Serenissima Repubblica, noi saremmo i figli di stirpi antiche? E questa schiera di donne e uomini “padani” che svendono senza ritegno ogni lato fisico e spirituale della loro identità a chiunque capiti in queste terre? Mah… ognuno ha ciò che si merita e raccoglierà ciò che avrà seminato. Morale: questa non è più la mia terra e ai nuovi invasori dico: venite e moltiplicatevi, occupate spazi a non finire, incistatevi nei gangli del nostro tessuto sociale tanto il risultato sarà che quello che resterà non sarà altro che quello che voi saprete costruire, cioè vi ritroverete negli stabulari come quelli dai quali siete fuggiti ma non sarete MAI come noi. Ciò che resta di sano d3ella nostra cultura, della nostra storia e della nostra anima forse dovrà scendere nelle catacombe, forse perché la storia a volte fa giustizia, ma comunque sarete sempre “altro”da noi, le zoccole e gli idioti potete tenerveli.
    Gundam
    esatto stupidita' padana che avra' l' intero "premio" che si merita da 145 anni...

    in quanto alle "spoglie" di questi idioti ...gia' oggi gli islamici occupano le terre di grandi popoli estinti e ci stanno come a casa loro...convintissimi di essere stati loro a fare quelle civilta' anche se poi ci vivono solo nel loro atavico beduinismo . ...D

  3. #3
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    Quando il Veneto, uscì dalla miseria e i suoi figli non ebbero più la necessità di emigrare per dover mangiare, (anni 50) si innescò un veloce e drammatico processo che in pochi decenni trasformò la tranquilla e addormentata provincia, in una potente macchina produttiva che cancellò in qualche decennio, ogni secolare retaggio culturale, sociale e identitario.
    La proverbiale tenacia, adattabilità, inventiva e coraggio, furono il brodo di coltura di una imprenditorialità vincente che ha stupito tutti gli osservatori ma che ne sottolineavano pure i limiti, quando sostenevano che un tale processo non sarebbe stato indolore.

    Nessuno fece caso a questi avvertimenti e tutto continuò seguendo la piacevole onda del benessere che cresceva oltre ogni più ottimistica previsione.
    L’importanza della cultura, la necessità di essere protagonisti nel guidare la politica locale e centrale, la consapevolezza dei limiti di questo straordinario ciclo storico, non furono assolutamente compresi dal corpo sociale che invece si lanciò a capofitto nel duro lavoro e nella creazione di sempre nuove attività imprenditoriali che generavano enormi profitti, ma che nel contempo creavano un vuoto cosmico in fatto di cultura e di rappresentanza nelle istituzioni.
    Come era prevedibile, a mediocri ma scaltri soggetti fu demandato il compito di occuparsi di politica, con il risultato di una profonda discrasia tra la potenza economica complessiva della regione e l’inadeguatezza della classe politica.

    Questa, altro non faceva (e continua a fare) che piegarsi alla logica economica dell’espansione sempre e comunque, assecondando la domanda di una imprenditoria che lentamente trasformava l’antica e condivisa fede religiosa, in un grottesco fondamentalismo di stampo edonistico, dove la parte del trascendente era assunta dal dio “skeo”.
    A questo punto la deriva materialistica non avrà fine se non con la completa cancellazione di ogni pur tenue riferimento del nostro remoto e recente passato; se si è stabilito che il primato è della economia, rispetto ad ogni altro valore etico, morale e culturale, è chiaro che il tutto finirà con la completa distruzione fisica e sociale del territorio e della sua comunità.

    Sì è vero caro Gundam, gli ultimi spazi verdi sono aggrediti da una speculazione che offende e sgomenta, ma non possiamo ascrivere colpe ai geometri, agli architetti, agli immobiliaristi che si muovono nella logica della loro professione.
    Io mi domando piuttosto se l’attuale classe politica sia in grado di gestire con intelligenza e sensibilità un capitale storico-ambientale come quello veneto, in presenza di una crisi economica e sociale che non è occasionale e passeggera.

    Credo che la corsa ossessiva alla cementificazione, altro non sia che la dimostrazione di un profondo malessere interiore comune e stratificato in tutta la società che ci impedisce di vedere le potenzialità di un nuovo modo di intendere l’economia, all’interno della quale le materie prime, saranno costituite dalle residue risorse naturali, storiche, culturali e spirituali di un popolo e della sua terra.
    Avremo sufficiente tempo a disposizione ed energia per realizzare questa alternativa a dispetto della dilagante stupidità?

  4. #4
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    Predefinito

    Caro Maxadhego
    concordo con la tua analisi ( anche con alcuni aspetti di iarth ) e temo che il tempo che ci resta sia veramente agli sgoccioli.
    Oggi ho assistito alla scena di un tecnico (ingegnere) che stava cercando lotti per edificare in altri comuni, stava cercando fra le pieghe delle varie normative: è questo il veneto di oggi fatto di procacciatori di affari, di idolatri del denaro ( schei ) completamente dimentichi delle loro origini anzi, spesso come succede nelle mie terre, molti si vergognano delle loro origini e cercano una qualche forma di riscatto in un arrivismo becero e demenziale senza se e senza ma.
    Riguardo alla classe politica meglio non parlarne vista la generale miseria culturale ed ideologica che la caratterizza e che è alla base del disastro anche territoriale che ha colpito le nostre terre.
    G

  5. #5
    El Criticon
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    Predefinito Analisi

    veritiera, calzante e, soprattutto, inquietante.
    La condivido.
    La si potrebbe applicare anche e a maggior ragione ad altre regioni sedicenti nordiste, Lombardia, Piemonte e Liguria in primis ...

    Allorquando certi popoli, magari anche per insondabili ragioni, rinunciano a difendere i propri territori, le proprie identità, le proprie lingue, le proprie tradizioni, le proprie credenze,le proprie culture e, SOPRATTUTTO, allorquando non riescono a trovare il coraggio, la dignità, la responsabilità e la coscienza etica e morale per cercare di costruire un mondo migliore (o almeno un pò meno ripugnante) per i propri figli, orbene allora ...

    è semplicemente ineluttabile che tali popoli siano solo destinati a essere spazzati via da qualsiasi altro invasore ... e scagliati nelle latrine planetarie ...

    ... proprio come essi meritano ...

  6. #6
    Totila
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    Originally posted by Maxadhego
    Quando il Veneto, uscì dalla miseria e i suoi figli non ebbero più la necessità di emigrare per dover mangiare, (anni 50) si innescò un veloce e drammatico processo che in pochi decenni trasformò la tranquilla e addormentata provincia, in una potente macchina produttiva che cancellò in qualche decennio, ogni secolare retaggio culturale, sociale e identitario.
    La proverbiale tenacia, adattabilità, inventiva e coraggio, furono il brodo di coltura di una imprenditorialità vincente che ha stupito tutti gli osservatori ma che ne sottolineavano pure i limiti, quando sostenevano che un tale processo non sarebbe stato indolore.

    Nessuno fece caso a questi avvertimenti e tutto continuò seguendo la piacevole onda del benessere che cresceva oltre ogni più ottimistica previsione.
    L’importanza della cultura, la necessità di essere protagonisti nel guidare la politica locale e centrale, la consapevolezza dei limiti di questo straordinario ciclo storico, non furono assolutamente compresi dal corpo sociale che invece si lanciò a capofitto nel duro lavoro e nella creazione di sempre nuove attività imprenditoriali che generavano enormi profitti, ma che nel contempo creavano un vuoto cosmico in fatto di cultura e di rappresentanza nelle istituzioni.
    Come era prevedibile, a mediocri ma scaltri soggetti fu demandato il compito di occuparsi di politica, con il risultato di una profonda discrasia tra la potenza economica complessiva della regione e l’inadeguatezza della classe politica.

    Questa, altro non faceva (e continua a fare) che piegarsi alla logica economica dell’espansione sempre e comunque, assecondando la domanda di una imprenditoria che lentamente trasformava l’antica e condivisa fede religiosa, in un grottesco fondamentalismo di stampo edonistico, dove la parte del trascendente era assunta dal dio “skeo”.
    A questo punto la deriva materialistica non avrà fine se non con la completa cancellazione di ogni pur tenue riferimento del nostro remoto e recente passato; se si è stabilito che il primato è della economia, rispetto ad ogni altro valore etico, morale e culturale, è chiaro che il tutto finirà con la completa distruzione fisica e sociale del territorio e della sua comunità.

    Sì è vero caro Gundam, gli ultimi spazi verdi sono aggrediti da una speculazione che offende e sgomenta, ma non possiamo ascrivere colpe ai geometri, agli architetti, agli immobiliaristi che si muovono nella logica della loro professione.
    Io mi domando piuttosto se l’attuale classe politica sia in grado di gestire con intelligenza e sensibilità un capitale storico-ambientale come quello veneto, in presenza di una crisi economica e sociale che non è occasionale e passeggera.

    Credo che la corsa ossessiva alla cementificazione, altro non sia che la dimostrazione di un profondo malessere interiore comune e stratificato in tutta la società che ci impedisce di vedere le potenzialità di un nuovo modo di intendere l’economia, all’interno della quale le materie prime, saranno costituite dalle residue risorse naturali, storiche, culturali e spirituali di un popolo e della sua terra.
    Avremo sufficiente tempo a disposizione ed energia per realizzare questa alternativa a dispetto della dilagante stupidità?
    Max, sei sicuro che la deriva materialistico-edonista continuerà ancora per molto?

  7. #7
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    Questo articolo, descrive in modo esemplare la vicenda di un demenziale progetto, ideato, sostenuto e foraggiato nell’ambito di quell’humus culturale di cui abbiamo parlato nei precedenti interventi.
    Si possono tranquillamente cambiare nomi, luoghi e personaggi e la vicenda si adatterebbe a mille altre, sempre sostanzialmente uguali e monotone.
    Ci sono dei passaggi davvero eclatanti (vedi la risposta del sindaco sul perché ha deciso di dare il via libera al progetto) che spiegano meglio e di più che non mille ricerche sociologiche, il perché di questo disastro ambientale che trascina nell’abisso identità, storia e consuetudini secolari.
    Non so se sia giusto lasciarsi andare allo sconforto, ma credo che una implosione del “sistema” che genera in continuazione tali follie, sia a questo punto auspicabile, non potendo contare su un ripensamento collettivo circa modo di concepire il benessere materiale e spirituale di una comunità e di un popolo.




    Viaggio a Villaga, paradiso perduto?

    Dopo la prima inchiesta sulla salvaguardia dell’ambiente condotta a Poiana Maggiore, il nostro mensile questa volta fa tappa sul territorio del Comune di Villaga. Un piccolo Comune che, però, a causa dei nuovi insediamenti industriali rischia di vedere stravolta la propria vocazione agricola.
    Secondo il parere di alcuni rappresentanti dei coltivatori diretti, raccolti nel corso della nostra inchiesta, a Villaga sta scomparendo - quasi un paradiso perduto - una delle più belle aree del Basso Vicentino, una zona fertile che ha dato da vivere a generazioni di famiglie contadine, per le quali già tanto è stato a suo tempo compromesso con la realizzazione del manufatto per la lavorazione della calce che a molti appare come un cancello innalzato ai piedi dei Colli Berici e all’ingresso del paese.

    ARMANDO BRUTTOMESSO: SMARRIMENTO E FRUSTRAZIONE

    Incontriamo Armando Bruttomesso, agricoltore, nella sua proprietà terriera che confina con i circa 385 mila metri quadri da adibire ad insediamenti industriali. Bruttomesso, ovviamente, è stato il primo ad innalzare vibrate proteste nei confronti dell’amministrazione comunale di Villaga colpevole, a suo dire, di aver favorito un insediamento di tale portata senza che se avvertisse la necessità e soprattutto senza rendersi conto dello stravolgimento che avrebbe subito l’intera area.
    “Stanno rovinando” attacca Armando Bruttomesso “una delle migliori aree del Basso Vicentino, campi molto fertili che di recente sono stati dotati di scoli a regola d’arte e spianati. Stanno mettendo a rischio la sopravvivenza di stalle modello con 500 capi di bestiame dal momento che tutta la zona (doc anche per i vigneti) offre tutto il necessario proprio per l’allevamento. E a quale scopo?

    Solo per venire incontro alle esigenze impellenti di qualche imprenditore, come mi ha risposto il Sindaco? Quando penso che ben 108 campi vicentini rischiano di essere cancellati per far posto a dei capannoni, mi viene spontaneo pensare al comportamento degli avvoltoi. Un esempio di sperpero del territorio?
    Nell’area industrializzata finora, negli ultimi tre mesi, hanno costruito solo un capannone su una superficie di cinque campi.

    Però i lavori di urbanizzazione si sono già “mangiati” l’equivalente di ben 15 campi. Di fronte a questo scempio, io che sono nato sui campi e che considero la terra sacra dal momento che ha permesso l’esistenza di intere generazioni di famiglie di Villaga e dintorni, più che rabbia provo un senso di frustrazione e di disorientamento. Se la popolazione era stata informata dell’operazione?
    Si, il Sindaco di Villaga a suo tempo aveva convocato in una pubblica assemblea i concittadini mettendoli al corrente di tutta l’operazione. Nel corso del dibattito il primo cittadino aveva assicurato che sarebbe stato portato a termine, prima dell’inizio dei lavori, un bacino per la raccolta delle acque e un incrocio.
    Oggi come oggi si può vedere solo un capannone che, come ha risposto lo stesso Sindaco ad una mia precisa domanda, aveva i caratteri dell’urgenza. Forse per usufruire della Legge Tremonti?
    Purtroppo soltanto oggi la gente sta protestando contro questo progetto insediativo di cui a Villaga non c’era alcun bisogno, dal momento che non c’è disoccupazione e le famiglie sono tutte benestanti. In ogni caso, se proprio non si voleva perdere la corsa al treno dell’industrializzazione di Villaga, si sarebbe potuto posizionare il tutto nell’area dietro il Leb, verso Gaspari.

    Non riesco proprio a capacitarmi di questa scelta che rischia di deturpare definitivamente un territorio che ha già pagato in passato con lo stabilimento dove si ricava la calce: Villaga ha poco più di 500 abitanti, di cui trecento sono pensionati.
    Che bisogno c’era di soddisfare la fame di quanti si mangeranno ettari di terreno fertilissimo? Ormai non c’è più terra a disposizione e io mi domando dove andranno a lavorare i giovani che vogliono dedicarsi all’agricoltura e all’allevamento. Perché lo hanno fatto? Mi creda, è uno scandalo, e non parlo per interesse personale”.

    GIUSEPPE CAVALLARO: IL TERRITORIO NON PUO’ DIFENDERSI DA SOLO

    Anche Giuseppe Cavallaro - libero professionista, da anni in prima linea nella difesa dell’ambiente, in particolare contro lo scempio causato dalle cave - prende posizione nei confronti dell’insediamento industriale di Villaga.
    “ Una delle più belle aree rurali, se non la più bella del Basso Vicentino, posta alle pendici dei Berici nel Comune di Villaga, sta per subire una trasformazione violenta con possibilità di edificazione di strutture industriali di volume ed estensione notevole: si tratta di un’area di ben 385 mila metri quadri di territorio.

    Già è comparso un primo capannone, cemento e ferro, che ne occupa la parte centrale creando un impatto, con quel territorio finora libero da ogni struttura edilizia, di forte sensazione. Si dice che industria equivale a progresso e che porta lavoro e benefici a tutti: questo sarà anche vero o meglio lo sarebbe stato in altre epoche in cui la disoccupazione si faceva sentire, creando povertà e disagio tra la popolazione.
    Non ora, con la totalità di giovani maestranze occupate presso aziende medio grandi sia locali che di paesi limitrofi. Oggi queste aree previste, o già insediate presso tutti i Comuni della zona creeranno immigrazione, edilizia economica popolare da metropoli urbana ed inquinamento dell’acqua, dell’aria e del suolo.

    Economicamente la nostra zona non ha certo bisogno di insediamenti di questo tipo. L’economia agricola con zootecnia e colture di vario tipo, pur in tempi di redditi modesti, vive comunque e prospera. Non è comprensibile pertanto che i sindaci, posti a tutela del territorio (Villaga non ha certo problemi di occupazione) possano favorire queste deleterie trasformazioni dell’ambiente in cui vivono, bene sino ad ora, e in cui tutti noi viviamo e che, nell’interesse comune, dovremmo conservare.

    Voglio sottolineare che questi fatti avvengono perchè gli amministratori eletti, a tutti i livelli e locale in particolare, si adoperano per favorire questi insediamenti convinti che i vantaggi economici possano sistemare ogni cosa. . Mi riferisco in particolare al dovuto rispetto per la gente e soprattutto del territorio che da solo non può difendersi.
    Per tornare ai sindaci mi domando per quali motivi non favoriscono insediamenti abitativi piuttosto che quelli industriali.
    Un’edilizia residenziale ben pensata e di buon livello, potrebbe dare lo stesso risultato in termini economici con il ricavato dell’ICI, ma con minor impatto ambientale e con un minor utilizzo del territorio”.

    NICOLO’ GIUSTI DEL GIARDINO: BISOGNA COINVOLGERE LE PIU’ ALTE PERSONALITA’ DELLA CULTURA ITALIANA

    Incontriamo Nicolò Giusti del Giardino, assieme alla consorte Francesca Piovene Porto Godi, nella loro villa Fracanzan-Piovene ad Orgiano. Villa Fracanzan Piovene rappresenta, da tempo ormai, una delle mete preferite per visite guidate e no di turisti stranieri. Un incontro con le “ville” venete che merita un viaggio anche da oltreoceano.
    “ Se si osserva la corsa sfrenata all’insediamento industriale nell’area berica debbo pensare che i Sindaci non hanno la benchè minima idea dello sviluppo sostenibile per queste zone, anzi non esiterei proprio a parlare di cecità mentale.

    I Colli Berici già si trovano ad essere circondati da uno sviluppo industriale fortissimo, essendo posizionati in un territorio che confina con le province di Verona, Vicenza e Padova e che rappresentano le aree di maggior sviluppo in Italia. Che bisogno c’è, mi domando, di sfregiare il territorio del Basso Vicentino con altri insediamenti industriali?

    Un giorno sì e l’altro pure, tutti gli stranieri che giungono qui in villa per visitarla si dicono letteralmente scandalizzati, ad esempio, per il traffico pesante che scorre ininterrottamente qui di fronte, per i capannoni che intravedono lungo la strada, per non parlare delle nuove tombe del cimitero di Orgiano che sovrastano dall’alto uno dei gioielli architettonici del Basso Vicentino. Sono sempre più scandalizzati dal disordine edilizio. Si tratta di accuse che noi non possiamo più porre sotto silenzio.

    Credo si renda necessaria una campagna di sensibilizzazione, facendo comprendere agli amministratori e ai cittadini che si potrebbero ricavare molti più vantaggi economici per tutti realizzando cose belle. Ci vuole gente più colta ai posti di comando. In ogni modo, secondo il mio parere, è giunto il momento di coinvolgere le più alte personalità della cultura italiana per preservare la bellezza paesaggistica del nostro territorio”.

    La collina delle Riveselle

    TOMMASO PIOVENE: LA COLLINA “RIVESELLE” RISCHIA DI SPARIRE PER SEMPRE
    Ad un tiro di schioppo dal nuovo insediamento industriale di Villaga, si innalza, meraviglia della natura, una collinetta denominata Riveselle. Su questa stupenda increspatura, da tempo, la Cementizillo ha ottenuto di poter coltivare una miniera. Abbiamo sentito uno dei proprietari del fondo collinare Riveselle, Tomaso Piovene Porto Godi.
    “ Per opporci alla coltivazione della miniera” ci spiega Tomaso Piovene” abbiamo fatto innumerevoli ricorsi. Nella zona la mia famiglia è proprietaria della Villa Barbaran-Conti-Piovene e del fondo collinare circostante Riveselle coltivato a vigneti pregiati e soggetto a vincolo idrogeologico.
    Da subito abbiamo impugnato il provvedimento con il quale, nel lontano 1989, il Distretto Minerario di Padova aveva rilasciato alla Cementizillo la concessione mineraria per la coltivazione di marna di cemento per la durata di 15 anni. L’originaria concessione pertanto scadrà nel 2004, ma secondo l’atto impugnato i lavori potranno proseguire per altri dieci anni.

    Ci sarà una nuova concessione? Noi nel ricorso presentato al TAR abbiamo sostenuto che essendo parte del materiale da scavare sottoposta a regime di cava, il Corpo delle miniere ha finito di usurpare poteri che spettano alle Regioni.
    I lavori in questione, poi, ricadono nell’ambito del Parco dei Berici, ove sono espressamente vietate l’attività di cava e ogni trasformazione dell’ambiente: tutta l’area è stata classificata in E2 di salvaguardia e paesaggistica.
    Anche il comune di Villaga ha presentato ricorso contro la Regione del Veneto perché venissero applicate, nell’ambito territoriale delle Riveselle, le specifiche norme di tutela previste per i Colli Berici che vietano scavi, movimenti di terreno e di mezzi suscettibili di alterare l’ambiente circostante.

    Quale la risposta del TAR? Che nel Piano d’Area sussiste il divieto di apertura di nuove cave e miniere, ma che al momento della definitiva adozione da parte della Giunta Regionale veniva aggiunta la possibilità di apertura di cave e di miniere già autorizzate. Nelle motivazioni del TAR che respingono il ricorso si possono leggere affermazioni che ritengono “eccentriche” le nostre precisazioni circa i vincoli idrogeologici e paesaggistici.

    Che cosa dovremmo rispondere di fronte ad affermazioni del tipo”...per l’ovvia considerazione che la miniera può essere sfruttata dove è collocata. mentre la coltivazione della vite (ancorché di pregio) può essere svolta anche altrove”?
    Di fronte a simili conclusioni è difficile essere ottimisti. Un angolo di paradiso terreste come quello delle Riveselle rischia di andare perduto per sempre”.

    IL PARERE DEL SINDACO DI VILLAGA

    “Non riesco a comprendere tutto questo putiferio che improvvisamente è scoppiato a Villaga” - ci spiega il Sindaco Luigi Padrin, per la verità un po’ adirato - “sulla nuova area industriale di via Dante. In sei anni non ho mai ascoltato alcun tipo di riserve ed ora, invece…Perché l’amministrazione ha fatto questa scelta?
    Prima di tutto perché ho fatto fatica a dire di no per le incessanti richieste da parte di chi aveva bisogno di un’area industrializzata.
    La scelta, in secondo luogo, è caduta in quella zona “impropria”, data la presenza da più di cent’anni del Calcificio e per individuare un’area da adibire esclusivamente alle attività artigianali ed industriali.
    Come ho già ribadito al vostro mensile, nella zona non potranno essere insediate attività industriali inquinanti.
    E’ la Regione, poi, che ci obbliga a individuare queste aree produttive lontano dalle strade provinciali. Quali i motivi di una scelta che è stata approvata dal Consiglio Comunale e con l’astensione del gruppo di minoranza? Semplice.
    I trasferimenti dello Stato a favore dei Comuni si affievoliscono sempre più, rendendo sempre più problematica la gestione di un’area come la nostra a vocazione agricola che, come si sa, è esente dal pagamento dell’ICI. Ho calcolato che le entrate derivanti dalla nuova area industrializzata si aggireranno sui due miliardi di lire, indispensabili per asfaltare le strade e per la gestione del Comune.

    Senza contare che chi ha acquistato per intero tutta l’area si è impegnato a costruire a sue spese un rondò la cui realizzazione comporterà una spesa superiore al miliardo di lire. A coloro poi che in questi giorni protestano contro il Sindaco per la realizzazione della zona industriale, e in maggioranza si tratta di agricoltori, chiedo soltanto per quali motivi, a suo tempo, non si sono fatti avanti per acquistare il terreno in questione.
    Con amarezza constato che nessuno ricorda, invece, i sei - sette ricorsi presentati al TAR dal Comune per la concessione di miniera alle Riveselle: siamo pronti per un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato. Le abbiamo provate tutte per tutelare il territorio del nostro Comune “.

    fonte: "Il Basso Vicentino" del Maggio 2002

  8. #8
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    Originally posted by Totila
    Max, sei sicuro che la deriva materialistico-edonista continuerà ancora per molto?

    La tua domanda mi appassiona, ma credo sia giusto girarla a tutti i forumisti; vediamo cosa ne esce.
    Darò il mio contributo alla fine.

  9. #9
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    Originally posted by Maxadhego
    La tua domanda mi appassiona, ma credo sia giusto girarla a tutti i forumisti; vediamo cosa ne esce.
    Darò il mio contributo alla fine.

    Personalmente credo di si o almeno per il tempo necessario a modificare per sempre le nostre terre.
    Quelli che si sono abituati a vivere alla grande demolendo e distruggendo, che hanno fatto imperi economici schivando leggi e normative grazie agli amici di merenda non molleranno l'osso facilmente o almeno fino a quando, grazie al consumismo sfrenato potranno tenere al guinzaglio la maggioranza della popolazione. Intanto gli allogeni crescono e oggi in Polesine hanno scoperto un cinese che ha frodato il fisco di 800.000 / ottocentomila) euro: a questi nuovi arrivati cosa volete che importi dei nostri territori? Agli altri gli islamici interessa solamente l'occupazione e così aumentano costantemente grazie a figli a ripetizione.
    No decisamente non la vedo bene.
    Gundam

  10. #10
    Fieramente Leghista
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    Originally posted by Maxadhego
    La tua domanda mi appassiona, ma credo sia giusto girarla a tutti i forumisti; vediamo cosa ne esce.
    Darò il mio contributo alla fine.
    Temo che l'era edonista del benessere diffuso non durerà molto ancora in itaglia, ma non sono solo i problemi di natura strettamente economica che la faranno finire miseramente.
    E in tutta sincerità a me non piace per niente andare incontro a una fase di disordine e involuzione: mi spiace poi, ma quelli che si augurano ciò come premessa per un'improbabile rigenerazione morale/materiale son convinta che rimarranno atrocemente delusi, alla fine di tutto.

 

 
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