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Discussione: Verso sinistra

  1. #11
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    Predefinito

    Il Fascismo repubblicano non ha "superato" il Fascismo:

    piuttosto lo ha compiuto

    Comunque Fascismo repubblicano vuol dire sempre

    Mussolini

    Camicia Nera

    Fascio Repubblicano

    Inoltre spesso si vuol analizzare il Fascismo come se si vivisezionasse una rana da laboratorio... in maniera scientifica

    Le implicazioni spirituali vengono al contrario spesso accantonate... nonostante siano quasi esclusivamente quelle le motivazioni che hanno fornito gli uomini per combattere la guerra civile del 19 e la guerra mondiale.

    Nel fronte "a sinistra" si possono riposizionare solo quegli elementi che accettano l'Antifascismo Militante.

    il 1945 non si può cancellare e in buona sostanza è quello lo spartiacque:

    O coi partigiani e gli americani o con il Fascismo repubblicano.

    La questione è questa: L'antifascismo è o non è strumentale al Capitalismo?

    Perchè lo stesso dialogo che si cerca con forze rivoluzionarie "A SINISTRA" non può essere trovato restando "Fascisti"?

    P.s. Naturalmente la collocazione del Fascismo a DESTRA è deprecabile... ma l'etichetta destra sinistra, retaggio ottocentesco, è addirittura ridicola...

  2. #12
    -Uruz-
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    In origine postato da Nolan
    Il Fascismo repubblicano non ha "superato" il Fascismo:

    piuttosto lo ha compiuto

    Comunque Fascismo repubblicano vuol dire sempre

    Mussolini

    Camicia Nera

    Fascio Repubblicano

    Inoltre spesso si vuol analizzare il Fascismo come se si vivisezionasse una rana da laboratorio... in maniera scientifica

    Le implicazioni spirituali vengono al contrario spesso accantonate... nonostante siano quasi esclusivamente quelle le motivazioni che hanno fornito gli uomini per combattere la guerra civile del 19 e la guerra mondiale.

    Nel fronte "a sinistra" si possono riposizionare solo quegli elementi che accettano l'Antifascismo Militante.

    il 1945 non si può cancellare e in buona sostanza è quello lo spartiacque:

    O coi partigiani e gli americani o con il Fascismo repubblicano.

    La questione è questa: L'antifascismo è o non è strumentale al Capitalismo?

    Perchè lo stesso dialogo che si cerca con forze rivoluzionarie "A SINISTRA" non può essere trovato restando "Fascisti"?

    P.s. Naturalmente la collocazione del Fascismo a DESTRA è deprecabile... ma l'etichetta destra sinistra, retaggio ottocentesco, è addirittura ridicola...
    Quoto in toto.
    Tanto rimango convinto che certi personaggi si vergognano di definirsi fascisti.Peggio per loro,noi siamo qua con le nostre idee,se loro se ne vogliono andare su altri lidi facciano pure.Arrivederci.

  3. #13
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    Predefinito 1919

    Torniamo a piazza Santo Sepolcro ?

    Alla fin fine sarebbe una mossa coerente e tagliearebbe tanti equivoci " destra " compresa.

    Mi sa molto che Mussolini .........................l'avrebbe fatta !

  4. #14
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    Predefinito Re: 1919

    In origine postato da Ferruccio
    Torniamo a piazza Santo Sepolcro ?

    Alla fin fine sarebbe una mossa coerente e tagliearebbe tanti equivoci " destra " compresa.

    Mi sa molto che Mussolini .........................l'avrebbe fatta !
    C'è Mussolini e mussolini...

    Non male comunque l'idea...

  5. #15
    Comandante
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    Predefinito

    In origine postato da -Uruz-
    Quoto in toto.
    Tanto rimango convinto che certi personaggi si vergognano di definirsi fascisti.Peggio per loro,noi siamo qua con le nostre idee,se loro se ne vogliono andare su altri lidi facciano pure.Arrivederci.
    Sicuro, puoi anche dire Addio.

  6. #16
    Comandante
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    Comunque Fascismo repubblicano vuol dire sempre

    Mussolini

    Camicia Nera

    Fascio Repubblicano


    Hai scordato qualcosa? La spilletta col fascio littorio?

    Inoltre spesso si vuol analizzare il Fascismo come se si vivisezionasse una rana da laboratorio... in maniera scientifica

    Assolutamente no, io ho proposto questo articolo, come quelli di Ruinas, di coloro che non rinnegarono mai. Ma ritennero il fascismo come esperienza politico-istituzionale, terminata.

    Nel fronte "a sinistra" si possono riposizionare solo quegli elementi che accettano l'Antifascismo Militante.

    E' inutile citarTi Ruinas e centinaia di Reduci RSI, Aurora e la stessa Orion

    La questione è questa: L'antifascismo è o non è strumentale al Capitalismo?

    L'antifascismo attuale è strumentale quanto il Vostro anticomunismo. Si annullano entrambi. A livello storico penso che la scissione tra movimento e istituzione possa riguardare entrambi: fascismo e Antifascismo. Ad es. io riconosco la legittimità dell'antifascismo di Alceste De Ambris o di un Nenni, poichè ragionato e soprattutto in linea con i principi del diciannovismo.

  7. #17
    Dalla parte del torto!
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    In origine postato da -Uruz-
    Quoto in toto.
    Tanto rimango convinto che certi personaggi si vergognano di definirsi fascisti.Peggio per loro,noi siamo qua con le nostre idee,se loro se ne vogliono andare su altri lidi facciano pure.Arrivederci.
    Qualcuno ha chiesto per caso il tuo permesso?
    Sinistra Nazionale!

  8. #18
    ardimentoso
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    In origine postato da Meridius
    Comunque Fascismo repubblicano vuol dire sempre

    Mussolini

    Camicia Nera

    Fascio Repubblicano


    Hai scordato qualcosa? La spilletta col fascio littorio?

    Inoltre spesso si vuol analizzare il Fascismo come se si vivisezionasse una rana da laboratorio... in maniera scientifica

    Assolutamente no, io ho proposto questo articolo, come quelli di Ruinas, di coloro che non rinnegarono mai. Ma ritennero il fascismo come esperienza politico-istituzionale, terminata.

    Nel fronte "a sinistra" si possono riposizionare solo quegli elementi che accettano l'Antifascismo Militante.

    E' inutile citarTi Ruinas e centinaia di Reduci RSI, Aurora e la stessa Orion

    La questione è questa: L'antifascismo è o non è strumentale al Capitalismo?

    L'antifascismo attuale è strumentale quanto il Vostro anticomunismo. Si annullano entrambi. A livello storico penso che la scissione tra movimento e istituzione possa riguardare entrambi: fascismo e Antifascismo. Ad es. io riconosco la legittimità dell'antifascismo di Alceste De Ambris o di un Nenni, poichè ragionato e soprattutto in linea con i principi del diciannovismo.
    l'antifascismo del de Ambris non esisteva.
    Il De Ambris era antiregime.
    e la cosa è ben diversa.

    L'antifascismo di Nenni te lo puoi pure prendere tutto; è uguale a quello di Pertini, a quellodi chi festeggiava l'invasione angloamericana......

    contento tu.....

  9. #19
    -Uruz-
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    In origine postato da Rodolfo
    Qualcuno ha chiesto per caso il tuo permesso?
    Me ne frego.

  10. #20
    Dalla parte del torto!
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    In origine postato da ardimentoso
    L'antifascismo di Nenni te lo puoi pure prendere tutto; è uguale a quello di Pertini,
    Pietro Nenni ha rappresentato per oltre mezzo secolo la storia e gli ideali del Socialismo e del Partito Socialista Italiano. Ideali di sinistra, ideali dei socialisti italiani.Inizialmente aderì al movimento repubblicano che ancora non si era strutturato in partito: già allora la Romagna era una delle basi elettorali e di consenso di quello che sarà il partito dell’edera.In giovane età vide le prime repressioni perpetuate ai danni degli operai dagli agrari e dall’esercito; fu allora che scelse da che parte schierarsi, a sinistra al fianco dei più umili e degli oppressi: fu fedele a ciò per tutta la vita. Durante la “settimana rossa” conobbe il carcere in compagnia di un altro romagnolo illustre:Benito Mussolini che all’epoca frequentava, anch’egli, gli ambienti dell’estrema sinistra socialista e del movimento repubblicano.
    Sempre in compagnia del futuro Duce fu interventista durante la Grande Guerra ed aderì, in seguito al Partito Socialista Italiano: è qui che le strade di Nenni e di Mussolini si dividono; Mussolini diventerà il fondatore ed il capo indiscusso del partito fascista mentre Nenni rimase socialista.
    Questo per correttezza storica.



    Parliamo invece di Alceste De Ambris. Definito da De Felice come uomo d'azione, piuttosto che teorico, egli fu, in effetti, anche ideologo e pensatore.Nel periodico L'Internazionale , di cui nel 1907 era direttore, egli scrisse: " Tutto quanto nella vita politica, letteraria o artistica avviene d'importante troverà posto nel giornale, compilando il quale, però, non dimentichiamo mai ch'esso è fatto per dei lavoratori che certo non desiderano di vederlo diventare una palestra di bizantinismi politici, né un'accademia d'estetismo letterario e artistico".
    E' proprio del 1907 il suo scritto teorico più significativo, L'azione diretta.Pagine di propaganda elementare sindacalista, saggio in cui elaborò tesi originali ed interessanti, fra cui un'analisi molto acuta delle cosiddette classi intermedie, a metà tra il proletariato e la piccola borghesia, interessate soprattutto agli interessi economici della propria categoria e disposti, per questo scopo a sabotare le lotte per il conseguimento delle conquiste proletarie. Tale tesi avvicina De Ambris al Mussolini di Utopia, rivista che avrebbe costituito un ponte tra il socialismo e le sue eresie, soprattutto il sorelismo e il sindacalismo rivoluzionario. Già da allora, anche prima del fallimento dello sciopero agrario di Parma, nel 1908, De Ambris aveva compreso che solo l'unione delle forze proletarie e la lotta per l'affermazione di principi che edificassero una nuova società fondata sulla giustizia, e non la battaglia per fini contingenti, lo sciopero fine a se stesso, avrebbe assicurato la conquista del potere da parte della classe operaia e contadina.
    Come la maggior parte dei sindacalisti rivoluzionari, anche De Ambris fu un meridionalista, pur essendo nato al confine tra la Toscana e l'Emilia, e come tale, fu evidentemente anche un antiprotezionista, polemizzando perciò, con i socialisti riformisti difensori assoluti degli interessi della classe operaia del triangolo industriale del nord.Per combattere il capitalismo egli suggeriva di ridurre progressivamente il profitto capitalistico, sino ad arrivare al totale possesso da parte del proletariato, dei mezzi di produzione e di scambio. Scriveva: "[…] in conclusione la lotta di classe si esplica, secondo noi, in una serie ininterrotta di attacchi al profitto capitalistico, la cui limitazione va intesa come un'espropriazione parziale anticapitalistica fatta soprattutto allo scopo di prepararne l'espropriazione totale"(p. 21) .
    Tutto ciò presupponeva anche l'accettazione della violenza, verso la quale De Ambris non nutriva alcun pregiudizio se essa venisse intesa come strumento per la riuscita della rivoluzione sociale, ma che rifiutava in blocco, almeno fino al 1914, se intesa semplicemente come militarismo, cioè come strumento di mera conquista o sopraffazione.In un secondo tempo egli elaborerà una teoria corporativista, a cui rimarrà fedele fino alla fine, anche durante l'esilio in Francia, dove morirà nel 1934, a sessant'anni, pur distinguendo il suo corporativismo liberale da quello di Mussolini. Il corporativismo era il nuovo strumento da usare, al posto dell'esproprio parziale o totale, per superare e distruggere la logica e il sistema capitalistici.A differenza della maggior parte dei sindacalisti rivoluzionari che condannavano la cooperazione vedendo in essa il pericoloso strumento di trasformazione del proletariato in ceto borghese, egli vi fu sempre favorevole, considerandola come una vera e propria palestra di democrazia, come la migliore scuola per sviluppare le capacità tecniche e politiche del proletariato: "Nelle cooperative di consumo e di credito il proletariato impara difatti ad organizzare lo scambio senza bisogno di intermediari parassiti, come nelle cooperative di lavoro e di produzione apprende a condurre la fabbrica od il campo facendo a meno dell'industriale o del proprietario"(p. 27).
    Molto meno coinvolto dei suoi compagni si dimostrò rispetto al mito dello sciopero generale soreliano che intese essenzialmente come momento conclusivo del movimento di emancipazione operaio, che andava invece tecnicamente appreso ed elaborato in seno alle cooperative.Come tutti gli eretici marxisti del suo tempo fu un antiparlamentarista, ritenendo il Parlamento uno strumento della dominazione capitalista. Coerentemente a tale posizione, accettò la candidatura alle elezioni politiche del 1913 per il collegio di Parma, come una candidatura di protesta, cioè come una candidatura valida per permettergli di regolare i suoi problemi giudiziari, nati dopo lo sciopero del 1908, che lo avevano costretto all'esilio, e di tornare in patria per riprendere la lotta sindacale fra gli agrari padani.Pur essendo in esilio, nel 1912 partecipò da lontano alla fondazione dell'USI, Unione Sindacale Italiana, in contrapposizione alla CGL, diventata ormai uno strumento nelle mani di un partito ogni giorno più riformista e filo-giolittiano. L'Usi avrebbe avuto il compito di risvegliare il proletariato dal torpore in cui lo costringevano le riforme illusorie della borghesia progressista.La guerra libica del 1911 che aveva fatto scoprire a molti sindacalisti, come per esempio Olivetti, l'importanza della nazione come crogiuolo d'interessi diversi e quindi come momento d'unione nella lotta della collettività, lo vide fra i più accesi avversari, essendo da lui considerata semplicemente come un'impresa piratesca a danno di un popolo più povero e più debole.Viceversa, la I guerra mondiale lo vedrà accanto a chi, come Arturo Labriola, fin dal 1911, aveva sostenuto la necessità di addestrare il popolo italiano alla guerra, per renderlo capace di fare la rivoluzione. "La guerra come palestra rivoluzionaria, sembrava la carta da giocare di fronte alla crisi del movimento operaio e contadino" (p. 57).
    Tale cambiamento fu determinato, come avvenne anche in Mussolini, da molteplici fattori, fra cui l'avvicinamento alle teorie mazziniane e all'idea di nazione, ma soprattutto la lezione appresa dal fallimento della settimana Rossa e dell'Internazionale socialista:" Siamo e saremo sempre - scriveva nell'Internazionale del 22 agosto 1914 - contro ogni calcolo di egoismo nazionale, dovremo perciò insorgere e negare il nostro sangue per qualsiasi mira di conquista territoriale o di allargamento del prestigio statale, perché tutto ciò è perlomeno estraneo al nostro interesse. Ma non è ugualmente estraneo al nostro interesse il permettere che trionfi o sia soffocato un principio di libertà necessario alla preparazione del nostro avvenire"(p. 73).
    La guerra che sosteneva e a cui coerentemente partecipò da volontario, era la guerra contro le potenze reazionarie del centro. Europa, la guerra per il trionfo della democrazia, la guerra come preparazione alla rivoluzione interna, "banco di prova del patriottismo rivoluzionario".
    La guerra lo avvicinò ai fasci di combattimento e al primo fascismo, da cui si allontanò quando ne comprese il carattere reazionario.Approvò la rivoluzione del febbraio 1917, ma non quella leninista dell'ottobre successivo, in cui ravvide i segni di una tirannide violenta e antipopolare.
    Scendendo in campo con Gabriele D'Annunzio,durante l'occupazione di Fiume, cercò di armonizzare la dottrina sindacalista rivoluzionaria con gli ideali nazionali e lo fece redigendo il suo progetto di Costituzione, la Carta del Carnaro, che il Comandante accettò nella sua integrità.
    Antifascista convinto, nel 1926, privato della cittadinanza, ripara in Francia. E' di quel periodo il suo carteggio con i familiari dall'esilio, conservato alla Biblioteca Balestrazzi, a proposito del quale la stessa pubblica il volume Alceste De Ambris: Lettere dall'esilio, con saggi e annotazioni di Valerio Cervetti e Umberto Sereni.
    Sinistra Nazionale!

 

 
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