Siamo tutti drogati ?
Pillole per stimolarsi o calmarsi. Per rendere di più sul lavoro oppure a letto. Per dimagrire, dormire, svegliarsi. Dov'è il confine tra normalità e patologia? La provocazione di un sociologo tedesco
di Giovanna Zucconi
Non possiamo non dirci drogati. Basta aprire i giornali, in un qualunque giorno d'estate, e si precipita in un'orgia tossica. Ragazza muore nel parcheggio di una discoteca per overdose di ecstasy. È in arrivo un farmaco che fa abbronzare più in fretta (ormoni sintetici! per l'abbronzatura!). Tracce di Prozac negli acquedotti inglesi. Doping, e ancora doping. Negli Stati Uniti c'è una nuova malattia sociale, si chiama 'sindrome della distrazione', già allo studio appositi sedativi, stanno inventando la pillola che annullerà il ricordo del dolore. Pillole per fare l'amore, pillole per non procreare. Un europeo su cinque ha fatto uso di droghe illegali. Un francese su cinque usa le 'pilules miracles' (una sorta di viagra). Non possiamo non dirci drogati, chi più e chi meno, ma più o meno tutti. Creatina, carnitina, ketamina, dopamina, epo, metilfenidato, destroribosio, alfa-melanocita-stimolante-2. Le cronache sono zeppe di chimica: e i corpi, e le menti?
Drugs: l'inglese non distingue. Sostanze proibite e prodotti farmaceutici da banco, eroina e viagra, vitamine e anfetamine, sono tutte 'drugs'. E sempre meno distingue il consumatore, se tutto ha la stessa rassicurante forma di pasticca, per farsi mica servono più siringa e laccio emostatico. È facile, allora, l'alibi, 'tanto non è droga': e le statistiche italiane dicono che sotto i vent'anni un ragazzo su quattro prende Mdma, cioè ecstasy. Facile l'alibi, 'tanto è naturale', per chi ingrossa e ingrassa l'espansivo mercato dei complementi alimentari - utili, innocui o potenzialmente nocivi che siano. E facilissimo, 'tanto fa solo bene', per chi butta giù qualcosa per qualunque cosa - per stimolarsi o calmarsi, per rendere di più sul lavoro o reggere allo stress, per perdere peso o riacquistare capelli, per dormire e svegliarsi, per migliorare la memoria o forse per dimenticare.
Nessuno ha compilato, per una società sempre più dedita alla automanipolazione chimica, l'enorme 'bugiardino' che forse servirebbe: un foglietto con le avvertenze, le posologie, soprattutto gli effetti collaterali di massa. Usano il Prozac 28 milioni di americani, il Ritalin sta diventando una droga da party, e l'uso del Viagra è aumentato del 312 per cento fra gli uomini fra i 18 e i 45 anni, presumibilmente per svago non certo che per patologia. 'Just for fun': ma con effetti altrettanto divertenti, a lungo termine? Non si sa, non si può sapere. E soprattutto, dove corre il confine fra droghe-droghe e droghe farmaceutiche? Questione antica, certo: fino a fine Ottocento, prima dell'aspirina, la cannabis era un antidolorifico, l'eroina fu introdotta sul mercato come mezzo disintossicante dalla morfina, la cocaina era commercializzata dalla Merck, e l'ecstasy è nata nel 1914 come dimagrante... Oggi però, per le tecnologie di ricerca e per le dimensioni del mercato, la questione è più complessa e bruciante.
Non c'è futuro senza droga, argomenta il sociologo tedesco Günter Amendt in 'No drugs no future', in uscita da Feltrinelli: 'Le condizioni di vita umana nelle ricche società del Nord rendono indispensabile l'uso di sostanze psicoattive, senza le quali non è più possibile far fronte al lavoro, e vivere risulta intollerabile'. Tanto vale prenderne atto, dice Amendt: se le droghe del futuro sono soprattutto le droghe farmaceutiche, bisogna rivedere (in senso antiproibizionista) le politiche contro le tossicodipendenze. L'astinenza totale è un'utopia, non un obbiettivo, mentre l'uso e abuso di farmadroghe una realtà e una tendenza. 'Nessuno crede che lo sviluppo in atto sia reversibile. Nessuno crede a una società libera dalle droghe'. Più o meno quello che dice, su un altro fronte, Piergiorgio Zuccaro, dirigente di ricerca del reparto farmacodipendenze, tossicodipendenze e doping dell'Istituto Superiore di Sanità: "Il fenomeno non può essere contrastato completamente", ma con un'aggiunta: "però si possono aiutare quanti vogliono essere aiutati". Il fenomeno è, soprattutto, quello delle 'poliassunzioni'. "Mentre fino agli anni Ottanta si assumeva una sola sostanza, oggi il mercato è sfaccettato, indefinito. Si fluttua fra tossicodipendenza e farmacodipendenza, ciascuno crea il proprio cocktail di sostanze legali e illegali. Ecstasy più cocaina più farmaci usati impropriamente e acquistati da fonti illecite, o su Internet. Quando predichiamo a favore del libero mercato, dobbiamo tenere conto che non si può controllare".
Il mercato globale dei farmaci contraffatti è enorme e sfuggente, fino al 25 per cento del totale in Africa e in Asia secondo l'Oms. Ma nel Nord del mondo, i farma-falsari producono e spacciano soprattutto le cosiddette 'lifestyle drugs': sostanze che servono non a curare malattie ma ad alleviare di sturbi, dalle difficoltà sessuali alla calvizie al sovrappeso, trattandoli appunto come malattie. Sul 'British Medical Journal', Ray Moynihan lancia l'allarme contro "la creazione di malattie sponsorizzata dalle multinazionali": la prossima tappa del farma-marketing sarebbero le disfunzioni sessuali femminili, la scorciatoia complessiva sempre quella di trasformare 'le lamentele di una persona sana in una condizione patologica' e trattarla come tale: cioè con i farmaci. Basti pensare che l'uso del Viagra era incosistente soltano fino ad una ventina d'anni fa e solo cinquant'anni or sono le Famiglie non avevano alcun problema di procreare, gli sterili e le sterile erano di meno, oggi sono aumentati e la scienza sta cercando di capire da cosa dipende e potrebbe anche dipendere da fattori legati al cambiamento morale e sessuale a livello psicologico, legato anche a fattori naturali ma che le pillole non risolverebbero affatto.
Nella nebulosa delle 'droghe dello stile di vita', o di uno stile di vita sempre più dipendente dalle droghe, l'esempio lampante è forse quello del Viagra e dei suoi cugini Cialis e Levitra. L'ultima campagna pubblicitaria commissionata dalla Pfitzer a McCann Erickson è insieme più esplicita e più generica: una coppia di mezza età davanti a una vetrina di biancheria, due cornini diabolici che spuntano mentre una voce fuori campo annuncia trionfante: il ragazzo che chiamavano il Selvaggio, il ragazzo che ha voluto passare in camera l'intera luna di miele è tornato. E appena un'aggiuntina finale ('chiedi al medico se il Viagra fa per te'), tanto per sfiorare il fatto che la losanga azzurrina è un farmaco sì, ma non contro la noia coniugale.
Non possiamo non dirci drogati, perché non possiamo non dirci malati? Dove corre il confine fra normalità e patologia, fra salute (con qualche disturbo) e malattia? Hanno davvero bisogno di trattamento farmaceutico i 6 milioni di bambini americani trattati con psicodroghe perché iperattivi? Sembra che questo crei una diffusa ed innaturale sterilità precoce. E il balzo da 9 a 24 milioni di ricette di Prozac all'anno (acquedotti inquinati esclusi) che cosa racconta degli inglesi? In 'La macchia umana' di Philip Roth, il settantunenne protagonista dice alla giovane amante: senza il Viagra tutto questo non sarebbe successo. E propone di ribattezzarlo Zeus. Secondo Meika Loe, sociologa e autrice di 'The Rise of Viagra', non è divino ma al contrario disperatamente umano il maschio di ogni età che deve dimostrare la propria virilità: "Le donne hanno fatto immensi progressi, gli uomini no", pagare il conto al ristorante non basta più, e allora bisogna mandare giù la pasticca. Che si compra on line, o che qualcuno prescrive - sempre perché è inevitabile? Lo psichiatra John Werry, a proposito dell'abuso di antidepressivi e di stimolanti, dice che "la classe medica deve decidere se diventare il Partito Comunista del ventunesimo secolo: il grande livellatore".
I piccoli malesseri, psicologici e organici, sono una ricchezza, una biodiversità da salvaguardare, minacciata com'è dalla livella farmaceutica? "Anche l'ideologia è una droga: c'è chi si droga senza droga, ma sempre suggestione e allucinazione è": per Mauro Mancia, neurofisiologo dell'università di Milano e analista didatta, il meccanismo di tutte le droghe, da quelle molecolari a quelle psicologiche, è identico: la fuga. Il tentativo di difendersi, fuggendo nell'illusione, da una realtà sempre più faticosa, sempre più gravata di responsabilità e di solitudine. Se la causa è la disgregazione del nucleo familiare, "le droghe diventano un sostituto genitoriale, un sostituto di realtà. E infatti il rifugio nelle droghe è meno diffuso nel Terzo mondo, dove il rapporto con la comunità è ancora saldo; e di droga ne circola pochissima, per esempio, a Siena, dove le contrade funzionano come elemento di contenimento e di controllo".
Secondo Giampaolo Fabris, sociologo, il percorso verso la droga (fra virgolette o senza) di massa, è ancora più paradossale: "È vero, la pasticca si è 'alimentarizzata': prima indicava il farmaco, adesso fa parte della vita quotidiana. Certo, bisogna preoccuparsi per l'esorbitante consumo di farmaci, con i pazienti che vogliono prescrizioni per tutto; ma ancora di più per le droghe peggiori: quelle all'insegna del salutismo, della medicina alternativa, delle diete, dell'olismo. Chi prende il Valium o il Prozac ha ancora consapevolezza di essere 'addicted', al contrario di chi è drogato di ossessività alimentari e di visione pseudo-olistica della salute: tutte pratiche fondate sulla negazione del piacere. Rovinano la vita". L'aumento della conoscenza salutistica e nutrizionale, dice Fabris, ha ovvii aspetti positivi, però diventa spesso una forma fobica, ossessiva. Una dipendenza, forse una tossicodipendenza.
Zone di confine, comportamenti in bilico. Siamo tutti in bilico (chi ha preso più antidolorifici da ragazzino prova più facilmente le pillole illegali), ed è appunto intorno al crinale fra droghe e droghe che cresce un mercato sempre più ampio. La rivista 'Narcomafie', di don Luigi Ciotti, ha dedicato il numero di giugno a 'droghe naturali e nuove tendenze': nell'epoca delle sostanze di sintesi, vanno di moda gli allucinogeni naturali, tipo i funghi psilocibinici e la salvia divinorum. Grazie alla solita Internet, e grazie a smart shop e smart café, ormai una sessantina in Italia: "Ci trovi di tutto", dice Manuela Mareso che coordina la redazione di 'Narcomafie', "bibite energizzanti, afrodisiaci, apparecchi per l'inalazione di ossigeno puro, caramelline innocue ma anche sostanze pesanti che, per qualche cavillo giuridico-burocratico, vengono ancora consumate alla luce del sole. Droghe 'naturali', con un alone di esoterismo. I gestori dicono che questi locali possono servire a ridurre il danno - a riconvertire alcuni da droghe più tossiche e illegali, e comunque a controllare la diffusione delle smart drugs. E se invece creano nuovi consumatori, se fosse una strategia di mercato?".
Secondo Piergiorgio Zuccaro, dell'Istituto Superiore di Sanità, una nuova sostanza può essere inserita nell'elenco degli stupefacenti anche molto velocemente, a volte (come nel caso del Ghb) prima ancora che arrivi sul mercato italiano. Come nelle previsioni meteorologiche, si vedono arrivare le 'perturbazioni' da oltre Atlantico: vale per le prossime generazioni di smart drugs. Nella solita America, dove il mercato degli integratori che promettono accresciuto 'brain power' è già di un miliardo di dollari all'anno, le industrie farmaceutiche stanno studiando nuove strategie. Esempio: nel mondo in 37 milioni hanno l'Alzheimer, ma in almeno 180 soffrono di disturbi cognitivi legati all'invecchiamento - i farmaci per i primi potrebbero essere venduti, stiracchiando i confini della malattia, al ben più ampio mercato degli anziani smemorati.
Inghiottire farmaci senza essere malati sarà (o è già?) normale quanto comprare occhiali bifocali, per la generazione dei baby boomers che resiste con ogni mezzo all'età che avanza. Le lifestyle drugs fatturano 20 miliardi di dollari all'anno, incremento previsto del 50% entro il 2007. E nei laboratori farmaceutici stanno testando una cinquantina di nuove sostanze: non potremo non dirci drogati, non più.
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