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    Papa Ratzinger tende la mano ai tradizionalisti

    IL RETROSCENA

    Papa Ratzinger ora tende la mano ai tradizionalisti

    Benedetto XVI invia un suo "delegato speciale" al monastero francese che segue il rito antico - Oggi il cardinale Medina consacra a nome del Pontefice l'abbazia di Barroux

    di Andrea Tornielli


    da Roma

    Primo segnale di attenzione di Benedetto XVI verso i tradizionalisti: oggi il cardinale Jorge Medina Estevez (lo stesso che ha annunciato al mondo la nomina di Ratzinger) consacrerà come "inviato speciale del Papa" la nuova chiesa delle suore benedettine di Le Barroux, in Francia, una comunità sorta dopo il Concilio che continua a seguire l'antica liturgia tridentina.

    Non è una novità che un cardinale visiti e celebri la Messa a Le Barroux. Lo stesso Ratzinger c'era andato, nel 1995- La notizia sta nella lettera - che non è stata pubblicata dalla Santa Sede - con la quale Benedetto XVI ha nominato il porporato cileno suo "inviato speciale" per l'evento: circostanza piuttosto rara e riservata ad avvenimenti di rilievo. È evidente, dunque, che con questo atto il nuovo Papa ha voluto mandare un messaggio di stima verso la piccola galassia tradizionalista. La comunità benedettina di Le Barroux, fondata da dom Gerard Calvet (www.barroux.org), accoglie monaci che si sottomettono a una regola di vita molto austera e ha molte vocazioni. Calvet, che non intendeva seguire la liturgia scaturita dalla riforma seguita al Vaticano II, ottenne di fondare questa comunità nella quale l'orologio liturgico si è fermato al 1962. Ma, al contrario del vescovo Lefebvre e della sua Fraternità San Pio X, i monaci di Le Barroux sono sempre rimasti in comunione con Roma, anche se talvolta mal tolleraci da qualche esponente dell'episcopato francese.

    Negli ultimi anni è cresciuta anche la comunità femminile, che vive in un edificio non molto distante da quello principale. E ora il cardinale Medina, a nome del Papa. va a consacrare la nuova chiesa dell’abbazia. Da quanto apprende il Giornale, la decisione avrebbe provocato qualche malumore in Vaticano, in coloro che ritengono che non si debba dare spazio ai tradizionalisti. Si tratta però di un segnale perfettamente in linea con quanto Ratzinger ha scritto e detto in questi anni. "Nel corso della sua storia la Chiesa non ha mai abolito o proibito forme ortodosse di liturgia, perché ciò sarebbe estraneo allo spirito stesso della Chiesa", aveva detto l'allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede nell'ottobre 1998, in occasione del decennale del documento con il quale Giovanni Paolo II aveva chiesto ai vescovi di essere generosi nel concedere l'antico rito ai fedeli che lo chiedevano. Ancora più esplicito il nuovo Papa era stato nel libro Dio e il mondo (Ed. San Paolo, 2001): Per una retta presa di coscienza in materia liturgica è importante che venga meno l’atteggiamento di sufficienza per la forma liturgica in vigore fino al 1970… Non capisco nemmeno, ad essere franco, perché tanta soggezione, da parte di molti confratelli vescovi, nei confronti di questa intolleranza, che pare essere un tributo obbligato allo spirito dei tempi, e che pare contrastare, senza un motivo comprensibile, il processo di necessaria riconciliazione all'interno della Chiesa". Ora Benedetto XVI ha mandalo un primo preciso segnale a solo venti giorni dall'elezione.

    Gli atteggiamenti dei singoli vescovi su questo tema sono molto diversi tra loro: poco più di un mese fa il vescovo di Vicenza non ha ritenuto opportuno concedere la Messa tridentina a 637 fedeli che gli avevano presentato una petizione, un no deciso avevano detto in precedenza i vescovi di Bergamo, Siena, Pisa, ma anche - e questa può sembrare una sorpresa - l'allora arcivescovo di Bologna Giacomo Biffi. Mentre aperti verso i tradizionalisti sì erano rivelati cardinali considerati più "progressisti", come Carlo Maria Martini a Milano e Marco Cè aVenezia.



    da "Il Giornale", 12 maggio 2005

  2. #2
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    Il Santo Padre sa perfettamente quello che fa: concedere il rito tridentino è cosa ben diversa dal cercare una riconciliazione con chi rifiuta il Magistero uscito da un Concilio... no?

  3. #3
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Talking SIIIIIIIIIIIIIIIIII EVVVVVVVAIIIIIIIII

    GRAZIE PAPA RATZINGER.........TE VOJO BENE...........

    stupenda notizia.............


    speriamo solo che i tradizionalisti ne approfittino.....

    bella notizia.......vai Papa Benedetto XVI.......TI SEGUOOOOOOOO

    Fraternamente Caterina LD
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  4. #4
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Red face Faccio un breve commento

    ******************
    Ritengo utile segnalare che se di abusi dobbiamo parlare non è il rivendicare o il volere la Messa Tridentina (in latino e di spalle alla comunità) quanto gli abusi COMMESSI DOPO IL VATICANO II condannati sia da Giovanni paolo II che dallo stesso Retzinger quando era Prefetto della Fede........

    Riteniamo che questo gesto sia un grande segno di riconciliazione fra i Tradizionalisti che hanno visto nel Vaticano II un pericolo alla perdita dei valori tradizionali cattolici il che in parte non hanno avuto tanto torto, tuttavia occorre anche muoversi nei tempi che cambiano il cambiamento e la Tradizione Liturgica possono serenamente convivere come ci sta dimostrando Papa Benedetto XVI.

    Fraternamente Caterina
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  5. #5
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    Forse il Santo Padre intende fare una "manutenzione straordinaria" alla Chiesa?
    Quindi risistemare tutta una serie di questioni che in passato non potevano essere affrontate, non per cattiva volontà dei predecessori ma perchè in presenza di situazioni che imponevano altri comportamenti e altre precedenze.
    Non si tratta di sconfessare il Concilio (Concilio al quale già pensava Pio XII, con buona pace dei suoi detrattori), ma di riportarlo alla sua idea iniziale: una Chiesa al servizio di Dio, tra la gente e per la gente.
    Una errata (e non sempre in buona fede) cattiva interpretazione ha spesso allontanato la Chiesa dalla Sua missione salvifica, e l'operare tra la gente talvolta si è trasformato in attività politiche, sociali ecc. ma svincolate (e talvolta contrarie) agli insegnamenti.

    Forse sbaglio, ma Benedetto XVI sta guardando alla sostanza delle cose. E' finita l'epoca dei Papi romani: con Giovanni Paolo II il Vaticano è sempre il cuore del Cattolicesimo, ma il sagrato è materialmente tutto il mondo.
    Questo Pontefice sistemerà molte questioni interne per meglio affrontare quelle esterne. Il futuro ci riserverà grossi impegni: il relativismo culturale che sta portando ad un dogmatismo laico, la crescente presenza islamica, i pericoli derivanti dalla presenza delle sette, ecc. ecc.
    I Cattolici hanno gli strumenti per fronteggiare e vincere queste sfide, la Chiesa può e deve essere riferimento certo per il credente. Ricordiamoci che Cristo per vincere non ha bisogno di nessuno, siamo noi che dobbiamo essere degni di Lui.

  6. #6
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Red face concordo

    ....caro Hertford........

    vorrei solo puntualizzare che nella Chiesa, GUIDATA DALLO SPIRITO SANTO, nulla avviene "per caso"...... di conseguenza non è tanto lo stabilire che è "finito il tempo dei papi romani" quanto che è arrivato il tempo per fare dell'altro....la Chiesa va avanti così da 2000 anni........e più aveva davanti a sè periodi duri e difficili da superare tanto da sembrare che fosse finita la sua presenza...tanto più lo Spirito la traeva fuori dalle difficoltà... cosa dice infatti Paolo? QUANDO SONO DEBOLE E' ALLORA CHE SONO FORTE........
    come lo stesso Wojtyla ha dimostrando al mondo la sua forza proprio nella malattia.......

    E' il mistero della Chiesa preservata dalle tenebre che attanagliano il mondo......certamente la Chiesa è e sarà continuamente provata, ma mai presa da Satana e i suoi sgherri....... qui sta la nostra forza.........e da qui partono le rivoluzioni della Chiesa ad ogni....cambio di Papa

    Evvai Spirito Santo.....domenica IRRADIA LA TUA CHIESA.......

    Fraternamente caterina LD
    Fraternamente Caterina
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  7. #7
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    Predefinito

    Grazie Caterina,
    sono puntualizzazioni che mi aiutano (come mi aiuta leggere altri interventi) ad apprendere, rafforzare la Fede e magari poter anche aiutare a difenderla e diffonderla.

  8. #8
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Red face a.......proposito di Tridentino

    spero di non sbagliare forum se inserisco qui alcuni appunti^__^

    Molti pensano, ad esempio che il famoso CATECHISMO di san Pio X (praticamente è riferito come TRIDENTINO).....sia stato ANNULLATO dal Nuovo Catechismo della Chiesa varato nel 1995.......

    NULLA DI PIU' E' ERRATO

    A parte il fatto che tale Catechismo NON E' MAI STATO ABOLITO proprio perchè la Chiesa SI RINNOVA ma non annulla il suo passato vivendo essa stessa di TRADIZIONE...^__^ ma è stato valido fino alla recensione del nuovo e solo ABUSI dopo il Concilio Vaticano II l'avevano offuscato......

    Il Catechismo di san Pio X è stato semplicemente ASSORBITO NEL NUOVO.......

    http://catechismocattolico.95mb.com/...Tridentino.htm

    Un esempio concreto che posso offrirvi del valore di TUTTO CIO' CHE E' TRIDENTINO E CHE IL CONCILIO VATICANO II NON HA MAI ANNULLATO è la questione del termine TRANSUSTANZIAZIONE che si usa per dire cosa accade nella Consacrazione Eucaristica^__^, mentre poi troviamo una bellissima descrizione di che cosa è l'Eucarestia........

    Buona meditazione, Fraternamente Caterina LD

    Il Sacramento dell'Eucaristia

    Dal Catechismo Tridentino:

    http://catechismocattolico.95mb.com/...Tridentino.htm


    Vari nomi dell'Eucaristia

    208 NOME. Gli scrittori ecclesiastici, sapendo di non poter riuscire a esprimere con una sola parola la dignità e l'eccellenza di questo mirabile sacramento, hanno tentato di esprimerla con vari nomi. L'hanno chiamata talora Eucaristia, che si può tradurre: grazia eccellente o azione di grazie. E veramente è una grazia eccellente, in quanto prefigura la vita eterna di cui sta scritto: "Grazia di Dio è la vita eterna" (Rm 6,23) e in quanto contiene in sé Gesù Cristo, vera grazia e fonte di tutti i carismi.

    Con eguale verità si chiama azione di grazie perché, immolando questa purissima ostia, rendiamo ogni giorno infinite grazie a Dio per tutti i suoi benefici; anzitutto per l'ottimo beneficio della sua grazia che ci elargisce in questo sacramento. Il nome stesso conviene benissimo anche alle azioni che Cristo ha compiuto istituendo questo sacramento, quando prese il pane, lo spezzò e "rese grazie" (Lc 22,19; 1 Cor 11,24). Anche David, contemplando la grandezza di questo mistero, prima di prorompere nel verso: "Ha reso memorabili le sue meraviglie il Signore clemente e misericordioso: egli provvede il cibo a coloro che lo temono", giudica opportune premettere l'azione di grazie con il dire: "Ogni sua azione è gloriosa e magnifica (Sal 110,3-5).

    Questo sacramento è chiamato spesso anche sacrificio e di ciò in seguito parleremo più a lungo.

    È chiamato pure comunione, vocabolo preso dal passo dell'Apostolo: "II calice di benedizione, cui noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo del Signore?" (1 Cor 10,16).

    Infatti, come spiega il Damasceno, questo sacramento ci unisce a Cristo, ci fa partecipi della sua carne e della sua divinità e in lui ci concilia e congiunge, quasi cementandoci in un unico corpo (Exp. fìdei, 4, 13).

    Ecco perché questo sacramento è detto anche sacramento di "pace" e di "carità", per fare intendere quanto siano indegni del nome di cristiani quelli che alimentano inimicizie e come si debbano sterminare quale orribile peste gli odi, i dissidi e le discordie, tanto più che nel sacrificio quotidiano professiamo di serbare soprattutto la pace e la carità.

    Spesso è chiamato anche viatico dagli scrittori ecclesiastici, sia perché è il cibo spirituale che ci sostenta nel pellegrinaggio della vita, sia perché spiana la via alla gloria e felicità eterna. Per questo è antica e fedele tradizione della Chiesa cattolica che nessuno dei fedeli parta da questa vita senza questo sacramento.

    I Padri più antichi, seguendo l'Apostolo (1 Cor 11,20), hanno talora chiamato l'Eucaristia anche cena, perché fu istituita da Cristo durante il salutare mistero dell'ultima Cena. Non per questo però si deve concluderne che sia permesso consacrare o ricevere l'Eucaristia dopo aver mangiato o bevuto; che anzi, secondo la testimonianza degli antichi scrittori, gli Apostoli stessi hanno introdotto la salutare consuetudine che l'Eucaristia sia ricevuta soltanto da chi è digiuno.



    L'Eucaristia è un vero sacramento



    209 Spiegato il valore del nome si deve insegnare che l'Eucaristia è un vero sacramento: uno di quei sette che la santa Chiesa ha sempre devotamente riconosciuto e venerato: tanto è vero che, alla consacrazione del calice, è detto "mistero della fede". Inoltre, pur omettendo le quasi infinite testimonianze di scrittori sacri che hanno sempre ritenuto doversi l'Eucaristia porre tra i veri sacramenti, possiamo dimostrare l'assunto partendo dalle proprietà e dalla natura stessa di questo sacramento. Infatti esso consta di segni esterni e sensibili; significa e produce la grazia ed è stato istituito da Cristo, come gli Evangelisti e l'Apostolo hanno affermato in maniera indubbia. Ora, essendo questi appunto i requisiti che concorrono a confermare la verità di un sacramento, e chiaro che non v'è bisogno di altri argomenti.

    Ma i parroci osserveranno con cura che in questo mistero molte sono le cose a cui gli scrittori ecclesiastici hanno dato il nome di "sacramento". Talora infatti hanno chiamato sacramento la consacrazione, l'atto della comunione e, spesso, lo stesso corpo e sangue del Signore contenuto nell'Eucaristia. Dice infatti sant'Agostino che questo sacramento risulta di due cose: l'apparenza visibile degli elementi e la carne e il sangue invisibili di nostro Signore Gesù Cristo (B. Lanfranco, De corp. et sang. Domini, cf. Grat., 3, dist. 2, can. 48). Appunto in questo medesimo senso noi affermiamo che bisogna adorare questo sacramento, intendendo cioè il corpo e il sangue del Signore. Ma è chiaro che tutte queste cose sono dette sacramenti solo impropriamente. Tale nome, invece, in senso stretto spetta solo alle specie del pane e del vino.



    In che cosa l'Eucaristia differisce dagli altri sacramenti

    210 Si rileva facilmente in che cosa l'Eucaristia differisca dagli altri sacramenti. Questi si compiono con l'uso della materia, cioè durante il tempo in cui vengono amministrati. Così il Battesimo diviene sacramento proprio nell'istante in cui l'individuo viene lavato, mentre, per fare l'Eucaristia, basta la consacrazione della materia, che non cessa di essere sacramento rimanendo conservata nella pisside. Di più, nel fare gli altri sacramenti non si verifica mutazione della rispettiva materia in un'altra sostanza; l'acqua del Battesimo infatti o l'olio della Cresima non perdono la loro originaria natura di acqua e di olio, mentre nell'Eucaristia quel che era pane e vino prima della consacrazione diviene, dopo quella, la sostanza vera del corpo e del sangue del Signore.

    Ma pur essendo due gli elementi, il pane e il vino, che servono a costituire il sacramento integrale della Eucaristia, dobbiamo credere, ammaestrati dall'autorità della Chiesa, che essi formino un solo sacramento; altrimenti non si potrebbe mantenere il numero settenario dei sacramenti, com'è stato sempre insegnato e confermato dai Concili Lateranense, Fiorentino e Tridentino. Infatti se la grazia di questo sacramento fa dei fedeli un solo corpo mistico, bisogna che esso sia uno in se stesso, appunto, perché armonizzi con l'effetto che produce. Ed è uno non perché consta di un solo elemento, ma perché significa una sola cosa. Come infatti il mangiare e il bere, che sono due cose diverse, sono adoperati per ottenere un unico effetto, cioè il ristoro delle forze del corpo, così era conveniente che a essi corrispondessero quei due elementi materiali del sacramento che significano il cibo spirituale che sostenta e ricrea l'anima. Perciò Cristo disse: "La mia carne è davvero cibo e il sangue mio è davvero bevanda" (Gv 6,56 .



    Triplice significato dell'Eucaristia



    211 Importa anche spiegare con cura che cosa significhi il sacramento dell'Eucaristia, affinché i fedeli, guardando con gli occhi del corpo i sacri misteri, pascano l'animo con la contemplazione delle cose divine.

    Tre sono le cose significate da questo sacramento. La prima è un avvenimento passato: la passione del Signore, come Egli stesso ci ha insegnato: "Fate questo in memoria di me" (Lc 22,19) e l'Apostolo attesta: "Ogni volta che mangerete questo pane e berrete questo calice annunzierete la morte del Signore, fino a quando egli venga" (1 Cor 11,26).

    La seconda è una realtà presente, cioè la grazia divina e celeste che questo sacramento ci dona per nutrire e conservare le anime nostre. Come il Battesimo ci genera a nuova vita e la Cresima ci fortifica perché possiamo respingere il demonio e confessare apertamente il nome di Cristo, così l'Eucaristia ci nutre e ci sostenta.

    La terza è un preannunzio del futuro, cioè il frutto dell'eterna gloria e felicità che riceveremo nella patria celeste, secondo la promessa di Dio. Queste tre cose però, riferentisi al passato, al presente e al futuro, sono espresse così bene dal mistero dell'Eucaristia, che tutto intero il sacramento, pur constando di due specie diverse, serve a indicare ciascuna di esse quali distinti significati di un'unica realtà.
    Fraternamente Caterina
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  9. #9
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    Predefinito Speranza

    Anch’io, pertanto, nell’accingermi al servizio che è proprio del Successore di Pietro, voglio affermare con forza la decisa volontà di proseguire nell’impegno di attuazione del Concilio Vaticano II, sulla scia dei miei Predecessori e in fedele continuità con la bimillenaria tradizione della Chiesa.

    (Benedetto XVI, Messa con i cardinali riuniti per la sua prima concelebrazione nella cappella Sistina)

    Sono le stesse parole - sottolinea Avvenire - con cui il 5 maggio 1988 aveva cercato di sanare lo strappo consumato dal vescovo Marcel Lefebvre. Un invito che però venne rifiutato". La frase in oggetto era contenuta nel documento sottoscritto da Lefebvre il 5 maggio e denunciato dallo stesso vescovo francese il giorno dopo, quando da parte vaticana era arrivata la richiesta di un rinvio delle ordinazioni episcopali, che Lefebvre decise poi di celebrare ugualmente, incorrendo nella scomunica e dando inizio così al vero e proprio scisma. Da rilevare che il successore di Lefebvre, mons. Bernard Fellay, ha inviato ieri un messaggio di auguri al nuovo Papa, salutando l'elezione di Ratzinger come "un segno di speranza per uscire dalla profonda crisi che travagli ala Chiesa Cattolica".

    Speriamo per il bene della Chiesa, piacciano o meno i lefevriani, che sia il primo passo verso la ricomposizione dello scisma.

    Oximoron
    Gilbert

  10. #10
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    speriamo che lo scisma si ricomponga

 

 
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